CONTENUTO
La perdita di Gerusalemme: verso la terza crociata
Dopo la débacle subita nel corso della Seconda Crociata, Saladino, il fondatore della dinastia Ayubide in Egitto, prende il controllo di Damasco nel 1174; Aleppo viene conquistata 9 anni più tardi. Gli appelli di aiuto lanciati al Re Filippo II di Francia ed Enrico II di Inghilterra non vengono ascoltati in un primo momento, nonostante la promessa di sottomettere i possedimenti del Levante al dominio dei due sovrani europei.
Verso l’estate del 1187, poi, le due parti si preparano per la battaglia; i franchi levantini schierano quasi l’intero esercito su cui possono contare per difendere il regno crociato. Si stima che gli ordini militari abbiano messo a disposizione circa 600 cavalieri, lasciando praticamente indifese le città ed i castelli del Levante; le forze cristiane, probabilmente, sono costituite da circa 16,000 uomini. La controparte musulmana, invece, può fare affidamento su circa 20,000 unità militari, e possiede un indubbio vantaggio dal punto di vista numerico.
L’armata cristiana, guidata da Re Guido di Gerusalemme, dai Cavalieri Templari e dal Conte Raimondo, sceglie di marciare verso Turan, e successivamente verso Tiberiade, ma tale decisione si rivela disastrosa. Si tratta di una strategia che, effettivamente, non permette un adeguato rifornimento dei combattenti cristiani, al contrario dell’esercito del Saladino, che può fare affidamento su ampie provviste. In questo modo, egli riesce a conquistare Turan e ad accerchiare le armate cristiane, che vengono ulteriormente danneggiate dalle incursioni islamiche sui Templari, e viene rallentata la marcia già precaria dei franchi levantini.
A tali inconvenienti si aggiunge un caldo torrido, che condanna l’armata cristiana ad un sicuro fallimento; la difficoltosa marcia dei franchi, dunque, giunge al termine molto presto, e si decide di stabilire un accampamento presso Hattin. Si tratta di una collina formata da un cratere che anticamente ospitava un vulcano, e che domina la spianata su cui sorge; nel 1187 i soldati sopravvissuti al caldo ed alle incursioni nemiche cercano riparo in questo luogo, nel tentativo di difendersi dai continui attacchi dei musulmani. Tuttavia, si tratta di una strategia che si rivela inadeguata, in quanto essa non consente vie di fuga per l’esercito cristiano; per questa ragione, il Re di Gerusalemme tenta di usare i cavalieri ancora disponibili per caricare le guardie del Saladino ed uccidere il Sultano.
Si spera, in questo modo, di convincere le armate musulmane a disperdersi, ma questa strategia non funziona, anche se causa gravi danni agli avversari. Questi ultimi, nondimeno, riescono a respingere l’esercito cristiano sulla collina di Hattin; a questo punto, la disfatta è completa, e la tenda del Re Guido viene rimossa. Poco dopo, lo stesso sovrano viene catturato, insieme alla Vera Croce e ad altri gioielli e reliquie di rilevanza sia materiale che simbolica per i cristiani e la loro causa.
I Templari che vengono catturati subiscono una sorte atroce, e vengono uccisi in massa da persone che non erano esperte nelle esecuzioni capitali; in questo modo, le loro sofferenze si prolungano più del dovuto. Per i nobili e coloro che possiedono ingenti ricchezze, invece, si prospetta la possibilità del riscatto, mentre i meno abbienti vengono venduti come schiavi nei mercati del Medio Oriente.
Conseguenze ancora più disastrose si prospettano per il Regno di Gerusalemme, lasciato praticamente indifeso dopo la rovinosa sconfitta di Hattin; non sorprende, dunque, che le armate del Saladino non abbiano avuto particolari difficoltà a penetrare nel territorio nemico ed a catturare la maggior parte degli insediamenti franchi nel Levante. Solamente alcuni avamposti riescono a resistere, ovvero Tripoli, Antiochia, Tiro e Kerak; anche la preda più ambita, Gerusalemme, viene catturata dalle forze islamiche, dopo un debole quanto coraggioso tentativo di resistere alle armate nemiche.
L’assedio, in realtà, inizia verso la fine di Settembre del 1187, e dopo pochi giorni le forze islamiche riescono a penetrare nelle mura della città santa, costringendo i cristiani a negoziare la cessazione delle ostilità. All’iniziale ostilità del Saladino, che inizialmente propone delle condizioni di resa disastrose in termini di perdite umane e materiali, corrisponde la minaccia dei cristiani di distruggere i luoghi santi dell’Islam, nonché di uccidere i prigionieri catturati.
