CONTENUTO
di Gabriele Biancalana
Gli Stati Uniti, oggi territorio di grandi sogni e speranze, sono figli di un passato tormentato e sanguinoso. Per giungere al ‘’sogno americano’’, infatti, è stato necessario attraversare una fase critica risalente a metà 800: il Paese appariva diviso in due (anche fisicamente per la presenza della linea Mason-Dixon): da un lato il Nord industriale (con New York e Washington), dall’altro il Sud agricolo, che si arricchiva sfruttando la schiavitù.
L’America di quegli anni è stato un Paese martoriato da lotte, repressioni e battaglie propagandistiche portate avanti dai giornali con l’invenzione di slogan durissimi come il famosissimo “Slave Power” – Il potere degli schiavi – o il celebre “Cotton is King” – Il cotone è Re. Una polveriera pronta ad esplodere, un periodo di tensioni che raggiunse il culmine nelle elezioni del 1860, quando al potere salirono i repubblicani con Abraham Lincoln e il Paese, inevitabilmente, crollò sotto i colpi di una violenta guerra civile.
Secessione
Secessione (/se·ces·sió·ne/) -letteralmente separazione, divisione- è un termine affibbiato storicamente alla Guerra civile americana. La Guerra di secessione americana, combattuta tra il 1861 e il 1865, vedeva contrapposti i paesi del Nord, industriali ed affaristi, e i paesi del Sud, agricoli e forti della loro economia basata sugli schiavi e sul commercio di cotone. Ma come si arriva a questo punto di rottura capace di sfociare in una delle guerre più sanguinose della storia recente americana? Ripercorriamo dunque insieme le tappe di uno dei momenti storici più iconici del panorama mondiale.
L’assassinio di Lincoln
Per capire meglio questa storia è bene fare un paio di passi indietro; il primo ci porta, inevitabilmente, al 14 aprile 1865. Siamo a Washington, al Ford’s Theatre dove è in scena Our American Cousin (la celebre commedia musicale di Tom Taylor) e il presidente Abraham Lincoln è lì con la sua famiglia. Tra i molti presenti c’è anche John Wilkes Booth, uno degli attori più famosi del panorama mondiale, possessore dell’etichetta di uomo più bello d’America. Booth è un ragazzo di 27 anni, simpatizzante del sud che ha appena perso la guerra civile.
L’attore vede in Lincoln la principale causa di tutti i mali del sud, e, forte della sua notorietà, entra a teatro con una pistola senza che nessuno lo controlli (altri tempi eh?!) sparando alla nuca del presidente. Lincoln diventa così il primo presidente degli Stati Uniti d’America a morire in un attentato, il primo dei quattro, l’ultimo, come ben sappiamo, sarà J.F. Kennedy.
La morte di Lincoln fu il momento di svolta nella conclusione di una guerra civile che era costata all’America seicentomila morti (molti più morti di tutti quelli delle guerre americane del 900). La guerra, tra l’altro era stata scatenata proprio dalle elezioni di Lincoln del novembre 1860.
Lincoln era un candidato repubblicano che ottenne il 40% del voto popolare, quindi la maggioranza relativa (all’epoca non funzionava come oggi che ci sono solo due candidati, in quegli anni i candidati erano quattro) e Lincoln vince in tutto il Nord; nel Sud, invece, Lincoln non prende neanche un voto (se vi stesse chiedendo come sia possibile che non prese neanche un voto, la risposta è semplice: nell’America di metà 800 il voto è pubblico, con nome e cognome sulla scheda elettorale, quindi votando Lincoln si teme la “pelle”).
La divisione degli Stati Uniti
Ma cosa nell’Ottocento ha diviso così profondamente gli Stati Uniti per farli precipitare in una guerra civile? Qui entra in scena il secondo passo indietro, prettamente geografico. Gli Stati Uniti, nel 1860, contano 31 milioni di abitanti (oggi siamo a 300 milioni, ma all’epoca erano tantissimi. Più di Gran Bretagna, ma meno della Francia, due dei più grandi Paesi avanguardistici mondiali).
