CONTENUTO
Kick off oggi…con un anno di ritardo
Con Turchia-Italia di venerdì 11 giugno, con calcio d’inizio alle ore 21, allo stadio “Olimpico” di Roma, inizieranno ufficialmente i XVI Campionati europei di calcio. Il match tra la nostra Nazionale e quella turca sarà la prima del torneo: l’ultima, la finale, si disputerà l’11 luglio allo stadio di Wembley, a Londra. Nati nel 1960, in piena Guerra fredda, gli Europei interessano tutti i tifosi perché esprimono un tasso tecnico e di agonismo molto forte al pari di un Campionato del Mondo.
L’edizione di quest’anno, per la prima volta, si disputa in un anno dispari ed il motivo si deve alla pandemia di Covid-19 che ha colpito il Mondo a partire dal febbraio 2020: troppi rischi, troppe paure, troppe le tensioni e la UEFA, la Federcalcio europea, ha deciso di spostare la manifestazione di un anno, permettendo l’apertura degli impianti ad un numero ristretto di tifosi.
La vera novità di questa edizione sarà il fatto che, per la prima volta, i Campionati europei non avranno una sede fissa, ma saranno itineranti: se fino a Francia 2016, una sola Nazione ospitava la manifestazione (o al massimo due Nazioni come nel 2000, 2008 e 2012), questa volta si è deciso, per omaggiare i sessant’anni (anzi sessantuno) della manifestazione, che undici città europee, di undici Stati diversi, ospiteranno la kermesse: Roma, Baku, Copenhagen, Monaco di Baviera, Londra, Amsterdam, Bucarest, San Pietroburgo, Glasgow, Siviglia e Budapest.
La manifestazione sportiva più importante, seguita ed attesa d’Europa e che per un mese terrà fermi i tifosi delle 24 Selezioni partecipanti per vedere quale squadra entrerà nell’albo d’oro: sarà una new entry oppure si confermerà una Nazione che ha già vinto la manifestazione? Vedremo. Intanto andiamo a scoprire un po’ di storia dei Campionati europei di calcio.
C’era una volta la Coppa Internazionale
Prima dell’edizione del 1960, esisteva qualcosa simile in Europa? Assolutamente sì ed il trofeo si chiamava Coppa Internazionale. La Coppa Internazionale è la “madre” degli Europei e si sono disputate cinque edizioni tra il 1927 ed 1960.
In queste edizioni vi prendono parte solo sei squadre rappresentanti di quello che è definito il “calcio danubiano” (Austria, Cecoslovacchia, Ungheria), oltre all’Italia, alla Svizzera e alla Nazionale jugoslava, che prende parte solo all’ultima edizione. La nostra Nazionale, negli anni Trenta, è la squadra più forte del Mondo (due Mondiali, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Berlino 1936, medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Amsterdam 1928) e si aggiudica per due volte la manifestazione, mentre Austria, Ungheria e Cecoslovacchia ne hanno vinta una.
Cosa spinge il calcio europeo ad organizzare un torneo di quel tipo proprio in quel periodo? Innanzitutto il calcio europeo, il migliore allora nel Mondo insieme a quello del Sud America, diventa sempre più seguito, popolare e si decide di creare un torneo in cui si vuole premiare la squadra nazionale più forte di tutte.
Anche a livello di club nazionali, nel 1927, si dà il via ad una coppa, la Coppa Mitropa (disputata fino al 1992), dove partecipano le squadre campioni nazionali e vice campioni di Austria, Cecoslovacchia, Jugoslavia e Ungheria, anche se per l’Austria e l’Ungheria partecipano la squadra vincitrice della Coppa nazionale e le squadre classificate al secondo e al terzo posto nel campionato ungherese. L’organizzazione della coppa (detta Coppa dell’Europa centrale) è affidata alle quattro Federcalcio nazionali. Se la Coppa Internazionale è la “madre” degli Europei, la Mitropa è la madre della Coppa dei Campioni e “nonna” della Champions League.
