CONTENUTO
Alla fine del Quattrocento, dopo la Reconquista (1) del Regno di Napoli le superstizioni ancora presenti secondo le tesi proposte in un libello anonimo dell’Ottocento sono: streghe, stregoni e magie varie. Racconta infatti l’Anonimo che: “Nella gloriosa terra d’Otranto, riprendendo il Vico, la religione, matrimoni solenni e sepolcri erano conformità e uniformità della psiche”. È da tener presente che alla base di queste parole vi è l’idea – tutta positivistica – che appunto la superstizione religiosa del tempo tenda persino a trasformare il cervello. Ma l’autore del testo dà anche dei dettagli:
“Le donne non si pettinano i capelli nei giorni nefasti e anzi, tendono a non fare nulla nei giorni come il venerdì, che esse considerano giorno nero (…) le comari del tempo bruciavano oggetti considerati sacri e guardando i raggi del sole, esse vedono se sia o no cattivo presagio” (2).
L’anonimo, lamentandosi di tali idee, ne dà colpa alla Chiesa e ovviamente allo straniero spagnolo, che ha portato tali visioni nell’Italia del Sud. Eppure, come ha dimostrato nel saggio del 1966, poi arricchito quattro anni dopo, il Ginzburg, anche al Nord l’età cinque-seicentesca è piena di superstizioni: “Cinque anni dopo, il 27 giugno 1580, l’inquisitore fra’ Felice da Montefalco riprende la causa lasciata a mezzo dal suo predecessore, facendo comparire davanti a sé uno dei due benandanti, Paolo Gasparutto. Costui dichiara di ignorare per quale motivo sia stato chiamato. Si è confessato e comunicato ogni anno dal suo piovano; non ha mai sentito dire che a lassico «ci siam alcuno che viva da luterano, et viva malamente»” (3).
I benandanti: una storia “nordica”
I benandanti, infatti sono un corpo di stregoni, che ha in Veneto e in Friuli la sua base. Sono sì congreghe benefiche, ma assolutamente sulla stessa linea di quei personaggi che rappresentano la fauna dei secoli post-medievali.
Gli stregoni del tempo, proprio per il disciplinamento caratterizzato dall’Inquisizione cinquecentesca, vengono tutti processati. Essi affermano di essere regolarmente cristiani, battezzati, comunicati, presenti agli altri sacramenti, anzi il Gasparutto, che della setta ne è il capo, racconta persino che vi è un angelo ai loro raduni che: “L’adoramo sì come adoriamo il nostro signor Jesu Christo in chiesa” (4).
Così come la presenza di rituali “al femminile” è presente in altri parti d’Italia: si va dal Polesine alla Sicilia, da Roma a Napoli e così via. Un caso particolare è quello del rito greco cattolico in Calabria e in Puglia. Scrive un prete ancora nel Settecento: “Le nostre donne, prese da riti sabbatici, disegnano falli sui pani con utensili (…) nonostante la justizia di Cristo, esse sono prese da pagana superstizione”. Oppure in Sardegna dove “scene orgiastiche sono tali e tante, che la pubblica forza ne ha paura”, come scrive un Anonimo, ricordando un episodio di meta XVIII secolo (5).
Desta molta attenzione il fenomeno del tarantismo, che viene ad essere oggetto di studio, già prima di Ernesto De Martino: Athasiuns Kirchner, in un saggio del Seicento, racconta di donne oggetti di tali forze, scatenate dagli Astri oppure dal demonio. Nel 1550, infatti, la tesi del demonio come conseguenza delle ragazze tarantolate era abbastanza evidente. Né da testimonianza Il Mattioli che descrive il tarantismo come forma di possessione diabolica.
Il tarantismo e le altre superstizioni
Cesare Ripa, erudito del Seicento, viaggiando attraverso l’Italia annota che tali fenomeni non solo soltanto riconducibili al Sud Italia o alla Puglia: riscontra questo anche in zone come la sua Perugia. L’Inquisizione nelle terre pugliesi e calabresi reagisce con meno durezza rispetto al fenomeno benandante, eppure nel 1525 il francescano Lombardi viene incaricato di reprimere – ove possibile – tali idee. Nel Regno di Napoli, ancora ai primi del Settecento, gli ecclesiastici interrogano donne che sono state preda del fenomeno vessatorio delle possessioni di metamorfosi.
