CONTENUTO
“Con la Dichiarazione di Balfour e l’adozione del mandato sulla Palestina da parte della Gran Bretagna, il futuro della Palestina è entrato sempre più nel discorso politico, in particolare dopo che nel corso della Seconda guerra mondiale la tragedia dell’Olocausto è emersa in tutta la sua enormità. Da quando nel 1945 è venuta alla luce la realtà del genocidio nazista degli ebrei europei, il futuro della Palestina è diventato oggetto di un intenso dibattito culminato nell’indipendenza dello Stato di Israele nel 1948 e nella Nebka palestinese. La successiva centralità del conflitto israelo-palestinese trova riscontro nella sequenza di cinque guerre mediorientali che hanno coinvolto Israele e i suoi vicini arabi e nelle due Intifade palestinesi. La guerra tra Israele e Hamas scoppiata nell’ottobre 2023 ha consolidato l’eredità del conflitto tra i protagonisti”.
Terra della discordia. Il Medio Oriente dalla Prima guerra mondiale a oggi
“Terra della discordia. Il Medio Oriente dalla Prima guerra mondiale a oggi” questo il titolo scelto da Thomas Fraser per il suo recente volume pubblicato dalla casa editrice Il Mulino. L’autore sottolinea, sin dalle prime pagine, come il concetto di “Medio Oriente” sia alquanto contemporaneo, tanto è che nell’estate del 1914 non erano molti ad avere familiarità con questa espressione e “quei pochi che l’avevano molto probabilmente non sapevano con certezza quale parte del mondo designasse”.
La regione presa in esame in questo importante studio condotto da Fraser, già autore di un altro rilevante libro “Il conflitto arabo-israeliano”, corrisponde, vale la pena ricordarlo, ad un territorio fecondo dove hanno avuto origine le tre grandi religioni abramitiche del mondo. La narrazione cronologica parte dal 1914, momento storico in cui la zona è ancora subordinata politicamente all’impero ottomano, un gigante ormai in decadenza e sull’orlo della frantumazione, che si consumerà da lì a poco tempo. L’autore si dimostra abile nel ricostruire efficacemente, in maniera ordinata e precisa, gli eventi che hanno segnato profondamente la storia dei diversi paesi collocati in questa complessa e multietnica area geografica, offrendo una panoramica complessivamente soddisfacente sulle dinamiche storiche, politiche e sociali che continuano ad influenzarne il presente.
La linea rossa cronologica accompagna il lettore, passo dopo passo, dalle decisioni politiche prese dalle grandi potenze europee di un secolo fa (che avevano come sempre accade in modo palese delle logiche legate ad interessi particolari e strategici) per arrivare alle imprevedibili tensioni attuali. Il pregio del libro, c’è da rimarcarlo, è proprio il tipo di racconto, ben organizzato e suddiviso efficacemente in capitoli, che consente di comprendere come le scelte del secolo scorso si intreccino inevitabilmente con le vicende a noi contemporanee, a ulteriore conferma del fatto che il passato non può quasi mai essere considerato superato e sepolto, ma è l’ombra che modella il presente.
“Ora che il Medio Oriente sta per entrare nel secondo quarto del nuovo secolo, molti dei lasciti della Prima guerra mondiale rimangono irrisolti, con ripercussioni ancor oggi visibili a più di cento anni di distanza. Ciò è particolarmente vero in Iraq, Libano e Siria, i cui confini politici riflettono accordi stipulati durante la guerra e nell’immediato dopoguerra, e lo stesso Yemen ha avuto problemi suoi propri. Frattanto, nel 2024, la tragica intensità del conflitto israelo-palestinese ha stretto i due protagonisti in una sanguinosa morsa, effetto anche – in una certa misura – di decisioni prese durante Grande guerra e nel periodo immediatamente successivo”[1].
L’autore riesce a mantenere, nel corso della ricostruzione storica, un abile equilibrio tra un’esposizione dettagliata dei fatti e una riflessione critica sulle loro conseguenze. Affronta, inoltre, con rigore accademico i principali conflitti che hanno caratterizzato il Medio Oriente, da quello israelo-palestinese alle guerre del Golfo, dalla rivoluzione iraniana del 1979 alle più recenti Primavere arabe. La sua analisi non si limita ai soli eventi bellici, ma esplora anche le divisioni etniche e religiose che spesso sono alla base di questi diversi scontri.

L’eredità dell’imperialismo e la storia dei paesi del Medio Oriente
Uno dei punti centrali del libro è l’analisi delle conseguenze delle politiche imperialiste europee nella regione, con particolare attenzione al ruolo svolto dalle potenze coloniali nel ridisegnare i confini e nel creare stati nazionali spesso artificiali. Il 16 maggio del 1916, l’accordo segreto Sykes-Picot ridisegna il Medio Oriente con la divisione delle province arabe dell’Impero Ottomano tra Francia e Regno Unito. La Francia assume il controllo di Siria e Libano, mentre il Regno Unito si assicura l’egemonia su Iraq, Giordania e Palestina. Durante il periodo tra le due guerre mondiali, le potenze europee amministrano questi territori ufficialmente come mandati della Società delle Nazioni, ostacolando in linea di massima le aspirazioni indipendentiste e nazionaliste dei popoli arabi. Dopo la Seconda guerra mondiale, la decolonizzazione porta alla nascita di stati formalmente indipendenti, ma i confini imposti dagli ex colonizzatori continuano a generare instabilità.