Inventore delle due coppe è l’austriaco Hugo Meisl, segretario della Federcalcio austriaca e allenatore della Nazionale austriaca, ai tempi conosciuta come Wunderteam e squadra europea più forte e tecnicamente avanzata di quel periodo (forse ancora di più dell’Italia).
La Coppa Internazionale prevede partite di andata e ritorno in un girone all’italiana da disputarsi due volte e la sua durata è di tre anni. Non essendo stabilite date definitive per giocare le partite, la manifestazione dura anche più di un anno. La prima edizione (1927-1930) la vince l’Italia davanti l’Austria e alla Cecoslovacchia; la seconda (1931-1932) vede l’affermazione della Nazionale austriaca davanti agli azzurri; la terza (1933-1935) vede il bis della Nazionale italiana davanti all’Austria.
La quarta edizione (1936-1938) non si completa per via dell’annessione dell’Austria alla Germania, ma dopo la fine della guerra si pensa di far continuare la manifestazione tanto che tra il 1948 ed il 1953 si disputa la quinta edizione vinta dall’Ungheria davanti alla Cecoslovacchia. La Cecoslovacchia vince l’ultima edizione (1955-1960) davanti ai magiari. Le ultime due squadre vincitrici della Coppa Internazionale disputano poi le finali mondiali in Svizzera (1954) e Cile (1962), perdendo contro Germania Ovest e Brasile.
I motivi della lunghezza delle ultime due edizioni si legano al fatto che in quel tempo inizia la Guerra fredda e Ungheria, Jugoslavia e Cecoslovacchia entrano a far parte della sfera d’influenza sovietica, l’Italia si schiera con il blocco occidentale, l’Austria e la Svizzera rimangono neutrali.
I tempi rispetto alle prime edizioni però sono cambiati, la Coppa Internazionale deve essere rigenerata e la sua ultima edizione si disputa, come detto, tra il 1955 ed il 1960. La novità è il fatto che nel 1954 nasce la UEFA (Union of European Football Associations, Unione delle Associazioni Europee di Calcio), la Federazione calcistica europea.
I tempi sono maturi per un cambio radicale della manifestazione: via la Coppa Internazionale, dentro il Campionato d’Europa per Nazioni. E’ il 1960 e anche l’Europa si appresta ad avere un torneo simile alla Copa America (allora giunta alla ventisettesima edizione).
L’Unione Sovietica vince la prima edizione del 1960
Nel 1957 si decide di istituire il Campionato europeo e di intitolare il trofeo Coppa Henri Delaunay, dal nome del defunto primo segretario UEFA tra i promotori di un campionato europeo tra Nazioni su larga scala continentale. Se esiste un Comunità Economica del Carbone e dell’Accio, nonché una Comunità Economica Europea ed una Comunità Europea dell’Energia Atomica, ora tocca anche al calcio unire il Continente.
Le qualificazioni alla prima edizione dell’Europeo vedono in campo diciassette squadre nazionali europee: non vi prendono parte la solita Inghilterra, la Germania Ovest e l’Italia oltre a Belgio, Svizzera e Olanda.
Queste Selezioni nazionali si affrontano in partite di andata e ritorno a partire dagli ottavi per terminare ai quarti. Alla fase finale (ovvero in semifinale) arrivano Francia, Unione Sovietica, Cecoslovacchia e Jugoslavia. Le partite si disputano in Francia dal 6 al 10 luglio 1960 perché, in base al regolamento, il Paese organizzatore della manifestazione deve essere uno dei Paesi semifinalisti e per motivi organizzativi si opta per la Francia.
Le semifinaliste sconfiggono nei quarti Spagna, Austria, Portogallo e Romania. A dire il vero, Urss-Spagna non si gioca in quanto la Spagna non vuole giocare in Unione Sovietica: quello è un chiaro messaggio politico imposto dall’allora Capo di Stato spagnolo, Francisco Franco, di non far giocare la Roja nella terra del nemico sovietico. Visto il tasso tecnico degli spagnoli, quella sarebbe stata una partita degna di una finale.
