CONTENUTO
La vera storia del Titanic: i transatlantici durante la Belle époque
I transatlantici negli anni della “Belle époque” sono concepiti come vere e proprie città galleggianti. La loro progettazione risente dell’influsso dell’architettura degli alberghi dell’epoca: le navi, infatti, offrono ai passeggeri di prima classe gli stessi servizi di comfort, divertimento e lusso. Queste grandi imbarcazioni in servizio sulle rotte oceaniche all’inizio del novecento trasportano nel lusso della prima classe gente altolocata, frivola e spensierata, mentre stipati in terza classe, all’interno del cosiddetto “interponte”, vi sono gli emigranti diretti verso l’America in cerca di fortuna.

Un’interessante testimonianza sulle attività che si svolgono a bordo dei transatlantici di quest’epoca è stata lasciata dal giornalista e viaggiatore svizzero Alexis Gregory:
“La regolamentare separazione delle classi era in parte almeno doppiata dalla segregazione dei sessi. Fumoir e bar erano una riserva maschile, giardino d’inverno e sala di lettura, invece, di spettanza delle signore. Se una donna non sposata voleva fare la conoscenza di uno scapolo, non poteva farlo a tavola, perché il capo cameriere metteva tutti i celibi da un lato e le nubili dall’altro, riservando una tavola-ghetto alle signore sole.
A cena il caviale era di rigore e servito a volontà. Il pane veniva sfornato quotidianamente e tutto quanto non era consumato finiva in mare. Lo spreco aveva dimensioni stupefacenti. Unica eccezione: i migliori avanzi venivano mandati ai fuochisti che in sala macchine versavano sudore e sangue.
L’abbigliamento rispondeva anche esso a un preciso rituale. L’abito da sera era di rigore, eccezion fatta per la prima e ultima notte, quando bisognava aprire gli enormi bauli o rifare i bagagli. (…) Le parures più ricche erano riservate per la cena del capitano, che aveva luogo la penultima sera. Il menù era allora più raffinato del solito e i gentlemen che prendevano posto alla tavola del comandante non di rado sfoggiavano le loro decorazioni appuntate sugli abiti da cerimonia.”
Il viaggio inaugurale del Titanic

Il transatlantico RMS Titanic, il più grande e lussuoso costruito sino ad allora, simbolo per eccellenza della “modernità trionfante”, del progresso e della tecnica, salpa per il suo viaggio inaugurale il 10 aprile 1912 da Southampton, alle ore 12:00, diretto a New York. Al comando della nave vi è l’esperto sessantaduenne Edward John Smith, al suo ultimo viaggio da capitano dopo una carriera durata oltre 40 anni.
Il 14 aprile, dopo quattro giorni di navigazione, verso l’ora di pranzo il comandante Smith consegna a Bruce Ismay, direttore della compagnia navale White Star Line, un messaggio appena ricevuto da un’altra nave che segnala la presenza di ghiaccio a 400 km sulla rotta del Titanic. Entrambi non danno eccessivo peso alla cosa e dopo un consulto decidono di mantenere il funzionamento delle macchine al massimo poiché l’obiettivo principale della White Star Line è quello di battere ogni record di velocità nella traversata dell’oceano.
Il momento dell’impatto con l’iceberg
Alle 23:40 del 14 aprile 1912, le vedette Frederick Fleet e Reginald Lee, di turno nel cesto dell’albero di trinchetto, avvistano un enorme iceberg emergere dalla nebbia proprio di fronte alla prua del Titanic. A causa della mancanza di binocoli – che, secondo alcune ricostruzioni, sarebbero stati chiusi in un armadietto il cui accesso era precluso dopo un cambio improvviso nell’equipaggio – i due marinai riescono a individuare l’ostacolo solo all’ultimo momento.
Fleet suona tre colpi di campana, segnale convenzionale di pericolo imminente, e immediatamente chiama la plancia di comando esclamando: “Iceberg dritto a prua!”. La comunicazione giunge al primo ufficiale William Murdoch, in servizio al comando della nave in quel momento, in sostituzione del comandante Edward John Smith che si trova nella sua cabina da circa mezz’ora.
