CONTENUTO
Campagna d’Italia di Napoleone e preliminari di pace di Leoben
La prima campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte rappresenta un trionfo per il giovane generale che, dopo aver assunto il comando dell’esercito francese nel marzo del 1796, riesce a sbaragliare uno dopo l’altro i suoi nemici sui diversi campi di battaglia puntando sulla velocità dei movimenti. Il compito che gli viene affidato dal Direttorio è quello di scacciare gli austriaci dalla penisola italiana e di dare una lezione al Piemonte che ha preso parte alla crociata antifrancese.
Con il suo primo proclama il ventisettenne Bonaparte promette ai suoi soldati di condurli nelle “più fertili pianure del mondo” e dopo aver riportato un pò di ordine in un’armata trovata “indisciplinata e insubordinata” comincia la sua campagna militare. Impossessatosi del colle dell’Altare Napoleone affronta separatamente le forze austriache comandate dal generale Johann Peter Beaulieu, travolte nella battaglia Montenotte, e quelle piemontesi che vengono sconfitte a Millesimo e nei giorni successivi in altri scontri presso Mondovì.
Avvilito per l’andamento della guerra il sovrano del Regno Sabaudo Vittorio Amedeo di Savoia si affretta ad inviare degli emissari per chiedere un armistizio che viene firmato il 27 aprile 1796 a Cherasco. Messi fuori gioco i piemontesi l’armata francese si lancia all’inseguimento dell’esercito di Beaulieu che viene sconfitto il 7 maggio sul fiume Po all’altezza di Piacenza e il 10 sul ponte di Lodi. Il 15 i francesi entrano trionfalmente a Milano annunciando la libertà alla popolazione.
Napoleone suscita l’entusiasmo della gioventù italiana presentandosi come apportatore di libertà e paladino della resurrezione della penisola, salvo poi attuare una politica di spoliazione spietata anche per tenersi buono il Direttorio che, estasiato dai consistenti bottini che arrivano a Parigi, lascia una buona libertà d’azione al proprio generale. I territori sottratti da Napoleone agli austriaci nelle prime settimane di combattimenti entrano a far parte della Repubblica Cispadana, la prima delle Repubbliche sorelle che vengono formate dai francesi nella penisola italiana.
A distanza di un anno dall’inizio della spedizione militare, nella primavera del 1797 Napoleone si decide a marciare con l’esercito composto da sessantacinque mila uomini su Vienna per mettere fine una volta per tutte ai combattimenti e per rientrare a Parigi da vero trionfatore. Bonaparte, dopo aver respinto l’arciduca austriaco Carlo sul Tagliamento, procede la marcia spingendosi il 28 marzo fino a Leoben nel cuore della Stiria, a circa cinquanta chilometri da Vienna.
La mossa del generale è azzardata ma risulta essere vincente poiché nella capitale dell’Impero prevale la preoccupazione per la situazione che si è venuta a creare. Il 31 marzo Bonaparte scrive nella sua tenda un messaggio destinato all’arciduca Carlo che non lascia spazio ad equivoci:
I militari valorosi fanno la guerra e desiderano la pace. Non abbiamo ucciso abbastanza e inflitto abbastanza sofferenze alla povera umanità? I suoi lamenti si odono ovunque…Avete intenzione di meritare il titolo di benefattore dell’umanità e salvatore della Germania? Quanto a me, se la proposta che ho l’onore di farvi può salvare la vita anche a un solo uomo, mi riterrò più fiero dell’alloro civico che avrò meritato in tal modo che non dell’infausta gloria che può derivare dalle vittorie militari.
Si giunge così al preliminare di pace di Leoben del 18 aprile 1797 nel quale Napoleone agisce con una certa autonomia rispetto a quelle che sono state le indicazioni del Direttorio. A pagare il prezzo più salato di questi preliminari segreti è Venezia i cui territori della terraferma avrebbero indennizzato l’Austria della rinuncia del Belgio e della Lombardia che sarebbero andati alla Francia. Il malcontento diffuso provoca il 17 aprile un’insurrezione a Verona che viene repressa dai francesi dopo otto giorni di scontri nelle strade.