A questo punto, le condizioni vengono rese più accettabili, e viene siglato un trattato, seguito dalla presa formale della città da parte del Saladino, il 2 Ottobre del 1187. La regina Sibilla viene trattata con una certa cortesia, e le viene anche concesso di viaggiare con il suo seguito a Nablus, dove viene tenuto prigioniero Re Guido; in definitiva, 16,000 franchi vengono resi prigionieri, ma viene loro risparmiata la vita, contrariamente alle intenzioni originarie del Saladino.
A questo punto, una nuova crociata diventa inevitabile, considerando le ingenti perdite subite, di tipo sia materiale che simbolico; in realtà, nel Levante rimane ancora disponibile il porto di Tiro, che non è stato conquistato dai musulmani. Nel mese di Agosto del 1187 vi sbarca Corrado del Monferrato, il fratello più giovane del primo marito della Regina Sibilla, insieme ad alcuni cavalieri, ma egli non conosce ancora gli eventi recenti che hanno riguardato Gerusalemme ed il Levante.
Il suo arrivo, tuttavia, riesce a ridare speranza ai cavalieri di Tiro, e si riesce ad impedire al Saladino di occupare l’ultimo scalo marittimo del Regno di Gerusalemme. Tiro, in effetti, svolge una funzione molto importante nel corso della Terza Crociata, e favorisce il lancio della nuova campagna militare su larga scala.
Terza crociata: la reazione dell’Occidente
La sconfitta presso Hattin, accompagnata dalla perdita di Gerusalemme, rappresentano eventi catastrofici per le persone che vivono in Europa; del resto, considerando le avvisaglie degli anni precedenti, la débacle dei franchi descritta in precedenza non dovrebbe sorprendere. In realtà, la perdita della Vera Croce, e della stessa città santa, è un evento altamente traumatico per la cristianità latina. Lo shock sarebbe stato tale che lo stesso Papa Urbano III, di età avanzata, sarebbe morto per il dolore; con il trascorrere del tempo, si aggiungono ulteriori dettagli di tali eventi, grazie ai racconti dei mercanti e dei rifugiati che provengono dal Levante.
In questo quadro, si deve comprendere la reazione occidentale, iniziata con la Bolla Pontificia Audita Tremendi di Gregorio VIII, succeduto ad Urbano III sul Soglio di Pietro. Si tratta di un drammatico appello rivolto ai cristiani, chiamati a recuperare ‘l’eredità di Cristo’; nel documento pontificio viene citato il Salmo 78, che evoca la disperazione per la perdita di Gerusalemme.
Il Pontefice, effettivamente, ripete con il salmista, ‘Deus, venerunt gentes in hereditatem tuam, coinquinaverunt templum sanctum tuum: posuerunt Ierusalem in pomorum custodiam.’ Ovvero, ‘O Dio, nella tua eredità sono entrate le nazioni, hanno profanato il tuo santo tempio, hanno ridotto in macerie Gerusalemme’; in questo modo, viene espressa la profonda sofferenza per gli eventi che hanno riguardato di recente il Levante.
Non stupisce, dunque, che questo appello, a differenza di quello che aveva preceduto la battaglia di Hattin, viene accolto immediatamente, grazie ad un rinnovato senso di onore e dovere cristiani innescati da una crisi senza precedenti. In questo caso, il primo sovrano a prendere simbolicamente la croce è Riccardo, che nell’autunno del 1187 è Duca di Aquitania, nonché figlio maggiore ed erede di Enrico II di Inghilterra. Nel mese di gennaio dell’anno successivo, poi, a prendere l’impegno di combattere è Re Filippo II di Francia, detto ‘Augusto’, mentre nel marzo del 1188 a prendere la croce è Federico di Germania, noto come ‘Barbarossa’, davanti ad una consistente assemblea di nobili e prelati.
Nel luglio dell’anno successivo Riccardo ascende al trono di Inghilterra; si tratta di un uomo colto, profondo conoscitore del latino e della lingua occitana. Il sovrano ama anche la musica, e questo interesse non sorprende, quando si considera che la madre, Eleonora di Aquitania, è patrona di alcuni compositori famosi, come Chrétien de Troyes, autore della ‘Storia del Grail’ e del ‘Cavaliere della Carretta’, che ha come protagonista Lancillotto.
