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Tra gli imperatori romani, Marco Ulpio Traiano è certamente uno dei più celebri e ricordati: in primis come grande conquistatore, colui che porta l’Impero alla sua massima espansione territoriale. Ma egli è stato anche un ottimo amministratore della cosa pubblica, un esempio ideale di civis romanus e un sovrano equilibrato e moderato.
Non è un caso se il suo nome rimane sinonimo di optimus princeps (titolo che gli verrà assegnato dal senato) e se ai suoi successori verrà sempre augurato di essere “felicior Augusto, melior Traiano”, ossia “più felice di Augusto, migliore di Traiano”. Con lui, adottato dal suo predecessore Nerva, si inaugura il periodo dei cosiddetti imperatori per adozione o dei “Cinque buoni imperatori” che coincide con il massimo splendore dell’Impero Romano nel II sec. d.C.. Ma procediamo con ordine.
Marco Ulpio Traiano: dalla nascita all’adozione
Traiano nasce a Italica nella provincia della Hispania Baetica (l’odierna Spagna meridionale delimitata a est dall’attuale Andalusia e a ovest dal sud del Portogallo), una provincia ormai romanizzata da più di un secolo, nella quale la sua famiglia, la gens Ulpia, di antica discendenza italica, si è ormai stanziata da tempo. Suo padre aveva svolto una brillante carriera militare sotto il comando dell’imperatore Vespasiano ed era stato governatore della Siria.
Il futuro imperatore diviene console nel 91 d.C. e in seguito governatore della Germania Superiore, carica che ricopre nel 96 d.C. quando viene adottato da Marco Cocceio Nerva, un membro anziano e rispettato del Senato romano, designato come imperatore nel 96 d.C., alla morte di Domiziano. Nerva, però, non è molto avvezzo al comando militare e probabilmente la scelta di Traiano è funzionale a placare i malumori che si sono diffusi nell’esercito al momento della sua elezione.
La proclamazione a imperatore di Traiano
Traiano sale al trono il 28 gennaio del 98 d.C. e le fonti lo ricordano come un imperatore lontano dal modello tirannico che aveva contraddistinto il periodo da poco trascorso del principato di Domiziano; tra i primi provvedimenti attuati vi è un’amnistia per coloro che erano stati condannati da quest’ultimo e la restituzione delle terre confiscate. Non appena nominato, Traiano aumenta le distribuzioni di frumento al popolo, oltre ad elargire generose somme di denaro.
Traiano inoltre prosegue la politica di buoni rapporti con il senato già intrapresa da Nerva, rendendolo partecipe delle sue decisioni ed evitando ingerenze sulla sua autonomia e in particolare l’intromissione nelle nomine per le cariche affidate a quest’organo; di pari passo formalizza in maniera concreta la carriera del ceto equestre che si vede affidato ufficialmente il controllo degli apparati burocratici centrali dell’impero, oltre che la conferma di quelle cariche provenienti direttamente dall’autorità imperiale, come ad esempio governatorati e prefetture delle province imperiali.
In generale è ricordato al contempo come un uomo e un generale brillante, un militare austero e accorto e come un governante che si prende cura del bene del popolo e dello Stato, qualità che gli permettono di conquistare il favore dei tre pilastri che garantiscono la stabilità politica ad un imperatore: l’affetto del popolo, l’appoggio del Senato e la fedeltà dell’esercito.
Diversi sono gli aneddoti che le fonti riportano riguardo alla sua bontà: sembra che lasciasse sempre aperte le porte del palazzo imperiale per far sì che i cittadini potessero rivolgergli richieste e suppliche, chiedergli pareri e sottoporgli questioni che richiedevano un giudizio e che dicesse che così faceva semplicemente perché trattava gli altri come come avrebbe voluto essere trattato egli stesso da comune cittadino.
O ancora si racconta di quando in procinto di partire per una campagna militare fu fermato da una donna che chiedeva giustizia per il figlio assassinato; egli rispose che avrebbe fatto giustizia al suo ritorno e la donna insistette dicendo che se non fosse tornato non avrebbe potuto mantenere la sua promessa, egli allora scese da cavallo e non partì prima di aver esaudito la richiesta fattagli.
