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Le origini della Shoah: perché gli ebrei?
Gli ebrei vivevano ed erano radicati in Europa e in Germania ormai da secoli. Essi svolgevano prevalentemente attività legate al commercio, all’artigianato e al prestito ad interesse. Da qui era nato e si era sviluppato nel corso del tempo lo stereotipo dell’ebreo avido, al quale si era aggiunta la secolare polemica biblica che li considerava un popolo deicida poiché responsabile della morte di Cristo.
Gli ebrei, inoltre, con la loro forte rivendicazione di avere un’identità diversa da quelle cristiana, una tradizione fatta di riti e di usanze proprie, incarnavano perfettamente l’idea di “corpo estraneo” all’interno della società.
L’antisemitismo
L’antisemitismo non fu una novità introdotta di punto in bianco dal Nazismo ma qualcosa che già esisteva da diverso tempo. In tutta l’Europa cristiana, specialmente nei paesi orientali, sin dall’antichità e anche durante il Medioevo, si erano ripetuti diversi episodi violenti di antisemitismo, come ad esempio i sanguinosi pogrom russi.
L’antisemitismo fu, sin da subito, un fattore di notevole importanza dell’ideologia nazista teorizzata e delineata già nel Mein Kampf (La mia battaglia), il manifesto ideologico di Adolf Hitler. In quest’ottica gli ariani rappresentavano la stirpe cui apparteneva il primato biologico mentre gli ebrei erano la fonte di ogni male e di ogni disgrazia, ragion per cui andavano trattati senza alcun riguardo.
La crisi economica mondiale, scatenata dal crollo della Borsa di Wall Street nel 1929, mise letteralmente in ginocchio la Repubblica di Weimar. Nella miseria sociale, materiale ed economica attraversata dalla Germania nei primi anni trenta fu molto facile per la propaganda nazista additare la comunità ebraica come “capro espiatorio”, responsabile di tutte le sofferenze e i disagi vissuti dal popolo tedesco.
Nell’antichità il capro espiatorio era il maschio della capra a cui nel corso delle cerimonie ebraiche dello Yom Kippur venivano addossati simbolicamente tutti i peccati degli uomini. Il capro era poi mandato a morire nel deserto portando con sé tutti i peccati per espiarli. Nella teoria del capro espiatorio di Hitler e della Germania nazista, l’accusata lanciata agli ebrei non trovava alcun riscontro reale in fatti o avvenimenti; essi erano colpevoli per il solo e semplice fatto di essere ebrei.
Una delle argomentazioni più efficaci della propaganda nazista fu quella legata alla tesi del complotto giudaico per la conquista del mondo, che si poggiava sui Protocolli dei Savi di Sion, un falso documento confezionato ad arte nei primi anni del novecento dagli agenti della polizia segreta zarista per legittimare i pogrom russi. In questo documento presunti esponenti sionisti presentavano le linee di un enorme piano di dominio del mondo che si fondava su due pilastri: il controllo dell’economia mondiale e l’agitazione rivoluzionaria.
La persecuzione razziale
Subito dopo l’ascesa di Hitler alla cancelleria la vita degli ebrei in Germania divenne sempre più complicata. Il 7 aprile 1933 si procedette alla loro epurazione dalle amministrazioni statali e comunali. Il 15 settembre del 1935 furono promulgate le Leggi di Norimberga che, tra le varie cose, vietarono i matrimoni misti tra ebrei e ariani e li privarono di tutti i diritti civili.
All’iniziativa legislativa fecero seguito le azioni violente; durante la Notte dei cristalli, tra il 9 e il 10 novembre 1938, vennero distrutti negozi e incendiate sinagoghe in tutto il paese. L’evento rappresentò un momento di svolta nella storia dell’antisemitismo poiché in quell’occasione, oltre alle circa cento vittime causate dai pestaggi, oltre 250 mila ebrei furono internati per la prima volta nei campi di concentramento.
Shoah: verso la soluzione finale
Tra il 1940 e il 1941 l’espansione della Wehrmacht verso est portò nelle mani dei tedeschi quasi 9 milioni di ebrei polacchi, ucraini e russi. Fu allora che i vari gerarchi nazisti si posero il problema di cosa fare di quell’enorme patrimonio di forza lavoro. Vennero provate diverse soluzioni ma la deportazione apparve impossibile da organizzare e inadeguata si dimostrò la reclusione nei ghetti, nonostante l’alto tasso di mortalità.
Prese così corpo l’idea dell’eliminazione fisica che fu affidata nei territori conquistati alle Einsatzgruppen, gruppi operativi delle SS integrati da volontari bielorussi e ucraini, una sorta di squadroni della morte che affiancavano l’avanzata della Wehrmacht in Russia. Tuttavia la lentezza del procedimento e l’abbrutimento che esso provocava nei soldati fecero propendere per un metodo più spersonalizzato, quello delle gassazioni.
Lo sterminio venne pianificato nei minimi dettagli il 20 gennaio 1942, nel corso della conferenza di Wannsee appositamente organizzata per discutere la Soluzione finale della questione ebraica.
Shoah, lo sterminio pianificato e la Giornata della memoria
Due mesi dopo la conferenza di Wannsee venne messa in pratica la soluzione finale all’interno dei campi di sterminio attrezzati, per tale scopo, di camere a gas e forni crematori. A partire da Auschwitz-Birkenau tale macchina della morte fu applicata anche nei campi di Chelmno, Belzec, Majdanek, Sobibor e Treblinka.
Stando ai calcoli ufficiali furono eliminati nei lager circa sei milioni di ebrei, provenienti da tutti i territori conquistati dal Terzo Reich. Insieme a loro persero la vita centinaia di migliaia tra oppositori politici, zingari e prigionieri di guerra costretti al lavoro forzato.
La decisione di ricordare le vittime dell’olocausto con l’istituzione della Giornata della Memoria che si celebra ogni 27 gennaio è legata alla data della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau avvenuta il 27 gennaio del 1945 da parte di alcuni reparti dell’Armata Rossa. Una volta entrati in quello che dal dopoguerra in poi è diventato il luogo simbolico della memoria della Shoah, i sovietici trovarono circa sette mila prigionieri , migliaia di indumenti abbandonati e diverse tonnellate di capelli umani imballati e pronti per il trasporto.
Shoah o Olocausto?
Il termine Shoah che in lingua ebraica significa “catastrofe“, “annientamento“, viene oggi preferito al termine genocidio e ancora di più a Olocausto perché a differenza di quest’ultimo non ha un significato religioso. Per gli ebrei, infatti, la parola Olocausto, che rimanda ad antichi sacrifici religiosi, potrebbe in qualche modo evocare una corresponsabilità delle vittime con i loro carnefici. Shoah, invece, indica in modo esplicito l’immensità e l’unicità della tragedia vissuta dal popolo ebraico.
L’eccezionalità dell’evento consiste nel fatto che uno Stato moderno e avanzato come la Germania abbia perseguito un disegno di sterminio di un intero popolo sulla base di un’ideologia razzista. Senza tralasciare la natura burocratica e spersonalizzata dello sterminio, diventato un meccanismo al quale partecipavano non solo i più zelanti nazisti, ma migliaia di cittadini tedeschi.
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