STORIA DEL CONFLITTO ARABO-ISRAELIANO: RIASSUNTO IN BREVE, ARTICOLI E TIMELINE

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29/11/1947
La spartizione della Palestina
L’ONU approva la spartizione della Palestina con la creazione di uno Stato ebraico e uno arabo.
14/05/1948
La proclamazione di Israele
Il giorno dopo la proclamazione inizia la prima guerra arabo-israeliana.
05/06/1967
La Guerra dei Sei Giorni
Israele conquista il Sinai, la Cisgiordania, Gerusalemme Est e le alture del Golan.
06/10/1973
La Guerra del Kippur
Scoppio della Guerra del Kippur con l’attacco simultaneo di Egitto e Siria contro Israele.
17/09/1978
Gli accordi di Camp David
Israele ed Egitto firmano un trattato di pace storico, con il ritiro israeliano dal Sinai.
13/09/1993
Gli accordi di Oslo
Riconoscimento reciproco tra Israele e l’OLP con l’obiettivo di creare uno Stato palestinese.

Le radici storiche: il Sionismo e il ritorno alla “terra promessa”

I conflitti tra Arabi ed Israeliani che sono iniziati dalla fine anni ’40  del secolo scorso e proseguono tuttora,  con alcuni attori diversi,  hanno radici che affondano alla fine dell’800. In quel periodo nasce il movimento Sionista che mira a costituire uno Stato indipendente quale “casa comune” degli  Ebrei  sparsi nel mondo. Dopo aver identificato diversi possibili territori ove far sorgere “la nuova Sion”, viene deciso il ritorno alle origini nella “terra promessa” da cui il popolo ebraico era fuggito dopo  la dura repressione dell’imperatore romano Tito.

Da tale epoca e fino alla dichiarazione dello Stato d’Israele del 1948 assistiamo ad un sempre più massiccio insediamento di Ebrei provenienti da tutto il mondo nei territori conosciuti come Palestina. L’esodo verso il nuovo “focolare domestico” cresce in maniera significativa a partire dalla presa del potere di Adolf Hitler anche se i flussi inizialmente vengono limitati dall’autorità britannica che occupa il territorio dopo la caduta dell’Impero Ottomano. La convivenza con gli abitanti arabi della regione, stanziatisi da secoli, diventa quasi subito difficile.

La dichiarazione dello Stato di Israele e la prima guerra arabo-israeliana (1948)

Episodi di violenza ricorrenti si registrano fin dal  mandato inglese, con i Britannici incapaci di neutralizzare le organizzazioni terroristiche che da ambo le parti mietono vittime in una faida sempre più sanguinosa. Con la risoluzione di spartizione del 29 novembre 1947 l’ONU approva la creazione di due Stati indipendenti. Il 14 maggio 1948 viene proclamato lo Stato d’Israele ed il giorno seguente scoppia la prima guerra Arabo-Israeliana. I Paesi Arabi confinanti non riconoscono il nuovo Stato e si costituiscono nella Lega Araba, composta da Egitto, Iraq, Giordania, Libano e Siria. Israele si trova così a dover affrontare una coalizione che sulla carta non lascia scampo. In realtà gli eserciti della lega sono raffazzonati, male armati e senza l’adeguato addestramento.

I combattimenti principali avvengono vicino a Tel Aviv e Gerusalemme. Il conflitto termina all’inizio del 1949 con l’armistizio firmato a Rodi che ha carattere provvisorio. In esso viene previsto che il 78% della Palestina vada ad Israele, mentre l’Egitto occupa la Striscia di Gaza e la Transgiordania ottiene la Cisgiordania e Gerusalemme Est. Nessuna delle parti prevede la nascita di uno Stato Palestinese. Continue violazioni dei confini fissati avvengono negli anni seguenti da ambo le parti, mentre inizia un flusso migratorio in due direzioni: gli Ebrei, cacciati dai Paesi Arabi verso Israele ed i Palestinesi che raggiungono i campi profughi nei Paesi vicini.

Il secondo conflitto: la crisi di Suez e la guerra del 1956

Il secondo conflitto scoppia nel 1956 in seguito alla decisione egiziana di nazionalizzare il Canale di Suez colpendo gli interessi di Francia e Regno Unito che decidono un’azione militare coinvolgendo Israele, il quale è preoccupato sia del riarmo egiziano che dei sempre più stretti rapporti tra Siria ed Egitto. La guerra è di breve durata e si risolve con il ritiro delle truppe anglo-francesi, ma permette all’esercito ebraico, superiore in tutto a quello egiziano, di occupare il Sinai ( che verrà restituito all’Egitto su pressioni USA) e di ottenere il diritto alla navigazione del golfo di Aqaba che consente lo sviluppo del porto di Eilat.