Questa sollevazione, insieme alla morte del capitano di un vascello francese ucciso dal fuoco veneziano mentre tenta di entrare di notte nel porto, offrono a Napoleone il pretesto per entrare con la forza a Venezia e porre fine all’esistenza della secolare Repubblica.
Mentre la città ligure viene spogliata delle sue bellezze artistiche un nuovo stato sorge sull’altra sponda dell’Adige: grazie alla fusione della Cispadana con la Lombardia viene creata la Repubblica Cisalpina che adotta la stessa Costituzione francese.
Il trattato di Campoformio (17 ottobre 1797): decisioni e conseguenze
Le settimane successive Napoleone le trascorre nel castello di Passariano leggendo i dispacci che il suo uomo di fiducia Lavalette gli invia costantemente da Parigi informandolo sul clima politico che si respira nella capitale. I plenipotenziari austriaci, il conte Ludwig von Cobenzl e il generale conte di Merveldt, prendono nel frattempo alloggio in un castello vicino.
Il 10 ottobre 1797 Napoleone riceve nella propria dimora Cobenzl il quale si siede nel salotto con l’eleganza che è tipica degli aristocratici ed inizia ad esporre i propri argomenti. Bonaparte lo ascolta qualche minuto, poi spazientito tuona rabbiosamente:
Il vostro Impero è una vecchia sgualdrina abituata a farsi violentare da tutti…Dimenticate che la Francia ha vinto e che voi siete stati sconfitti. Dimenticate che qui voi negoziate con me, circondato dai miei granatieri!
L’incontro tra i due dura qualche altro minuto, poi si congedano con una stretta di mano. Una settimana dopo, il 17 ottobre 1797, Napoleone Bonaparte e il conte Johann Ludwig Josef von Cobenzl, in rappresentanza dell’Austria, firmano il trattato di Campoformio (siglato con ogni probabilità nella villa Manin di Passariano) con il quale confermano in sostanza gli accordi presi con i preliminari di Leoben.
L’impero austriaco cede alla Francia il Belgio e lascia la regione della Lombardia alla Repubblica Cisalpina. La Francia si annette, inoltre, le isole Ionie Corfù, Zante, Cefalonia cedendo all’Austria i territori della Repubblica di Venezia con l’intera flotta della Serenissima, insieme all’Istria e alla Dalmazia.
Per Napoleone è un trionfo che a Parigi gli vale l’appellativo di “Grande Pacificatore“, nelle strade della capitale si acclama a gran voce il suo nome tanto che il ritorno della moglie Giuseppina in città viene salutato come quello di una regina. Il generale Bonaparte gongola nel ricevere le congratulazioni per iscritto del Direttorio e del nuovo ministro degli esteri Charles-Maurice de Talleyrand, ex vescovo di Autun, che gli invia una lettera:
Ecco dunque un trattato di pace alla Bonaparte. Il Direttorio è soddisfatto, l’opinione pubblica affascinata. Tutto va per il meglio. Ci sarà forse qualche piagnisteo da parte degli italiani, ma fa lo stesso. Addio, generale Pacificatore! Addio amicizia, ammirazione, rispetto, riconoscenza: non so nemmeno dove chiudere l’elenco. (2)
Foscolo sul trattato di Campoformio firmato da Napoleone
In seguito al trattato di Campoformio una profonda delusione invade “gl’ingenui che avevan creduto nella libertà donata, quanti erano disgustati del mercato di Campoformio, quanti di fronte all’alterigia francese sentivano più vivamente d’essere italiani e andavano contrapponendo le tradizioni d’Italia allo spirito forestiero, quanti rimpiangevano i più sereni costumi dei tempi passati, quanti dai rivolgimenti presenti auspicavano di già nuove trasformazioni e un consolidamento d’Italia di fronte a tutti.” Tale situazione contribuisce a palesare “il divario fra la rivoluzione attiva della Francia e quelle passive suscitate dagli eserciti francesi in Italia“. (1)
L’accordo provoca le proteste di molti patrioti italiani; tra questi vi è lo scrittore Ugo Foscolo, nato sull’isola di Zante, facente parte dell’arcipelago delle isole Ionie rimaste sotto il dominio veneziano fino al 1797. Foscolo condanna l’operato di Napoleone Bonaparte dando libero sfogo alla propria amarezza nel romanzo epistolare “Le ultime lettere di Jacopo Ortis“:
Il sacrificio della Patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia. Merita poi questa vita di essere conservata con la viltà e con l’esilio? Oh quanti de’ nostri concittadini gemeranno pentiti, lontani dalle loro case! Perché, e che potremmo aspettarci noi se non se indigenza e disprezzo; o al più, breve e sterile compassione, solo conforto che le nazioni incivilite offrono al profugo straniero? Ma dove cercherò asilo? In Italia? Terra prostituita premio sempre della vittoria. Potrò io vedermi dinanzi agli occhi coloro che ci hanno spogliati, derisi, venduti, e non piangere d’ira? Devastatori de’ popoli, si servono della libertà come i Papi si servivano delle crociate. Ahi! sovente disperando di vendicarmi mi caccerei un coltello nel cuore per versare tutto il mio sangue fra le ultime strida della mia patria.