Dieci anni prima, nel 1850, la popolazione contava 23 milioni di abitanti; in un decennio erano aumentati di 1/3; il Paese si riempì di immigrati per via dei salari alti e della colossale e travolgente crescita industriale. In quegli anni il valore della produzione industriale si raddoppiò negli Stati Uniti: c’erano 53000 km di ferrovie funzionanti più quelle in costruzione. Breve inciso, in Italia alla stessa data avevamo 1800 km di ferrovie.
Gli Stati Uniti d’America di quegli anni sono l’unico Paese che ha il suffragio universale (maschile si intenda, siamo ancora indietro di qualche decennio per questo enorme passo storico, anche se qualche movimento femminista si iniziava a intravedere), e il tasso di alfabetizzazione toccava il 90% (in Italia alla stessa data il tasso di alfabetizzazione era il 20%).
Questo succedeva a Nord però. Il Sud degli Stati Uniti era ugualmente ricco, ma i ricavi erano ben diversi dall’industrializzato Nord. Il sud era un paese agricolo, la ricchezza si ricavava dalle piantagioni e dagli schiavi (il sud americano contava 4 milioni di schiavi neri). Al sud si coltivava cotone e tabacco (come in Virginia) e forti della rivoluzione industriale in Inghilterra, il Sud diventava sempre più ricco grazie alle filature di Manchester che “mangiavano” una montagna di cotone.
Fino a metà del secolo, il Sud aveva diretto politicamente gli Stati Uniti, Lincoln fu soltanto il sedicesimo presidente americano (sui 15 precedenti, 9 venivano dal sud e 8 erano proprietari di schiavi) e quelli che venivano dal Nord venivano eletti in base ad accordi elettorali con i piantatori del Sud, nessuno provava ad opporsi agli interessi del Sud.
Non solo Nord e Sud
La divisione territoriale però non si fermava a Nord e Sud, in America in quegli anni c’era anche l’Ovest (il West), ma per la maggior parte degli americani il West era in gran parte da colonizzare. Agli occhi dei bianchi, il West non era di nessuno, ci vivevano gli indigeni e le popolazioni native. Gli americani lo vedono come un mondo da conquistare.
Quindi, arrivati a questo momento insieme, abbiamo il Nord puritano, industriale, affarista e portuale con il Connecticut, il Massachusetts e New York; il Sud agricolo che produce cotone ed è in mano ad un élite di piantatori, la quale economia è basata sulla schiavitù e l’Ovest, il West, che non è ancora il Far West dei cowboy, ma bensì il middle west dei contadini, che pian piano sta venendo conquistato.
Ma qual è il modo in cui gli Stati potevano allargarsi verso Ovest? Come abbiamo detto, l’Ovest (per gli Stati Uniti) era terra di Indiani, che non venivano considerati popolazione americana. I bianchi coloni potevano conquistare queste terre e insediarsi come Territorio, se poi la popolazione dopo qualche anno cresceva, si poteva istituire uno Stato. In questo modo i Paesi degli Stati Uniti iniziarono a essere sempre più numerosi, passando da 13 stelle sulla bandiera americana, alle 50 stelle di oggi (ogni stella rappresenta uno Stato).
Come il Sud, anche il West era una società contadina, perciò gli interessi tra le due fazioni erano molto comuni: la difesa dell’agricoltura soprattutto. Il Sud e l’Ovest non avevano interessi industriali, erano interessati per la maggior parte all’espansione territoriale (si doveva trovare spazio per gli immigrati, bisognava espandersi per avere più territori).
Noi ne sappiamo poco, ma nel 1848 ci fu una guerra epocale tra Messico e gli Stati del Sud (e Ovest) dove verranno conquistati il Texas, il New Mexico, la California. Questa guerra era stata voluta dai piantatori del sud e i coloni dell’ovest che erano rappresentati in politica dal partito democratico. Strano eh? In realtà fino agli anni ’60 al sud si votava democratico, solo con Reagan si arriverà a votare repubblicano.
Ci si rende conto per la prima volta che è impossibile avere una politica economica che vada bene a tutti i Paesi. Magari sembra poco, eppure su quel conflitto economico si iniziava a intravedere un’enorme spaccatura negli Stati Uniti. C’è un’enorme spaccatura, anche perché gli Stati Uniti erano divisi dalla linea Mason Dixon, che divide il Paese da Nord a Sud: a nord hanno abolito la schiavitù (e la ripugnano), mentre a Sud la schiavitù è uno dei maggiori introiti degli Stati sudisti.
