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Origini e anni della giovinezza di Churchill
Iniziamo con l’analizzare la nascita di Winston Leonard Spencer Churchill. Viene alla luce il 30 novembre 1874, in piena epoca vittoriana contraddistinta dal potere assoluto dei mari e da una espansione coloniale senza precedenti. I suoi genitori fanno parte dell’élite internazionale.
Il padre, Lord Randolph Henry Spencer-Churchill, è il terzogenito del 7° Duca di Marlbourough. Diviene uno dei più importanti Parlamentari Conservatori dell’epoca e ricopre la carica di Cancelliere dello Scacchiere prima di cadere in disgrazia, anche a causa della malattia che lo avrebbe portato ad una morte prematura a soli 46 anni.
La madre, Jennie Jerome, è la figlia di un finanziere di New York, proprietario del NYT. Donna bellissima, ha avuto numerosi amanti -tra cui il principe di Galles, futuro Edoardo VII (1)- e si sposerà tre volte, l’ultima nel 1918 a 64 anni con un uomo coetaneo di Winston. Muore nel 1921 di cancrena.
E’ stata una coppia molto nota, dedita alla mondanità ed ad intrecciare e mantenere relazioni ai massimi livelli, conducendo, malgrado le non infinite disponibilità finanziarie, un tenore di vita elevatissimo. Per questo più volte si trovano in difficoltà finanziarie e devono ricorrere agli aiuti delle rispettive famiglie.
Infine, il luogo dove nasce: il Palazzo di Blenheim a Woodstock nell’Oxfordshire è la residenza dei Duchi di Marlbourough. Risale ai primi del ‘700 e viene fatto erigere dalla Regina Anna e donato a John Churchill, il primo Duca, per ringraziarlo per la vittoria che l’armata inglese, da lui comandata, ha ottenuto a Blenheim contro le truppe del re Sole.
Per comprendere a pieno l’importanza sia del luogo che della famiglia basti pensare che Bleheim Palace è l’unica casa di campagna non reale e non episcopale in Inghilterra a detenere il titolo di “palazzo” (1). In questo luogo, durante una festa indetta dal VII Duca (nonno di Winston), Jennie viene colta dalle doglie e lo partorisce in una stanza che è ancora visibile tuttora.
Winston resterà sempre molto legato all’avita dimora: la frequenta lungamente anche per gli stretti rapporti che ha avuto per tutta la vita con il cugino “Sunny” (il nono Duca). E’qui, nel 1908, che chiede a Clementine Hozier di sposarlo.
Questi tre aspetti sono dei pilastri nella vita di Churchill: l’orgoglio imperialista, l’eredità politica paterna e relazionale materna e l’appartenenza ad una classe privilegiata. Gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza non sono particolarmente felici. La freddezza dei genitori nei rapporti con i figli è tipica della classe sociale e dei tempi.
Winston trova conforto nella compagnia del fratello minore Jack e della “nanny” Mrs. Everest. La signora Everest dona ai ragazzi Churchill tutto l’affetto e l’attenzione che la madre, troppo occupata ad organizzare party e ad arredare case, non può o vuole riservare loro. Winnie (come Winston viene chiamato in famiglia) e Jack sono rimasti sempre legati alla loro governante ed ancora oggi la tomba della signora Everest viene mantenuta in perfette condizioni dalla famiglia Churchill.
Winston è un ragazzino capriccioso, alquanto inaffidabile e non particolarmente interessato allo studio. O, meglio, primeggia solo nelle materie a lui care, principalmente in Storia e letteratura Inglese. A differenza della maggior parte dei suoi amici non frequenta l’università. Dopo il college di Arrow entra, al terzo tentativo, all’Accademia militare di Sandhurst nell’agosto 1893.
La carriera militare di Winston Churchill
A Sandhurst (l’equivalente inglese di West Point) lo scolaro disattento e poco volenteroso si trasforma in un eccellente cadetto classificandosi all’esame finale 20° su 130 candidati. Nel febbraio 1895, pochi giorni dopo la prematura morte del padre, riceve il brevetto ed entra, grazie alle conoscenze della madre, nel prestigioso 4° Ussari della Regina che si appresta a partire per l’India.
Prima, però, approfitta di un lungo permesso per recarsi dai parenti a New York e da lì proseguire a Cuba, al tempo colonia iberica, dove l’esercito spagnolo è impegnato in una aspra guerriglia contro gli insorti cubani. Qui ha il “battesimo del fuoco”, si guadagna una decorazione per il valore dimostrato e viene avviato a due piaceri della vita che coltiverà per tutta l’esistenza: la “siesta” ed i sigari cubani.
Inoltre inizia la professione che avrebbe costituito la principale fonte di guadagno regolare: quella di giornalista e scrittore inviando corrispondenze del conflitto al “Graphic” firmandosi WSC. Dopo l’avventura caraibica Winston prende servizio con il suo reggimento a Bangalore, nel sud dell’India. La vita di guarnigione è essenzialmente noiosa, intervallata solo da tornei di polo, in cui eccelle, ed esercitazioni, inoltre è estremamente costosa. Inizia perciò a tempestare la madre di richieste di denaro e libri.
Testi di qualsiasi argomento: fisica, filosofia, letteratura, storia, ma anche tutte le annate dei dibattiti parlamentari della Camera dei Comuni. Si sta preparando per il suo fine ultimo: la politica.
La noiosa routine viene interrotta nel 1897 quando ottiene l’autorizzazione ad unirsi come corrispondente di guerra per il “Daily Telegraph” alla spedizione britannica alla frontiera afgana. Anche in questo caso si comporta valorosamente nei duri combattimenti che contraddistinguono la campagna. A causa delle forti perdite subite, il comandante della spedizione è costretto a “militarizzarlo” nominandolo ufficiale ed affidandogli un reparto di fanteria indiana.