La manovra disperata per salvare il Titanic
Murdoch ordina immediatamente di virare a sinistra e impartisce il comando “indietro tutta” ai macchinisti per rallentare la nave. Tuttavia, questa manovra risulta inefficace per due motivi principali:
- L’inerzia del Titanic – Con una velocità di circa 21 nodi (circa 39 km/h), il transatlantico, lungo 269 metri e dal peso di oltre 52.000 tonnellate, non può arrestarsi in pochi secondi. La grande massa della nave la rende estremamente difficile da manovrare in situazioni di emergenza.
- Il ritardo nella virata – Per le navi dell’epoca, il timone agisce più efficacemente con le eliche in movimento. Dare l’ordine “indietro tutta” riduce la portanza dell’elica centrale, limitando la capacità di sterzata e ritardando la virata, invece di agevolarla.
Il Titanic inizia a girare lentamente verso babordo, ma la parte destra della prua sfiora comunque l’iceberg, impattando contro di esso sott’acqua. L’enorme massa di ghiaccio provoca sei fratture nello scafo lungo circa 90 metri, facendo saltare i rivetti e causando l’apertura di sei compartimenti stagni.
Titanic, l’urto con l’iceberg nel film di Cameron
L’urto violentissimo con la massa di ghiaccio provoca nella fiancata destra del transatlantico l’apertura di sei falle sotto la linea di galleggiamento. Nella scena ricostruita nel film di Cameron la tragicità del momento emerge anche attraverso la musica.
Il rumore dell’impatto
Molti passeggeri riferiscono di aver avvertito una scossa leggera e un rumore sordo, come un “raschio di carta vetrata” lungo la fiancata. I membri dell’equipaggio nei ponti inferiori e nelle caldaie, invece, comprendono subito la gravità della situazione: nelle sezioni più basse della nave, tonnellate d’acqua iniziano immediatamente a riversarsi negli scompartimenti allagati. Secondo il costruttore del Titanic, Thomas Andrews, la nave avrebbe potuto rimanere a galla con al massimo quattro compartimenti allagati in successione, ma il danno interessava sei settori, decretando il destino inesorabile del transatlantico.
I primi minuti dopo l’impatto
- 23:42 – L’acqua inizia a invadere i compartimenti di prua a una velocità impressionante. Gli addetti alle caldaie nelle sale 6 e 5 vengono travolti dall’acqua e tentano disperatamente di risalire ai ponti superiori.
- 23:45 – Il comandante Smith arriva in plancia e chiede a Murdoch cosa sia successo. Ricevuta la risposta, ordina la chiusura immediata delle paratie stagne che non permette, però, di rallentare il flusso d’acqua nei compartimenti stagni di prua, e convoca Thomas Andrews per un’ispezione dello scafo; il progettista del Titanic, afferma che il transatlantico si sarebbe inabissato nel giro di un’ora e mezza o di due ore al massimo.
- 00:00 (15 aprile) – L’inclinazione della nave inizia a diventare percettibile: il Titanic è destinato ad affondare.

L’affondamento del Titanic, 15 aprile 1912
Mentre vengono lanciati segnali telegrafici per chiedere aiuto alle navi in zona, sul Titanic iniziano le operazioni per riempire e calare le 16 scialuppe (insufficienti per salvare tutti i passeggeri), rispettando l’ordine di Smith di “far salire prima le donne e i bambini“. Nel panico che si crea si verificano gesti di eroismo e di egoismo; finiti nelle acque gelide dell’Atlantico diverse persone tentano di salire su scialuppe già piene, ma vengono respinte da chi è già a bordo. Molti uomini, invece, decidono di morire da veri gentlemen rinunciando anche al tentativo di salvarsi la vita.
Alle 2.20 del 15 aprile, dopo essersi spezzato in due tronconi, l’inaffondabile Titanic si inabissa nelle acque dell’Atlantico insieme a 1522 persone. I 705 superstiti del naufragio sono salvati alcune ore dopo dalla nave Carpazia giunta in soccorso. Il tragico naufragio del transatlantico, considerato da tutti inaffondabile, suscita sgomento e impressione sull’opinione pubblica mondiale. La tragedia che si consuma nelle acque dell’Atlantico rappresenta il sogno infranto della “Belle époque” e il fallimento della modernità trionfante:
“L’affondamento del Titanic era il simbolo tragico del fallimento di una civiltà dominata dal materialismo, votata esclusivamente ad accumulare ricchezze, primati, conquiste, dominio, del tutto indifferente alle vite umane che venivano sacrificate. Cristiani e cattolici videro nel disastro del Titanic un ammonimento divino contro la modernità, il culto del progresso tecnologico, la credenza nell’onnipotenza della scienza.” (L’apocalisse della modernità, Emilio Gentile)
Titanic, il film di James Cameron
Il celebre film Titanic del 1997, scritto e diretto da James Cameron, ha contribuito sensibilmente a tramandare nella cultura popolare la leggenda sulla tragica fine del famoso transatlantico. Per il Colossal storico e drammatico, il più costoso mai realizzato fino ad allora, si è tenuto conto delle diverse testimonianze dei superstiti, raccolte subito dopo il disastro, per ricostruisce in maniera accurata l’intera vicenda.