Riccardo di Inghilterra, che diventerà noto come ‘Cuor di Leone’ per il coraggio dimostrato sul campo di battaglia, vanta anche una significativa esperienza in ambito militare, e, da questo punto di vista, egli è particolarmente abile nell’arte della chevauchée. Si tratta di una tecnica che prevede una rapida incursione nel territorio nemico, allo scopo di distruggere le colture, conquistare il bottino e demoralizzare gli avversari. Egli, tuttavia, è ancora privo, all’inizio della crociata, di esperienze significative nelle battaglie, e, di conseguenza, nel corso della spedizione militare la sua strategia è improntata alla cautela, anche se tale principio non viene sempre seguito alla lettera.
Dopo la sua incoronazione presso l’abbazia di Westminster, il 13 settembre 1189, Riccardo inizia ad organizzare il suo regno e a pianificare la sua crociata. Questa spedizione militare, del resto, è stata possibile anche grazie alle riforme del padre, che permettono di raccogliere ingenti tasse, grazie ad un’amministrazione efficiente. In questo modo, viene formato un esercito di circa 17,000 uomini, che dal Galles e dall’Inghilterra si prepara al viaggio verso il Levante.
Nel frattempo partono alcune spedizioni militari che si possono considerare ‘minori’, e che raggiungono il Mediterraneo Orientale, nella speranza di portare sollievo ai difensori della Terra Santa. L’obiettivo originario è Tiro, governata da Corrado del Monferrato, che controlla anche i territori del Regno di Gerusalemme che non sono ancora stati conquistati dal Saladino, in quanto Re Guido si trova prigioniero a Nablus, come ricordato in precedenza. Verso la fine del 1187, il sovrano musulmano tenta nuovamente di conquistare il porto, ma, il 1 gennaio del 1188 i cristiani riescono a vincere il blocco navale, costringendo il Saladino a ritirarsi.
Il Re Guglielmo II di Sicilia invia una flotta di 50 unità navali e 500 cavalieri, allo scopo di rinforzare le difese di Tripoli ed Antiochia, che sono ancora controllate dai franchi; allo stesso tempo, viene dato sollievo anche a Tiro. Nel mese di maggio del 1188 il Saladino decide di rilasciare Guido, che tuttavia viene liberato dopo aver promesso di rinunciare al Regno di Gerusalemme e di tornare in Europa. Guido, tuttavia, cerca di ingannare il Saladino, facendo rotta per Tiro, ma Corrado gli nega l’ingresso in città; i sostenitori del precedente sovrano si riuniscono dunque a Tripoli, e si dirigono verso Acri.
A questo punto, Guido inizia ad assediare la città levantina, grazie al supporto di 9,000 uomini, di cui 700 cavalieri; l’impresa viene facilitata da una flotta pisana, che blocca il porto di Acri, e dopo circa 3 giorni arriva anche l’esercito musulmano per difendere la città. L’assedio di questo centro levantino, in effetti, è una mossa inattesa, e costituisce, probabilmente, l’evento principale della terza crociata.
La spedizione di Federico Barbarossa
La spedizione minore più importante, in realtà, è quella intrapresa da Federico Barbarossa, che può vantare un’esperienza significativa come sovrano delle terre più ampie e ricche della cristianità. Egli è uno dei veterani della seconda crociata, ed ha partecipato alla difficoltosa marcia in Asia Minore, nonché al fallito assedio di Damasco del 1148; ciò nonostante, egli decide di marciare nuovamente via terra.
Egli avrebbe potuto, in realtà, far costruire una flotta ai veneti, con cui si trovava in buoni rapporti, ma decide, nonostante l’esperienza pregressa, di far passare un’armata di circa 30,000 uomini attraverso gli Imperi Bizantino e Selgiuchide. Si tratta di una condotta che alcune fonti attribuiscono ad una supposta paura del sovrano tedesco di morire in acqua.
In realtà, la marcia attraverso l’Ungheria procede senza problemi, ma Isacco II Angelos, l’Imperatore bizantino, cerca di rallentare la marcia dei crociati tedeschi, in virtù di un accordo siglato con il Saladino. Federico, tuttavia, è consapevole della superiorità del suo esercito rispetto a quello di Bisanzio, e, per questo motivo, non incontra particolari difficoltà a farsi strada fino alle terre dei Turchi Selgiuchidi.
I problemi, nondimeno, si presentano in Asia Minore, a causa di un mancato accordo per le provviste di cibo; di conseguenza, i turchi riescono a creare enormi difficoltà all’esercito tedesco. Nella pianura anatolica, effettivamente, le fonti d’acqua sono scarse, e molti dei cavalli dei cavalieri latini muoiono a causa della sete; inoltre, iniziano a morire anche moltissimi soldati.
