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Home Storia Contemporanea

Il re Umberto II di Savoia va in esilio in Portogallo

Alle ore 16 del 13 giugno 1946 re Umberto II di Savoia lascia l'Italia. Prima di partire verso il Portogallo il "re di maggio" prepara un proclama.

di Mirko Muccilli
13 Giugno 2020
TEMPO DI LETTURA: 3 MIN
umberto II esilio
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Alle ore 16 del 13 giugno 1946 re Umberto II di Savoia parte per l’esilio lasciando l’Italia per sempre: è la fine della monarchia sabauda. Prima di partire verso il Portogallo, il “re di maggio” prepara un polemico proclama che l’ANSA trasmette al Paese quella sera stessa, alle 22.30.

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L’esito del Referendum Costituzionale

L’attesa per i risultati del Referendum Costituzionale del 2 giugno 1946 diventa spasmodica sin da subito. I primi risultati registrano un vantaggio della Monarchia rispetto alla Repubblica. Tuttavia quando cominciano ad affluire i risultati del Nord le cose si ribaltano: alla fine, per una differenza di 2 milioni di voti, la monarchia viene liquidata.

I monarchici però non ci stanno e fanno ricorso alla Corte di Cassazione denunciando brogli. L’irregolarità segnalata consiste nel non aver preso in considerazione il numero delle schede nulle nel calcolo della maggioranza degli elettori votanti. Secondo l’interpretazione sostenuta dai monarchici, infatti, tale espressione deve intendersi come “la maggioranza dei consensi nella somma dei voti a monarchia, repubblica, schede bianche e schede nulle“. 

Umberto II di Savoia parte per l’esilio

La sera del 12 giugno Umberto II apprende telefonicamente che il governo ha deciso di affidare al democristiano Alcide De Gasperi i poteri di Capo dello Stato; a quel punto il sovrano prende la decisione di abbandonare il paese. All’alba del 13 il ministro della Real Casa prepara il piano d’azione per il re: una partenza pubblica con tutti gli onori dovuti al suo rango.

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Accettata questa soluzione, Umberto II riceve nel primo pomeriggio al Quirinale amici, politici, funzionari per il commiato; quindi, con una rapida cerimonia, si congeda dai corazzieri e dai granatieri e sale nell’auto che lo conduce all’aeroporto di Ciampino.

Qui, dopo aver salutato anche i suoi più stretti collaboratori, il re di maggio sale sull’aereo che lo conduce a Cascais, in Portogallo; solo pochi giorni prima l’esponente di casa Savoia aveva affermato:

“La Repubblica si può reggere col 51%, la Monarchia no. La Monarchia non è un partito. È un istituto mistico, irrazionale, capace di suscitare negli uomini incredibile volontà di sacrificio. Deve essere un simbolo caro o non è nulla.”

umberto II esilio

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In serata viene diramato il proclama di Umberto II di cui esistono due testi, uno di sereno commiato e l’altro con tono polemico, con il quale il reale di casa Savoia denuncia la presunta illegalità commessa dal governo nel trasferire le funzioni di Capo provvisorio dello Stato al Presidente del consiglio De Gasperi.

La replica ufficiale del governo agli attacchi di Umberto II è secca:

“E’ un documento penoso, impostato su basi false e su argomentazioni artificiose. Esso afferma il falso quando definisce come semplice comunicazione di dati la proclamazione dei risultati del Referendum fatta dalla Cassazione il 20 giugno”.

Nel pomeriggio del giorno seguente il Capo provvisorio dello Stato parla agli italiani attraverso la radio, cercando di mettere fine alle polemiche e alle recriminazioni e spendendo parole di comprensione per Umberto II:

“Mi ripugna di rinnovare la polemica, anche perché il re, in molte circostanze del passato, l’ho trovato sempre molto conciliativo. So ben considerare la tragedia di quest’uomo che, erede di una disfatta e di funeste e fatali compromissioni con la dittatura, si è sforzato negli ultimi mesi di risalire la corrente, a furia di pazienza e di buon volere. Quest’ultima vicenda di una millenaria dinastia ci appare come una parte della catastrofe nazionale : è un’espiazione, ma tutti dobbiamo espiare, anche coloro che non hanno avuto o ereditato le colpe della dinastia.”

Il messaggio di Alcide De Gasperi si conclude con un’esortazione al popolo:

“Uniamoci, italiani, nel pensiero della Patria e dimostriamo la saldezza della nostra unità in confronto di chi insidia le nostre più care frontiere, speculando sui nostri disordini interni, e confermiamo, in vista delle trattative di pace, che il popolo italiano è risoluto a difendere il proprio sacrosanto diritto al suo avvenire”.

Il 28 giugno 1946 l’Assemblea Costituente presieduta da Giuseppe Saragat elegge Enrico De Nicola capo provvisorio della Repubblica italiana.

Tags: Savoia
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Mirko Muccilli

Mirko Muccilli

Ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Storiche. Medioevo, Eta' Moderna, Eta' Contemporanea presso l'Università degli studi di Roma La Sapienza, con tesi di laurea in Storia Contemporanea dal titolo "Abortire o partorire? La questione dei figli del nemico durante la Grande Guerra" e il Master di II livello "Esperto in comunicazione storica: televisione e multimedialità'" presso l'Università degli studi di Roma Tre. Ha collaborato con il programma televisivo di Rai Storia "Il tempo e la storia" e con il portale "14-18 Documenti e immagini della Grande guerra". Caporedattore di Fatti per la Storia, cura i rapporti con l'esterno. Fa parte del Comitato-Scientifico.

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