A Francia 1960 si giocano quattro partite tra Parigi (Parco dei Principi) e Marsiglia (Velodrome) e la finale vede in campo l’Unione Sovietica e la Jugoslavia. A vincere sono i sovietici per 2-1 con i gol di Metreveli e Ponedel’nik per i sovietici, Galic per gli jugoslavi. Il terzo posto è ad appannaggio della Cecoslovacchia contro la Francia.
1964-2016, si affermano tutte le Nazionali europee…mondiali. Tranne l’Inghilterra
Dall’edizione di Spagna 1964, i Campionati europei hanno un seguito maggiore: dalla seconda edizione fino a quella di cinque anni fa, i Campionati europei interessano molte più persone. Un interesse quasi pari ad un Mondiale.
La competizione è sempre più strutturata anche se fino all’edizione 1976 disputata in Jugoslavia, prendono parte alla fase finale sempre quattro squadre, portando le partecipanti ad almeno una edizione complessivamente a dodici (Unione Sovietica, Jugoslavia, Cecoslovacchia, Francia, Spagna, Ungheria, Danimarca, Italia, Inghilterra, Germania Ovest, Belgio e Paesi Bassi). Con Italia 1980, le partecipanti passano a otto e questo numero rimane tale fino all’edizione di Germania Ovest 1988: in queste tre edizioni, le Nazionali esordienti sono quattro (Grecia; Danimarca, Portogallo e Romania).
A partire da Svezia 1992, aumentano anche le Nazionali: questo perché smembrandosi l’Urss, la Jugoslavia e la Cecoslovacchia, nascono venti nuove Nazionali. Ed aumentando le squadre iscritte alla UEFA, è ovvio che devono aumentare anche le squadre qualificate alla fase finale.
Da Inghilterra 1996 fino a Polonia-Ucraina 2012, le squadre partecipanti diventano sedici e dal 2016 ben ventiquattro. In pratica, alla fase finale dell’Europeo partecipa il 44% delle Nazionali iscritte alla UEFA (55). L’edizione con più Nazionali esordienti è Inghilterra 1996 con sei debutti, seguita da Francia 2016 con cinque Nazionali al debutto nella manifestazione. Delle squadre iscritte alla UEFA, diciannove squadre non hanno ancora preso parte agli Europei.
Da Francia 1984 non si disputa la finalina per il terzo posto e le semifinaliste perdenti vincono automaticamente la medaglia di bronzo.
La Nazionale con più partecipazioni al Campionato europeo è la Germania con tredici partecipazioni, seguita da Spagna e Francia con dodici e undici partecipazioni. La coppa è vinta tre volte da Germania e Spagna, due volte dalla Francia ed una volta da URSS, Italia, Cecoslovacchia, Paesi Bassi, Danimarca, Grecia e Portogallo.
Si sono aggiudicate il trofeo dieci squadre diverse e di queste, quattro hanno vinto anche il Mondiale e tre squadre hanno fatto la combinazione Mondiale-Europeo: la Germania Ovest (1972-1974), la Francia (1998-2000) e la Spagna (2008-2010). Addirittura la Roja è l’unica finora a vincere due Europei consecutivi, imponendosi sia a Svizzera-Austria 2008 sia a Polonia-Ucraina 2012.
All’appello delle squadre vincitrici manca l’Inghilterra. Considerata sempre la Nazione dei “maestri del calcio” poiché laggiù nasce il football, la Nazionale dei Tre leoni ha partecipato a dieci edizioni ed il suo miglior risultato è il terzo posto (in coabitazione con la Francia) nell’edizione casalinga del 1996.