Nel 1948, la creazione dello Stato di Israele, avvallata dalla precedente Dichiarazione Balfour del 2 novembre 1917, scatena guerre e tensioni con i paesi arabi, dando origine al conflitto israelo-palestinese, che rimane tuttora irrisolto. La Palestina vede la sua popolazione divisa tra i territori occupati da Israele e le aree controllate dall’Autorità Nazionale Palestinese. Nel frattempo, nei paesi limitrofi, colpi di stato, dittature e rivalità tra le nuove nazioni aggravano la situazione generale dell’area.
L’Egitto, dopo l’indipendenza, diventa un attore chiave nella politica mediorientale, con la rivoluzione del 1952 che porta al potere Gamal Abdel Nasser, una figura centrale nell’area, e alla successiva nazionalizzazione del Canale di Suez. La politica panarabista di questo leader da una parte ispira altre guide della regione, ma dall’altra si scontra con la ferrea opposizione delle potenze occidentali e di Israele. In Iraq il regime monarchico filo-britannico viene rovesciato nel 1958 e si giunge all’instaurazione di una repubblica che, nel 1979, cessa di esistere per l’ascesa al potere di Saddam Hussein. La guerra Iran-Iraq (1980-1988), il conflitto del Golfo del 1991 e l’invasione statunitense del 2003 hanno fatto precipitare il paese in una spirale di caos, instabilità e violenza settaria, situazione dalla quale sembra fare molta fatica a riprendersi.
In Siria, il partito Ba’ath prende il potere negli anni ‘60, con Hafez al-Assad che instaura un regime autoritario ereditato per via diretta dal figlio Bashar. La guerra civile siriana, scoppiata nel 2011 durante la Primavera Araba, trasforma il paese in un campo di battaglia dove a contendersi il predominio sono il governo, i ribelli e gruppi jihadisti, con l’intervento, autorevole e spesso determinante, di potenze regionali e globali. L’Arabia Saudita emerge come una delle nazioni più influenti della regione, grazie alle enormi riserve di petrolio e al controllo dei luoghi sacri dell’Islam. Il regno mantiene un’alleanza strategica con gli Stati Uniti, ma si scontra con l’Iran per l’egemonia regionale, dando vita a una guerra per procura che si riflette nei conflitti in Yemen, Siria e Libano.
L’Iran, con la rivoluzione islamica del 1979, diventa una repubblica teocratica che sfida l’Occidente e i suoi alleati arabi. Il paese sviluppa una rete di influenze attraverso gruppi sciiti in Iraq, Siria, Libano (con Hezbollah) e Yemen (con gli Houthi), alimentando continuamente tensioni soprattutto con Israele e l’Arabia Saudita. Nel XXI secolo la nascita e poi diffusione del terrorismo e dei gruppi estremisti, come l’ISIS, mina ulteriormente la stabilità della regione. Il gruppo jihadista si propone, tra le varie cose, di cancellare le frontiere stabilite dall’accordo Sykes-Picot, considerate un’ingiusta imposizione occidentale da non poter e dover più tollerare.
La sconfitta militare dell’ISIS, tuttavia, non ha riportato ordine e quiete in una realtà così complessa e traballante. Per quel che riguarda, invece, il lungo conflitto arabo-israeliano, che è riesploso in maniera veemente dopo l’attacco a sorpresa contro Israele del 7 ottobre 2023, una tappa sicuramente da rimarcare riguarda la nascita del Movimento di resistenza islamico Hamas nel 1988:
“L’Intifada palestinese era ancora nelle sue fasi iniziali quando il carismatico insegnante di religione Ahmed Yassin lanciò il Movimento di resistenza islamico (Harakat al-Muqawama al-Islamiyya) noto come Hamas. Ispirandosi agli insegnamenti della Fratellanza Musulmana, il movimento si prefiggeva la creazione di uno Stato islamico in tutta la Palestina pre-1948. I membri di Hamas lavorarono assiduamente su questioni sociali e religiose, guadagnandosi sempre più il sostegno popolare, in particolare nella striscia di Gaza. Nel 1991 venne formata la sua ala militare, le brigate Izz ad-Din al-Qassam”[2].
Attualità e rilevanza del volume di Fraser
Per chi ha già familiarità con le pubblicazioni di Fraser, “Terra della discordia” rappresenta una naturale estensione dei suoi studi precedenti. Nel volume passato, dal titolo “Il conflitto arabo-israeliano”, l’autore si era concentrato più nel dettaglio su uno dei temi più controversi della regione, mentre in quest’opera amplia il suo sguardo a tutto il Medio Oriente, fornendo un quadro più interconnesso. Nonostante il libro copra un lungo arco temporale, Fraser riesce a mantenere alta l’attenzione di chi legge soprattutto attraverso una brillante chiarezza espositiva.
L’analisi degli eventi recenti, come la guerra civile siriana e il ruolo dell’ISIS nell’area, dimostra una comprensione delle dinamiche contemporanee e permette al lettore di interfacciarsi con le radici storiche di questioni alquanto spinose e drammatiche. La capacità dello studioso di collegare il passato con il presente rende questa sorta di volume nozionistico un valido strumento per chi voglia informarsi e riflettere, con sano spirito di imparzialità e con approccio critico, sulle cause profonde delle crisi attuali.
Note:
[1] Thomas G. Fraser, Terra della discordia. Il Medio Oriente dalla Prima guerra mondiale a oggi, Il Mulino, 2025, pag.231.
[2] Ibidem, pag.196.
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