Storia della Guerra fredda: riassunto in breve, articoli e timeline con date chiave

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12/03/1947
Dottrina Truman
Discorso di Harry S. Truman con annuncio della dottrina di contenimento del comunismo
04/04/1949
Fondazione della NATO
Creazione della NATO: unione delle potenze occidentali contro la minaccia comunista
13/08/1961
Costruzione Muro di Berlino
Inizio dell'erezione del Muro, simbolo fisico e ideologico della Guerra Fredda
16/10/1962
Crisi dei missili di Cuba
Installazione di missili sovietici a Cuba e rischio di una guerra nucleare
24/12/1979
Invasione sovietica dell'Afghanistan
Intensificazione del conflitto tra le due superpotenze, soprattutto per procura
09/11/1989
Caduta del Muro
Crollo del muro di Berlino e seguente declino dell'influenza sovietica in Europa
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Le cause: la Dottrina Truman e il Piano Marshall (1947)

Lo scontro tra le due superpotenze si spiega nel controllo delle sfere d’influenza e nel dominio geopolitico su scala globale. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, infatti, USA e URSS, che avevano combattuto come alleati, emergono come i due Paesi più potenti, desiderosi di affermare il proprio potere nelle dinamiche mondiali. Nel 1947 gli USA lanciano la dottrina Truman che prevede che, per la propria sicurezza interna, essi avrebbero aiutato i popoli liberi a resistere ai tentativi di assoggettamento da parte di minoranze armate, pressioni esterne o tentativi di sovversione. Uno dei principi cardine è il containment, il tentativo di arginare “l’effetto domino” ed evitare il progressivo slittamento di certe regioni del mondo verso il comunismo. In quello stesso anno, viene varato il Piano Marshall, uno stanziamento di 12,7 miliardi di dollari per la ricostruzione dell’Europa dopo la devastazione della guerra.

Il Blocco di Berlino (1948)

Dopo il 1945, sull’Europa cala una “cortina di ferro” che divide il continente in due blocchi: la parte occidentale entra nell’orbita americana, mentre, nella parte orientale vengono fondate delle repubbliche socialiste. Uno dei primi momenti di tensione avviene proprio nella Germania sconfitta e divisa in quattro zone di occupazione (USA, Francia, Regno Unito, URSS); mentre Berlino, nella zona sovietica, è a sua volta divisa in quattro settori, i tre alleati occidentali a ovest e quello russo a est. Nel 1948 l’URSS chiude tutti gli accessi a Berlino Ovest. Gli USA reagiscono rifornendo la città per via aerea, fino al 1949, quando Stalin accetta di rimuovere il blocco. La divisione si cristallizza e Berlino e la Germania restano divise in due parti. Nel 1961, a causa dell’emorragia di tedeschi orientali verso l’Ovest, Germania Est e URSS costruiscono il muro che rimarrà il simbolo della Guerra Fredda fino al 1989.

Il Patto Atlantico (1949) e il Patto di Varsavia (1955)

Visti gli eventi, nel 1949, dodici Paesi occidentali con in testa gli USA stipulano il Patto Atlantico come alleanza difensiva che prevede che ogni attacco a una nazione appartenente alla coalizione sarebbe stato considerato come un attacco all’alleanza stessa. Il patto istituisce la NATO, un organismo militare nato per scoraggiare ogni aggressione da parte dell’URSS. In risposta, nel 1955, si costituisce il Patto di Varsavia, un trattato di amicizia, cooperazione e assistenza tra URSS e Paesi del blocco sovietico. Nei due sistemi vengono anche distinte due aree economiche: da un lato la CEE e dall’altro il Comecon.

La Guerra di Corea (1950 – 1953) e le Crisi in Ungheria (1956) e Cecoslovacchia (1968)

Per tutta la durata della Guerra Fredda hanno luogo conflitti nei quali le due superpotenze sono coinvolte in maniera indiretta. Come in Corea nel 1950 quando si scatena una guerra tra il Nord comunista e il Sud filoamericano che si conclude con un compromesso nel 1953. Oppure in Ungheria nel 1956 e in Cecoslovacchia nel 1968: l’URSS invade i due Paesi del blocco orientale per evitare che si allenti il loro legame con il Patto di Varsavia. Gli USA, invece, sostengono in tutto il mondo i partiti più vicini alle loro posizioni, talvolta instaurando brutali dittature, come in Cile nel 1973.

La Crisi di Cuba (1962)

L’apice della crisi tra USA e URSS avviene nel 1962: l’installazione di missili russi nella Cuba di Fidel Castro porta il mondo sull’orlo della guerra nucleare. Infatti, reagendo all’installazione di missili americani Jupiter in Italia e in Turchia (1959) e alla fallita invasione della baia dei Porci (1961), il leader sovietico Krusciov decide di posizionare missili nucleari a Cuba per deterrenza contro una possibile invasione statunitense. Il presidente USA Kennedy reagisce con un blocco navale militare per impedire l’arrivo di nuovi missili, chiedendo lo smantellamento di quelli già installati. Dopo un periodo di fitti negoziati, Kennedy e Krusciov giungono a un compromesso: i sovietici avrebbero smantellato le loro armi a Cuba in cambio dell’impegno statunitense a non tentare una nuova invasione dell’isola e alla rimozione dei missili Jupiter. Quando tutti i missili sovietici vengono ritirati, gli USA rimuovono il blocco dall’isola.

