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Il volo Bologna-Palermo
Il volo Itavia IH870 Bologna-Palermo parte da Bologna, dall’aeroporto Guglielmo Marconi alle 20.08, due ore dopo l’orario previsto. L’arrivo è programmato per le 21.15. Il DC 9 viaggia regolarmente, con a bordo 81 persone, 64 passeggeri adulti, 11 ragazzi tra i due e i dodici anni, due bambini di età inferiore ai 24 mesi e 4 uomini d’equipaggio.
Durante il volo non è segnalato nessun problema, ma poco prima delle 21 del DC 9 si perdono le tracce radar. Il volo procede regolarmente a una quota di circa 7.500 metri senza irregolarità segnalate dal pilota. L’aereo, oltre che nel radar di Ciampino, è nel raggio d’azione di due radar della difesa aerea: Licola (vicino Napoli) e Marsala. Alle 21.21 il centro di Marsala avverte il centro operazioni della Difesa aerea di Martina Franca del mancato arrivo a Palermo dell’aereo. Un minuto dopo il Rescue Coordination Centre di Martina Franca dà avvio alle operazioni di soccorso, allertando i vari centri dell’aeronautica, della Marina militare e delle forze Usa.
La caduta in mare non viene preceduta da alcun sos. Alle 21.55 decollano i primi elicotteri per le ricerche. Sono anche dirottati, nella probabile zona di caduta, navi passeggeri e pescherecci. Alle 7.05 del 28 giugno vengono avvistati i resti del DC9 a nord di Ustica. Le operazioni di ricerca proseguono fino al 30 giugno. Vengono recuperati i corpi di 39 degli 81 passeggeri, il cono di coda dell’aereo, vari relitti e alcuni bagagli delle vittime. I resti del DC9, ripescati nel Tirreno a oltre 3000 metri di profondità sono stati ricomposti in un “Museo della memoria” a Bologna dedicato alla strage.
Le ipotesi della strage di Ustica
A distanza di decenni non c’è ancora una spiegazione unanime su come il velivolo cadde improvvisamente in mare. Tra le ipotesi che si sono susseguite negli anni, alcune anche alimentate da depistaggi, ci sono quelle di un cedimento strutturale, di una bomba a bordo, di un missile terra-aria, di una collisione, di una battaglia aerea tra jet militari culminata con il velivolo civile colpito per errore da un missile. Questa versione è stata sempre confutata dall’Aeronautica militare ma è al momento la più accreditata e sostenuta anche da alcune sentenze civili.
Il mistero del Mig libico
A complicare il mistero, alcuni giorni dopo a strage di Ustica, un Mig libico viene ritrovato schiantato sulle pendici della Sila, in Calabria. Ufficialmente la caduta del jet militare viene datata al 18 luglio 1980, ma alcuni dettagli fanno presupporre possa essere stato abbattuto la stessa sera del DC9. È anche emerso che in quegli anni gli aerei libici sono soliti sfruttare la scia di voli civili per sfuggire ai controlli dei radar Nato.
L’inchiesta sulla strage di Ustica
L’inchiesta è stata lunga e difficile. Le autorità militari italiane, francesi e statunitensi hanno spesso negato informazioni e documenti. Diverse registrazioni radar sono sparite. In sostanza il processo su cause e autori della strage non si è mai tenuto perché l’istruttoria del giudice Rosario Priore, nel 1999, definisce “ignoti gli autori della strage” e si conclude con un non luogo a procedere. La conclusione è che le cause della sciagura erano “esterne” all’aereo escludendo dunque attentato, cedimenti strutturali e bomba a bordo.
Il giudice Priore può sentenziare
“l’incidente al DC9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento, il DC9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un’azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti.”. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto.Ma a distanza di quasi 40 anni dalla strage non c’è nessuno condannato come responsabile.”
I risarcimenti ai familiari delle vittime
Processi sono stati avviati anche a carico di chi tentò di depistare le indagini ma non si sono individuati colpevoli tra gli alti ufficiali dell’Aeronautica italiana.
Nell’ottobre del 2000 inizia il processo davanti alla terza sezione della Corte d’Assise di Roma contro i vertici dell’Aeronautica che nell‘aprile 2004 vengono assolti per prescrizione. Si riconosce comunque che hanno omesso di riferire alle autorità politiche i risultati dell’analisi dei tracciati radar di Fiumicino/Ciampino – (i nastri di Ciampino sono quelli in cui tanti, negli anni successivi, hanno poi visto la presenza di una manovra d’attacco al DC9) – conosciuti nell’immediatezza della tragedia, e hanno fornito informazioni errate alle autorità politiche escludendo il possibile coinvolgimento di altri aerei militari nella caduta dell’aereo civile.
La Cassazione nel 2007, con una sentenza assolutoria ha negato si siano verificati depistaggi. Diverse sentenze dei tribunali civili hanno condannato negli ultimi anni i ministeri della Difesa e dei Trasporti a risarcire i familiari delle vittime. Essi non avrebbero agito correttamente per prevenire il disastro. Secondo i giudici civili della Corte d’Appello di Palermo, il volo fu abbattuto da un missile lanciato da un altro aereo che viaggiava sulla stessa rotta o da una quasi collisione tra velivoli militari.
Il risarcimento a Itavia
Il 22 maggio 2018 la Cassazione ha stabilito che i ministeri di Difesa e Infrastrutture devono risarcire Itavia, la compagnia aerea fallita dopo il disastro aereo. La decisione ha confermato la responsabilità dei due dicasteri, già condannati a rimborsare i parenti di alcune delle 81 vittime del disastro.