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Home Storia Contemporanea Regimi Dittatoriali

Il 7 marzo 1936 la Germania rimilitarizza la Renania

Il 7 marzo 1936 l'esercito tedesco occupa la Renania, violando lo status smilitarizzato della regione tedesca previsto dai termini del Trattato di Versailles e del Patto di Locarno.

di Agostino Raso
6 Marzo 2023
TEMPO DI LETTURA: 5 MIN
Renania

CONTENUTO

  • Il Trattato di Versailles
  • Il Patto di Locarno del 1925
  • Il Putsch di Luglio
  • Il Fronte di Stresa
  • Il Patto franco-sovietico
  • La guerra d’Etiopia
  • La rimilitarizzazione della Renania nel 1936
  • Il referendum in Germania
  • Gran Bretagna e Francia

Il Trattato di Versailles

Ai sensi degli articoli 42, 43 e 44 del Trattato di Versailles del 1919, imposto alla Germania dagli Alleati dopo la Prima guerra mondiale, le fu “proibito di mantenere o costruire qualsiasi fortificazione, o sulla riva sinistra del Reno, o sulla riva destra a ovest di una linea tracciata 50 km a est del Reno“. Se avesse avuto luogo una violazione “in qualsiasi modo” di questo articolo, ciò “sarebbe stata considerata come la commissione di un atto ostile […] potenzialmente in grado di turbare la pace del mondo“.

Il Patto di Locarno del 1925

Il Patto di Locarno, firmato nel dicembre 1925 da Germania, Francia, Belgio, Italia e Gran Bretagna, dichiarava che la Renania doveva mantenere definitivamente il suo status smilitarizzato. La Germania da una parte, e Francia e Belgio dall’altra riconoscevano i confini, con l’impegno di non violare le comuni frontiere, come stabilito nel trattato di Versailles. Tale accordo sancì inoltre la smilitarizzazione della zona sulla sponda est del Reno, il divieto di ogni aggressione e l’obbligo di ricorrere all’arbitrato pacifico in caso di controversie. Italia e Gran Bretagna, quali garanti del Patto, si impegnavano a difendere quella delle due parti che fosse stata attaccata.

Il Putsch di Luglio

La campagna terroristica montata dai nazisti austriaci, con l’aperto sostegno della Germania, contro il regime di Dollfuss in Austria, con l’obiettivo di rovesciarlo per realizzare l’annessione (Anschluss), fu causa di forti tensioni tra Roma e Berlino. Benito Mussolini aveva avvertito Hitler più volte che l’Austria si trovava nella sfera di influenza italiana, e non della Germania.

Per cui chiedeva ai tedeschi di cessare il tentativo di rovesciare il suo protetto Dollfuss. Il 25 luglio 1934 si verificò a Vienna il Putsch di Luglio, che vide Dollfuss assassinato dalle SS austriache, con l’annuncio da parte dei nazisti austriaci, che l’Anschluss si poteva realmente realizzare.

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Nello stesso tempo, quando i nazisti austriaci tentarono di prendere il potere in Austria, la Legione SS Austriaca con base in Baviera incominciò ad attaccare i posti di frontiera lungo il confine austro-tedesco, in quello che sembrava l’inizio di un’invasione.

In risposta, Mussolini mobilitò l’esercito italiano, concentrando diverse divisioni al Brennero, avvertendo Hitler che l’Italia sarebbe andata in guerra contro la Germania se avesse cercato di invadere l’Austria. Hitler fu costretto a battere una ritirata umiliante, poiché disapprovò il putsch che aveva ordinato, e non lo seguì invadendo l’Austria, mentre il governo austriaco reprimeva il putsch dei nazisti austriaci.

Il Fronte di Stresa

Dopo che il primo ministro Barthou venne assassinato il 9 ottobre 1934, il suo lavoro nel tessere alleanze anti-tedesche con l’Unione Sovietica e l’Italia venne continuato da Pierre Laval. Il 7 gennaio del 1935, durante un vertice a Roma, Laval in sostanza disse a Mussolini che aveva “mano libera” nel Corno d’Africa, e che la Francia non si sarebbe opposta a un’invasione italiana in Etiopia.

Il 16 marzo 1935 Adolf Hitler aveva dichiarato l’intenzione di ricostruire una forza aerea, di incrementare le dimensioni del suo esercito a 36 divisioni (500.000 uomini) e di reintrodurre la coscrizione obbligatoria. Tutto ciò era in aperta violazione al Trattato di Versailles, il quale proibiva alla Germania la creazione di un’aviazione militare e la coscrizione obbligatoria, limitando l’esercito a soli 100.000 uomini.