La Corsa Nucleare (1950 – 1970)

Come dimostrato dalla crisi di Cuba, la Guerra Fredda comporta l’investimento di enormi risorse in armamenti: l’arma più potente è la bomba atomica, costruita dagli USA durante la Seconda Guerra Mondiale e dall’URSS nel 1949. Dagli anni Cinquanta, pertanto, la corsa al nucleare porta a costruire arsenali sufficienti a cancellare potenzialmente la vita dal pianeta e la guerra atomica entra nell’immaginario collettivo, diventando una preoccupazione diffusa in tutto il mondo. Tra USA e URSS si instaura un equilibrio del terrore che garantisce che la Guerra Fredda non si trasformi in uno scontro diretto: entrambi i contendenti sanno che un conflitto militare sarebbe distruttivo anche per il vincitore.

La Guerra del Vietnam (1955 – 1975)

La corsa al nucleare non ferma però le “guerre per procura” in cui le due superpotenze sostengono i nemici dei loro avversari come nella guerra del Vietnam. Il conflitto vede contrapposte le forze filocomuniste del Nord e quelle filostatunitensi del Sud: gli USA incrementano progressivamente le forze militari in aiuto al governo vietnamita dal 1965 al 1972 ma, nonostante lo spiegamento di forze, subiscono pesanti perdite, finendo per abbandonare il Vietnam nel 1973. La guerra finisce nel 1975 con la caduta di Saigon in cui gli USA subiscono la prima vera sconfitta militare della propria storia.

La Guerra in Afghanistan (1979 – 1989)

Anche l’URSS, però, ha il suo “Vietnam”. Tra il 1979 e il 1989, i sovietici sono impegnati nella guerra d’Afghanistan che vede contrapposte le forze armate della Repubblica Democratica dell’Afghanistan (RDA) e i guerriglieri noti come mujaheddin. L’invasione dell’Armata Rossa per deporre il presidente Amin, provoca una recrudescenza dei mujaheddin, spalleggiati da armamenti, rifornimenti e appoggio logistico americano. Dopo nove anni di guerra, le truppe sovietiche si ritirano nel 1989 mentre gli scontri tra mujaheddin e forze governative proseguono fino alla caduta della RDA nel 1992.

La Détente e i Trattati sugli Armamenti (1985 – 1991)

Dopo un periodo di distensione che, tra alti e bassi, dura dalla metà degli anni Sessanta, USA e URSS aprono gli anni Ottanta in un clima di forte tensione. La situazione cambia dopo il 1985 quando alla guida dell’URSS sale Michail Gorbachev che avvia una politica di riforme all’interno e instaura rapporti più distesi con l’Occidente. Il primo passo di questa distensione è la firma del trattato INF nel 1987 che pone fine alla vicenda dei missili nucleari installati sul territorio europeo (euromissili). Il secondo passo è la stipula degli accordi START (1991 e 1993) con cui USA e URSS si impegnano a non produrre più di 6.000 testate nucleari e massimo 1.600 missili balistici.

La Caduta del Muro di Berlino (1989) e il Crollo dell’Unione Sovietica (1991)

Il sistema sovietico, però, si dimostra sempre più arretrato rispetto al rivale statunitense, in particolare per il tenore di vita dei cittadini e la mancanza di libertà civili. Nel 1989 gli Stati dell’Europa orientale cadono uno dopo l’altro e nel 1989 il Muro di Berlino viene abbattuto, aprendo la strada alla riunificazione della Germania nel 1990. Nel 1991 la stessa URSS si dissolve e le repubbliche che la compongono diventano Stati indipendenti. La Guerra Fredda volge così al termine con la vittoria degli USA: in un solo triennio, il mondo vede il repentino crollo di un modello economico e sociale che si era imposto nei decenni precedenti in Russia e nell’Europa orientale.

La Fine della Guerra Fredda e la sua Eredità

Dopo lo scioglimento dell’URSS, la Russia ne conserva gran parte dell’eredità subentrandole al consiglio di sicurezza dell’ONU. Boris Eltsin guida il Paese verso la transizione al capitalismo e al libero mercato, facendo sprofondare il Paese in una crisi ancor più profonda. Le elezioni del 2000 sono vinte da Vladimir Putin che dà inizio a una ristrutturazione del Paese all’insegna dell’autoritarismo con l’obiettivo di tornare a rappresentare una potenza in grado di controbilanciare l’egemonia americana.

Dall’altro lato, gli USA incontrano difficoltà enormi nel gestire il nuovo ruolo di unica superpotenza mondiale, soprattutto per via delle crisi regionali (come in Medio Oriente) e del terrorismo internazionale. Inoltre, l’allargamento della NATO a Paesi ex satelliti sovietici causa dure frizioni tra Russia e Occidente: i rapporti si deteriorano nel 2014 con l’inizio del conflitto russo-ucraino, per poi compromettersi definitivamente con l’invasione del 2022. Tutto ciò fa parlare oggi di un ritorno alla Guerra Fredda che sembrava conclusa ma che, invece, continua ad avere pesanti conseguenze sulla politica internazionale dei giorni nostri.

A cura di Angelo Laudiero, laureato in Relazioni Internazionali e iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Campania

Libri consigliati

– Bongiovanni B., Storia della Guerra Fredda, Laterza, 2021.

– Smith J., La Guerra Fredda 1945-1991, Il Mulino, 2000.

– Crockatt R., Cinquant’anni di Guerra Fredda, Salerno Editrice 1997.

Link esterni

– https://www.youtube.com/watch?v=3VQ-5iZsj0c