Il Senato americano, un’istituzione ancora oggi meravigliosa, era stato creato senza alcun rapporto con la popolazione degli Stati: ogni Stato mandava due senatori a Washington (sia Stati minuscoli, che Stati grandi come la California).
Quindi aritmeticamente, più stati schiavisti (o non) avevo in Senato, maggiore era la forza del blocco. Era quello che pensava la classe dirigente sudista, che spingeva affinché nei nuovi territori conquistati fosse integrata la schiavitù (ad esempio il Messico aveva abolito la schiavitù, quando gli Americani lo conquistano la reintegrano).
Gli Stati del Sud sempre più soli
Con il passare degli anni però, i rapporti tra Sud e Ovest iniziarono a essere sempre più distanti. I coloni dell’Ovest erano piccoli contadini, ai quali non serviva la schiavitù. L’Ovest, con il tumultuoso sviluppo dell’economia americana, era sempre più legata al Nord. Le ferrovie collegavano il Nord delle industrie con il middle west agricolo; il grano e la carne del west non andavano più a New Orleans (unico porto del Sud dove si arriva scendendo il Mississippi), ora i prodotti dell’Ovest arrivavano a Boston, a New York.
Inoltre, il nord industriale produceva macchine agricole, che non servivano al Sud perché c’erano gli schiavi nelle piantagioni e non volevano investire nella meccanizzazione, ma all’Ovest servivano eccome: non vedevano l’ora di comprare le nuove trebbiatrici automatiche. Così facendo nel Middle West nacquero nuove metropoli, la Chicago del ’60 famosa per le carni in scatola e i suoi macelli (Al Capone si baserà sul controllo di quest’ultimi).
Adesso il Sud si sente sempre più isolato dal resto del Paese. Eppure al Sud all’inizio del secolo si era parlato di abolire la schiavitù (al nord già la consideravano una cosa indegna, infatti l’avevano abolita). La classe dirigente del sud considerava l’economia degli schiavi come un sistema arcaico, che prima o poi doveva essere superato. Infatti nei primi anni dell’800 viene abolita la tratta degli schiavi con Jefferson (tra l’altro sudista e proprietario di schiavi).
Nacquero anche società per rimandare in Africa i neri liberi: gli americani crearono una colonia in Africa, chiamandola Liberia e cominciarono a finanziare il trasferimento in Africa di schiavi liberati. Questo avvenne sotto la presidenza Monroe, anche lui presidente sudista e padrone di schiavi. Ancora oggi la capitale della Liberia è Monroevia, in onore del Presidente. La cosa simpatica (che poi tanto simpatica non è) è che in Liberia crearono piantagioni e misero in schiavitù gli indigeni, ma questa è un’altra storia!
Questo, però, avvenne nei primi anni del 1800. Quando venne eletto Lincoln non c’era più questa idea che la schiavitù era ripugnante e immorale. Perché? Una causa fu certamente economica. Con la rivoluzione industriale la produzione di cotone per mezzo di schiavi si rivelò molto producente. Il prezzo degli schiavi salì vertiginosamente, mentre la tratta continuava comunque (anche se di nascosto), e uno schiavo arrivò a costare anche 1000 dollari, in un’epoca in cui un bracciante prendeva 8 dollari al mese. Si ricredettero dunque sull’immoralità della schiavitù, anche perché portava gigantesche entrate nelle casse sudiste.
Un’altra ragione fu ideologica: nacque un movimento religioso-puritano che prese piede al Nord: l’abolizionismo. Gli aderenti al movimento criticavano fortemente la schiavitù, la volevano abolire subito, senza risarcire i padroni per la perdita di introiti. Risultato? In un sud che già si sentiva isolato, suscitò irrigidimento e timore. Tra gli intellettuali sudisti non si parlava più di immoralità. La propaganda (storicamente sempre importante) iniziò a parlare dei neri come “razza inferiore” e ancora “godono di tutti i benefici della civiltà: non crederete mica che si governino da soli? Sono inferiori, ma felici. Volete liberarli? E poi? Rubano, ammazzano”.