Verso la metà di maggio del 1190 l’esercito tedesco riesce a raggiungere Iconium, capitale dell’Impero Selgiuchide, ed a catturare la città nonostante le perdite subite nella lunga e difficoltosa marcia. Dopo aver negoziato un’adeguata fornitura di provviste, il sovrano tedesco si dirige a Sud, verso l’Armenia cristiana; tuttavia, il 10 giugno del 1190 Federico cade da cavallo mentre sta attraversando il fiume Saleh e muore annegato, esattamente come temeva.
Si tratta, evidentemente, di un evento disastroso per la causa cristiana, in quanto la sua morte demoralizza le sue truppe, e molti cavalieri decidono di abbandonare l’impresa. Alcuni di essi riescono ad arrivare ad Acri, ma sono decisamente indeboliti, in quanto solamente il carisma di una figura come Federico Barbarossa avrebbe avuto la possibilità di risolvere l’assedio in corso a favore dei crociati. Anche il Saladino, del resto, sarebbe stato sollevato dal fatto di non doversi confrontare con il temuto Barbarossa.
L’assedio e la conquista di Acri
L’assedio di Acri, iniziato nel 1188, prosegue per diverso tempo, ma la seconda ondata di crociati sarebbe arrivata circa un anno più tardi; di conseguenza, per il Saladino si prospettano condizioni maggiormente favorevoli, anche se in maniera temporanea. In aggiunta, si consideri che l’inverno del 1189-1190 è talmente rigido da non consentire agli eserciti di combattere; del resto, è inevitabile che campagne militari di questa portata prevedano anche dei lunghi periodi di inattività.
Un altro elemento tipico di queste operazioni belliche, poi, è rappresentato dalla carestia, a cui si aggiungono le malattie che possono insorgere in queste condizioni. In situazioni di questo tipo, effettivamente, si inizia a fare scorta di cibo, ed i prezzi dei beni di prima necessità aumentano inevitabilmente in maniera incontrollata. Di conseguenza, i poveri sono costretti a cibarsi di erba, ed i cavalli diventano fonte di carne o strumenti di guerra, piuttosto che oggetto di scambi commerciali. Coloro che muoiono in battaglia sono considerati più fortunati di chi riesce a sopravvivere, in quanto ci si deve confrontare con la fame e con le malattie che insorgono in situazioni di questo genere.
Nel corso dell’inverno del 1190, poi, dei rovesci eccessivi causano un’epidemia dal decorso particolarmente doloroso che conduce ad una lenta morte; non sorprende, dunque, che molti cavalieri periscano. Tra le morti si registrano anche la Regina Sibilla e le sue figlie più giovani, e questo evento inatteso causa un problema di successione; Guido, in effetti, è un re solamente nominale, mentre l’eredità della casa reale viene raccolta da Isabella, la sorella più giovane di Sibilla.
Guido, ovviamente, continua a ricordare la sua incoronazione come Re di Gerusalemme, e, di conseguenza, la disputa dinastica viene rinviata alla decisione dei sovrani di Francia ed Inghilterra, che però non sono ancora giunti in Terra Santa. Il Saladino, intanto, tenta di disperdere l’armata cristiana, e chiede aiuto al Califfo di Baghdad, nel tentativo di mobilitare i musulmani; si nota, a tale proposito, che lo stile di leadership del Sultano si basa sull’esempio delle privazioni e delle sofferenze subite da lui e dai suoi uomini. Egli cerca, inoltre, di costruire una reputazione basata sulla giustizia e sulla generosità, caratteristiche che vengono esagerate dai suoi biografi ufficiali, ma che si possono rinvenire, seppure ridimensionate, anche nelle narrazioni dei cristiani coevi.
In Occidente, le armate crociate sono quasi pronte a partire, e, a tale scopo, il sovrano francese conclude un contratto con i genovesi, per trasportare 650 cavalieri nel Levante; una parte dell’esercito inglese, inoltre, si dirige direttamente in Terra Santa, ma Re Riccardo, insieme alla maggior parte delle sue truppe, si reca a Messina, dove soggiorna dal settembre del 1190 all’aprile dell’anno successivo. Anche se la situazione in Terra Santa appare disperata, il sovrano inglese sceglie un approccio cauto, e decide di occuparsi di altri problemi prima di continuare il suo viaggio verso Oriente.
Il tempo trascorso in Sicilia, effettivamente, gli permette di raccogliere maggiori risorse per organizzare il suo matrimonio; il diverso atteggiamento dei due Re, quello inglese e quello francese, non deve sorprendere. Il primo, che può contare su ingenti ricchezze, arriva in Sicilia con moltissimi uomini ed equipaggiamenti, mentre il secondo giunge nell’isola in maniera più sobria.