Infine per sottolineare la virtù della pietas, uno dei valori fondamentali di un romano secondo le antiche tradizioni del mos maiorum, si ricorda che divinizzò la sorella Marciana, coniando monete in suo onore.
I provvedimenti di Traiano riguardanti l’esercito
Tra le prime misure messe in atto da Traiano ci sono alcuni provvedimenti che riguardano l’organizzazione dell’esercito. Per prima cosa riforma il corpo dei frumentarii, che da addetti alla logistica per l’approvvigionamento e il rifornimento del grano destinato alle legioni, vengono trasformati in una specie di “servizio di intelligence” ante litteram (che si occupa anche di attività di infiltrazione e spionaggio sia militare che civile al diretto servizio dell’imperatore).
Il motivo per cui viene selezionato proprio questo corpo è che, per svolgere i suoi compiti tipici di reperimento delle forniture direttamente nei territori attraversati dalle legioni, si tratta di un corpo molto mobile, che conosce il territorio e stringe stretti rapporti con le popolazioni locali.
Oltre a ciò, Traiano introduce il corpo degli equites singulares Augusti che vanno a sostituire i germani corporis custodes di retaggio cesariano, i quali, tranne forse sotto l’imperatore Nerone, hanno già perso molto del loro prestigio poiché non ritenuti affidabili; i membri di questo reparto sono scelti tra i migliori cavalieri dei vari reparti ausiliari dell’Impero romano.
Bisogna specificare che esistono da tempo corpi di equites singulares, intesi come gruppi di cavalieri utilizzati per seguire durante le operazioni militari generali e prefetti di legione col compito di guardie del corpo; l’aggettivo Augusti contraddistingue il reparto con i medesimi compiti destinato personalmente all’imperatore, composto da 1000 uomini (coorte miliaria) e inquadrato nella guardia pretoriana.
Le riforme amministrative di Traiano
Tra le riforme portate avanti da Traiano di particolare rilievo è il perfezionamento del sistema degli alimenta, creato da Nerva: si tratta di prestiti perpetui al 5% concessi dal fisco imperiale ai proprietari italici così da incentivare la piccola e media proprietà privata della terra in particolar modo nella penisola e di conseguenza aumentare il numero di italici reclutabili; i proventi, riscossi dalle amministrazioni cittadine, sono usati per istituire programmi di sostegno e formazione per orfani e bambini poveri.
Connesso all’obiettivo sopra accennato vi è l’introduzione dell’obbligo per i senatori di possedere un terzo delle loro proprietà in Italia (che come quindi possiamo notare mantiene ancora un primato politico invidiabile rispetto alle altre province dell’Impero).
Infine, in un periodo storico in cui il concetto di civitas, città (derivato, pur con differenze, da quello di polis greca) è carico di un’importante valenza simbolica nel contraddistinguere una comunità, differenziandola da quelle che non possiedono questo statuto, notiamo che sotto Traiano vengono istituite alcune nuove civitates dopo che, sia durante il periodo tardo repubblicano che durante quello imperiale, la concessione della dignità civica ad una comunità è stata un caso molto sporadico.
Esse vengono costituite presso alcuni popoli germanici (in particolare in Tracia), i quali a differenza di quelli orientali non possiedono un retaggio culturale di stampo cittadino, e in alcune zone di importanza strategica come zone minerarie o agricole oppure presso accampamenti romani ormai stabili; infine in Nord Africa dove in particolare bisogna ricordare Timgad, fondata dai veterani delle guerre daciche e di cui ancora oggi permane un sito archeologico in ottimo stato di conservazione.
Di pari passo si inizia a concedere con più facilità lo status di colonia romana (peraltro anche senza l’invio di coloni, evento verificatosi in precedenza molto raramente).
Le opere pubbliche: il foro di Traiano e la colonna Traiana
In tutta la sua opera di costruzione di grandi edifici pubblici e monumentali a Roma e nelle province, Traiano si avvale della collaborazione del grande architetto Apollodoro di Damasco (il quale sarà invece molto inviso ad Adriano, successore di Traiano, dal quale verrà infine ucciso). Quest’ultimo lo assisterà anche durante le sue campagne militari con le sue opere di ingegneria nel campo delle poliorcetica e nella creazione di devastanti macchine da guerra utilizzate massicciamente nelle battaglie e che diverranno da questo momento in poi uno dei grandi punti di forza dell’esercito romano.