I suoi articoli di guerra, rielaborati, formano il primo libro pubblicato da Winston che viene edito l’anno seguente. “The Malakan Field Force”, questo è il titolo, ha un incredibile successo anche se, essendo fortemente critico sulla conduzione della campagna militare, suscita il risentimento di buona parte degli ufficiali britannici. Nello stesso anno, siamo nel 1898, parte come ufficiale del 21° lancieri per l’Egitto, da dove sarebbe iniziata a breve una vasta campagna per riconquistare il Sudan, da anni nelle mani dei Mahadisti, integralisti islamici che avevano costituito un Califfato.
L’esercito Anglo-Egiziano è comandato da Lord Kitchener, il quale si rifiuta in un primo momento di arruolare Churchill. Solo le insistenze di Lady Churchill presso le sue conoscenze altolocate, permettono a Winston di ottenere un incarico, peraltro non di primo piano. Ma questo non importa più di tanto a Winston: ha ottenuto la possibilità di combattere e di descrivere gli avvenimenti mediante una corrispondenza per il “Morning Post” lautamente retribuita.
Il 2 settembre di quell’anno vi è la famosa battaglia di Omdurman che porta alla distruzione dell’esercito sudanese. L’episodio più celebre dello scontro è l’eroica e decisamente folle carica di cavalleria che vede impegnati trecentodieci lancieri (e Churchill con essi) contro circa tremila nemici (3). Uscito indenne da questo massacro ritorna vittorioso in Inghilterra dove pubblica “The River War”, il suo secondo libro.
Anche questa volta trova l’occasione di criticare i vertici militari, ma le conseguenze di ciò non lo turbano: ha deciso di congedarsi dall’esercito. Ha capito che l’elevato tenore di vita che conduce non sarebbe mai stato compensato dal misero stipendio da ufficiale e, soprattutto, che la carriera militare non gli avrebbe permesso di dedicarsi pienamente alla politica.
Qui dobbiamo aprire una breve parentesi circa il livello di vita che Churchill ha sostenuto. Indipendentemente che fosse un militare, un giornalista e scrittore di successo o un politico, Winston appartiene ad una Elite che considera inconcepibile non ricorrere ad una folta schiera di servitori, rinunciare a vini e cibi pregiati ed a vivere in lussuose e comode dimore frequentate dai propri pari e dai componenti della famiglia reale.
In Inghilterra si lancia nell’agone politico partecipando, quale candidato dei Conservatori, alle elezioni suppletive ad Oldham nel luglio 1899. Ne esce sconfitto, ma di misura. Non ne fa una tragedia, anche perché si sta preparando ad una nuova avventura che gli avrebbe dato fama e denaro nonché aperto molte porte, tra cui quelle ambite di Westminster.
E’, infatti, scoppiato un conflitto in Sudafrica tra i Boeri (colonizzatori di origine olandese) e l’Impero Britannico. E le truppe inglesi stanno collezionando una serie di sconfitte umilianti. Il “Morning Post” chiede a Churchill di effettuare una serie di reportage che sarebbero stati pagati a peso d’oro. Diviene, in quella occasione, il corrispondente di guerra più pagato al mondo.
Ma non riesce a stare lontano dai guai: Winston è Winston. Non si accontenta di notizie di seconda mano, deve recarsi in prima linea. E così fa, finendo in un scontro armato dove, vista la situazione, abbandona la penna di scrittore per impugnare la pistola battendosi con decisione e coraggio. Ma, mentre copre la ritirata dei suoi compagni, viene catturato e portato in un campo di prigionia a Pretoria, nel cuore del territorio nemico.
Come sempre il giovane Churchill non si scoraggia: per tutta la vita si lascerà prendere dalla depressione durante i periodi di inattività, ma quando il pericolo incombe sarà sempre pronto all’azione. Anche in questo caso agisce velocemente, evadendo dalla prigione, attraversando fortunosamente la Repubblica Boera (malgrado la taglia di 25 sterline posta sul suo capo) e raggiunge il Mozambico, a quel tempo colonia portoghese.
Il suo rientro in patria è trionfale: è l’eroe del giorno. Canzoni in suo onore vengono composte e cantate nei music hall, articoli sull’impresa si sprecano, un suo tour di conferenze segna il tutto esaurito. Le uniche critiche arrivano da esponenti dell’esercito, che non gli hanno perdonato il comportamento indipendente durante il servizio militare e lo accusano di essere un esibizionista in cerca di medaglie.
Ingresso in politica di Winston Churchill: dai conservatori ai liberali
Sull’onda della vittoria contro i Boeri il Governo decide di indire le elezioni generali nell’ottobre del 1900 passate alla storia come “le elezioni kaki” dal colore delle divise dell’esercito. Churchill si ricandida nel collegio di Oldham e questa volta vince. Entra così nel vasto stuolo di parlamentari Conservatori che conquistano una larga maggioranza a Westminster.
In attesa che il Parlamento si riunisca ufficialmente, il giovane deputato, a corto di denaro come di consueto, intraprende un tour di conferenze a pagamento in Inghilterra e negli Stati Uniti. Ed è in Nord America che riceve la notizia della morte della regina Vittoria. Sul Trono sta per salire Re Edoardo VII e Winston scrive alla madre per chiederle ironicamente se, a suo parere, l’ex amante avrebbe cambiato stile di vita (4).
Il 14 febbraio 1901 Churchill, a 26 anni, prende posto per la prima volta sui banchi della House of Commons: vi resterà, salvo brevi periodi, per 63 anni. Fin da subito evidenzia una caratteristica comune al padre: l’insofferenza verso i vertici del partito e una indipendenza che spesso sconfina nell’aperta ribellione. Il primo scontro avviene pochi giorni il debutto in Parlamento contro l’aumento delle spese militari proposto dal Ministro della Guerra.