Rimane il problema del matrimonio di Re Riccardo, che è stato promesso alla sorella del Re francese, Alice; il sovrano inglese, tuttavia, preferisce unirsi a Berengaria di Navarra, allo scopo di formare un’alleanza per proteggere i confini dell’Aquitania, governata dalla madre Eleonora. Per questa ragione, egli rigetta la sua promessa sposa, che viene anche accusata di infedeltà con il padre, Enrico II. Tale accusa, evidentemente, causa delle notevoli tensioni tra le due monarchie, e mette in pericolo l’alleanza anglo-francese.
Il soggiorno siciliano del sovrano inglese, inoltre, ha un ulteriore obiettivo; Tancredi di Lecce, che governa la Sicilia, è debitore di una significativa somma di denaro a Riccardo d’Inghilterra, ma non ha intenzione di ripagare il debito contratto. Per questa ragione, il sovrano inglese decide di attaccare Messina, e di esporre le sue insegne sulle mura della città dopo averla occupata, fino a quanto Tancredi sceglie di pagare il suo impaziente creditore.
Gli eserciti crociati non riescono a partire fino alla primavera del 1191, a causa del clima invernale che impedisce i viaggi via mare; Filippo di Francia, da questo punto di vista, è il primo a partire, ed il 30 marzo salpa da Messina, per poi raggiungere Acri circa un mese dopo. L’esercito francese rappresenta un significativo apporto di uomini, cibo ed equipaggiamento all’assedio della città levantina. Non sorprende, dunque, che Filippo sia stato accolto in maniera solenne, alla presenza di figure di spicco della nobiltà locale, come il Conte Filippo delle Fiandre, che si trova in Terra Santa dal 1177.
I francesi costruiscono degli schermi rivestiti in ferro, allo scopo di proteggere i loro arcieri, e lanciano un forte bombardamento sulle mura di Acri; inoltre, il sovrano francese ordina lo scavo di un passaggio sotterraneo, con cui si riesce a causare una breccia nelle mura nemiche, Successivamente, i crociati francesi vengono respinti, ma tale evento testimonia le capacità militari dei transalpini, che però decidono di attendere l’arrivo del Re Riccardo, secondo gli accordi precedentemente presi. Il viaggio del sovrano inglese verso il Levante non è semplice, ma, dopo aver sposato Berengaria presso Limassol, il 12 maggio 1191, riceve l’omaggio di Corrado, che diventa il re, anche se nominale, del Regno di Gerusalemme.
Riccardo di Inghilterra giunge ad Acri l’8 giugno del 1191, e viene accolto in maniera trionfale dai franchi levantini; il suo arrivo, con numerose navi, uomini e risorse, incute un significativo timore nei musulmani. La ricchezza di cui dispone, inoltre, gli permette di reclutare altri uomini per combattere. Arrivano poi altre navi, che contengono le macchine per l’assedio, e, dunque, non sorprende che i cristiani siano significativamente incoraggiati, e decidano di lanciare un attacco alle mura di Acri, che però resistono. I crociati, effettivamente, si devono confrontare sia con coloro che difendono la città che con le truppe del Saladino.
Il Sultano invia un’enorme nave piena di provviste, equipaggiamento ed uomini, nel tentativo di rinforzare le difese del centro levantino; verso il mese di giugno, tuttavia, i cristiani perdono il vigore originario. In effetti, ai tentativi di assalto dei cristiani corrisponde sempre la resistenza dei musulmani; le mura di Acri, tuttavia, versano in condizioni preoccupanti, e i difensori della città chiedono al Saladino di siglare un trattato di pace, allo scopo di evitare ulteriori ed inutili sofferenze.
Il Sultano non accetta i termini proposti, ma la disperazione delle truppe è talmente elevata che viene siglata una resa unilaterale senza il suo consenso, che viene successivamente consegnata a Corrado del Monferrato. Le condizioni proposte prevedono la libertà in cambio di Acri, la consegna delle macchine di assedio, delle navi, delle armi, di duecentomila dinari, di 100 prigionieri particolari e di altri 1,500 prigionieri scelti in maniera casuale, a cui si aggiunge la restituzione della Vera Croce.
Questo accordo, che diventa noto al Saladino il 12 luglio del 1191, ha conseguenze devastanti, ed i crociati possono entrare nella città, per poi elevare le insegne francesi ed inglesi sulle sue mura; il bottino viene diviso equamente tra francesi ed inglesi. Si ripropone, tuttavia, il problema della successione al Regno di Gerusalemme. La disputa, in questo caso, vien risolta con un compromesso, secondo cui Guido avrebbe regnato per tutta la vita; al momento della morte, tuttavia, il regno sarebbe passato a Corrado, in virtù del suo matrimonio con Isabella, la legittima ereditiera del trono levantino.