Tra le opere di Apollodoro ricordiamo le Terme di Traiano, inaugurate nel 109 sul Colle Oppio (di cui ancora oggi sono visibile gli imponenti resti), costruite interrando le ultime vestigia della Domus Aurea neroniana.
Traiano riesce finalmente a dotare Roma di un nuovo enorme porto esagonale, nella zona conosciuta come Portus, a nord delle attuali Ostia e Fiumicino, superando la vecchia soluzione dell’imperatore Claudio, il cui porto si era rapidamente insabbiato.
A Roma inaugura un nuovo acquedotto, l’Aqua Traiana, e in seguito grazie al bottino della guerra dacica realizza i mercati, detti appunto Traianei e un nuovo Foro, dotato di una basilica, la Basilica Ulpia, oltre che di due biblioteche, una greca e una latina, nel cui cortile centrale svetta la famosa Colonna Traiana.
Quest’ultima è sicuramente la sua opera maggiormente nota e spettacolare: si tratta della prima colonna coclide mai innalzata, decorata con bassorilievi interamente dipinti che ricordano tutte le vicende della campagna dacica; il doppio loggiato delle biblioteche ai lati ne facilita la visibilità e la lettura.
Dopo la caduta dell’impero la Colonna rimarrà sempre al suo posto, anche dopo la rovina degli altri edifici del complesso traianeo e le sarà sempre attribuita grande importanza fino a che nel 1582 Papa Sisto V farà restaurare il monumento sostituendo la statua dell’Imperatore Traiano, posta sulla sommità, con quella di San Pietro tuttora visibile.
Traiano e il Cristianesimo
Per quanto riguarda i problemi di convivenza con i cristiani, l’imperatore mostra anche in questo caso un atteggiamento temperato con una politica che non punta a reprimerli in quanto tali ma solo in caso essi mettano in atto comportamenti o azioni di insubordinazione verso l’autorità statale.
Le misure di persecuzione non sono quindi tra le più violente ricordate e anzi l’imperatore tollera il culto cristiano purché svolto privatamente e senza fare proselitismo, nonostante la repressione sia dura ed esemplare quando si tratta di difendere lo Stato da attacchi alla sua integrità (da ricordare ad esempio la dura repressione della rivolta degli ebrei di Cipro).
Tutto ciò si può evincere anche da un rescritto inviato a Plinio il Giovane, governatore della Bitinia, con il quale l’imperatore ha una fitta corrispondenza su svariati argomenti e in particolare su casi pratici di amministrazione riguardo i quali Plinio spesso chiedeva pareri e consigli all’imperatore:
«Mio caro Plinio, nell’istruttoria dei processi di coloro che ti sono stati denunciati come Cristiani, hai seguito la procedura alla quale dovevi attenerti. Non può essere stabilita infatti una regola generale che abbia, per così dire, un carattere rigido. Non li si deve ricercare; qualora vengano denunciati e riconosciuti colpevoli, li si deve punire, ma in modo tale che colui che avrà negato di essere cristiano e lo avrà dimostrato con i fatti, cioè rivolgendo suppliche ai nostri dei, quantunque abbia suscitato sospetti in passato, ottenga il perdono per il suo ravvedimento. Quanto ai libelli anonimi messi in circolazione, non devono godere di considerazione in alcun processo; infatti è prassi di pessimo esempio, indegna dei nostri tempi.» (Plinio il Giovane, Epistularum libri decem, X, 97)
Le campagne militari dell’imperatore Traiano
Certamente ciò che rimane maggiormente impresso del principato di Traiano sono le sue grandi conquiste, che portano ad estendere i confini dell’Impero sino alla massima estensione mai raggiunta. La prima e più importante conquista è quella della Dacia (attuale Romania), portata a compimento attraverso due campagne nel 101-102 d.C. e nel 105-106 d.C.; in precedenza Domiziano era stato sconfitto dai Daci, con i quali aveva siglato un accordo non vantaggioso per Roma.