Nasser, capo dell’Egitto, dopo questi eventi si stacca definitivamente dall’Occidente legandosi all’URSS e, nel 1958, si unisce ufficialmente alla Siria formando la Repubblica Araba Unita ( che avrà breve vita terminando nel 1961). La “Guerra fredda” si sviluppa in questa regione rilevante sia strategicamente che economicamente: da una parte Israele appoggiato dagli USA e dall’altra i Paesi Arabi sostenuti dall’URSS. Entrambe le Superpotenze offrono ai contendenti armi, istruttori e finanziamenti. Gli anni a seguire vedono scontri di frontiera tra Israeliani e Siriani, mentre nel Sinai le forze ONU schierate mantengono separati i contendenti.

La Guerra dei Sei Giorni (1967): espansione e nuove tensioni

Nel giugno del 1967 Nasser, intenzionato ad acquisire la leadership del mondo arabo, ottiene lo sgombero delle forze ONU e chiude la navigazione del golfo di Aqaba agli Israeliani. L’immagine del “Rais” egiziano è rinvigorita da queste mosse propagandistiche che gli consentono di rinnovare le alleanze con Siria, Giordania, Iraq, Arabia Saudita e Libano. Israele, conscio del pericolo in corso, decide di prevenire i nemici scatenando, la mattina del 5 giugno 1967, un attacco aereo che neutralizza quasi completamente l’aviazione egiziana. Contemporaneamente la Giordania attacca Israele, che reagisce neutralizzando la forza aerea nemica ed avviando una offensiva terrestre.

Approfittando del completo dominio del cielo nel giro di sei giorni l’esercito israeliano conquista a sud tutto il Sinai respingendo quello che resta dell’esercito egiziano sull’altra sponda del canale di Suez; a nord dopo una cruenta lotta contro i Siriani si impadronisce delle strategiche colline del Golan ed a est entra a Gerusalemme abbandonata dall’esercito giordano anch’esso in rotta. Il grande sconfitto è Nasser il cui declino politico all’interno della lega Araba è segnato. Gli  anni seguenti portano ad una ulteriore radicalizzazione dei contrasti tra Israele, che ritiene i territori conquistati indispensabili per la propria sicurezza, ed il mondo arabo, forte del potere derivante dal petrolio, che non intende riconoscere lo Stato sionista.

La Guerra del Kippur (1973): il successo politico degli Stati arabi

Il 6 ottobre 1973 gli Egiziani, che sono ora governati da Anwar al-Sadat succeduto a Nasser, attaccano a sorpresa approfittando della festività ebraica dello Yom Kippur ed attraversano il Canale di Suez; contemporaneamente a nord i Siriani sferrano un attacco sulle colline del Golan. Israele è colto alla sprovvista e si trova in grossa difficoltà, ma riesce con gravi perdite a respingere gli attacchi su ambo i fronti. Politicamente  il conflitto è un grande successo arabo in quanto ha dimostrato che  l’ esercito ebraico non è invincibile. Dal punto di vista diplomatico si apre una concreta possibilità di pace con il successivo accordo di Camp David del 1978 che prevede il ritiro di Israele dal Sinai ed il suo riconoscimento da parte dell’ Egitto.

I conflitti in Libano: il nuovo fronte del conflitto arabo-israeliano

Ma la pace è ancora lontana. La lotta si sposta in Libano, lacerato da una guerra civile tra più fazioni politico-religiose, ove i Palestinesi hanno costituito le loro basi creando una zona indipendente che non risponde al Governo ufficiale. Un esperimento simile era stato tentato in Giordania, provocando la reazione cruenta del re Hussein. Da una parte si schierano gli arabi sciiti e sunniti (seppur in lotta tra loro), i palestinesi e i siriani. Questa forza eterogenea si contrappone all’alleanza, anch’essa strategica, tra israeliani e cristiano maroniti libanesi.

Gli accordi di pace e il riconoscimento reciproco: successi parziali e nuove sfide

Dal 1978 al 2006 si contano ben quattro conflitti in questo angolo di terra, con l’esercito israeliano messo in difficoltà dalle fazioni opposte e dai reparti palestinesi che sfruttano la configurazione del terreno a loro favorevole. Nel frattempo si ha un riconoscimento reciproco tra Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese con la costituzione di uno Stato indipendente a Gaza e in Cisgiordania ed accordi di pace con altri paesi arabi. Ma ad oggi il complicato scenario politico medio orientale non lascia intravvedere una pacificazione definitiva dell’area con un tributo di sangue continuo da ambo le parti.

A cura di Maurizio Quaregna, membro de “The International Churchill Society – U.S.A.”.