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Conferenza di pace a Parigi
Il 18 gennaio 1919 si aprono i lavori della Conferenza di pace a Parigi. L’arduo compito che spetta ai rappresentanti delle potenze vincitrici è quello di ridisegnare la carta politica dell’Europa che, dopo essere rimasta immutata per circa mezzo secolo, è stravolta, a seguito della prima guerra mondiale, dal contemporaneo crollo di quattro imperi: tedesco, russo, austro-ungarico e ottomano. SCOPRI LA SEZIONE STORIA MODERNA
I quattordici punti di Wilson
Si deve ricostruire un equilibrio nel continente tenendo conto possibilmente dei principi internazionali di democrazia e giustizia e dei quattordici punti enunciati nel gennaio del 1918 dal presidente americano Thomas Wilson.
Tra questi punti i più importanti sono:
- autodecisione dei popoli
- abolizione della diplomazia segreta
- libertà di navigazione su tutti i mari
Nella pratica, però, applicare il programma wilsoniano si dimostra, sin da subito, molto problematico. Mettendo in atto i principi di nazionalità e autodeterminazione si rischia di far nascere nuovi irredentismi e, inoltre, tali principi si scontrano con l’esigenza prioritaria di punire gli sconfitti della guerra e premiare i vincitori.
Le potenze vincitrici
I problemi si manifestano immediatamente tra i quattro rappresentanti delle potenze vincitrici che prendono parte alla conferenza. Nei confronti delle rivendicazioni territoriali italiane Wilson assume una posizione intransigente, imponendo il punto IX del suo programma, in base al quale la rettifica delle frontiere di confine a nord-est della penisola sarebbe stata fatta secondo linee di nazionalità chiaramente riconoscibili.
Ciò provoca lo scontro con il Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando e con il ministro degli esteri Sidney Sonnino, che il 24 aprile abbandonano per protesta la conferenza, per poi rientrarvi successivamente.
Clemenceau e Lloyd George, i rappresentanti di Francia e Inghilterra, riescono invece ad ottenere la tanto desiderata pace punitiva per la Germania. Il trattato con quest’ultima viene firmato il 28 giugno 1919 e si tratta di una vera e propria imposizione subita sotto la minaccia dell’occupazione militare.
Le condizioni sono durissime per la Germania:
- restituzione dell’Alsazia e della Lorena alla Francia
- territori dati alla Polonia
- Danzica viene separata dalla Germania e dichiarata città libera
- perdita di tutte le colonie
- riduzione esercito a 100 mila uomini