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Vita, morte ed esperimenti del dottor Mengele, l’angelo della morte nazista

Vita e morte del criminale di guerra nazista Josef Mengele ricordato come l'angelo della morte per i suoi esperimenti medici sui bambini detenuti nel campo di concentramento di Auschwitz.

di Agostino Raso
6 Febbraio 2022
TEMPO DI LETTURA: 4 MIN
Josef Mengele

CONTENUTO

  • Il dottor Josef Mengele
  • Josef Mengele: l’angelo della morte di Auschwitz
  • Le ricerche sui gemelli di Josef Mengele
  • La fuga in Sud America
  • La morte di Josef Mengele

 

Il 7 febbraio 1979 muore a Bertioga, in Argentina, il criminale di guerra tedesco Josef Mengele, medico nel campo di concentramento di Auschwitz meglio conosciuto come l’angelo della morte, colui che sterminò migliaia di ebrei, utilizzandoli come cavie umane, in esperimenti indicibili, volti a stabilire, nel delirio nazista, la purezza della razza ariana.

Il dottor Josef Mengele

Mengele si laurea in medicina nel 1935 con una tesi sulla morfologia razziale. Nel gennaio 1937 presso l’Istituto per la biologia ereditaria e per l’igiene razziale di Francoforte sul Meno, diviene assistente di Otmar Freiherr von Verschuer, conosciuto per le sue ricerche nella genetica, con un particolare interesse per i gemelli, che influenzano Mengele. Nel 1940, dopo essere entrato nelle SS, si arruola volontario nella Waffen-SS e viene decorato due volte con la Croce di Ferro di Prima Classe.

Nel 1942, ferito lievemente, si ritira dai campi di combattimento perché definito non idoneo a combattere nelle prime linee. Viene assegnato all’Ufficio centrale per la razza e le colonie di Berlino. In quel periodo riprende i contatti con il suo mentore, von Verschuer, che lavora presso l’Istituto per l’antropologia, la genetica umana e l’eugenetica Kaiser Wilhelm a Berlino. Poco prima di essere trasferito ad Auschwitz, Mengele venne promosso al grado di capitano delle SS, nell’aprile 1943.

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Josef Mengele: l’angelo della morte di Auschwitz

Mengele entra nel maggio 1943 nel lager di Auschwitz per approfondire la sperimentazione su persone affette da nanismo, su ebrei e zingari, considerati subumani, e in particolare gli studi sui gemelli che rappresentano la sua principale ossessione. Qui gli si offre la possibilità di selezionare un gran numero di cavie umane da destinare alle sue ricerche, cavie che possono essere usate a suo piacimento senza alcuna limitazione ed essere sostituite altrettanto facilmente in caso di morte.

Per la sua crudeltà si guadagna l’appellativo di angelo della morte. Mengele infatti si occupa dei deportati appena arrivano al campo di concentramento, dalle selezioni dei nuovi arrivati al loro stato di salute, con assoluto potere di vita o di morte su di loro. Sceglie chi deve essere oggetto delle sue ricerche, chi lavorare e chi è destinato alla camera a gas. Esegue ricerche su qualsiasi soggetto lo interessi, li analizza, opera, seziona e uccide senza essere esposto a nessuna responsabilità.

Dedica tutte le sue energie e il suo tempo alle ricerche e agli studi. L’obiettivo di Mengele, secondo la maggior parte degli studiosi, consiste proprio nel riuscire con gli esperimenti nel campo di concentramento a effettuare quelle ricerche (soprattutto riguardo alla trasmissione dei caratteri e nell’ambito dell’eugenetica) tali da consacrarlo alla storia per sempre.

Mengele, Rudolf Hoess a destra, Richard Baer a sinistra

Le ricerche sui gemelli di Josef Mengele

Tra le ricerche condotte da Mengele nel campo, quelle a cui dedica più energia e attenzione (praticate già un anno prima dell’entrata ad Auschwitz) sono riservate ai gemelli, in particolar modo sui gemelli monozigoti. Almeno 3.000 gemelli sono selezionati. Una speciale baracca (la numero 10 definita Baracca dei bambini) è riservata ai bambini di Mengele.

Dopo la doccia, viene loro tatuato un numero secondo una sequenza speciale. I loro capelli non vengono immediatamente rasati né è imposta loro l’uniforme del campo. Mengele si preoccupa che essi siano in buona salute. Ricevono buone razioni alimentari e le condizioni di vita nella baracca sono migliori che altrove. Espletata al mattino il rituale dell’appello all’aperto, ai bambini è concesso giocare e non è imposto loro alcun lavoro.

Ogni giorno però i bambini sono sottoposti ad esperimenti. Ogni dettaglio della loro anatomia è accuratamente esaminato, studiato e misurato. Continui prelievi del sangue o iniezioni di farmaci sono parte della routine quotidiana. Questi esami spesso causano dolori gravi e infezioni. Talora, si procede a interventi chirurgici, eseguiti senza anestesia, che possono includere la rimozione di organi, o l’amputazione di parti del corpo.

Quando un gemello muore, l’altro viene ucciso con un’iniezione al cuore di fenolo. Gli studi di Mengele sono passati alla storia per la crudeltà con cui venivano eseguiti, e per la completa inutilità a fini scientifici. Solo 200 dei bambini di Mengele erano ancora vivi nel gennaio 1945 quando il campo di Auschwitz-Birkenau fu liberato dalle truppe sovietiche.

La fuga in Sud America

Internato a Weiden in un campo americano, non viene trattenuto né arrestato, sfuggendo così al processo di Norimberga. Dopo aver assunto false identità, nel 1949 è aiutato dalla famiglia a lasciare il paese, passando attraverso l’Italia: si imbarca a Genova per Buenos Aires e nell’Argentina peronista si mette in contatto con i gruppi nazisti espatriati.

Nel momento in cui si sente ormai sicuro riprende il suo vero nome. La Germania nel 1959 spicca un mandato di cattura contro di lui. Ottiene la cittadinanza in Paraguay e quando nel 1961 sa del processo Eichmann, Mengele, sotto falsa identità, si sposta a San Paolo del Brasile.

La morte di Josef Mengele

Mengele muore di attacco cardiaco, a 67 anni, mentre nuota a pochi metri dalla riva dell’oceano Atlantico sotto la falsa identità di Wolfgang Gerhard. Nel 1985 viene scoperto il luogo di sepoltura. Nel 1992 la salma è riesumata e il suo DNA viene confrontato con quello del fratello. L’esame accerta, con una probabilità pari al 99,69%, che la persona lì sepolta sia effettivamente Josef Mengele.

Tags: Nazismo
Agostino Raso

Agostino Raso

Ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Storiche. Medioevo, Eta' Moderna, Eta' Contemporanea presso l'Università degli studi di Roma La Sapienza e il Master di II livello "Esperto in comunicazione storica: televisione e multimedialità'" presso l'Università degli studi di Roma Tre. E' socio dell'Istituto Ugo Arcuri per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea in provincia di Reggio Calabria (istituto associato all'Istituto Nazionale Ferruccio Parri. Rete degli istituti per la storia della resistenza e dell'età contemporanea). Autore del libro "Rivolta fascista o di popolo? I partiti politici di fronte alla rivolta di Reggio e la strage di Gioia Tauro". Caporedattore di Fatti per la Storia, cura i rapporti con le case editrici. Fa parte del Comitato-Scientifico.

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Commenti 1

  1. Paolo Falcucci says:
    4 anni fa

    Ora e sempre Resistenza!!! Contro Fascismo, Nazionalsocialismo ed regimi collegati…

    Rispondi

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