Ma il punto di rottura è raggiunto nel 1904 dopo un lungo dibattito trasversale che vede, da un lato, i sostenitori del “Libero Scambio” e, dall’altra parte, chi vuole l’assunzione di un Sistema di tariffe Imperiali con l’innalzamento di dazi verso i Paesi che non rientrano nella sfera d’influenza britannica.
Joseph Chamberlain (padre di Neville) propone – nell’ambito di una più vasta visione imperialista – l’applicazione di un sistema di protezionismo a cui aderisce buona parte dei Conservatori. Per contro i Liberali, a quel tempo all’opposizione, si dichiarano apertamente contrari a questa proposta e Churchill, liberoscambista, non trova altra soluzione che unirsi a loro abbandonando i Tory. A chi gli rimprovera questo cambio di casacca Churchill risponde: “Alcuni uomini cambiano il loro partito per amore dei principi; altri cambiano i loro principi per amore del loro partito”(5).
E’ il 31 maggio 1904 quando Churchill attraversa il corridoio che separa i banchi della maggioranza Tory per andarsi a sedere in quelli dell’opposizione, vicino al liberale radicale David Lloyd George. Insieme, negli anni a venire formeranno una coppia formidabile: il nipote del Duca con l’avvocato gallese sarà protagonista di una stagione di riforme forse unica nella Storia.
E’ promotore – unitamente all’amico David – di leggi che regolamentano i salari e gli orari di lavoro, istituiscono gli uffici di collocamento e l’assicurazione contro la disoccupazione, ampliano la platea dei pensionati, elaborano una riforma per rendere più umane le condizioni dei carcerati.
Nei dieci anni seguenti Winston ricopre molteplici incarichi governativi: sottosegretario alle Colonie, Ministro del Commercio, Ministro dell’Interno ed infine Primo Lord dell’Ammiragliato (Ministro della Marina). Questo periodo è stato messo in ombra dall’incredibile impresa di guidare l’Impero durante la II Guerra Mondiale, ma meriterebbe sicuramente un approfondimento per ciò che ha significato per la costruzione del Welfare State.
Come ben si può immaginare il cambio di campo e le riforme radicali di cui è co-protagonista gli alienano molte simpatie, oltre che tra i vecchi compagni di partito, anche nell’ambito famigliare e sociale. Il colpo di grazia lo dà l’appoggio convinto alla riforma costituzionale della Camera dei Lord (in cui siedono molti amici e parenti) che ne limita i poteri. Da quel momento Winston diviene la bestia nera dei Conservatori e di buona parte dell’alta società a cui appartiene.
Winston Churchill e la moglie Clementine Hozier
L’anno 1904 non segna solo il passaggio ai Liberali, ma è rimarchevole anche nel campo affettivo. Ad un ballo conosce Clementine Hozier, figlia di una cara amica di sua madre. L’incontro non è comunque significativo in quanto Winston, dopo le presentazioni, rimane muto ad ammirare la bellissima ragazza che ha dinanzi a sé. Tale comportamento è estremamente imbarazzante per Clementine che si “sgancia” da quello strano personaggio grazie all’intervento di un conoscente che la invita a ballare.
Se Churchill ha avuto un’infanzia triste, quella di Clemmie è stata terribile: i genitori divorziano per le continue infedeltà della madre (nessuno dei suoi quattro figli è del colonnello Hozier). La separazione comporta anni di dignitosa povertà mitigata dalle donazioni dei familiari.
Clementine esce rafforzata da queste esperienze e, malgrado la sua situazione economica precaria, rifiuta alcune proposte di matrimonio vantaggiose. Lei cerca l’amore e lo trova in Winston. Si incontrano nuovamente solamente dopo quattro anni, ma bruciano i tempi: dopo pochi mesi di fidanzamento si sposano nel 1908 con un viaggio di nozze sul Lago Maggiore.
Churchill non sarebbe stato Churchill senza la sua Clementine. Ella ha supportato e sopportato il marito, è stata la sua più saggia e stretta consigliera, al suo fianco consolandolo nei momenti peggiori e gioendo dei suoi successi. Soprattutto è così intelligente da capire che non avrebbe mai potuto sconfiggere la sua sola e vera rivale: la Politica; così si allea con Winston per blandirla e conquistarla insieme a lui. Winnie riconoscerà sempre le qualità della sua Clemmie. Il tributo più tenero è la conclusione della sua autobiografia “Gli anni della mia giovinezza”: “… al settembre 1908 quando presi moglie; e da allora vissi felice.”
Winston Churchill in politica
Riprendendo il filo del racconto, come visto, Churchill ricopre svariati importanti incarichi nel governo liberale presieduto da H.H. Asquith, ma quello in cui fa valere maggiormente le sue doti di organizzatore e di modernizzatore è l’Ammiragliato. La Flotta è l’arma principale dell’Impero che, per la sua natura, sopravvive e si sviluppa solo se ha il controllo dei mari. La Gran Bretagna stessa sarebbe stata soffocata da un blocco navale totale. Churchill riceve l’incarico nel 1911 e si mette subito all’opera. I tempi stavano cambiando, in peggio.
Nel 1910 muore Edoardo VII, soprannominato “lo zio d’Europa” per gli stretti legami di parentela con tutte le case regnanti d’ Europa. La Germania, sotto Guglielmo II, ha la maggior crescita economica e tecnologica nel Mondo e non nasconde ambizioni di espansione coloniale alla ricerca di nuovi mercati e di approvvigionamenti di materie prime. Il Reich decide di sfidare l’Impero proprio nel settore in cui primeggia: la marina militare.
