CONTENUTO
Attacco al cuore del Mediterraneo
Nella conferenza di Casablanca del gennaio 1943 il comando alleato, seguendo la volontà di Winston Churchill di passare al contrattacco in Europa e la richiesta di Stalin di aprire un nuovo fronte per alleggerire la pressione tedesca sul fronte russo, orienta la sua strategia verso una nuova offensiva sul fronte del Mediterraneo dopo la resa delle forze dell’Asse in Nord Africa, che avverrà nel maggio dello stesso anno.
Vari sono i possibili obiettivi ma, sotto pressione britannica, considerata la vicinanza con le basi alleate di partenza e la possibilità di rendere sicure le rotte nel Mediterraneo, gli Alleati scelgono la Sicilia come obiettivo dell’operazione Husky. Sebbene le migliori truppe dell’Asse nell’area mediterranea siano state sconfitte in Tunisia, gli Alleati temono la possibilità che la presenza di ingenti truppe tedesche meglio armate ed addestrate di quelle italiane potrebbe portare al fallimento delle operazioni.
Per confondere il comando tedesco e costringerlo a schierare le sue truppe in zone lontane dal fronte, il servizio segreto britannico elabora l’operazione Mincemeat. Un cadavere di un finto ufficiale britannico vittima di ammaraggio con addosso fasulli piani strategici in cui Sardegna e Grecia sono identificati come obiettivi primari e la Sicilia come obiettivo diversivo viene abbandonato sulle coste spagnole. I tedeschi credono al bluff e spostano divisioni preziose verso Sardegna e Grecia, lasciando in Sicilia un numero limitato di unità.
I luoghi dello sbarco in Sicilia
Il 3 maggio 1943 i piani dell’operazione vengono ultimati. Per l’alba del 10 luglio 1943, la VII armata statunitense al comando di George Patton e l’VIII armata britannica al comando di Bernard Montgomery, circa 150.000 uomini in totale con 600 carri armati, sbarcheranno nella parte orientale e meridionale dell’isola, in ventisei punti lungo 150km di costa: gli americani nel settore compreso tra Scoglitti, Gela e Licata, i britannici tra Siracusa e Pachino, preceduti dal lancio notturno di due divisioni aviotrasportate e da bombardamenti aerei e navali.
Una volta stabilite le teste di ponte, Montgomery punterà direttamente verso nord, con direttrice Messina al fine di tagliare al nemico la possibilità di rinforzare l’isola tramite lo stretto mentre Patton occuperà il resto dell’isola, proteggendo il fianco sinistro britannico.
Le truppe dell’Asse sull’isola ammontano a 220.000 uomini ,di cui 60.000 tedeschi, con 250 carri armati. Tali truppe compongono la VI armata al comando del generale Alfredo Guzzoni, costituita da quattro divisioni di fanteria e truppe da difesa costiera italiane e dalle divisioni tedesche “Hermann Goering” e 15° Panzer grenadier sotto il comando del generale Hans Hube.
Organizzare una difesa dell’isola efficace è complesso a causa di diverbi tra i comandi italiani, dal crescente clima di scontento verso il governo di Mussolini e dalla sempre meno gradita presenza dell’ormai scomodo alleato tedesco sul territorio nazionale. Consapevole di un probabile sbarco alleato sulla parte orientale dell’isola, Guzzoni cerca di migliorare il più possibile la difesa costiera siciliana e schiera le divisioni Napoli, Livorno e “Hermann Goering” sulle alture a nord del golfo di Gela pronte per futuri contrattacchi, lasciando alle deboli unità costiere la difesa delle spiagge.
Operazione Husky: lo sbarco in Sicilia del 10 luglio 1943
Nonostante un fortunale ritardi il raggruppamento delle forze d’invasione, tale imprevisto garantisce l’assoluto successo degli sbarchi. All’alba del 10 luglio 1943 le truppe italiane sono colte di sorpresa e oppongono poca resistenza permettendo alle truppe d’invasione di costituire sicure teste di ponte con la cattura di centinaia di prigionieri. Le divisioni aviotrasportate 82°americana e 1° britannica seppur sparpagliate su un raggio di 80 km occupano obiettivi strategici, aprendo la strada alla penetrazione strategica alleata.
La reazione italo-tedesca non si fa attendere e colpisce in pieno il settore americano. Alle 10:30 del mattino un gruppo corazzato italiano costituito da 32 carri Renault R35 punta verso Gela, direttamente contro la testa di ponte della 1° divisioni di fanteria e dei Rangers statunitensi.
