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Il 27 e 28 marzo 1994 in Italia si svolgono le elezioni politiche che vedono, per la prima volta, la vittoria di Silvio Berlusconi e della coalizione di centrodestra, sulle due coalizioni di centro e di sinistra. Forza Italia si afferma come il primo partito italiano con il 21% dei voti e va alla guida del Governo insieme ad altri partiti dell’area di centrodestra.
La “fine della prima Repubblica”
Le elezioni politiche del 1994 segnano la fine del sistema politico disegnato a partire dalla I Legislatura iniziata nel 1948. I media indicano questa cesura col termine di “fine della prima Repubblica“. E’ una definizione impropria perché l’edificio istituzionale repubblicano che poggia sulla Costituzione viene alterato solo marginalmente dal cambiamento della legge elettorale maggioritaria votata nel 1993.
La distruzione del vecchio quadro politico comincia con il 1989, quando il Pci si dissolve e sul palcoscenico della politica italiana compaiono la Lega di Bossi, il movimento referendario di Segni e La Rete di Orlando. Dopo le elezioni del 1992, il processo di disgregazione si accelera con l’uscita di scena della Democrazia Cristiana, dei suoi alleati di governo e persino del MSI, trasformato nel gennaio 1994 in Alleanza Nazionale.
La ricostruzione dei vecchi partiti è appena cominciata quando si profila la chiusura anticipata dell’XI Legislatura e si apre la campagna per le politiche del 1994. Questo sorta di vuoto politico viene improvvisamente colmato dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi e della sua formazione politica Forza Italia.
La leadership di Silvio Berlusconi
Fin dal luglio 1993 Berlusconi dedica tutte le sue energie al progetto di costruire una forza politica capace di colmare il vuoto lasciato dalla partitocrazia e soprattutto in grado di sbarrare la strada alle sinistre, uscite vincenti dalle elezioni amministrative dal giugno 1993 e dai ballottaggi dell’autunno.
Non danno risultati positivi i contatti con Segni e con Martinazzoli, segretario del Partito Popolare Italiano. Entrambi sono diffidenti di fronte alle proposte di Berlusconi e soprattutto poco entusiasti di una partnership con l’imprenditore televisivo. Il “no” ricevuto convince Berlusconi ad assumere la leadership della nuova forza politica.
Le ragioni
Le ragioni che portano Berlusconi ad entrare in politica nell’autunno del 1993 hanno origine negli anni ottanta. Il suo impero televisivo è decollato grazie ad decreto governativo che gli aveva consentito di trasmettere sull’intero territorio nazionale. In seguito, la legge Mammì sancisce l’esistenza del duopolio Rai-Mediaset. In ciò è largamente favorito dalla stretta amicizia con Craxi, allora capo del governo e segretario del PSI.
La disgregazione del Partito socialista e le difficoltà personali di Craxi, causate dallo scandalo Tangentopoli, privano la Fininvest di una importante protezione politica e l’eventuale vittoria elettorale delle sinistre costituiscono secondo Berlusconi un serio pericolo per il suo impero.
Queste ragioni, insieme alle sue personali convinzioni politiche fondate sul liberismo economico e su una forte ostilità nei confronti dei partiti della sinistra, nonché il vuoto che con la crisi della DC e del PSI si produce nello schieramento politico, inducono Berlusconi a scendere in campo.
Discesa in campo di Berlusconi
Il 26 gennaio 1994 Berlusconi conferma la sua partecipazione alle elezioni e annuncia la nascita di un nuovo movimento, Forza Italia (FI), attraverso un messaggio televisivo preregistrato dello stesso Berlusconi, della durata di 9 minuti, inviato a tutti i telegiornali delle reti televisive nazionali. L’ingresso in politica di Berlusconi è noto come “discesa in campo”.
Per costruire Forza Italia, Berlusconi si serve largamente di funzionari e clienti delle proprie imprese e mobilita le sue emittenti televisive. E’ il primo partito politico fondato da un gruppo aziendale e diretto dal personale della società Fininvest con criteri manageriali nell’organizzazione e nella gestione. Da ciò la definizione di “partito aziendale” per Forza Italia.
La campagna mediatica
La capacità di persuasione e il carisma di Berlusconi fa presa su un elettorato disorientato e disponibile al cambiamento. Per milioni di telespettatori egli incarna l’ideale dell’uomo di successo. Ne emerge la figura del self-made-man in grado di trasferire il proprio successo personale nell’economia del paese.
L’altro punto di forza della sua campagna elettorale è il messaggio “non sono un politico” che trova il terreno spianato da più di cinque anni di demonizzazione dei politici corrotti e della partitocrazia disonesta. Afferma che è il senso del dovere a spingerlo nell’arena politica, non perdendo occasione per sottolineare l’estraneità sua e di Forza Italia.
Non stupisce dunque la capacità di FI di imporsi sulla traballante scena politica italiana del dopo Tangentopoli. La presa immediata di questi temi sull’opinione pubblica trova una spiegazione nella situazione di scollamento tra la società civile e la società politica, culminata con la distruzione del sistema partitico che lascia un grande vuoto. Ciò suscita un clima di attesa di novità radicali e Forza Italia rappresenta a tutti gli effetti una novità.
La vittoria di Berlusconi alle elezioni politiche del 1994
Durante la campagna elettorale Umberto Bossi e Berlusconi si coalizzano al Nord. L’alleanza è denominata Polo delle Libertà ed è formata da Forza Italia e Lega Nord. Al Sud Gianfranco Fini e Berlusconi creano il Polo del Buon Governo formato da Forza Italia e Alleanza Nazionale (AN).
Le elezioni che si svolgono il 27 e 28 marzo segnano la netta vittoria del Polo. Il Polo delle Libertà riscuote il 22,8% dei consensi, il Polo del Buon Governo il 16,7%. Forza Italia si afferma come il primo partito italiano con il 21% dei voti. Escono sconfitte la coalizione di sinistra dei Progressisti e la coalizione centrista del Patto per l’Italia, formata da Partito Popolare Italiano e Patto Segni.