I miracoli di Danimarca (1992) e Grecia (2004)
Nelle edizioni finora disputate non sono mancate le sorprese: molte squadre sorprendono già solo qualificandosi (Lettonia nel 2004; Islanda e Albania nel 2016; Finlandia e Macedonia del Nord nell’edizione 2020), altre sorprendono giungendo in finale (Repubblica Ceca nel 1996 alla sua prima partecipazione), altre invece vincendo da underdog, ovvero da sfavorite. Le sorprese in questione sono quelle di Danimarca e Grecia nelle edizioni del 1992 e del 2004.
Nell’edizione Svezia 1992, i biancorossi scandinavi non si qualificano in quanto si piazzano al secondo posto nel loro girone di qualificazione dietro alla Jugoslavia. Ma la Nazionale allenata da Richard Møller-Nielsen prende comunque il posto della Nazionale balcanica. Il motivo? La UEFA esclude la Jugoslavia per via dello scoppio della guerra nel suo territorio: con la risoluzione ONU 757, approvata dal Consiglio di sicurezza il 30 maggio 1992, si vieta alla Nazionale jugoslava di partecipare a tutte le manifestazioni sportive. Una mazzata per quella Nazionale che parte con molti favori del pronostico e che non può disputare il suo quinto Europeo.
Visto che l’Europeo non si può disputare con un numero dispari di Nazionali, il 31 maggio la UEFA decide che la Danimarca è ripescata: la manifestazione sarebbe iniziata solo undici giorni dopo e Møller-Nielsen chiama in fretta e furia i giocatori dalle vacanze. Nessun giocatore è però pronto psicologicamente e fisicamente per giocare gli Europei, ma la cosa positiva è che Danimarca e Svezia sono confinanti e quindi non c’è un grosso impegno logistico.
La Danimarca è inserita nello stesso girone della Jugoslavia con Inghilterra, Francia e Svezia: un girone proibitivo. La Danimarca non è un top team, ma ha ottime individualità come il portiere Peter Schmeichel, i centrocampisti Henrik Larsen e Brian Laudrup e capitan Lars Olsen.
Il cammino, già nel girone, è oltre le aspettative: gli scandinavi biancorossi pareggiano con l’Inghilterra (0-0), perdono contro la Svezia (1-0) e vincono contro la Francia (1-2): Svezia prima, Danimarca seconda, Francia ed Inghilterra eliminate. La Danimarca entra, per la seconda volta nella sua storia, nelle magnifiche quattro (come a Francia 1984).
In semifinale i ragazzi danesi sconfiggono l’Olanda campione in carica ai rigori (4-5) e in finale sconfiggono nientemeno che la Germania campione del Mondo in carica: 2-0 con le reti di Jensen e Vilfort. La vittoria danese è ricordata come un miracolo calcistico ed una vittoria inattesa.
L’altro miracolo “europeo” è la vittoria della Grecia dell’edizione portoghese del 2004. La Nazionale ellenica fino all’inizio di quell’Europeo è una delle Nazionali meno dotate tecnicamente di tutta Europa, ha preso parte solo ad un Mondiale ed è al suo secondo Europeo dopo Italia 1980. La Grecia, allenata dal ct tedesco Otto Rehnagel (che in carriera ha vinto titoli domestici con Werder Brema, Kaiserslautern e Fortuna Dusseldorf), vince il suo girone di qualificazione e si qualifica ad un Europeo dopo ventiquattro anni. E’ inserita in un girone tosto con i padroni di casa, la Russia e la Spagna. La Spagna era già presente nel gruppo di qualificazione della Grecia.
La prima partita vede in campo Portogallo e Grecia, una partita che tutti i bookmakers danno a senso unico. E a vincere è invece la Grecia con i gol di Karagounis (allora giocatore dell’Inter) e Basinas, con il gol della bandiera di un giovane Cristiano Ronaldo. La seconda partita vede i greci pareggiare contro la Spagna e alla terza partita perdere contro i russi ma, grazie alla vittoria lusitana sugli spagnoli e alla miglior differenza reti contro gli spagnoli, ai quarti accedono Grecia e Portogallo.
