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Dal 1853 al 1856, a seguito di alcuni contrasti tra Russia e Francia sul controllo dei Balcani e del Mediterraneo, si combatte la Guerra di Crimea. Le parti in conflitto sono la Russia da un lato e un’alleanza composta da Impero Ottomano, Francia, Gran Bretagna e Regno di Sardegna dall’altro. Il conflitto, conosciuto anche come Guerra d’Oriente, terminerà nel 1856 con la firma del Trattato di Parigi.
La Guerra di Crimea
Gli anni Quaranta dell’Ottocento videro la Russia affermarsi come la principale potenza del continente europeo. Gli altri stati europei, come Francia e Regno Unito, non vedevano certo di buon occhio questa proiezione egemonica dell’Orso orientale e iniziarono a domandarsi come frenarla. Londra e Pietroburgo si trovarono su sponde opposte in diverse occasioni, in particolare sia quando alcune trattative per decidere il destino dell’Impero turco non arrivarono a nulla di fatto e sia in occasione dello schieramento di armi russe in Ungheria e nell’attuale Romania.
Francesi e russi, invece, si erano trovati ai ferri corti sia in occasione dell’intervento francese in Siria per evitare che da un eccessivo indebolimento dell’Impero turco potesse trarne vantaggio lo zar Nicola I e sia quando entrambe le potenze fecero pressione su Istanbul con il fine di proteggere gli esponenti delle diverse fedi cristiane in Terra Santa. I segnali di un potenziale conflitto erano perciò evidenti e di lì a poco sarebbe esploso.
Nella penisola di Crimea, nel 1853, il conflitto esplose tra la Russia di Nicola I da un lato e Regno Unito, Francia e, successivamente, Regno di Sardegna dall’altro, allargandosi poi nei principati danubiani, nel Caucaso, nel Baltico e perfino nel Pacifico e nel Mar Glaciale Artico. Fu in questo duro conflitto che, per la prima volta nella storia, si vide l’operato della Croce Rossa.
La guerra, che ebbe costi umani altissimi, volse in favore di Francia e Regno Unito, soprattutto grazie all’intervento, neutrale nelle intenzioni ma amichevole verso le due potenze occidentali nei fatti, di Austria e Prussia. Infatti, la prima in particolare si interpose tra l’esercito russo e quello turco occupando Valacchia e Moldavia, impedendo così a Nicola I di muovere le truppe dal fronte occidentale per rinforzare quello meridionale.
L’intervento di Cavour e del Regno di Sardegna
Un primo tentativo inglese di coinvolgere Camillo Benso conte di Cavour nel conflitto in Crimea arrivò nell’aprile del 1854, quando gli inglesi stipularono l’alleanza con la Francia di Napoleone III. La questione però, a seguito della non belligeranza dell’Austria, rimase lettera morta.
La situazione cambiò nel dicembre 1854 quando, a seguito dell’intensificarsi dei combattimenti in Crimea, gli inglesi proposero nuovamente a Cavour di schierarsi al fianco dell’alleanza. Mentre quest’ultimo fu per l’accettazione immediata, l’allora ministro degli esteri Vittorio Emanuele Dabormida pretese che l’ingresso del Regno di Sardegna nel conflitto fosse subordinato al dissequestro dei beni dei lombardo-veneti attualmente detenuti dagli austriaci.
Dabormida, però, fu l’unico oppositore all’ingresso in guerra in quanto anche il re Vittorio Emanuele II di Savoia sostenne l’impegno bellico del Piemonte e del Regno di Sardegna. Messo in minoranza, Dabormida si dimise e Cavour assunse, oltre al ruolo di Presidente del Consiglio anche quello di Ministro degli Esteri.
Nel gennaio 1855 Cavour firmò così una convenzione militare con gli alleati anglo-francesi, la quale garantiva anche l’integrità dei territori del Regno di Sardegna. Il riferimento, chiaramente, era ad un possibile attacco austriaco. Ad aprile, un primo contingente di circa 18 mila uomini, comandato da Alfonso La Marmora, partì da Genova diretto in Crimea. Le divisioni sbarcarono a Balaklava nel mese di maggio.
L’obiettivo strategico dell’alleanza era la conquista di Sebastapoli, la principale base della flotta russa nel Mar Nero. La battaglia di Sebastopoli, iniziata alla fine del 1854, nella primavera del 1855 era divenuta un vero e proprio assedio alleato, al quale i russi tentarono di rispondere organizzando un attacco lungo il fiume Cernaia.
Dopo un primo arretramento delle divisioni francesi a seguito di un attacco russo, gli uomini dello zar tentarono di dividere i francesi dagli inglesi.
Un tentativo, però, che trovò l’opposizione degli uomini di fanteria e cavalleria guidati da La Marmora, i quali respinsero l’avanzata dei russi contribuendo alla loro sconfitta. La disfatta russa a Cernaia si dimostrò essere il punto di svolta del conflitto, sancendo la definitiva sconfitta dell’esercito dello zar Alessandro II, il quale aveva preso il posto di Nicola I dopo la sua morte nel marzo 1855.
Fine della Guerra di Crimea: il trattato di Parigi del 1856
La sconfitta russa in Crimea ridimensionò le aspirazioni egemoniche sul Vecchio Continente di Nicola I anche se, in termini di cessioni territoriali, l’accordo di Parigi non sancì notevoli perdite. Infatti, a Parigi, il 30 marzo 1856, la potenza zarista perse solamente alcuni distretti caucasici a favore dell’Impero turco e la zona della Bessarabia a favore del Principato di Moldavia, nonché le venne imposta la smilitarizzazione del Mar Nero.
La sconfitta avvenuta in Crimea provocò nella classe dirigente zarista una spinta riformistica volta a modernizzare un paese le cui risorse umane e materiali rimanevano arretrate dinanzi alle innovazioni politiche, costituzionali e sociali degli stati europei intercorse a seguito dei moti rivoluzionari del 1848.
Riassunto più che esaustivo nella sua semplice esposizione