Guglielmo affida al suo ministro von Tirpitz il compito di rendere la flotta tedesca superiore a quella britannica; politica inaccettabile per Londra che vede minacciata non solo la sua potenza, ma – come detto- la propria sopravvivenza.
Churchill adotta una doppia linea politica: da un lato potenzia la Fleet, dall’altra cerca (invano) un compromesso con i Tedeschi proponendo un trattato navale che ponga un limite alle costruzioni di nuovi vascelli. Incrementa la costruzione delle Dreadnought, un tipo di nave estremamente moderna per i tempi e trasforma progressivamente l’alimentazione delle imbarcazioni passando dal carbone alla nafta ottenendo maggiore autonomia e velocità.
Per far ciò acquista, a nome del Governo, il 51% della “Anglo Persian Oil Company”, operazione che consente il costante approvvigionamento di combustibile. Inoltre, alla luce della “Entente Cordiale” con la Francia, convince il Gabinetto ad avviare un rapporto di collaborazione militare con i Transalpini con la costituzione di commissioni bilaterali.
Ed è interessante osservare che, grazie alla sua passione e curiosità verso le innovazioni scientifiche, è l’ideatore dell’aviazione militare con la costituzione della Royal Naval Air Service (6). E’, infine, il pioniere dei carri armati, il cui studio e prototipo viene commissionato proprio da Churchill in veste di Primo Lord.
Questo merito gli viene ufficialmente riconosciuto dopo la prima Guerra Mondiale dalla Royal Commission of War Inventions che lo elogia per “la ricettività, il coraggio e l’iniziativa” (7). Nell’agosto 1914, dunque, quando la grande carneficina ha inizio, “la Flotta è pronta” con l’apprezzamento da parte di tutti. Ma negli anni seguenti Winston avrebbe pagato a caro prezzo l’ambizione, l’audacia e la presunzione che lo contraddistinguevano.
Anversa
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale Churchill è uno dei più conosciuti ministri liberali ed occupa il prestigioso incarico di primo Lord dell’Ammiragliato, il responsabile politico della Marina. Negli anni precedenti si è occupato dell’ammodernamento della flotta: ha convertito i motori delle navi da carbone a nafta, ha costituito il primo reparto dell’aeronautica per la ricognizione, ha soppresso le grandi manovre sostituendole con prove di mobilitazione.
La flotta inglese si trova ben preparata al conflitto contro il Reich tedesco che, a partire dai primi del ‘900, ha avviato un intenso riarmo navale. Sul fronte terrestre la guerra sul fronte occidentale versa presto verso il peggio per gli Alleati. Il fianco destro dell’esercito tedesco avanza con una manovra avvolgente verso l’interno con direzione Parigi.
L’intenzione è di occupare prima i porti della Manica per evitare l’invio di rinforzi britannici e poi conquistare la Capitale francese ponendo fina alla guerra. Poche sono le roccaforti belghe che resistono: la principale è Anversa. La caduta della città, con il suo importante porto, in tempi brevi avrebbe impedito il rafforzamento delle armate alleate a difesa degli altri porti.
Ai primi di ottobre, su incarico del Gabinetto di Guerra, vi giunge Winston che, con una decisione tipicamente “Churchilliana”, assume la difesa del porto alla testa della Naval Division. Arriva al punto di chiedere al Primo Ministro di rinunciare alla carica all’Ammiragliato e di avere un grado militare atto a prendere decisioni in piena autonomia.
Asquith, il Primo Ministro, rifiuta decisamente e gli chiede di rientrare a Londra. Con questo comportamento da parte di Churchill si consolida tra gli amici e gli avversari l’impressione che sia inaffidabile e senza giudizio. Anche la moglie Clementine lo supplica di essere ragionevole. Ma è grazie anche alla sua opera che Anversa, resistendo oltre il previsto, consente agli Alleati di ricompattarsi.
Churchill e la campagna dei Dardanelli
Il conflitto si trasforma rapidamente in una guerra statica dove l’assalto alle trincee si traduce in migliaia di morti senza ottenere risultati significativi. Il Comitato di Guerra è spaccato: da una parte i “Westerners” sostenitori di un maggior impegno in Francia e gli “Easteners” che accarezzano l’idea di aprire un secondo fronte nel Mediterraneo per colpire la Turchia, da poco scesa in campo a fianco dei Tedeschi e degli Austroungarici.
Spinto da Churchill, il Comitato nel gennaio 1915 adotta un piano che prevede di forzare con una flotta anglo-francese lo Stretto dei Dardanelli con obiettivo la conquista di Costantinopoli. Se riuscito, il piano porterebbe alla ricongiunzione con i russi e all’uscita dal conflitto degli ottomani, con la possibilità di concludere vittoriosamente la guerra limitando le perdite umane.
In verità si va incontro ad un altro bagno di sangue. La fase preparatoria è confusa, a tratti dilettantesca e minata da divergenze di vedute. Non vengono presi in considerazione alcuni aspetti essenziali quali la preparazione dell’esercito turco, l’inefficacia dei cannoni delle navi contro le fortificazioni ed, infine, il pericolo delle mine. Una serie di bombardamenti preventivi mette, inoltre, in allarme il nemico.
La missione navale fallisce quasi subito e si ripiega, con lentezza, verso uno sbarco nella penisola di Gallipoli che si rivela disastroso. Saranno migliaia i soldati, principalmente australiani e neozelandesi, che moriranno per le ferite e le malattie in quel limbo di terra.