Di seguito riportiamo un passo tratto da Cassio Dione in cui il re dei Daci, Decebalo, si mostra preoccupato dalla notizia dell’imminente campagna di Traiano perché consapevole della diversa capacità militare di questi rispetto a Domiziano (peraltro era proprio la poca considerazione che avevano i Daci per quest’ultimo che li aveva portati a non versare più il tributo pattuito con Roma, causa scatenante dalla prima guerra dacica):
«Decebalo, venuto a sapere dell’arrivo di Traiano, ebbe paura, poiché egli sapeva che in precedenza aveva sconfitto non i Romani ma Domiziano, mentre ora si sarebbe trovato a combattere sia contro i Romani, sia contro Traiano.» (Cassio Dione Cocceiano, Storia Romana, LVIII, 6,1; 6,2
Per la guerra dacica Traiano mette insieme un esercito di circa 150 mila effettivi, uno dei più imponenti nella storia romana, composto da una quindicina di legioni oltre a vexillationes di altre legioni e numerose coorti ausiliarie.
Tra i generali presenti agli ordini di Traiano troviamo oltre al cugino e futuro imperatore Publio Elio Adriano anche il prefetto del pretorio Tiberio Claudio Liviano e alcuni personaggi di rango senatoriale tra cui Licinio Sura, Lusio Quieto e i governatori delle province al confine con la Dacia, Manio Laberio Massimo (Mesia Inferiore), Gaio Cilnio Proculo (Mesia Superiore) e Lucio Giulio Urso Serviano (Pannonia Inferiore).
Decebalo risponde con un numero che le fonti contemporanee (tra cui Strabone, Cassio Dione e Dione di Prusa) indicano in circa 200 mila effettivi, ritenuto dagli storici sicuramente esagerato (anche se bisogna considerare che ai Daci si alleano le popolazioni dei Bastarni e dei Roxolani oltre ad altre popolazioni che già premevano sul confine danubiano ma molto più a nord). Decebalo adotta la strategia di ritirarsi verso l’interno dei suoi territori e la prima battaglia, dura e sanguinosa ma in cui la vittoria arride ai romani, si svolge a Tapae nel 101.
L’anno successivo i romani vincono anche ad Adamklissi; in questo frangente si dimostrò fondamentale l’utilizzo della flotta fluviale della Mesia (Classis Moesica, una delle unità navali più importanti in varie fasi della storia dell’impero romano), progettato da Traiano sia come sostegno logistico sia come mezzo di difesa e pattugliamento del confine naturale formato dal Danubio che, infine, come metodo di spostamento rapido delle truppe (quest’ultimo decisivo per la vittoria di Adamklissi, dove i soldati romani giunsero rapidamente in sostegno alla parte di esercito comandata da Lusio Quieto grazie proprio al trasporto sulle navi).
E proprio sul luogo della battaglia viene eretta dai legionari la metope di Adamklissi o Tropaeum Traiani, un monumento celebrativo della vittoria e della campagna.
La seconda campagna del 105-106 d.C., si rende necessaria per punire Decebalo che non aveva rispettato i patti occorsi dopo il primo conflitto. Con essa vengono eliminare tutte le sacche di resistenza e la Dacia da stato tributario e sottomesso ma formalmente indipendente si trasforma definitivamente in una provincia romana.

Alla campagna dacica segue tra il 113 e il 115 d.C. la campagna in Oriente, quando Traiano decide di procedere all’invasione del regno dei Parti. Il casus belli è dato dalla necessità di ripristinare sul trono d’Armenia un re che non fosse un cliente dei Parti come l’attuale Osroe, sostituito quindi da Partamaspate, fedele a Roma.
Oltre a questa le altre ragioni per una guerra contro i Parti, sono di natura politica ed economica (per il controllo dell’Armenia e delle rotte commerciali dalla Mesopotamia) e militare (per ottenere una migliore sicurezza delle frontiere a est).
Traiano si basa sui piani della già progettata ma mai realizzata spedizione di Giulio Cesare e mette in campo un esercito colossale con ben 14 legioni (tra cui la XXX Ulpia Victrix, creata dallo stesso imperatore nel 105, durante la seconda campagna dacica) più vexillationes provenienti altre 7 legioni e altrettanti ausiliari per un totale di circa 180.000-200.000 uomini.