A causa dell’afflusso di rifornimenti sulle spiagge regna il caos e le forze corazzate non sono ancora sbarcate, la testa di ponte è dunque in pericolo. Nonostante diversi carri siano distrutti dai Bazooka, i carristi italiani si spingono in profondità raggiungendo la piazza di Gela per essere poi distrutti dal bombardamento off-shore delle navi da battaglia.
I carri Tigre della divisioni “Hermann Goering” partiti da Caltagirone fanno la loro comparsa il giorno seguente ma vengono respinti dalle forze corazzate americane e dal fuoco delle corazzate. Per i britannici la situazione è più tranquilla: una volta assicurate le teste di ponte non subiscono contrattacchi e occupano facilmente la punta sud-orientale dell’isola, prendendo Siracusa e Augusta.
La conquista della Sicilia
Respinti i primi tentativi di contrattacco gli Alleati avanzano nell’entroterra. Il 13 luglio l’VIII armata punta sulla piana di Catania. Il comando tedesco fa affluire di rinforzo nel settore la 1° divisione Fallschirmjager (aviotrasportata) per presidiare lo strategico ponte di Primosole, punto di accesso alla piana. Dopo un duro scontro con i paracadutisti britannici, i tedeschi occupano il ponte e sono necessari tre giorni di combattimenti con l’appoggio dei carri Sherman per piegare la resistenza nemica.
Col continuo afflusso di rinforzi tedeschi nel settore, l’avanzata di Montgomery attraverso la piana arriva ad un punto di stallo e l’VIII armata deve puntare ad aggirare la piana attraverso Enna e le montagne dell’aspro entroterra siciliano. Nel frattempo la VII armata di Patton raggiunge Palermo il 22 luglio, occupando la poco difesa Sicilia occidentale in una rapida ed energica avanzata.
A questo punto il ruolo di punta di diamante svolto dalle truppe britanniche passa alle truppe americane. Per fine luglio è programmata l’offensiva congiunta verso Messina. Consapevole di non poter difendere l’isola a oltranza, il comando tedesco ordina al generale Hans-Hube, nuovo comandante delle operazioni, di condurre un’azione di disturbo al fine di evacuare il grosso delle forze dell’Asse verso la penisola.
I tedeschi ritirano le loro truppe lunga la Linea Etna, un cordone difensivo che collegava l’Etna e la piana di Catania con Troina per terminare sulla costa tirrenica di San Fratello. Lo scontro più aspro è la battaglia di Troina: le truppe italo-tedesche tengono la posizione fino al 5 agosto e la 15° divisione panzer grenadier perde il 40% dei suoi effettivi combattendo contro la 1° divisione di fanteria statunitense.
Da questo momento in poi le truppe iniziano l’evacuazione, abbandonando la Linea Etna per eseguire una ritirata combattuta. L’offensiva Alleata non è però un totale successo: sia Patton che Montgomery lanciano diversi attacchi anfibi per aggirare le difese tedesche senza però riuscire nel loro intento. Con la ritirata delle truppe italo-tedesche l’avanzata alleata prosegue inesorabile verso Messina, raggiunta dagli americani la mattina del 16 agosto, poco prima delle truppe britanniche, accolte dagli sbeffeggi di un euforico generale Patton, contento di aver battuto gli inglesi sul tempo.
L’evacuazione della Sicilia dopo operazione Husky
In soli sei giorni 40.000 tedeschi e 60.000 italiani sono evacuati dall’isola, senza l’intervento della forze navali alleate. In questo caso gli alleati dimostrano troppa indeterminazione nell’agire: con una semplice operazione di sbarco sulla punta dalla Calabria, più di 100.000 soldati dell’Asse sarebbero stati accerchiati e la vittoria alleata sarebbe stata completa.
L’operazione Husky non solo è stata una sorta di prova generale per lo sbarco in Normandia ma è stata l’operazione militare cha ha dato il colpo di grazia al regime di Mussolini, decaduto il 25 luglio 1943, e che ha permesso agli alleati di aprire il nuovo fronte europeo tanto richiesto da Iosif Stalin.
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- Basil Liddle Hart, Storia militare della Seconda Guerra Mondiale, Mondadori, 1970.
- Giuseppe Rasolo, Le grandi battaglie della Seconda Guerra Mondiale, Newton Compton Editori, 2012.
- Sergio Barbero, Operazione Husky, Spoon River, 2009.