Iniziò a prendere piede l’idea che in ogni società ci siano persone che svolgono lavori più duri. La propaganda sottolineò come nei paesi del Sud, a fare i lavori più duri siano i neri, mentre al nord sono i bianchi. Così facendo al Sud convinsero i bianchi poveri che la schiavitù era fondamentale, che al Sud non sarebbero mai emerse lotte di classe, come quelle che stavano prendendo piede in Europa, dove si parlava di operai sfruttati, di scioperi e soprattutto di comunismo con Marx e Hengel.
Il Sud con questa propaganda iniziò a sentirsi invincibile, nacque una minoranza estremista che dopo il Messico voleva prendersi anche Cuba. Iniziò a sentirsi forte perché il cotone è Re, “Cotton is King” esaltò la stampa sudista, “non potranno mai fare la guerra al cotone.” Al contrario l’opinione pubblica del Nord si spaventò. “Ma cosa vogliono questi schiavisti? Comandare in tutti gli Stati Uniti?” Nacque così una cospirazione degli schiavisti, la stampa fece leva sullo “Slave Power”.
Il massacro del Pottawatomie-Il bleeding kansas
Lo scenario è semplice: il paese era spaccato e entrambi avevano paura l’uno dell’altro. Città fumose, dominio bruto del denaro al nord, contro arretratezza e immoralità a sud. Il punto di non ritorno si avrà con la tragedia del Kansas. Nuovo territorio a nord della linea Mason Dixon (quindi doveva essere esente da schiavitù), ma il governo condizionato dai politici sudisti fece scegliere alla popolazione del kansas se avere o no la schiavitù.
Iniziarono così a muoversi sia da nord che da sud per abitare il kansas, creando un mix etnico-ideologico-culturale tra nordisti e sudisti. Il 21 maggio 1856 una banda sudista attacca una cittadina abitata da nordisti, il Lawrence, distruggendo una tipografia di giornali locali abolizionista. Quattro giorni dopo i nordisti, guidati dal capitano John Brown risposero con il massacro del Pottawatomie, uccidendo quattro coloni del Sud. La tragedia passò alla storia con il nome di Bleeding kansas (Kansas insanguinato).
Gli Stati Uniti divennero così una polveriera pronta ad esplodere, entrambi le fazioni vedevano solo i crimini dell’altra parte. Dopo il Bleeding Kansas, seguì il caso Dread Scott e nel 1859, ancora il capitano John Brown decise di far insorgere una rivolta tra gli schiavi del Sud. Brown progettò/aveva progettato di impadronirsi di un arsenale militare e distribuire armi ai neri. Così farà, fino a quando i Marines non lo cattureranno, consegnandolo alla legge e condannandolo a morte il 2 dicembre 1859. Sul punto di morire disse: “Io, John Brown, sono ora del tutto certo che i delitti di questo colpevole Paese non saranno mai espiati se non con il sangue”.
1860: l’anno delle elezioni
Eccoci dunque al 1860, l’anno delle elezioni negli Stati Uniti. Lo scacchiere prevedeva, oltre il partito democratico, un nuovo partito, il partito Repubblicano. I repubblicani rivendicarono il fatto che non fosse più necessario che l’Ovest fosse alleato del Sud, ormai avevano troppi interessi con il Nord. Il nuovo partito si propose dunque di riunire gli interessi degli industriali del Nord e dei coloni dell’Ovest, lasciando in minoranza gli Stati del Sud. I repubblicani si presentarono come partito progressista ed egualitario. I pronostici di vittoria sono tutti dalla parte dei repubblicani, i democratici sono spaccati, si presentarono con due candidati contrapposti (il terzo era indipendente).
I repubblicani avevano tutte le carte in mano, per essere certi della vittoria gli serviva solamente il consenso dell’Ovest, perciò scelsero come candidato un uomo del West, Abraham Lincoln, un avvocato che vantava anche di vita politica in Illinois e a Washington. Lincoln, pur avendo una carriera in politica era un uomo a cui si poteva cucinare perfettamente l’abito di “uomo della frontiera”, del figlio di un colono cresciuto in una capanna di tronchi.