Trattato di Campoformio: testo e articoli della pace
Sua Maestà l’imperatore dei Romani, re d’Ungheria e di Boemia e la Repubblica francese, volendo consolidare la pace le cui basi furono poste con i preliminari sottoscritti nel castello di Eckenwald presso Leoben in Stiria il 18 aprile 1797 (29 Germinale, anno 5° della Repubblica francese, una e indivisibile) hanno nominato loro Ministri Plenipotenziari:
- Sua Maestà l’imperatore e re, il signor D. Martius Mastrilly, nobile patrizio napoletano, marchese di Gallo, cavaliere dell’Ordine di San Gennaro, gentiluomo di camera di Sua Maestà il Re delle Due Sicilie, e suo ambasciatore straordinario alla corte di Vienna;
- il signor Luigi, conte del Sacro Romano Impero, di Cobentzel, gran croce dell’ordine reale di Santo Stefano, ciambellano, consigliere di Stato intimo attuale della Suddetta Maestà imperiale e reale apostolica, e suo ambasciatore straordinario presso Sua Maestà Imperiale di tutte le Russie;
- il signor Massimiliano, conte di Merveld, cavaliere dell’Ordine Teutonico e dell’Ordine Militare di Maria Teresa, ciambellano e maggior generale di cavalleria nelle armate della Suddetta Maestà l’imperatore e re;
- il signor Ignazio, barone di Degelmann, ministro plenipotenziario della Suddetta Maestà presso la Repubblica Elvetica;
- E la Repubblica francese, Bonaparte, generale in capo dell’armata francese in Italia; i quali, dopo lo scambio dei loro rispettivi pieni poteri, hanno stabilito i seguenti articoli:
Articolo 1
Ci sarà in futuro e per sempre una pace solida ed inviolabile fra Sua Maestà l’imperatore dei Romani, re d’Ungheria e di Boemia, i suoi eredi e successori e la Repubblica francese. Le parti contraenti presteranno la massima attenzione fra essi ed i loro Stati una perfetta intesa, senza permettere sin d’ora e in avanti che nessuna delle due parti commetta alcun tipo di ostilità per terra o per mare, per qualsiasi causa e con qualunque pretesto; e si eviterà attentamente ciò che potrà alterare in avvenire l’accordo felicemente stabilito. Non verrà dato alcun aiuto o protezione, sia direttamente che indirettamente a coloro che vorranno portare pregiudizio alcuno ad una delle parti contraenti.
Articolo 2
Immediatamente dopo lo scambio delle ratifiche di questo trattato, le parti contraenti faranno togliere il sequestro posto su tutti i beni, diritti e frutti dei privati residenti sui rispettivi territori ed i paesi che sono qui riuniti, così come gli insediamenti pubblici che ivi sono situati; essi si obbligano a saldare tutti i debiti ad essi prestati dai suddetti privati ed insediamenti pubblici, ed a pagare o rimborsare tutte le rendite costituite a loro profitto su ciascuno di essi. Il presente articolo è dichiarato valido anche per la Repubblica cisalpina.