Durante la festa di San Ciro o San Pasquale in pieno Seicento, praticare forme erotiche di magia – magia sexualis (6) – è una costante dei paesini laziali. Gli inquisitori hanno un bel da fare per sradicare le manifestazioni, dove non vi riescono, preferiscono una mera tolleranza. Un commentatore della fine del Settecento afferma che alla festa di San Biagio:
“Il villico abbandono il suo lavoro, si desta (…) con una danza furente, assieme a donne e bambini,
attraversa la pubblica piazza e si mette a ballare freneticamente (…) a ciò nulla valgono gli esorcismi de’
preti, né le pozioni de’ medici ”. (7)
Allo stesso modo, non solo la Chiesa, ma anche la medicina provano a trovare una spiegazione – che oggi noi definiremmo poco scientifica – su tali pratiche. Il Rovignoni, ad esempio, scrive Sulla Tarantola, un’opera della fine del Seicento affermando che un prurito interno, figlio anche di appetiti sessuali repressi, possa scatenare tra le fanciulle o gli uomini adulti, la possessione. Ancora, Graffenburg, un medico del Cinquecento, di origine belga, osservando il ballo di San Vito, dirà: “Esso colpiva le persone di ogni classe e professione, e specialmente quelli che conducevano una vita sedentaria”, tale considerazione poteva fare sì che calzolai, semplici disoccupati o altre figure non avvezze all’uso di braccia per vivere, si dessero persino allo stupro collettivo.
La repressione – non solo ecclesiastica – è però più presente nelle regioni d’Alto Adige e Friuli, che non nel Meridione. Basti pensare, come fece ben presente in un Convegno Andrea Del Col, che solo il 38% delle condanne capitali per stregoneria o fenomeni possessivi si svolge nel Mezzogiorno. E anzi, ci sono più condanne capitali per eretici e luterani che non per singoli casi stregoneschi. Una delle province più crudeli – se così possiamo dire – con le donne accusate di stregoneria è infatti Siena, dove già nel Quattrocento vi era una vasta letteratura contraria. Sempre del Col in un volume, afferma che tra 1550 e 1580, oltre il 75% delle interrogate subì la tortura, che – a differenza della vulgata comune- non era molto applicata. Probabile che la Toscana fosse così attenta a tale repressione anche per i casi di affettata santità, che forse potevano investire persino i conventi, come nel caso della santa-vampira Redi (8).
Uscire dai luoghi comuni
La Storia moderna dell’Italia, non solo nelle zone meridionali, ma anche del Nord, è costellata di episodi di superstizioni, sorta di sabba, processi per stregoneria che denotano, molto più che nel Medioevo, un territorio irrazionale. L’utilizzo della tortura, attestato solo in pochi territori e in periodi ben definiti, è strumento essenziale per scoprire questo pratiche. Una prateria dominata da Satana o nel migliore dei casi, da mali che affliggono il corpo (9). Donne, non solo giovanissime, ma anche in età avanzata, sono vittime dell’irrazionalità che loro stesse condividono; uomini, anche loro spesso in età senile, che credono di possedere – in nome di Dio o del diavolo- poteri paranormali (10).
Come mostrato dallo stesso Ginzburg, siamo di fronte ad un’umanità tipica, che si aggrappa a delle certezze, che la nostra mentalità post-ottocentesca, stenta a comprendere (11). Diversi studi, del resto, dai più antichi, ai più recenti (12), hanno permesso di scardinare la visione di un’età post medievale più libera e meno repressiva, che ha fatto anche storia delle mentalità (13) e ha accresciuto le nostre poche nozioni sul fenomeno. Una storia, che però non è solo violenza e repressione, ma anche indagine affascinante su come fosse vissuto dai contemporanei (14).
Tutto questo, infatti, rappresenta quella riscoperta della magia, che ha caratterizzato il Rinascimento (15) : la natura – e l’uomo stesso – è rappresentata come un groviglio di forze vitali, di spiriti possenti, come di un libro di facile comprensione. Ed è ciò che caratterizza, in effetti la vicenda dei benandanti, così come narrato dallo studioso friulano: essi sono tra i pochi a riuscire a guardare la natura con gli occhi con la quale, essa va vista.
Un capitolo a parte merita la stregoneria, quella che viene sempre definita “malefica” (16) . Tutti noi, ad esempio, conosciamo il celebre libello Malleus Malleficarum, il Martello delle Streghe, considerato – non a torto – il Vangelo della caccia contro tali fenomeni. Eppure, di libelli più corposi il secolo XVI ne è letteralmente pieno. Come mai, gli altri libri non abbiano avuto altrettanta fortuna, resta alquanto un mistero. Ne cito uno su tutti, che mi sembra rappresenti bene questa rinascita – o forse mai morte – della superstizione in Italia: Lucerna Inquisitorum (17). In tale liberco, l’autore fa una sorta di sintesi di tutto il panorama stregonesco del periodo e che va anche ad attaccare le nostre credenze “popolari” e i nostri luoghi comuni su tal fenomeno (18).