Titanic tra drammaticità cinematografica e verità storica
Il kolossal Titanic (1997) di James Cameron, vincitore di ben undici premi Oscar, non è solo una struggente storia d’amore, ma soprattutto un affresco storico che riporta sullo schermo alcune delle figure realmente presenti a bordo del transatlantico nel suo viaggio inaugurale. I protagonisti della pellicola, frutto della fantasia del regista, sono Jack Dawson (Leonardo DiCaprio), un giovane artista squattrinato in cerca di fortuna, e Rose DeWitt Bukater (Kate Winslet), una ragazza dell’alta società intrappolata in un fidanzamento combinato. A ostacolare il loro amore c’è Cal Hockley, interpretato da Billy Zane, il fidanzato arrogante e possessivo di Rose.
Tra i personaggi storici che emergono nel film un ruolo memorabile è quello di Kathy Bates nei panni di Margaret “Molly” Brown, una delle passeggeri più celebri del Titanic. Donna indipendente e dalla grande personalità, viene ricordata con l’appellativo de “l’inaffondabile” per l’incoraggiamento dato ai sopravvissuti del naufragio. Tra gli altri passeggeri realmente esistiti troviamo anche Benjamin Guggenheim (Michael Ensign), il magnate che, vestendosi in abiti eleganti, affronta la morte con dignità e da vero gentleman; oltre a lui sono da ricordate gli anziani coniugi Isidor e Ida Straus, proprietari dei grandi magazzini Macy’s, che nel film sono mostrati abbracciati nel letto mentre l’acqua sommerge la loro cabina, in una delle tante scene realistiche e attendibili della pellicola che si rifà principalmente alle testimonianze dell’epoca.
Anche l’equipaggio è rappresentato con fedeltà e realismo: Ewan Stewart dà vita a William Murdoch, l’ufficiale di coperta il cui ruolo nel naufragio è ancora controverso, mentre Ioan Gruffudd è l’ufficiale Harold Lowe, uno dei pochi a tornare indietro con una scialuppa per cercare superstiti tra le acque gelide dell’Atlantico. Tra le figure storiche di rilievo, che sono entrate e sono rimaste nella mente di milioni di persone, ci sono sicuramente il capitano Edward John Smith, l’ingegnere progettista del Titanic Thomas Andrews, l’armatore J. Bruce Ismay e il violinista Wallace Hartley
Edward John Smith (Bernard Hill) – Capitano esperto e rispettato, Smith viene posto al comando del Titanic nel suo viaggio inaugurale. Ha oltre quarant’anni di esperienza in mare, ha già navigato su altre navi della White Star Line e gode di grande fama tra i passeggeri più facoltosi. Stando alle testimonianze dei sopravvissuti pare che Smith abbia dato i suoi ultimi ordini mantenendo un’encomiabile compostezza e un forte del senso del dovere, restando a bordo del Titanic fino all’ultimo, da vero uomo di mare e fedele al protocollo cavalleresco/marinaro secondo cui «il comandante affonda con la nave». Il suo corpo non sarà mai ritrovato.
La morte del capitano Edward Smith
Thomas Andrews (Victor Garber) – Ingegnere capo dei cantieri Harland & Wolff, Andrews è uno dei principali progettisti del Titanic. Nel film ci viene mostrato da Cameron come una figura generosa e dall’animo nobile, che decide di non lasciare la nave; si impegnerà, anzi, fino all’ultimo, per salvare vite umane. Le testimonianze confermano che Andrews trascorre i suoi ultimi momenti aiutando passeggeri a indossare i giubbotti di salvataggio. Pare che qualcuno lo abbia visto, per l’ultima volta, nel fumoir di prima classe, in silenzio davanti a un orologio e a un quadro, prima di scomparire con la nave nelle gelide acque dell’Atlantico.