A Sud non volevano in alcun modo Lincoln, lo dipingevano addirittura come seguace di John Brown. Oltre a questo, i sudisti attribuirono al neo presidente l’etichetta di abolizionista, anche se Lincoln non si era mai esposto finora sulla schiavitù, anzi disse: “Anche se avessi tutti i poteri esistenti su questa Terra, io non saprei cosa fare con la schiavitù. Il mio primo impulso sarebbe di liberare tutti gli schiavi e rimandarli in Africa. Però riflettendoci un momento penserei che è una cosa che magari si può fare in prospettiva, ma non in tempi brevi. E allora cosa fare? Liberarli e dar loro l’eguaglianza sociale e politica? I miei sentimenti personali non ammettono questo e la grande massa della popolazione bianca non lo vuole”.
Sulla schiavitù Lincoln quindi non mise becco, ma il programma repubblicano diceva anche che i sudisti dovevano smetterla di parlare di diritti degli stati e di secessione. Il governo federale era superiore ai singoli stati e parlare di secessione era considerato tradimento.
È novembre e Lincoln vince le elezioni; il 20 dicembre il South Carolina, indignato per il risultato politico, proclama l’indipendenza e a marzo altri sei Stati del sud escono dall’unione e formano la Confederazione. La Confederazioni è pronta a scendere alle armi, forti del fatto che pensavano che gli Stati europei si fossero schierati al loro fianco, d’altronde il cotone era troppo importante. Lincoln, padrone ora di una “poltrona bollente” disse rivolgendosi agli Stati del Sud:
“Nelle vostre mani miei compatrioti insoddisfatti, non nelle mie, sta la questione drammatica della guerra civile. Il governo non vi aggredirà, non può esserci nessun conflitto senza che siate voi gli aggressori” e ancora: “Non siamo nemici, ma amici”.
Come risultato del discorso inaugurale di Lincoln, gli Stati sudisti dichiararono che tutte le proprietà federali sul loro territorio sono confiscate, comprese le opere militari e le fortificazioni: quasi tutto viene occupato senza colpo ferire. Quasi tutto, appunto, perché a Charlestone, in South Caroline, c’è una guarnigione ostinata che non vuole abbandonare il forte che le è stato consegnato: il Fort Sampter. La Guarnigione federale Tiene il forte e non lo consegna.
Il 12 aprile le autorità del South Carolina fanno aprire il fuoco contro Fort Sampter, costringendo la guarnigione ad arrendersi. Intanto, però, Lincoln ha già chiesto pieni poteri per reclutare un esercito e prendere Fort Sampter, arruolando 70mila uomini.
È l’inizio di una guerra sanguinosissima che porta terrore e sangue nel Paese, dal Maryland al Kentucky, passando per New Orleans. Dopo Fort Sampter, ci saranno storiche battaglie, come l’Assedio di Vicksburg, dove gli Stati della Confederazione vennero chiusi in una morsa tra il fiume Mississippi e il Tennessee, l’ingegnoso Piano Anaconda. Preso possesso dell’ultimo fortino della Confederazione, le ultime battaglia si combatterono a Gettysburg e a Petersburg, fino ad arrivare alla resa di Appomattox, il 9 aprile 1865.
9 aprile 1865. Vi ricordate il giorno che Lincoln andò a teatro a vedere Our American Cousin? Cinque giorni dopo la fine della guerra civile, Lincoln fu ucciso e la schiavitù fu abolita in tutti gli Stati Uniti, senza risarcimenti, senza parlare di niente, se non quella di permettere ai neri di continuare a vivere lì con gli stessi diritti degli altri cittadini.
Questo enorme progresso sociale era stato raggiunto senza che nessuno ci avesse veramente mai pensato prima, senza che nessuno lo volesse veramente, in mezzo a una popolazione bianca che non era affatto preparata a questo. Nessun bianco voleva questa parità, né a su né a nord, e le conseguenze, purtroppo, si sentono ancora oggi.
I film suggeriti:
1) 12 anni schiavo, di Steve McQueen.
2) Lincoln, di Steven Spielberg.
I libri consigliati da Fatti per la Storia per approfondire il tema!
- Allan Gurganus, L’ultima vedova sudista vuota il sacco, Leonardo, Milano, 1991.
- Wills Garry, Lincoln a Gettysburg. Le parole che hanno unito l’America, Il Saggiatore, 2005.
- Roberto Chiavini, La guerra di secessione. Storie, battaglie e protagonisti della Guerra civile americana, Odoya, 2018.