Le streghe, non sono solo belle e giovani, esse possono essere brutte e vecchie, così come non vengono risparmiati gli uomini – e spesso molto di più del genere femminile – checché ne continui a disquisire la storiografia femminista (19) . Ma allora, come è possibile che ancora oggi se si pensa alla stregoneria, viene naturale pensare alle streghe – quindi – alle donne?
Far ricadere solo su un’impostazione di tipo ideologico – così come per la questione Medioevo età buia – sarebbe specioso, ricco di contumelie e prettamente ridicolo. Va forse indicato in una misoginia, che non è solo prettamente della Patristica (20) e che, nonostante il femminismo, ci siamo portati dietro, tanto da pensare che il fenomeno riguardasse solo le donne e solo le donne di una certa attrattiva fisica (21). Così come episodi stregoneschi o di possessione diabolica non siano solo attribuibili all’ignoranza di una certa classe sociale.
Del Col, nel suo Inquisizione in Italia descrive fenomeni di possessione e di adorazione demoniaca di classi sociali abbienti e spesso, molto elevate. Così come il Cinquecento- e ancora di più il Seicento- non è stato solo il secolo del disciplinamento di tali fenomeni, ma anche di tutto l’universo che ruotava attorno al divino o soprannaturale (22).
Volendo concludere, l’Italia moderna e con essa l’Europa dei secoli XVI-XVIII sono percorsi da fervore religioso, atti di devozione poco disciplinata, irrazionalità che non sempre finivano nell’intolleranza dell’autorità. Ma quando talune autorità ne vengono a conoscenza, producono fonti che danno allo storico tutta la complessità del vissuto di migliaia di persone – non solo analfabete o poco colte – che respirano, senza contraddizioni, questa scia di irrazionale.
Note:
1 Si tratta della battaglia che ha visto la vittoria delle truppe cristiane, comandate dal figliastro di Ferrante, contro i Turchi, sul finire del 1480.
2 Anonimo, Superstizioni in Terra d’Otranto, 1893
3 C. Ginzburg, I benandanti, 1966, pp. 36-37
4 Ivi.
5 U. Becciani, La Danzamania. Una malattia popolare del Medioevo, 2010, pp.23-34
6 Tutta la magia utilizzata attraverso forme di sessualità anche orgiastica. Si veda a tal proposito Hugh B. Urban, Magia Sexualis, 2006
7 Ivi, p. 21
8 Pasquale Palmieri, La santa, i miracoli e la rivoluzione. Una storia di politica e devozione, 2012, introduzione. Erano i tempi in cui, secondo il volume del Prof. Palmieri, un corpo incorrotto poteva essere un fenomeno demoniaco e vampiresco.
9 Andrea Del Col, L’Inquisizione in Italia, 2006, p.367.
10 O. Di Simplicio, Autunno della stregoneria. Maleficio e magia nell’Italia moderna, 2005, p.131.
11 C. Ginzburg, I benandanti, p.9
12 Duni ad esempio, ma anche Barbero o Cardini.
13 Storia del pensiero collettivo, nato nel 1929, grazie alle Annales di Parigi.
14 C.Ginzburg, I benandanti, pp.7-8.
15 Ivi.
16 Dal latino, fare il male.
17 A. Prosperi, Dizionario storico dell’Inquisizione, Normale di Pisa, 2010, pp.9-10.
18 A. Del Col, p. 300.
19 M. Valente, Demonologia e caccia alle streghe nella prima età moderna, Sapienza, 2011, introduzione.
20 Una certa storiografia ne ha ampiamente trattato.
21 M.Valente, Contro l’Inquisizione, Claudiana, 2009, p.2.
22 Non solo dunque il contatto col diavolo, ma anche quello con Dio, come affermato da Dinora Corsi nel suo Diaboliche, maledette, disperate, Università degli Studi di Firenze, 2013.
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- A. Del Col, L’inquisizione in Italia, Dal XII al XXI, Mondadori, 2021
- O. Di Simplicio, Autunno della stregoneria. Maleficio e magia nell’Italia moderna, il Mulino, 2005
- C. Ginzburg, I Beneandanti, Adelphi, 2020
- D. Corsi, Diaboliche, maledette, disperate, Università di Firenze, 2013
- H. Singerist, Breve storia del tarantismo, Besa Muci, 2021
- P. Palmieri, La santa, i miracoli e la rivoluzione. Una storia di politica e devozione, il Mulino, 2013