Il conflitto si svolge a fasi alterne, la prima parte (114-116 d.C.), durante la quale l’esercito romano trionfa sui Parti, conquistando nel 114 d.C. prima l’Arabia Felix (attuale parte nordoccidentale dell’Arabia Saudita fino all’Egitto sopra al Mar Rosso e alla Palestina) grazie alla quale si assicura un maggior controllo delle rotte carovaniere e dei commerci con l’Oriente via terra e via mare e poi l’Armenia e tutta la Mesopotamia compresa Ctesifonte, la capitale partica.
La seconda fase (115-117 d.C.) invece subisce una battuta d’arresto quando alle spalle della retroguardia dell’esercito romano cominciano una serie di tumulti e rivolte nei territori appena conquistati; in particolare la grande rivolta delle comunità ebraiche in Oriente, che scoppia nel 115 d.C. in Palestina e finisce per estendersi a tutto l’Oriente, dove si mischia con le ribellioni delle popolazioni delle zone appena conquistate, e al vicino Egitto. Questa rivolta sarà definitivamente sedata solo con Adriano (con la terza guerra giudaica dopo la prima condotta da Vespasiano e Tito, che era culminata con la distruzione del Tempio di Gerusalemme, e la seconda appunto condotta da Traiano).
Traiano decide di abbandonare quindi l’impresa che, nelle sue stessa parole, lo avrebbe assimilato ai più grandi generali della storia tra cui Alessandro Magno: “Sarei certamente arrivato fino in India, se fossi ancora giovane”.(Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, LXVIII, 29)
Bisogna comunque precisare che le analisi degli storici propendono per l’interpretazione che nonostante la rivolta giudaica e la successiva morte di Traiano le abbia interrotte, le conquiste traianee si sarebbero (e in alcuni casi si sono) rivelate molto effimere: già Adriano abbandona la Mesopotamia tra il 117 e il 118 d.C., mentre la Dacia, priva di confini naturali essendo oltre il Danubio e quindi molto più difficilmente difendibile, verrà abbandonata in gran parte sotto Gallieno nel 256 a causa delle crescenti scorrerie dei Goti e definitivamente nel 273 da Aureliano il quale preferirà arretrare il confine dietro lo sbarramento naturale del fiume Danubio.
La campagna partica, grazie soprattutto alla presa dell’importante città di Nisibis, che rimarrà per due secoli il principale avamposto romano nelle terre orientali, gli vale comunque il titolo di Parthicus (l’aggettivo della provincia conquistata da aggiungere in coda al nome tra i titoli era una onorificenza tipica per gli Imperatores dopo importanti campagne e conquiste, esemplare è il caso dell’imperatore di origine illirica Claudio II ricordato come il Gotico, che regna nel III secolo d.C.).
Traiano: morte e successore
Dopo essere scampato ad un terremoto ad Antiochia, dove era rientrato con le sue truppe, Traiano muore a Selinunte, in Cilicia (città che verrà poi rinominata Traianopoli in suo onore) l’8 agosto del 117 d.C., pochi giorni dopo aver nominato come successore un suo cugino, Adriano, probabilmente sotto l’influenza della moglie Plotina.

Alcune fonti coeve come l’Historia Augusta riportano addirittura alcune teorie “complottiste” tra le quali quella secondo cui Plotina corruppe i liberti di Traiano per modificarne i documenti testamentari o ne imitò la voce per far sì che essi pensassero che le volontà venivano da Traiano in persona o ancora che ne falsificò la firma e che quindi la scelta di successione avvenne in realtà quando l’imperatore era già deceduto o più semplicemente (ed è questa la versione sicuramente più credibile e accreditata) che a causa del suo forte favoritismo per Adriano e forse anche per evitare una crisi di successione, ella influenzò e convinse Traiano a scegliere questi come suo successore. Le ceneri del princeps vengono deposte in un’urna, depositata ai piedi della Colonna Traiana, come da sua volontà.
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- Cerchiai, Mainardis, Manodori, Matera, Zaccaria, Storia di Roma Antica, Newton Compton Editori.
- Francois Jacques e John Scheid, Roma e il suo impero. Istituzioni, economia, religione, Editore Laterza, 2008.
- Andrea Frediani, Le grandi battaglie di Roma antica, Newton Compton Editori, 2016.