Articolo 3
Sua Maestà l’imperatore dei Romani, re d’Ungheria e di Boemia, rinuncia per sé e per i suoi successori, in favore della Repubblica francese, a tutti i suoi diritti e titoli sulle qui ex province belghe riconosciute con il nome di Paesi Bassi Austriaci. La Repubblica francese possiederà in perpetuo questi paesi, in tutta sovranità e proprietà, e con tutti i loro beni territoriali che ne dipendono.
Articolo 4
Tutte le dette ipoteche precedenti la guerra sul suolo dei paesi citati ed i cui contratti assumeranno le formalità d’uso, saranno a carico della Repubblica francese. I plenipotenziari di Sua Maestà l’imperatore dei Romani, re d’Ungheria e di Boemia ne rimetteranno lo stato il più resto possibile al plenipotenziario della Repubblica francese e prima dello scambio delle ratifiche affinché al momento dello scambio le due potenze possano concordare tutti gli articoli esplicativi o addizionali al presente articolo e firmarlo.
Articolo 5
Sua Maestà l’imperatore dei Romani, re d’Ungheria e di Boemia acconsente che la Repubblica francese possieda in tutta sovranità le isole già veneziane del Levante: Corfù, Zante, Cefalonia, San Mauro, Cerigo e le altre isole che ne dipendono così come Butrinto, Larta, Ionizza ed in generale tutte le isole già veneziane ed in generale tutti gli insediamenti già veneziani in Albania, che sono situati a sud del golfo di Lodrino.
Articolo 6
La Repubblica francese acconsente a che Sua Maestà l’imperatore dei Romani, re d’Ungheria e di Boemia possieda in tutta sovranità e proprietà i paesi qui di seguito menzionati: l’Istria, la Dalmazia, le isole già veneziane dell’Adriatico, le bocche di Cattaro, la città di Venezia, le lagune ed i paesi compresi fra gli stati ereditari di Sua Maestà l’imperatore dei Romani, re d’Ungheria e di Boemia, il mar Adriatico, ed un linea che partirà dal Tirolo, seguirà il torrente Gardola, attraverserà il lago di Garda fino a Lacise; di là una linea militare fino a Sangiacomo, offrendo un vantaggio ad entrambe le parti, la quale sarà definita da ufficiali del genio nominati da una parte e dall’altra prima dello scambio delle ratifiche del presente trattato. La linea di demarcazione passerà lungo l’Adige a Sangiacomo, seguirà la riva sinistra di questo fiume fino all’imbocco del Canal Bianco, ivi compresa la parte di Porto Legnago che si trova sulla riva destra dell’Adige con l’arrotondamento di un raggio di tremila tese. La linea continuerà lungo la riva sinistra del Canal Bianco, la riva sinistra del Tartaro, la riva sinistra del Canale, detta la Polisella fino all’imboccatura nel Po, e la riva sinistra del gran Po fino al mare.
Articolo 7
Sua Maestà l’imperatore dei Romani, re d’Ungheria e di Boemia rinuncia in perpetuo, per sé e per i suoi successori ed aventi causa, in favore della Repubblica cisalpina, a tutti i diritti e titoli derivanti da questi diritti, che la Suddetta Maestà potrà pretendere sui paesi che possedeva prima della guerra, e che fanno ora parte della repubblica cisalpina, la quale li possiederà in tutta sovranità e proprietà con tutti i territori che ne dipendono.
Articolo 8
Sua Maestà l’imperatore dei Romani, re d’Ungheria e di Boemia riconosce la Repubblica cisalpina come potenza indipendente. Questa repubblica comprende la ex Lombardia austriaca, il Bergamasco, il Bresciano, il Cremasco, la città-fortezza di Mantova, il Mantovano, Peschiera, la parte degli stati già veneziani ad ovest ed a sud della linea citata nell’art. 6° per la frontiera degli stati di Sua Maestà l’imperatore in Italia, il Modenese, il principato di Massa e Carrara, e le tre legazioni di Bologna, Ferrara e la Romagna.
