Il 31 gennaio 1950, il presidente statunitense Harry Truman sostenne pubblicamente la produzione di una bomba termonucleare, notevolmente più potente delle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki.
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Dalla bomba atomica alla bomba H
Quando gli Stati Uniti sganciarono le due bombe atomiche sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, nell’agosto del 1945, nessuno avrebbe pensato che di lì a poco l’Unione Sovietica sarebbe stata in grado di pareggiare i conti. Infatti, nell’agosto del 1949, nell’operazione “Primo Lampo”, i sovietici fanno esplodere la loro bomba atomica in un test in Kazakistan. Un gap che i sovietici riescono ad azzerare in pochissimo tempo grazie alle loro spie all’interno del Progetto Manhattan statunitense. Fu proprio grazie alle informazioni che gli arrivavano dalle spie comuniste che Igor Kurchatov, a capo del progetto nucleare sovietico, riesce a progettare una bomba atomica del tutto simile a quella di matrice americana.
Se la distruzione atomica di Hiroshima e Nagasaki fu anche un segnale che gli Stati Uniti vollero mandare all’URSS di Stalin, il rapido riequilibrio delle forze pose nuove tensioni e nuove questioni nell’amministrazione Truman.
31 gennaio 1950, Truman sostiene la produzione della Bomba H
La perdita dell’egemonia nucleare segna un drastico ridimensionamento della potenza americana nei confronti dell’Unione Sovietica. La linea della politica estera statunitense, dopo la morte di Roosevelt, era iniziata a divenire estremamente ostile verso quello che fino a pochi anni prima era stato il più grande alleato contro il nazifascismo.
L’eredità di Roosevelt, infatti, va dissolvendosi sempre di più per lasciare spazio ad una politica di contenimento della potenza sovietica. Con l’URSS non era possibile avere un normale rapporto diplomatico poiché, secondo il “lungo telegramma” del diplomatico George Kennan, era votata all’espansionismo; solo contenendolo sarebbe stato possibile confrontarsi con quella che stava ormai divenendo la superpotenza con la quale gli Stati Uniti avrebbero dovuto fare i conti nei decenni successivi.
E’ in questo contesto, denominato “politica del containment” o “dottrina Truman“, che, insieme all’avvio del Piano Marshall, l’Europa si spacca in due blocchi, divenendo il terreno di scontro della Guerra Fredda. In questa fase storica di tensioni crescenti, Harry Truman, cinque mesi dopo l’esplosione della bomba atomica sovietica in Kazakistan, il 31 gennaio 1950 sostiene pubblicamente la produzione di una bomba termonucleare, ribattezzata poi Bomba H, o bomba all’idrogeno, al fine di ristabilire la supremazia atomica, e quindi politica e militare, degli Stati Uniti. L’arma nucleare diveniva così lo strumento di deterrenza caratteristico di tutta la Guerra Fredda.