Mai la Grecia si è spinta tanto avanti in una manifestazione calcistica. Non ha nulla da perdere e i ragazzi di Rehnagel entrano nella storia: nei quarti battono la Francia campione d’Europa in carica con gol di Charisteas ed in semifinale sconfiggono la Repubblica Ceca ai supplementari grazie al silver gol di Dellas (allora difensore della Roma). La piccola Grecia approda in finale. E l’ultimo atto del torneo la Grecia lo disputa al “Da Luz” di Lisbona contro il Portogallo padrone di casa. Per i ragazzi di Scolari, la possibilità di vendicare la sconfitta della prima partita e alzare al cielo il primo trofeo internazionale della storia lusitana tra le proprie mura nazionali.
Charisteas al 57’ trafigge Ricardo e, dopo una strenua difesa del “fortino”, al triplice fischio dell’arbitro tedesco Merk, la Grecia è incredibilmente campione d’Europa. La Grecia scrive così il suo nome nell’albo d’oro della manifestazione, mentre per la Nazionale portoghese i rimpianti di aver gettato alle ortiche un’occasione irripetibile.
Ancora più rispetto a dodici anni prima quando vince la Danimarca, la vittoria della Grecia rimbalza su tutti i giornali internazionali e la Nazionale in Patria è accolta come se composta da dei. La Grecia dopo quella vittoria non si qualifica però per i Mondiali tedeschi del 2006 e da allora prende parte ancora a due edizioni dell’Europeo, non qualificandosi per quella che inizierà questa sera.
L’Italia agli Europei: poche gioie, tanti dolori
Con l’edizione numero XVI, la nostra Nazionale di calcio disputerà la sua decima fase finale. Il nostro miglior piazzamento è la vittoria nell’edizione casalinga del 1968, mentre altre due volte perdiamo la finale: nel 2000 contro la Francia, nel 2012 contro la Spagna. In un’occasione conquistiamo la semifinale (a Germania Ovest 1988). Se a livello di campionato del Mondo abbiamo sempre raggiunto posizioni ragguardevoli (quattro volte vincitori, due volte vice-campioni ed una volta terzi classificati), a livello di Europeo i risultati non sono altrettanto entusiasmanti.
Nell’edizione di cinque anni fa gli azzurri, guidati allora da Antonio Conte, raggiungono i quarti di finale, perdendo ai rigori solo con la Germania. In quell’edizione, dove non partiamo assolutamente con i favori del pronostico, Buffon e compagni sconfiggono prima il Belgio (0-2) e poi negli ottavi la Spagna campione d’Europa in carica, in un replay della finale di Kiev dove le Furie rosse si sono imposte 4-0.
Degna di nota per la nostra Nazionale è l’edizione 2000, con l’Italia perde solo al golden gol contro la Francia in finale: vantaggio azzurro con Delvecchio, pareggio di Wiltord all’89’, gol di Trezeguet al minuto 103 e Francia che bissa il successo del 1984. Ma l’edizione belga-olandese del 2000 è senza dubbio legata alla semifinale vinta ai rigori contro i padroni di casa Oranje.
Inserita nel girone B con Turchia, Belgio e Svezia, Maldini e soci si qualificano ai quarti dove superano la Romania e in semifinale affrontano l’Olanda padrona di casa dei vari de Boer, Kluivert, Stam, Bergkamp e Davids. A passare il turno sono gli azzurri che si impongono 3-1 dopo i calci di rigore. Ma quella partita è da ricordare come la “partita dei rigori”.
Al 33’ gli azzurri sono in dieci per l’espulsione di Zambrotta e da quel momento Francesco Toldo sale in cattedra, parando un rigore al 38’ su de Boer, mentre al 62’ Kluivert colpisce il palo pieno con il rigore assegnato agli Oranje per fallo di Iuliano su Davids. 0-0 al 90’, 0-0 al 120’: la finalista deve vincere la lotteria dei calci di rigore. Toldo, allora in forza alla Fiorentina, è il man of the match non solo per i rigori parati, ma anche per una serie di interventi provvidenziali.
