Quando i comunisti prendono il potere, l’economia russa si trova già in uno stato di gravissimo dissesto, che la rivoluzione e le devastazioni della guerra civile finiscono col rendere ancor più completo.
Nel 1918 il governo bolscevico attua una politica economica più energica e autoritaria, definita “comunismo di guerra”, che si basa sulla centralizzazione delle decisioni e sulla statizzazione di gran parte delle attività produttive. Questa politica ebbe tuttavia scarsi risultati, finendo con l’alimentare il malcontento di contadini e operai. SCOPRI LA SEZIONE VIDEO LEZIONI
La Nep, Nuova politica economica
Nel marzo 1921 si ha un mutamento con la Nep (nuova politica economica) che ha l’obiettivo di stimolare la produzione agricola. Basata su una parziale liberalizzazione delle attività economiche, la Nep stimola la ripresa produttiva, ma ha anche effetti non previsti e non desiderati come la crescita dei contadini ricchi (i kulaki), degli imprenditori e degli affaristi. Le condizioni della grande industria di Stato e degli operai impiegati non migliora.
Nel 1922 nasce l’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (Urss). La nuova costituzione, approvata nel 1924, comporta di fatto la dittatura del Partito comunista, l’unico del quale è consentita l’esistenza. Lo Stato finisce così con l’essere governato, attraverso un apparato fortemente centralizzato, dal ristretto gruppo dirigente del Partito bolscevico.
Da Lenin a Stalin
Nell’aprile di quello stesso anno l’ex commissario alle Nazionalità Josip Djugasvili , detto Stalin, è nominato segretario generale del Partito Comunista dell’Urss. Poche settimane dopo, il 25 maggio, Lenin è colpito da un ictus che limiterà fortemente le sue capacità di lavoro e lo condurrà alla morte il 21 gennaio 1924.
Con la malattia di Lenin e la quasi contemporanea ascesa di Stalin alla segreteria i contrasti nel gruppo dirigente si fanno più aspri e si intrecciano con una crescente lotta per la successione.
Il primo grave scontro riguarda la centralizzazione e la burocratizzazione del partito e degli enormi poteri che, in conseguenza di questo processo, si stavano accumulando nelle mani di Stalin. Protagonista sfortunato dello scontro cominciato nell’autunno del ‘23 è Lev Trotsky, il più autorevole e popolare dopo Lenin fra i capi bolscevichi.