Dopo la partenza di Filippo II, Riccardo si occupa della ricostruzione delle difese di Acri, ma il Saladino non sembra intenzionato a restituire i prigionieri o a localizzare la Vera Croce. Il 20 agosto del 1191, il sovrano inglese ordina la decapitazione di 2,700 uomini, e questo episodio viene considerato come una delle vicende più controverse dell’intera crociata. Non sorprende, dunque, che nei mesi seguenti anche i crociati catturati dai musulmani siano stati uccisi sommariamente, per vendicare la precedente uccisione di massa dei prigionieri musulmani.
La marcia verso Gerusalemme
Dopo aver conquistato Acri, il sovrano inglese sceglie di marciare verso Giaffa, una città il cui controllo risulta necessario per preparare un eventuale attacco a Gerusalemme; tuttavia, le armate cristiane vengono attaccate presso Arsuf, il 7 settembre del 1191, un centro posto a circa 50 Chilometri da Giaffa. Tuttavia, i tentativi del Saladino di disperdere l’esercito crociato falliscono, e l’attacco degli Ospedalieri consente a Riccardo di contrattaccare, disperdendo le armate musulmane; il Sultano viene sconfitto in maniera netta, e questo evento rovina la sua reputazione di guerriero invincibile. Allo stesso tempo, la vittoria di Arsuf dimostra le doti militari di Riccardo, che in seguito conquista e controlla Giaffa, situata in un punto strategico rispetto all’obiettivo principale della crociata.
A questo punto, rimane la lotta per la liberazione di Gerusalemme, la cui cattura ha scatenato la Terza Crociata; Riccardo d’Inghilterra, nondimeno, mostra un atteggiamento segnato da una estrema prudenza. Egli, in effetti, ordina la ricostruzione di diverse fortezze sul tragitto per la città santa, nel tentativo di assicurarsi una marcia senza particolari problemi verso Gerusalemme, e tali sforzi sono seguiti da trattative diplomatiche per porre fine alla guerra, allo scopo di evitare nuovi spargimenti di sangue come quello avvenuto in seguito alla conquista di Acri.
In realtà, il Saladino ritiene opportuno continuare lo sforzo bellico, mentre il fronte cristiano appare profondamente diviso; Corrado del Monferrato, da una parte, tratta con il Sultano, allo scopo di ottenere dei vantaggi personali. Riccardo, invece, desidera continuare la guerra, per scoprire ulteriori debolezze nel campo avversario di cui poter approfittare; egli, in realtà, rimane in stretto contatto con il fratello del Saladino, Safadino, con cui si incontra in diverse occasioni, scoprendo il mutuo interesse per la musica.
Il sovrano inglese propone anche una spartizione di Gerusalemme tra cristiani e musulmani, e cerca di far sposare la sorella Giovanna con lo stesso Saladino, ma richiede la conversione di quest’ultimo al cristianesimo prima di poter celebrare le nozze. In effetti, entrambe le parti avvertono la pressione del conflitto, da un punto di vista finanziario, fisico e politico; in circa due mesi, dalla fine di ottobre al 22 dicembre del 1191 i crociati riescono ad avanzare per una sessantina di chilometri.
In tale tragitto, le armate sono esposte alle piogge torrenziali ed alla siccità, che causa la morte degli animali e la perdita delle provviste. Verso la vigilia di Natale l’esercito cristiano giunge nei pressi di Gerusalemme, ma gli ordini militari ed i signori locali esprimono le loro perplessità su un possibile assedio della città santa.
I cristiani, effettivamente, temono che il Saladino li accerchi come è successo ad Acri; allo stesso tempo, si ritiene che le provviste non sarebbero più arrivate sul fronte di battaglia. Inoltre, anche nel caso di successo, sarebbe stato difficile mantenere il controllo di Gerusalemme per lungo tempo; la crociata, in effetti, rimane una spedizione militare temporanea, ma dopo lo sforzo bellico le armate fanno ritorno in Europa.
Si pone, di conseguenza, il problema dell’eventuale difesa della città santa, che deve essere assicurata da una guarnigione sufficiente di uomini; una possibilità, in questo senso, è costituita dal rinforzo di Ascalon. Si spera, in questo modo, di ostacolare il collegamento del Saladino con l’Egitto, e, allo stesso tempo, di consolidare il controllo della costa da parte dei franchi.