Quando, tra la fine del 1915 e l’inizio del 1916, i reparti falcidiati vengono reimbarcarti, certificando così una sconfitta ben chiara a tutti, Churchill è sul Fronte Occidentale a combattere. Gallipoli gli è stato fatale: per tutta la sua carriera chi lo vuole attaccare ha gioco facile; basta gridargli contro: “Ricordati di Gallipoli!”
La caduta di Winston Churchill
Nel maggio 1915 il Governo, di fronte all’impasse sul Fronte Occidentale ed il fallimento dei Dardanelli, è in difficoltà. Il Primo Ministro Asquith invita il capo dei Conservatori Bonar Law a costituire insieme un governo di unità nazionale. I Conservatori accettano ponendo alcune condizioni; la più importante è la cacciata di Churchill dall’Ammiragliato. Il passaggio al campo avversario ed i ripetuti attacchi agli esponenti Tory non sono stati dimenticati.
Sia Asquith che Lloyd George abbandonano l’amico e Winston viene “degradato” ad un ruolo marginale: Cancelliere del Ducato di Lancaster, ministero senza portafoglio ed escluso dal Gabinetto di Guerra. Churchill resiste in quel ruolo pochi mesi, poi decide di arruolarsi e va a comandare con un battaglione di fanteria scozzese con il grado di Tenente Colonnello.
Qui, in prima linea, guadagna rapidamente la fiducia dei suoi uomini evitando assalti sconsiderati alle trincee nemiche e migliorando le loro condizioni di vita. Nel frattempo è Clementine che mantiene i rapporti con i politici cercando di riannodare relazioni peri non far cadere nel dimenticatoio il marito. Nella quotidiana corrispondenza é evidente il terrore di lei per i pericoli che Winnie deve affrontare giornalmente, ma sono anche relazioni circa il clima politico inglese a cui si aggiungono i suoi saggi consigli al marito.
La signora Churchill, infatti, vive un momento bipolare: da un lato è consapevole che il marito rischia costantemente la vita, ma d’altra parte capisce che un repentino ritorno alla vita politica, come da Winston immaginato, comporterebbe la definitiva morte politica del marito. Churchill le dà retta e resiste lontano dalla politica fino al 9 maggio 1916 quando il suo battaglione viene accorpato con un altro ed i tempi sono maturi per il ritorno.
Churchill nuovamente al governo
Non subito rientra nel “giro che conta”: i suoi interventi ai Comuni sono male accolti e lui evita la depressione solo iniziando a coltivare una delle sue svariate passioni: inizia a dipingere. A fine 1916 Lloyd George forma un nuovo governo, sempre di coalizione, ma è solo a metà dell’anno seguente che riesce a vincere le riserve dei Conservatori ed a proporre a Churchill il Ministero delle Munizioni.
Il problema dei rifornimenti all’esercito ha creato uno scandalo in Inghilterra per la penuria delle munizioni pesanti a disposizione dell’artiglieria sul fronte. Il Ministero è disorganizzato ed appesantito da una burocrazia che rallenta la produzione. Churchill vi pone le sue indubbie doti di organizzatore ed il suo usuale impegno che coinvolgono in breve i suoi collaboratori.
Viene incrementata la produzione dei tanks (la sua creatura), degli obici, degli aeroplani migliorando, nel contempo, le condizioni di lavoro degli operai. Il suo impegno gli viene riconosciuto anche dagli avversari Tory e Lloyd George, nel gennaio del 1919, trova minori obiezioni alla sua nomina a Segretario di Stato per la Guerra.
Con il nuovo incarico si assume l’onere di provvedere alla smobilitazione dell’esercito, compito estremamente delicato a cui fa fronte con la soddisfazione di tutti. Nel primo periodo al ministero propone di intervenire militarmente in appoggio dei Russi Bianche che si stanno opponendo all’Armata Rossa Bolscevica. Churchill per tutta la vita sarà un fiero anticomunista, avendo compreso il pericolo che questa ideologia comporta per i Paesi liberi.
Ma il suo intento fallisce, sia Lloyd George che la Gran Bretagna vogliono la pace, la ricostruzione e vedono la Russia come un esotico luogo lontano. Nel 1921 diventa Segretario di Stato per le Colonie, ministero che si occupa anche dell’Irlanda. E questo è significativo circa la scarsa considerazione che gli Inglesi nutrivano all’epoca per i loro vicini di origine celtica.
Nel suo nuovo incarico Winston negozia con i Nazionalisti irlandesi guidati da Michael Collins, uno dei capi dell’Ira, uomo di grande coraggio ed intelligenza. Le trattative, grazie anche all’intesa instauratasi tra Churchill e Collins, sfociano nella formale indipendenza dell’EIRE. Collins verrà ucciso nel 1923 durante una guerra civile interna ai Nazionalisti. Pochi giorni prima aveva detto “Dite a Winston che senza di lui non ce l’avremmo mai fatta” (8)
Intanto lo scenario politico per i Liberali volge verso la tempesta: divisioni ed errori politici li spingono verso un ruolo marginale, mentre il Partito Laburista continua a crescere. Le elezioni del 1922 si risolvono in un disastro per i Liberali; lo stesso Churchill perde il seggio alla Camera. La sfortuna vuole che, appena avviata la campagna elettorale, debba essere operato d’urgenza di appendicite. In quell’epoca la ripresa post operatoria era più lunga che ai nostri tempi e la sua assenza ai comizi, seppur mitigata dal lavoro infaticabile della straordinaria Clemmie, fa pendere la bilancia a suo sfavore.
Avrà modo di commentare: “Sono rimasto senza un incarico, senza un seggio, senza partito e senza appendicite” (9). Questa debacle approfondisce la spaccatura con i Liberali i quali continuano la loro politica suicida stipulando un accordo di desistenza con i laburisti e contribuendo a farli crescere numericamente in Parlamento. Lo spostamento a sinistra del partito non convince Winston che si riavvicina progressivamente ai Conservatori che lo riaccolgono, seppur con molte esitazioni e dubbi.
