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The Eichmann Show-Il processo del secolo è il film che racconta la storia del primo evento televisivo globale e del team di produzione che deve superare mille ostacoli per ottenere l’autorizzazione dei giudici alla messa in onda del “processo Eichmann”.
The Eichmann Show-Il processo del secolo, trama
Con un team di riprese formato da professionisti inesperti e tempi strettissimi per convincere i togati, il regista Leo Hurwitz che in America non esercita più la professione perché sulla lista nera del senatore Mc Carthy, lavora sotto pressione ottenendo il nullaosta per le riprese a condizione che l’aula venga ricostruita e dotata di speciali telecamere nascoste.
Viene ricostruito cosi il dietro le quinte del “processo del secolo”, l’incredibile lavoro del produttore Milton Fruchtman (Martin Freeman) e Hurwitz (Anthony LaPaglia) che, alla fine di ogni giornata, montano velocemente i momenti salienti delle udienze per spedirle alle televisioni di 37 Paesi in tutto il mondo. Giorno dopo giorno, per 120 sedute, l’orrore dei campi di sterminio è raccontato in diretta dalle vittime mentre il mondo si accorge che il male non ha il volto del demonio, ma quello di un uomo sorprendentemente normale, con la “coscienza a posto”, privo di sensi di colpa.
Adolf Eichmann, biografia
Adolf Eichmann nasce a Solingen, una città della Renania famosa per i coltelli e le forbici, nel 1906. Nel 1914, dopo la morte della madre, si trasferisce a Linz, in Austria, dove entra a far parte delle SS, la Schutzstaffel, il corpo paramilitare del partito Nazionalsocialista tedesco a cui viene successivamente affidata la gestione della Gestapo, la polizia segreta del Terzo Reich. Nel 1938, in seguito all’Anschluss – l’annessione dell’Austria da parte della Germania nazista – Eichmann diventa il responsabile dell’espulsione degli ebrei austriaci dal territorio appena annesso.
Nel frattempo è promosso ufficiale delle SS e per il ruolo svolto in Austria diviene il braccio destro di Reinhard Heydrich, capo del servizio di sicurezza del Reich. Nel 1939 viene inviato a Praga per far emigrare forzatamente gli ebrei dalla Cecoslovacchia appena conquistata da Hitler, ma in questo caso le cose si dimostrano più complicate, dato che ormai sono pochissimi i paesi disposti ad accogliere gli ebrei in fuga dall’Europa. Nel gennaio del 1942, i vertici nazisti decidono di procedere con la cosiddetta “soluzione finale”, lo sterminio degli ebrei, e dal marzo dello stesso anno Eichmann diventa il coordinatore e il responsabile dei carichi di deportati che cominciano a confluire verso i campi di concentramento e sterminio di tutta Europa.
Alla fine della guerra, dopo essersi nascosto per qualche anno nelle campagne tedesche sotto falso nome, Eichmann riesce ad ottenere un passaporto falso rilasciato dalla Croce Rossa a nome “Ricardo Klement”: l’11 novembre del 1950 si imbarca su un piroscafo italiano nel porto di Genova e raggiunge l’Argentina. Qui entra a lavorare negli stabilimenti della Mercedes vicino a Buenos Aires riuscendo anche a portare con sé la propria famiglia.
Il figlio di Eichmann inizia a frequentare in Argentina una ragazza tedesca a cui si presenta con il suo vero cognome e a cui parla del mancato compimento dello sterminio degli ebrei in Europa. La ragazza informa il padre, un ebreo sfuggito all’Olocausto, e l’informazione arriva al Mossad, i servizi segreti israeliani. Dopo un lungo periodo di preparazione, i servizi segreti israeliani, sotto il primo ministro del paese Ben Gurion, organizzano l’operazione di arresto: l’11 maggio del 1960 mentre Eichmann rientra dal lavoro viene rapito (nel sistema giuridico argentino l’estradizione non era prevista) e nove giorni dopo trasferito in Israele a bordo di un volo speciale, travestito e imbottito di anestetico.
Il pomeriggio del 23 maggio 1960, mentre alla Knesset è in corso un dibattito sul bilancio, Ben Gurion prese parola e annuncia che è stato catturato Adolf Eichmann; lo definisce «uno dei più grandi criminali di guerra nazisti». In Israele viene sottoposto a processo per i crimini di cui si era reso responsabile durante la guerra.
Recensione di The Eichmann Show
Snodo focale della pellicola è il punto di vista del regista Leo Hurwitz che intento nel riprendere l’eventuale debolezza di Eichmann continuamente incalzato dalle domande dell’avvocato accusatore, ha una crisi di coscienza che lo porta sul punto di lasciare l’incarico. Il documentarista americano descriverà la figura dell’ex ufficiale tedesco con queste parole:
“Cos’è che ha trasformato quest’uomo comune in una persona capace di mandare centinaia di migliaia di bambini alla morte, poi tornare a casa tutte le sere e dare un bacio della buonanotte ai suoi figli?”
Uno dei meriti maggiori del film è certamente quello di saper descrivere in maniera sapiente e dettagliata le dinamiche interne di una produzione televisiva nata in circostanze eccezionali, rapportando tutto ciò a contrasti umani e professionali che appaiono sempre veri, convincenti, ben motivati.
La pellicola riesce, inoltre, a trattare tematiche di più ampio respiro correlate al tema principale riguardante la missione della produzione televisiva del processo: gli aspetti rimossi dell’Olocausto, riemersi prepotentemente attraverso le testimonianze dei sopravvissuti; le tensioni e le spinte autoritarie già affiorate all’interno della società israeliana; l’atteggiamento spesso noncurante e superficiale del pubblico medio americano; l’impatto sul sistema mediatico delle personalità più coraggiose e volitive, che saltuariamente fanno capolino nel panorama giornalistico degli States; infine quei dialoghi tra i protagonisti sulle volontà dell’imputato e sulla figura del freddo burocrate nazista che sembrano anticipare i toni del fondamentale scritto di Hannah Arendt, “La banalità del male”.
E’ possibile comunque riscontrare durante la visione del film qualche lieve imperfezione dal punto di vista stilistico-cinematografico. Certe sequenze sono sicuramente montate con eccessiva enfasi e alcuni campo e controcampo veloci non consentono sempre agli attori di manifestare le emozioni del caso.
Nonostante qualche imperfezione The Eichmann Show–Il processo del secolo resta un’opera utile sia per la capacità di divulgare episodi storici meritevoli di approfondimento, sia per lo sguardo non scontato sui processi mediatici che ci permettono di analizzare il processo storico.
The Eichmann Show- Il processo del secolo, cast
Il film, prodotto nel 2015, è stato diretto da Paul Andrew Williams; Martin Freeman interpreta il produttore Milton Fruchtman e Anthony LaPaglia il regista Leo Hurwitz.