Il 13 gennaio del 1192 viene annunciata l’intenzione di ritirarsi, e la maggior parte dei francesi, effettivamente, abbandona la marcia in corso e decide di tornare ad Acri; il sovrano inglese, invece, sceglie di spostarsi ad Ascalon, nel tentativo di ricostruire la città. Arrivano poi dei messaggeri dall’Inghilterra, che riferiscono il tentativo del Principe Giovanni di impossessarsi delle terre di Riccardo e di entrare in possesso dei tesori del Regno. Un’eventuale partenza del sovrano inglese dalla Terra Santa, tuttavia, avrebbe significato il fallimento della crociata; per questa ragione, egli cerca un accordo con la nobiltà franca locale, nel tentativo di sostenere Corrado del Monferrato.
A Guido viene assegnata l’isola di Cipro, ma il 28 Aprile Corrado viene ucciso mentre passeggia nelle vie di Tiro. A questo punto, Isabella è costretta ad affrontare un ulteriore matrimonio, ed il candidato ideale viene identificato in Enrico, Conte della Champagne, uno dei crociati di spicco dell’intera spedizione. I sospetti sull’uccisione di Corrado, tuttavia, ricadono anche su Riccardo, che viene incoraggiato a tornare in patria per non perdere il suo regno; nondimeno, dopo che un sacerdote ricorda al sovrano gli impegni presi per il Levante, il sovrano decide di tentare una nuova marcia su Gerusalemme.
Di conseguenza, il 7 giugno del 1192 i cristiani si preparano ad una seconda marcia verso Gerusalemme, e questa volta il progresso verso l’obiettivo risulta più spedito; il Saladino teme che si ripeta la disfatta di Acri, ed ordina di avvelenare i pozzi nei pressi della città santa, nel tentativo di evitare che essa venga conquistata dai crociati. Il Sultano, effettivamente, teme di non riuscire a convincere i musulmani a combattere, mentre l’armata crociata si deve accampare nei pressi di Gerusalemme, nell’attesa che Enrico Cuor di Leone li raggiunga.
I francesi, in realtà, desiderano assediare la città, ma Riccardo ed i franchi locali rimangono contrari all’impresa; il timore principale, in effetti, è rivolto alle difese di Gerusalemme ed alla possibile occupazione della costa da parte del Saladino. Il caldo estivo, che riduce le scorte di acqua scoraggia ulteriormente un eventuale assedio.
Per queste ragioni, non sorprende che il Sultano decida di prendere l’iniziativa, e, nel giro di pochi mesi lancia un attacco a Giaffa, precedentemente conquistata dai crociati; le mura cedono rapidamente, e la piccola guarnigione che difende la città non appare sufficiente. A questi problemi, inoltre, se ne aggiunge un altro, in quanto le forze guidate dal Saladino riescono a bloccare i rifornimenti che provengono da terra, lasciando la via marittima come unica possibilità di ricevere cibo e provviste.
Riccardo decide di tornare velocemente a Giaffa, anche se non sa ancora se l’esercito islamico controlla completamente la città; uno dei crociati riesce però a fuggire, e chiedere aiuto. Il sovrano inglese si affretta a sbarcare, e blocca i diversi attacchi turchi, mettendo in fuga i musulmani, terrificati dalla presenza del Re d’Inghilterra, mentre quest’ultimo si rifugia nella cittadella fortificata ed espone le sue insegne sulle mura della città.
La reazione dell’armata islamica, ovviamente, non si fa attendere, ed il 5 agosto del 1192 le truppe musulmane attaccano a sorpresa l’accampamento crociato; anche se l’esercito di Riccardo non è particolarmente numeroso, egli riesce a resistere alla carica del nemico. Nuovamente, le sue abilità militari gli permettono di condurre un contro attacco che dimostra il suo valore di combattente; non sorprende, dunque, che egli riesca a farsi strada nel fronte nemico ed a mettere in fuga i soldati del Saladino.
Fine della terza crociata santa
Nella terza crociata emergono due figure eccezionali, ovvero Riccardo Cuor di Leone, da una parte, ed il Saladino, dall’altra, che si affrontano ripetutamente alla testa dei rispettivi eserciti nel corso della spedizione militare. Le estenuanti battaglie sostenute, in realtà, non consentono a nessuno dei due schieramenti di sferrare il colpo risolutore della contesa; in entrambi i casi si registrano notevoli problemi sanitari e di salute, a cui si aggiungono istanze politiche nei rispettivi Paesi.