E’ come candidato Tory che nel 1924 rientra in parlamento ed al governo, nominato inaspettatamente dal nuovo premier conservatore Stanley Baldwin Cancelliere dello Scacchiere, equivalente al nostro ministro del tesoro e seconda carica più importante del gabinetto. In questo incarico Churchill non brilla: l’economia non è nelle sue corde e si affida completamente ai suoi collaboratori.
Gli anni bui di Winston Churchill
Resterà in carica fino al 1929 e per i dieci anni successivi non avrà più incarichi governativi: inizia il periodo oscuro. Rilevante è la produzione letteraria: conclude “The world crisis”, le sue memorie sulla Prima Guerra Mondiale, “My early life”, la sua autobiografia, “Marlborough: his life and times” la biografia del primo Duca capostipite della famiglia e “Great Contemporaries”, raccolta di articoli su personaggi celebri.
Queste pubblicazioni, unitamente a conferenze ed articoli, gli fruttano lauti guadagni che investe nei lavori di ampliamento di Chartwell, la casa nel Kent acquistata qualche anno prima: qui lui e Clementine vivono una esistenza serena. Entrambi i coniugi Churchill hanno avuto una infanzia infelice e fanno di tutto per crescere i figli con amore: Chartwell sarà sempre il loro porto sicuro.
Politicamente sono anni duri. Churchill è guardato con disprezzo e diffidenza da buona parte dei Conservatori. Per i Liberali è un traditore, un topo che fugge dalla nave che affonda. Per i Laburisti è un aristocratico antisocialista anacronistico. Winston aiuta i suoi nemici, soprattutto interni, schierandosi per due volte contro il partito.
Nel primo caso nel 1930 si oppone al progetto di autonomia dell’India, contrariando il capo dei Tory Stanley Baldwin. Nel 1936 si schiera, tra i pochi, a favore di Edoardo VIII che intende sposare una americana divorziata, Wallis Simpson. Come ben noto il re abdicherà su pressioni sia della chiesa Anglicana che del Governo conservatore ed al suo posto salirà sul trono il fratello Giorgio VI.
Queste due prese di posizione controcorrente gli alienano anche il favore della pubblica opinione, proprio negli anni in cui in Germania il Nazismo sale al potere. Pochi, in Europa, intravedono immediatamente il terribile rischio rappresentato da Hitler e dalla sua banda: Winston è uno di questi.
L’allarme all’inizio è inascoltato, poi il comportamento aggressivo tedesco induce ad una riflessione su come contenere la minaccia. Churchill presenta dati allarmanti circa la crescita dell’aviazione militare germanica e l’arretratezza ed inconsistenza di quella britannica chiedendo un piano di investimenti nel settore che consenta, in caso di guerra, una adeguata di difesa dell’Isola.
Neville Chamberlain, primo Ministro dal 1937, predilige invece l’approccio diplomatico, ritenendo che una ragionevole trattativa con Adolf Hitler possa soddisfare alcune legittime richiesta della Germania mantenendo la pace. Il suo atteggiamento è ampliamente condiviso dall’opinione pubblica e dalla classe politica non solo nel regno Unito, ma anche in Francia, Paesi che hanno visto solo vent’anni prima intere generazioni massacrate in un conflitto senza eguali.
La politica aggressiva dei Nazisti inizialmente non preoccupa l’Europa: l’occupazione della Renania nel marzo del 1936 viene vista come una lecita riacquisizione di una regione tedesca. L’Anschluss dell’Austria nel 1938 avviene senza sparare un colpo.
La conferenza di Monaco
Si inizia ad ascoltare Churchill in questo periodo, quando Hitler guarda ai Sudeti, regione della Repubblica Cecoslovacca a maggioranza tedesca. L’integrità della Cecoslovacchia è garantita dalla Francia ed una aggressione porterebbe ad un effetto domino simile a quello scattato nel 1914.
Chamberlain chiede la mediazione di Benito Mussolini per sventare il conflitto. Viene convocata d’urgenza una conferenza a Monaco di Baviera tra Deladier, Presidente del Consiglio francese, Chamberlain, Hitler e lo stesso Mussolini nel corso della quale viene stabilita la cessione dei Sudeti alla Germania. Ai Cecoslovacchi, che non sono stati invitali al tavolo delle trattative, viene chiesto di prendere atto delle decisioni assunte.
Il Primo Ministro ottiene, come contropartita, una firma di Hitler su un vago impegno di fare tutto il possibile in futuro per evitare un conflitto. Questo documento verrà sventolato da Chamberlain al suo ritorno in Inghilterra davanti alla folla che lo accoglie da vincitore. Churchill è amareggiato. Pronuncia la famosa frase: “Poteva scegliere tra la guerra ed il disonore. Ha scelto il disonore e avrà comunque la guerra.”(10)
I fatti gli danno ragione nei mesi seguenti: il 15 marzo del 1939 Hitler, in spregio agli accordi, entra a Praga. La situazione precipita. Ora le mire del dittatore sono rivolte alla Polonia. Mentre Chamberlain dichiara ai Comuni che difenderà la Polonia in caso di attacco, Churchill propone di coinvolgere l’URSS in una alleanza per contenere l’espansionismo nazista.
Non solo non viene ascoltato, ma l’ambiguo comportamento di Inghilterra e Francia insospettisce il paranoico Iosif Stalin e lo butta nelle braccia di Hitler. Il “Patto di non aggressione” tra i due regimi è di fatto un accordo per spartirsi territori: la Germania ha mano libera sulla parte occidentale della Polonia, mentre ai Sovietici va il restante territorio polacco, le Repubbliche Baltiche e la Bessarabia (11).
