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Home Storia Contemporanea Guerra Fredda

Storia del muro di Berlino: dalla costruzione alla caduta

La storia del muro di Berlino dal 1961, anno della sua costruzione, al 1989 anno del suo abbattimento. Il muro ha rappresentato il simbolo della Guerra Fredda.

di Mirko Muccilli
13 Agosto 2020
TEMPO DI LETTURA: 5 MIN
caduta-muro-di-berlino

Caduta del muro di Berlino

CONTENUTO

  • La costruzione del muro di Berlino
  • Il discorso di Kennedy davanti al muro di Berlino
  • La caduta del muro di Berlino. Perché è stato abbattuto?

Se c’è stato un luogo simbolico per la storia della seconda metà del novecento, capace di condensare in se stesso il significato della guerra fredda, questo è stato il muro di Berlino. A partire dal 1961, anno della sua costruzione, esso ha rappresentato una specie di frontiera politica e simbolica dell’Europa; il suo abbattimento nel 1989 ha significato la fine di un modo di guardare all’Europa e al mondo come perennemente divisi.

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La costruzione del muro di Berlino

Con la fine del blocco nel 1949 Berlino diviene terreno di scontro per i due diversi modelli di società. Nella parte occidentale gli americano investono risorse ingenti per ricostruire una città all’avanguardia e sviluppata che possa mostrare ai suoi abitanti la superiorità del modello capitalista.

Inizialmente ai cittadini di Berlino è permesso di circolare liberamente in tutti i settori, ma con lo sviluppo della Guerra fredda i movimenti diventano limitati; i confini tra Germania Est e Germania Ovest sono sigillati nel 1952 e l’attrazione dei settori occidentali di Berlino per i cittadini della Germania Est aumenta. Attratti dallo sviluppo occidentale circa due milioni e mezzo di tedeschi passano tra il 1949 e il 1961 da Berlino est a Berlino ovest, agevolati anche dal fatto che il passaggio è ancora relativamente semplice.

Nel giugno del 1961 il neo presidente americano J.F. Kennedy incontra a Vienna il leader del partito comunista Kruscev: l’incontro, dedicato al problema di Berlino Ovest, non porta a nessun accordo tra i due. Per fermare l’esodo di massa che rischia di mettere in crisi la stabilità politica e sociale della Repubblica Democratica Tedesca, nella notte tra il 12 e il 13 agosto del 1961 i sovietici iniziano la costruzione di un muro.

Per le prime ore la barriera di confine consiste solo di filo spinato, ma già il 15 agosto vengono impiegati blocchi di cemento e pietra. Il muro, lungo circa 155 Km, trasforma i tre settori occidentali in un’isola rinchiusa entro i territori orientali. Tra Berlino Ovest e Berlino Est la frontiera diventa fortificata militarmente da due muri paralleli di cemento armato, separati dalla cosiddetta “striscia della morte”, larga alcune decine di metri.

Da quel momento le fughe diventano praticamente impossibili e Berlino diventa una città militarizzata: a distanza di pochi metri, infatti, separate dal muro cinto da filo spinato e controllato da guardie armate, le due potenze del dopoguerra si guardano in cagnesco, pronte se necessario ad imbracciare di nuovo le armi.

muro-di-Berlino

Dopo la costruzione iniziale il muro di Berlino viene regolarmente migliorato. Nel giugno 1962 viene costruito un secondo muro all’interno della frontiera, destinato a rendere più difficile la fuga verso la Germania Ovest. Altri interventi vengono effettuati nel 1965 e successivamente nel 1975, quando il muro di Berlino, rinforzato con cemento armato, raggiunge un’altezza di 3,6 metri e una larghezza di 1,5 metri. I sovietici, inoltre, aggiungono altre recinzioni nella striscia della morte, oltre 100 Km di fossato anticarro, circa 300 torri di guardia sorvegliate da cecchini e un percorso illuminato per il pattugliamento,

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Il discorso di Kennedy davanti al muro di Berlino

Il 26 giugno del 1963, durante la sua visita a Berlino, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy tiene un discorso pubblico, divenuto celebre, a Rudolph Wilde Platz, di fronte al Municipio di Schönebergche. L’evento rappresenta un momento carico di significato per la storia della Guerra fredda. Kennedy, con il suo discorso, vuole offrire un grande incoraggiamento morale agli abitanti di Berlino ovest e, allo stesso tempo, lanciare un messaggio di sfida diretto ai sovietici con una chiara dichiarazione di quella che è la politica statunitense in risposta alla costruzione del muro di Berlino.

“Ci sono molte persone al mondo che non comprendono, o non sanno, quale sia il grande problema tra il mondo libero e il mondo comunista. Fateli venire a Berlino! Ci sono alcuni che dicono che il comunismo è l’onda del futuro. Fateli venire a Berlino! Ci sono alcuni che dicono che, in Europa e da altre parti, possiamo lavorare con i comunisti. Fateli venire a Berlino! E ci sono anche quei pochi che dicono che è vero che il comunismo è un sistema maligno, ma ci permette di fare progressi economici. Lasst sie nach Berlin kommen! Fateli venire a Berlino! Tutti gli uomini liberi, ovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso di dire: Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).”

Primi blocchi del muro di berlino

La caduta del muro di Berlino. Perché è stato abbattuto?

