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Nella seconda metà del XVI secolo il regno di Francia è dilaniato dalle guerre di religione, una serie di sanguinosi conflitti che oppongono cattolici e protestanti. L’episodio più tristemente famoso di queste lotte di carattere religioso è il massacro della notte di San Bartolomeo. Nella strage compiuta nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572 dalla fazione cattolica ai danni degli ugonotti vengono uccise oltre 3 mila persone.
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Le guerre di religione in Francia
La morte improvvisa del sovrano Enrico II di Valois nel 1559 lascia la Francia nelle mani dei suoi tre figli: Francesco II, Carlo IX e Enrico III. Mentre questi ultimi si avvicendano sul trono paterno, a tenere effettivamente le redini del paese è la vedova di Enrico II, Caterina de’ Medici, mal vista dalla popolazione per il fatto di essere una donna straniera.
Anche se la maggior parte dei ceti cittadini rimane fedele al Cattolicesimo, i protestanti riescono a trovare in Francia larghi consensi. I calvinisti francesi, chiamati “ugonotti” (huguenots), fanno breccia prevalentemente tra i contadini, intrecciando alle istanze religiose le rivendicazioni delle libertà feudali contro l’assolutismo monarchico.
La nobiltà francese, a quel punto, si divide in due opposti schieramenti: da una parte i Guisa, paladini del Cattolicesimo; dall’altro lato i Borbone, sostenitori del Calvinismo. Entrambi sono strettamente imparentati con la casa regnante dei Valois. Il paese precipita per più di un quarantennio nelle sanguinose guerre di religione e oltre allo scontro religioso si svolge una riscossa feudale e una lotta intestina tra le due casate per impadronirsi del potere regio.
In questa competizione senza esclusione di colpi Caterina de’ Medici, il cui scopo prioritario è quello di conservare il trono per i figli, si schiera prima con l’una e poi con l’altra parte, tentando disperatamente di controllare la situazione.
La strage degli ugonotti nella notte di San Bartolomeo
Ad innescare ufficialmente le lotte all’interno del paese è un evento sanguinario. Nel marzo del 1562 il Duca di Guisa, attraversando con i suoi uomini la cittadina di Vassy si imbatte in un raduno ugonotto. Ne segue uno scontro alla fine del quale si contano ventotto ugonotti uccisi e circa centoventi feriti. Per gli ugonotti si tratta di un massacro mentre i cattolici si limitano a definirlo un incedente.
L’episodio, però, più famoso nell’ambito delle guerre di religione in Francia si verifica a Parigi la notte del 23-24 agosto 1572. In occasione del matrimonio fra la sorella del re, Margherita di Valois, e il protestante Enrico IV di Borbone, re di Navarra e futuro re di Francia, confluiscono nella capitale migliaia di ugonotti. L’unione tra i due rappresenta, infatti, un tentativo di riconciliazione tra cattolici e protestanti.
L’ordine di scatenare la caccia agli ugonotti convenuti in città arriva dalla fazione cattolica facente capo ai duchi di Guisa e appoggiata dal re Carlo IX, dal fratello Enrico e dalla regina madre Caterina de’ Medici. Gli esecutori perdono però il controllo della situazione e l’eccidio durante la notte di San Bartolomeo diventa indiscriminato; parte della popolazione, scoperta la strage al mattino, partecipa ai massacri incoraggiata anche dai preti che incitano a sterminare anche gli studenti stranieri e i librai, considerati tutti protestanti.
Lo stesso Enrico di Borbone rischia di perdere la vita nell’eccidio. Secondo le stime più attendibili muoiono tra le 5.000 e le 30.000 persone, comprese donne e bambini. A nulla serve l’ordine, giunto dal re il 24 agosto, di cessare immediatamente il massacro: la strage prosegue, diventando “il peggiore dei massacri religiosi del secolo” e macchiando il matrimonio reale come “nozze vermiglie”. La strage di San Bartolomeo, colpendo duramente gli ugonotti con l’uccisione di molti nobili influenti, segna una svolta nelle guerre di religione in Francia.
Dopo il massacro degli ugonotti
Dopo il massacro di San Bartolomeo le guerre di religione si trasformano in competizione internazionale: Il papa Pio V e Filippo II di Spagna scendono in campo a sostegno dei Guisa e della Lega Cattolica, mentre Elisabetta I d’Inghilterra si dichiara a favore degli ugonotti.
In un’escalation di violenza si giunge anche all’assassinio politico: il primo ad essere eliminato è il conte Enrico di Guisa, capo della Lega Cattolica; subito dopo è il turno del re Enrico III di Valois.
Con l’eliminazione del terzo figlio di Enrico II di Valois vengono a mancare eredi diretti e il trono passa nelle mani di Enrico IV di Borbone. La città di Parigi, però, chiude le porte in faccia al nuovo sovrano e si rifiuta di aprirle fino a quando Enrico non si decide ad abiurare e ad abbracciare la fede cattolica. Celebre è rimasta l’affermazione di Enrico nel momento del suo ingresso nella capitale: “Parigi val bene una messa“.
Nel 1598 Enrico emana l’Editto di Nantes con il quale assicura agli ugonotti libertà di culto e parità di diritti civili concedendo, inoltre, per otto anni il possesso di diverse “places de surete“(piazze di sicurezza), tra cui la città di La Rochelle. L’Editto sancisce la coesistenza in uno stesso Stato di più confessioni religiose e il principio della tolleranza in materia di fede.
Con questa pacificazione religiosa si apre per la Francia un breve periodo di tranquillità: rifiorisce l’attività commerciale e industriale e la vita della Chiesa è stimolata e arricchita dalla coesistenza con la fede ugonotta.
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- Janine Garrisson, Enrico IV e la nascita della Francia moderna, Milano, Mursia, 1987.
- Stefano Tabacchi, La strage di San Bartolomeo. Una notte di sangue a Parigi, Vulcanica di Nola, Salerno editrice, 2018.