Churchill primo ministro nella seconda guerra mondiale
Il 1 settembre 1939 Hitler invade la Polonia. Il 3 settembre Francia e Regno Unito dichiarano guerra al III Reich. Subito dopo Chamberlain richiama Churchill all’Ammiragliato: non può fare a meno del politico che per primo si è reso conto della vera natura dei nazisti. La guerra sul fronte occidentale ha un avvio lento; solo nel 1940, eliminata in breve tempo la sfortunata Polonia, Hitler sposta l’attenzione a Ovest invadendo la Danimarca e la Norvegia.
Gli Alleati tentano di contrastarli sbarcando a Narvik, ma l’operazione è fallimentare. Contrariamente a quanto è successo per i Dardanelli, la colpa non viene imputata a Churchill (di fatto il maggior responsabile), ma al Primo Ministro. Winston alla Camera correttamente lo difende, ma la posizione di Chamberlain è ormai debole. Il 10 maggio i tedeschi invadono il Belgio e l’Olanda e sfondano in Francia.
Occorre, come nel 1915, formare una coalizione che comprenda anche Liberali e Laburisti. Entrambi i partiti di opposizione, però, si dicono indisponibili ad entrare in un Gabinetto guidato dal premier uscente. Occorre trovare un nuovo leader e inizialmente si pensa a Lord Halifax, al tempo Ministro degli esteri ed a capo della fazione che spera ancora in un accordo con il dittatore nazista, anche per il tramite di Mussolini.
Ma il vento è cambiato definitivamente e, malgrado le perplessità del suo stesso partito e del Re, Churchill viene incaricato da questi di formare un nuovo Governo. Inizia, per il sessantacinquenne Winston, “l’ora più bella”. Alla Camera, nel discorso d’insediamento, pronuncia la leggendaria frase “non ho da offrire che sangue, fatica, sudore e lacrime”: non nasconde ai suoi compatrioti il futuro che li aspetta.
Il nuovo Primo Ministro si trova ad affrontare una situazione drammatica: l’esercito francese sta collassando e pensa alla resa, il corpo di spedizione britannico sta per essere sbaragliato sulla costa tra Calais e Dunkerque mentre diventa reale la minaccia di invasione.
Churchill si reca vanamente in Francia per rassicurare gli alleati e chiedere loro di non firmare una pace separata senza un preventivo accordo. Organizza con pieno successo l’operazione “Dynamo” per l’evacuazione dell’esercito alleato a Dunkerque: navi e battelli di ogni tipo e dimensione riescono a trarre in salvo oltre 330.000 soldati anglo-francesi.
Il 10 giugno l’Italia entra in guerra a fianco della Germania, il 25 dello stesso mese la Francia si arrende: l’Impero britannico è rimasto solo. Per un anno deve affrontare il nemico in Africa e nei cieli di casa. Le principali città britanniche, Londra prima tra tutte, sono sottoposte a pesanti bombardamenti: è la battaglia d’Inghilterra in cui, come disse Churchill, “mai così tanti dovettero così tanto a così pochi”.
Gli Inglesi tengono, le postazioni radar sono intatte, l’aviazione non è neutralizzata, lo sbarco nazista è impossibile. Intanto Churchill ha instaurato una stretta relationship con il presidente Roosevelt che permette alla Gran Bretagna di ottenere il materiale civile e bellico che le consente di resistere. Nel 1941 la situazione cambia drasticamente. A giugno Hitler lancia l’”Operazione Barbarossa” attaccando l’Unione Sovietica.
Nel dicembre dello stesso anno il Giappone attacca la base navale statunitense di Pearl Harbour provocando l’entrata in guerra degli U.S.A. L’avvio della guerra contro l’Impero Nipponico è un susseguirsi di sconfitte per gli Inglesi: le due navi da battaglia Repulse e Prince of Wales vengono affondate, cadono Hong Kong e Singapore (ritenuta imprendibile), la Birmania viene conquistata.
Ma le criticità non sono solo in Oriente: il Libia le truppe dell’Impero subiscono una serie di rovesci e i sottomarini tedeschi, gli U-boot, nell’Atlantico falcidiano i convogli navali che portano i rifornimenti essenziali per la sopravvivenza del paese. Churchill è instancabile, malgrado l’età ed i primi problemi di salute: passa dal bunker vicino all’Ammiragliato al Parlamento, si reca settimanalmente a convegno dal re e si imbarca in massacranti viaggi aerei e navali per recarsi a convegno con i suoi alleati.
Anche in presenza di notizie negative l’opinione pubblica è con lui, viene rinvigorita dalle sue parole e dal suo comportamento. La grandezza di Winston è in questo: comprende l’essenza del popolo inglese, non gli mente, risponde con l’esempio alle vicissitudini della guerra. Churchill è tra le macerie delle città bombardate. Hitler, Stalin, Mussolini no. Churchill sta tra la gente, la incoraggia, si commuove per le traversie dell’uomo comune; gli altri leader no.
Il punto di svolta sui vari fronti avviene nel 1942: i Sovietici fermano il III Reich a Stalingrado, ad El Alamein si infrange il sogno italotedesco di conquistare il canale di Suez e nel Pacifico, al largo delle Midway, la flotta nipponica riceve una sonora batosta. Nel 1943 l’Italia, invasa, si arrende. Churchill si incontra con Stalin e Roosevelt a Teheran per concordare l’apertura di un nuovo fronte in Occidente.