A partire dagli inizi degli anni ottanta, alcuni artisti iniziano a dipingere il lato del muro che affaccia sulla parte Ovest. Nel giro di pochi anni il muro di Berlino si copre quasi interamente di murales, dalle semplici scritte a disegni molto più elaborati, alcuni dei quali si guadagnano una certa notorietà: come quello che raffigura una Trabant bianca che sfonda il muro o quello in cui si vede Erich Honecker baciare sulla bocca il segretario del PCUS Leonid Brežnev.

Alla fine del decennio la Repubblica Democratica tedesca è un paese allo sbando che risente del collasso globale del blocco comunista. La crisi endemica del sistema economico rende ancor più insopportabile per i cittadini tedeschi la ferocia asfissiante dell’apparato spionistico e repressivo della Stasi.

Nel mese di agosto del 1989 due eventi spontanei segnano le sorti del regime comunista. Il 19 va in scena al confine tra Austria e Ungheria una dimostrazione pacifica passata alla storia come “picnic paneuropeo“. Con un gesto simbolico, concordato dalle due nazioni, il passaggio di confine viene aperto in quell’occasione per tre ore. L’evento serve a smuovere le coscienze. Il 23 agosto 1989 l’Ungheria rimuove le sue restrizioni al confine con l’Austria e a partire dall’11 settembre più di 13 000 tedeschi dell’Est scappano verso l’Ungheria; all’annuncio che non sarà consentito di attraversare il confine ai cittadini non ungheresi, i profughi inondano le ambasciate  a Budapest e Praga.

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La caduta del muro di Berlino

Le conseguenze della caduta del Muro di Berlino. Quale mondo dopo il 1989?

Dopo giorni di caos, con la mediazione del ministro degli esteri di Bonn Hans-Dietrich Genscher, si ottiene che i profughi arrivino in Occidente, ma con l’obbligo di riattraversare inizialmente la frontiera tedesco-orientale. La scelta si rivela, però, un boomerang fatale per l’immagine stessa della Repubblica Democratica Tedesca; i treni contenenti i rimpatriati attraversano senza fermarsi le stazioni tedesche, tra lo sconcerto dei concittadini

Le dimostrazioni di massa contro il governo della Germania Est iniziano al passaggio dei primi treni provenienti dall’Ungheria e dalla Cecoslovacchia. Nonostante la vecchia classe dirigente conservatrice invochi un intervento armato per restaurare l’autorità e la credibilità dello stato socialista, tra le autorità berlinesi prevale il realismo su quella che è la situazione. Il leader della DDR Erich Honecker si dimette il 18 ottobre e viene sostituito pochi giorni dopo da Egon Krenz. Paradossalmente Honecker ha predetto proprio nel gennaio di quell’anno che il muro sarebbe esistito per almeno altri cent’anni: mai previsione è stata più smentita.

Il nuovo governo di Krenz decide di concedere ai cittadini dell’Est permessi per viaggiare nella Germania dell’Ovest. Günter Schabowski, il ministro della Propaganda della DDR, ha il compito di dare la notizia; per un’incomprensione non gli viene però chiarito che il provvedimento dovrebbe entrare in vigore nei giorni successivi, dando così il tempo di dare la notizia alle guardie di confine e regolamentare la procedura di concessione dei permessi.

Alle 18,53 del 9 novembre 1989 il ministro rilascia al corrispondente ANSA le seguenti dichiarazioni:

“Per accontentare i nostri alleati, è stata presa la decisione di aprire i posti di blocco. Se sono stato informato correttamente quest’ordine diventa efficace immediatamente”.

Decine di migliaia di berlinesi dell’Est, avendo visto l’annuncio di Schabowski in diretta alla televisione, si precipitano presso il muro chiedendo di entrare in Berlino Ovest. Le guardie di confine, colte di sorpresa, iniziano a tempestare di telefonate i loro superiori, ma è ormai chiaro che non è più possibile rimandare indietro tale folla.

Sono allora costretti ad aprire i posti di blocco e, visto il gran numero di berlinesi, nessun controllo sull’identità viene eseguito. I berlinesi estasiati e felici vengono accolti in maniera festosa dai loro amici e parenti dell’Ovest. In modo spontaneo i bar vicini al muro iniziano a offrire birra gratis per tutti. Nel tripudio generale si apre così una breccia nel muro che per quasi trent’anni ha diviso la città, separato famiglie, allontanato amici e parenti.

Nei giorni seguenti un consistente numero di persone giungono sul posto per abbattere il muro e staccarne dei souvenir: per tale operazione queste persone sono chiamate Mauerspechte (ovvero “picchi del muro”). La caduta del muro di Berlino rappresenta una data spartiacque per il novecento e segna la fine della Guerra Fredda.

Tags: Muro di Berlino
Mirko Muccilli

Mirko Muccilli

Ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Storiche. Medioevo, Eta' Moderna, Eta' Contemporanea presso l'Università degli studi di Roma La Sapienza, con tesi di laurea in Storia Contemporanea dal titolo "Abortire o partorire? La questione dei figli del nemico durante la Grande Guerra" e il Master di II livello "Esperto in comunicazione storica: televisione e multimedialità'" presso l'Università degli studi di Roma Tre. Ha collaborato con il programma televisivo di Rai Storia "Il tempo e la storia" e con il portale "14-18 Documenti e immagini della Grande guerra". Ha svolto attività di documentazione televisiva. Caporedattore di Fatti per la Storia, cura i rapporti con l'esterno. Fa parte del Comitato-Scientifico.

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