Bruce Ismay (Jonathan Hyde) – Presidente della White Star Line, Ismay è uno dei personaggi più controversi della vicenda. Nel film è ritratto come un uomo arrogante, che fa pressioni sul capitano affinché aumenti la velocità della nave, e infine, come un codardo che si salva fuggendo su una scialuppa. Nella realtà Ismay è tra i superstiti della tragedia e verrà attaccato violentemente dalla stampa. Dopo il disastro, decide di vivere in isolamento il resto della propria vita, tormentato dal senso di colpa.
Wallace Hartley (Jonathan Evans-Jones) – Il violinista Wallace Hartley è una delle figure più eroiche e simboliche del naufragio. E’ il bandleader dell’orchestra di bordo del Titanic e, secondo le testimonianze, lui e il suo gruppo di musicisti continuano a suonare fino agli ultimissimi momenti per calmare i passeggeri in preda al panico. Il corpo di Hartley viene ritrovato quasi un mese dopo il naufragio, ancora con il suo violino legato addosso, strumento che gli era stato regalato dalla fidanzata. Emblematica e memorabile è diventata la frase attribuita a Heartley: “Gentlemen, it’s been a privilege playing with you tonight” che con il film si è fissata indelebilmente nell’immaginario collettivo.
Nearer, My God to Thee e i salonisti del Titanic
La scena iconica del film, sicuramente la più emozionante e struggente, è quella in cui l’orchestra esegue Nearer, My God, to Thee. Di fatti pochi brani nella storia della musica sono stati così indissolubilmente legati a una tragedia. Questo inno religioso, carico di significato spirituale e speranza, pare sia stato l’ultimo brano suonato dall’orchestra della nave mentre il gigante d’acciaio scivolava lentamente negli abissi dell’Atlantico nella notte del 15 aprile 1912.
Secondo le testimonianze di alcuni sopravvissuti, il violinista Wallace Hartley e i suoi sette musicisti hanno continuato a suonare fino agli ultimi istanti, rifiutandosi di abbandonare i loro strumenti. Il loro sacrificio è diventato una delle immagini più iconiche della tragedia, un atto straordinario di coraggio, compostezza e dedizione. L’esecuzione di questo brano così coinvolgente dal punto di vista emotivo – si tratta infatti di un inno che parla di avvicinarsi a Dio attraverso la sofferenza – rende il momento ancora più commovente.
L’inno, scritto nel 1841 da Sarah Flower Adams, era noto in diverse varianti melodiche, e rimane incerto quale versione sia stata eseguita sul Titanic. Alcuni sostengono che Hartley, di fede metodista, abbia scelto la versione britannica “Horbury”, mentre altre fonti indicano la versione americana “Bethany”.
Grazie all’indiscussa abilità di Cameron di trasmettere emozioni forti con la sua arte, Nearer, My God, to Thee è diventato il requiem non ufficiale del Titanic, un simbolo per eccellenza fede e coraggio per coloro che hanno accettato il loro destino con dignità. Ancora oggi, il brano viene eseguito in commemorazioni e cerimonie dedicate alla tragedia, mantenendo viva la memoria di quei momenti drammatici in cui la musica ha accompagnato le ultime speranze di centinaia di persone sotto un cielo nero e sopra un oceano gelido.
Nearer, My God, to Thee: il testo dell’inno religioso
Nearer, my God, to Thee,
Nearer to Thee!
E’en though it be a cross
That raiseth me,
Still all my song shall be,
Nearer, my God, to Thee,
Nearer to Thee!
Though like a wanderer,
The sun gone down,
Darkness be over me,
My rest a stone;
Yet in my dreams I’d be
Nearer, my God, to Thee,
Nearer to Thee!
There let the way appear
Steps unto heaven;
All that Thou send’st to me
In mercy given;
Angels to beckon me
Nearer, my God, to Thee,
Nearer to Thee!
Then with my waking thoughts
Bright with Thy praise,
Out of my stony griefs
Bethel I’ll raise;
So by my woes to be
Nearer, my God, to Thee,
Nearer to Thee!
Or if on joyful wing
Cleaving the sky,
Sun, moon, and stars forgot,
Upward I fly,
Still all my song shall be,
Nearer, my God, to Thee,
Nearer to Thee!