Articolo 9
In tutti i paesi ceduti, acquisiti o scambiati con il presente trattato, sarà accordata a tutti gli abitanti e proprietari qualsiasi la rimozione dei sequestri dei loro beni, effetti e rendite, operati a seguito della guerra che ha avuto luogo fra Sua Maestà imperiale e reale e la Repubblica francese, senza che a questo riguardo essi possano essere infastiditi nei loro beni o persone. Colore che in avvenire vorranno cessare di abitare in questi paesi, saranno tenuti a fare la relativa dichiarazione entro tre mesi dalla pubblicazione del trattato di pace definitivo. Essi avranno un termine di tre anni per vendere i loro beni mobili ed immobili o disporne a loro volontà.
Articoli 10 – 16
Si disciplina la continuità delle obbligazioni contratte dagli abitanti dei paesi che subiscono cambiamenti di sovranità prima della guerra; i diritti di risarcimento dei cittadini che, per effetto della guerra, hanno subito confische o requisizioni da parte degli eserciti; i termini di trasferimento archivi, dei disegni e mappe dei luoghi; l’istituzione e/o ripristino dei trattati commerciali ante guerra; i diritti di libera navigazione nei tratti di corsi d’acqua che costituiscono linea di confine; il ripristino delle comunicazioni; il diritto degli abitanti dei territori che anno cambiato sovrano a non essere perseguiti personalmente o nei loro beni per le opinioni politiche o l’attività militare svolte durante la guerra.
Articolo 17
Sua Maestà l’imperatore dei Romani, re d’Ungheria e di Boemia si obbliga a cedere al duca di Modena, quale indennizzo per i territori che questo principe ed i suoi eredi avevano in Italia, il territorio della Bresgovia, che egli possiederà alle stesse condizioni in virtù delle quali possedeva il Modenese. Le proprietà fondiarie e personali delle Loro Altezze Reali, l’arciduca Carlo e l’arciduchessa Cristina, che sono situate nei paesi ceduti alla Repubblica francese, saranno loro restituiti con l’impegno a venderli entro tre anni.
La stessa cosa varrà per le proprietà fondiarie ed i beni personali di Sua Altezza Reale l’arciduca Ferdinando nel territorio della Repubblica cisalpina.
Articolo 20
Si terrà a Rastadt un congresso unicamente composto dai plenipotenziari dell’impero germanico e da quelli della Repubblica francese per la pacificazione fra le due potenze. Questo congresso sarà aperto entro un mese dalla firma del presente trattato o ancor prima se possibile.
Articolo 21
Si disciplina la liberazione a breve (40 gg.) di prigionieri di guerra ed ostaggi eventuali; si decide la fine delle forniture di guerra.
Articolo 22-23
Si definisce il cerimoniale e l’etichetta da seguire fra gli stati belligeranti e quelli con la repubblica Cisalpina.
Articolo 24
Si estendono le clausole del trattato alla Repubblica batava. Seguono le clausole finali di conclusione del trattato e l’elenco dei firmatari.
Al trattato vengono aggiunte alcune clausole segrete con le quali:
- l’imperatore si impegnava a non sostenere gli stati dell’Impero germanico se le rispettive diete avessero rifiutato la cessione alla Francia dei territori sulla riva sinistra del Reno;
- i principi che avrebbero perso i loro possessi sulla riva sinistra del Reno sarebbero stati indennizzati
veniva assicurata la libera navigazione sul Reno e sulla Mosa; - la Francia accettava l’acquisizione di Salisburgo da parte dell’Austria e la cessione favore della medesima da parte della Baviera dell’Innwirtel e della città di Wasterbourg;
- l’Austria avrebbe ceduto alla Svizzera il Frichthal;
- la Francia consentiva a contenere gli stati prussiani entro la Mosa ed il Reno.
Note:
- Adolfo Omodeo, L’età del Risorgimento italiano, Edizioni Scientifiche Italiane, 1962, pp. 166.
- Max Gallo, Napoleone. La voce del destino, Mondadori Editore, Milano, 2000, pp. 179.
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- Adolfo Omodeo, L’età del Risorgimento italiano, Edizioni Scientifiche Italiane, 1962.
- Max Gallo, Napoleone. La voce del destino, Mondadori Editore, Milano, 2000, pp. 179.
- Alain Pillepich, Napoleone e gli italiani, Il Mulino, 2005.
- Stuart J. Woolf, Napoleone e la conquista dell’Europa, Laterza, 2008.