Si osservano, a questo proposito, i continui scontri tra il sovrano inglese e quello francese, oltre ad un significativo declino dell’autorità del Saladino. L’esercito islamico, effettivamente, è decisamente estenuato dai continui combattimenti, e mostra segni evidenti di disaffezione; si registrano, inoltre, tensioni nei territori orientali del Sultano, a cui si aggiungono diverse dispute con il Califfo di Baghdad.
Per queste ragioni, si cerca di giungere ad una risoluzione diplomatica della crociata, che non risulta più sostenibile da coloro che la stanno combattendo; in effetti, le negoziazioni iniziano nel mese di agosto del 1192. Il 2 settembre dello stesso anno viene siglata una tregua della durata di tre anni, che prevede, per i cristiani, la possibilità di mantenere il possesso delle città costiere di Tiro e Giaffa; ai pellegrini, inoltre, viene concesso di entrare liberamente a Gerusalemme, ma lo stesso sovrano inglese si rifiuta diverse volte di visitare la città santa ed i luoghi ritenuti fondamentali per la fede cristiana.
Il 9 ottobre del 1192 Riccardo d’Inghilterra si prepara a lasciare Acri e a tornare nella madrepatria, dopo aver promesso di tornare per recuperare la Siria ai cristiani; nel corso della crociata, tuttavia, il sovrano ha acquisito diversi nemici, ed il viaggio verso l’Inghilterra deve essere svolto sotto mentite spoglie. Nel dicembre del 1192 egli giunge a Vienna, ma viene scoperto ed imprigionato per 15 mesi, prima nelle carceri del Duca Leopoldo d’Austria, ed in seguito in quelle di Enrico VI, l’Imperatore di Germania.
Il 4 febbraio del 1194 riesce a riacquistare la libertà, dopo aver pagato un enorme riscatto di 100,000 marchi, e viene accolto dalla madre, Eleonora di Aquitania; probabilmente, è stato il pagamento di questa ingente somma di denaro a conferire un’impressione fallimentare della terza crociata. In seguito ad una fastosa cerimonia di re-incoronazione nella Cattedrale di Winchester, nel mese di aprile del 1194, Riccardo inizia a ripristinare l’ordine nei suoi domini; con un grande slancio di generosità, perdona Giovanni per i tentativi di usurparne il potere nel corso della crociata. Egli, inoltre, cerca di recuperare le terre normande occupate da Filippo di Francia, mediante un processo che costa al sovrano la vita, il 6 aprile del 1199.
Le sue imprese nel corso della crociata terminata nel 1192, tuttavia hanno conferito a Riccardo Cuor di Leone una reputazione internazionale come leader e guerriero; per questa ragione, il sovrano inglese è il solo leader occidentale a godere l’ammirazione dei musulmani coevi, che ne riconoscono il coraggio e le doti militari.
Gli viene riconosciuta, inoltre, l’abilità nel pianificare le vittorie colte sul campo di battaglia, a cui si aggiunge quella di ispirare i suoi soldati al combattimento. Riccardo viene anche ricordato come abile amministratore e per aver avuto una straordinaria attenzione ai dettagli, doti che gli hanno permesso di forgiare strategie adatte alle situazioni che dovevano essere affrontate. A queste competenze, poi, se ne può aggiungere un’altra, quella di diplomatico, che ha dimostrato in diverse occasioni.
Per quanto riguarda il risultato globale, è agevole concludere che la terza crociata sia sostanzialmente fallita, in quanto Gerusalemme, l’obiettivo principale della spedizione militare, non viene liberata dal nemico. I crociati, nondimeno, riescono a consolidare la loro presenza sulla costa levantina, e si assicurano un territorio che contiene risorse economiche significative; inoltre, il controllo di Cipro, Acri e Tiro permette di combattere future crociate, come di fatto avverrà.
In definitiva, la terza crociata è segnata, oltre che dal richiamo alle armi del Pontefice, mediante la menzionata bolla, Audita Tremendi, dal ruolo dominante dei sovrani secolari, mentre il coinvolgimento del Papato rimane marginale.
Link Consigliati
- Encyclopedia Britannica Online, Third Crusade, European History
(https://www.britannica.com/event/Third-Crusade) - Spencer, S.J., The Third Crusade in historiographical perspective, History Compass
(https://compass.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/hic3.12662)
Consigli di lettura: clicca sul libro e acquista la tua copia!
- Riley-Smith, J., Throop, S.A., The Crusades. A history, Bloomsbury, London/New York, 2023.
- Jaspert, N., The Crusades, Routledge, New York/London, 2007.
- Lock, P., The Routledge Companion of the Crusades, Routledge, New York/London, 2006.