I rigori non sono mai stati “affare” della nostra Nazionale: eliminata in semifinale a Italia ’90; sconfitta in finale ad Usa ‘94 contro il Brasile; eliminata (in sostanza) nella fase a gironi di Inghilterra ’96 per via del rigore sbagliato da Zola contro la Germania; eliminata nei quarti di finale di Francia ’98 contro i padroni di casa.
E proprio colui che ha sbagliato il rigore decisivo due anni prima, Luigi di Biagio, è il primo a calciare e segna, lasciandosi alle spalle l’errore francese. Il secondo rigore lo sigla Pessotto ed il terzo lo segna Totti con il celebre “cucchiaio”. Il gesto di Totti riprende lo stesso tiro che, nella finale di Euro 1976 tra Germania Ovest e Cecoslovacchia, la prima decisa ai calci di rigori, ha permesso ad Antonin Panenka di trafiggere Sepp Maier. Quel tiro è ribattezzato “Panenka”, italianizzato in “cucchiaio”.
Il quarto rigore lo sbaglia Maldini, ma l’Olanda sbaglia con de Boer (parato), Stam (alto sopra la traversa) e Bosvelt (parato) e alla finale di Rotterdam vanno gli azzurri che lasciano così alle spalle la maledizione dei rigori.
Nel 2004, in Portogallo, gli azzurri di Trapattoni vanno ko in un girone non impossibile contro Danimarca, Svezia e Bulgaria: gli azzurri pareggiano contro le due squadre scandinave e vincono contro i bulgari, ma il pareggio tra Svezia e Danimarca preclude il passaggio del turno degli azzurri, con tutti che accusano gli scandinavi di aver fatto il “biscotto”.
Anche nel 2008 i rigori fermano il passaggio degli azzurri in semifinale: questa volta è la Spagna ad eliminare la squadra del Ct Donadoni dopo aver chiuso a reti bianchi tempi regolamentari e supplementari.
Nel 2012 gli azzurri arrivano in finale dopo una cavalcata incredibile che vede l’eliminazione dell’Inghilterra ai rigori (4-2) nei quarti di finale ed in semifinale Mario Balotelli prende sulle spalle la squadra e “distrugge” la Germania con una doppietta incredibile. La squadra di Prandelli contro i pronostici arriva in finale forse stanca e appagata per la cavalcata ed il 1° luglio 2012 a Kiev si arrende 4-0 alla Spagna, la Nazionale contemporaneamente campione del Mondo e d’Europa in carica.
Quattro anni dopo, come detto, sono i rigori a porre fine ai sogni di gloria azzurri: 1-1 al 120’ e tre rigori sbagliati dalla Germania contro i quattro degli azzurri, per un 7-6 finale che permette ai tedeschi di sconfiggere dopo tanti anni la nostra Nazionale.
L’Italia che oggi affronterà “in trasferta” la Turchia arriva da un periodo di forma molto importante, tanto che, sotto la gestione di Roberto Mancini, gli azzurri hanno vinto ventuno partite (su ventisei) e si pongono come una delle candidate per la vittoria finale. Una vittoria finale che manca da 53 anni e che sembra davvero una maledizione.
Vedremo se i vari Immobile, Insigne, Jorginho, Barella e Donnarumma sapranno ripetere la vittoria casalinga del 1968 dei vari Anastasi, Facchetti, Burgnich, Domenghini e Zoff. Ma per alzare quella Coppa Henri Delaunay “inventata” sessantuno anni fa ci saranno altre ventitre Nazionali che vogliono alzare al cielo di Londra quella coppa.
La prossima edizione degli Europei tornerà ancora a disputarsi in un anno pari e sarà la Germania ad organizzare la kermesse calcistica nel 2024.