Qui iniziano le forti divergenze tra il Presidente U.S.A., che propende per uno sbarco nel nord della Francia, e il primo Ministro britannico che vorrebbe rafforzare l’impegno in Italia. Churchill non si fida di Stalin e vuole che gli Angloamericani si spingano più a est possibile, mentre Roosevelt crede nelle promesse del dittatore sovietico di instaurare la democrazia nei Paesi liberati dal nazismo.
Churchill perde progressivamente peso politico: gli Americani hanno alle spalle una potenza economico/militare inesauribile, i Russi vantano le vittorie continue sui Tedeschi e le terribili perdite subite. E così, invece di continuare con forza la liberazione dello Stivale, viene deciso lo sbarco in Normandia a cui Churchill, memore dei Dardanelli, inizialmente si oppone temendo un disastro.
Quando i piani definitivi gli vengono mostrati, convinto delle possibilità di successo, non solo dà il suo assenso convinto, ma contribuisce al miglioramento dei piani. La fine della seconda guerra mondiale si avvicina ed i tentativi di Winston di ridurre il potere di Stalin fallisce a Jalta: sull’Europa, divisa in due, calerà una “cortina di ferro” che resterà attiva per oltre quarant’anni.
Gli ultimi anni e la morte di Winston Churchill
I vincitori, nel 1945, si ritrovano in conferenza a Potsdam. Vi è una breve interruzione per permettere ai componenti della missione britannica di partecipare alla campagna elettorale per il rinnovo del parlamento. Churchill non farà ritorno in Germania: il popolo britannico lo boccia clamorosamente e sceglie i Laburisti.
Winston si trova in bagno quando il suo aiutante di campo gli comunica il risultato elettorale. Replica tranquillamente: “Può anche essere un’onda anomala, ma gli elettori hanno tutto il diritto di escluderci. E’ la democrazia. Ed è per questo che ci siamo battuti. Ed ora passatemi la vestaglia”(12).
Malgrado questa reazione tipicamente “british” il colpo è duro. Winston conosce le regole del gioco ed è consapevole che passeranno cinque anni prima di nuove elezioni: sarà troppo vecchio per guidare ancora un governo Tory? La sconfitta si riflette anche in campo personale con attriti ed incomprensioni tra Winnie e Clementine. Lui combatte la depressione viaggiando e dipingendo prima di riprendere le redini del partito e di iniziare l’attività di Leader dell’opposizione.
E scrive. Scrive alcune delle sue opere più importanti: la monumentale “Storia della Seconda Guerra Mondiale” e la “Storia dei popoli di lingua inglese”. Nel 1946, invitato dal Presidente U.S.A. Truman, si reca all’università di Fulton, nel Missouri e pronuncia il famoso discorso sulla “cortina di ferro”. Sempre in quell’anno in Olanda, auspica la creazione degli Stati Uniti d’Europa (13).
Nel 1951 ritorna al potere vincendo le elezioni a settantasei anni. Non si è mai troppo vecchi se si è Winston Churchill. Il secondo premierato è più volto alla ricostruzione del paese, ancora alle prese con i problemi del dopoguerra. Tenta, invano, di riunire ad un tavolo il presidente Eisenhower e Stalin per evitare un conflitto nucleare, ma ormai il prestigio suo e della Gran Bretagna non sono più quelli di prima e i suoi interlocutori rifiutano.
Nel 1953 gli viene conferito il Premio Nobel per la Letteratura. Pur pressato da Anthony Eden, che vuole succedergli, resiste al suo posto fino al 1955 quando, dopo una cena al numero 10 di Downing Street con la giovane Regina Elisabetta II, rassegna le dimissioni.
I problemi di salute, che lo avevano interessato già durante la guerra, peggiorano progressivamente fino al 24 gennaio 1965 quando muore a Londra. Sei giorni dopo oltre un milione di inglesi lo segue nel suo ultimo percorso fino alla cattedrale di Saint Paul. E’ sepolto nel piccolo cimitero di Bladon, vicino a Blenheim Palace.
Note:
(1) “The Churchills: a family portrait” – Celia Lee e John Lee -LumeBooks (pag. 135 e seguenti).
(2) Sito della BBC “History Extra” – 10 things you might not know about Blenheim Palace.
(3) Churchill l’ultimo leone – vol. II, William Manchester – Frassinelli (pag.296).
(4) Churchill la biografia – Andrew Roberts – UTET pag. 158.
(5) Il sorriso del bulldog – a cura di D. Enright – Liberilibri pag. pag.16.
(6) Churchill La vita politica e privata- Martin Gilbert- Mondadori pag. 201.
(7) Churchill la vita politica e privata – Martin Gilbert – Mondadori pag 251.
(8) “Churchill and the Empire” di Charles Eade
(9) “Il sorriso del bulldog” a cura di D. Enright – Liberilibri
(10) Ibidem
(11) “Atlante del ventesimo secolo” Vittorio Vidotto- Laterza
(12) “Winston Churchill: a selection from the Broadcasts by the BBC” 1965 – testimonianza del capitano Pin.
(13) “Winston Churchill l’idea dell’Europa Unita” – ed. Bruno Mondadori
I libri consigliati da Fatti per la Storia su Winston Churchill!
- Churchill l’ultimo leone – 4 volumi – William Manchester – Ed. Frassinelli.
- Churchill La biografia – Andrew Roberts – Ed. UTET.
- Churchill la vita politica e privata – Martin Gilbert – Mondadori.
- Riconquistare Khartoum – Winston Churchill – Ed. Piemme.
- Gli anni della mia giovinezza – Winston Churchill -Ed. Garzanti.
- A cura di Dominique Enright, Il sorriso del bulldog. Maliziose arguzie di Winston Churchill, Liberilibri.
- A cura di Giulio Anta, Winston Churchill l’idea di Europa Unita, Bruno Mondadori.