Il 14 aprile 1935, il primo ministro di Gran Bretagna MacDonald, il primo ministro di Francia Laval e il Capo del Governo italiano Mussolini s’incontrarono a Stresa, in Piemonte, per formare il Fronte di Stresa. L’obiettivo era opporsi a ulteriori violazioni tedesche del trattato di Versailles. La conferenza convocata per dare sostanza a questa ipotesi, si concluse con una semplice dichiarazione comune di intenti. Il Fronte di Stresa può essere considerato un fallimento a causa della vaghezza dei suoi obiettivi e dell’incapacità degli stati partecipanti di sostenerli. Per di più, durante la conferenza, non fu mai fatto un effettivo riferimento alla Germania.

Il Patto franco-sovietico

Il 2 maggio 1935, Laval si recò a Mosca, dove firmò un trattato di alleanza con l’Unione Sovietica (URSS). Immediatamente, il governo tedesco incominciò una violenta campagna di stampa contro il patto franco-sovietico, sostenendo che era una violazione del Patto di Locarno e che rappresentasse per il Reich un pericolo immenso. La Germania decise di rimilitarizzare la Renania in risposta al patto franco-sovietico del maggio 1935, che definiva come una violazione al Patto di Locarno. Una mossa difensiva contro l’accerchiamento franco-sovietico.

La guerra d’Etiopia

Il 3 ottobre del 1935 l’Italia invase l’Etiopia dando inizio alla crisi abissina. Sotto la forte pressione dell’opinione pubblica britannica, il governo britannico guidato dal primo ministro Baldwin prese l’iniziativa per convincere la Società delle Nazioni ad applicare sanzioni contro l’Italia.

Mussolini, infuriato a causa delle sanzioni applicate dalla Società delle Nazioni per l’aggressione contro l’Etiopia, considerava il Fronte di Stresa del 1935, di fatto, come “morto”. Fece sapere a Hitler che l’Italia non avrebbe fatto nulla per sostenere il Patto di Locarno se la Germania avesse dovuto violarlo.

Renania

La rimilitarizzazione della Renania nel 1936

Nel mese del gennaio del 1936, Adolf Hitler, decise di rioccupare la Renania. Inizialmente Hitler aveva progettato di occuparla solo a partire dal 1937. Le ragioni principali per la decisione di rimilitarizzare nel 1936, rispetto al 1937, fu il bisogno di Hitler di un trionfo in politica estera allo scopo di distrarre l’attenzione pubblica dalla grave crisi economica che stava dilagando in quel periodo la Germania.

All’alba del 7 marzo 1936 diciannove battaglioni di fanteria tedesca e una manciata di aerei entrarono in Renania. In questo modo, la Germania violò gli articoli 42 e 43 del trattato di Versailles e gli articoli 1 e 2 del Patto di Locarno. Allo stesso tempo, il ministro degli Esteri von Neurath convocò l’ambasciatore italiano, il conte Bernardo Attolico, l’ambasciatore britannico, Sir Eric Phipps e l’ambasciatore francese, André François-Poncet, a Wilhelmstrasse per comunicare loro l’accusa alla Francia di violare il Patto di Locarno a causa della ratifica del patto franco-sovietico. Quindi annunciò che la Germania aveva deciso di rinunciare al Patto di Locarno e rimilitarizzare la Renania.

Il referendum in Germania

Per sfruttare al meglio la vasta popolarità dell’operazione compiuta, Hitler convocò un referendum il 29 marzo 1936 in cui la maggioranza degli elettori tedeschi espresse la sua approvazione per la rimilitarizzazione. Durante le tappe della sua campagna per chiedere il voto del sì, Hitler venne accolto da grandi folle ruggenti in approvazione della sua sfida al Trattato di Versailles. In seguito alla rimilitarizzazione, la crisi economica, che aveva avuto modo di danneggiare la popolarità del regime nazionalsocialista, venne dimenticata da quasi tutti.

Gran Bretagna e Francia

L’occupazione della Renania non provocò una guerra. Ciò perché la maggior parte dei cittadini britannici riteneva che Hitler avesse ragione a violare l'”ingiusto” Trattato di Versailles, e che sarebbe stato moralmente sbagliato per la Gran Bretagna andare in guerra per difendere il trattato “ingiusto” di Versailles. Il governo francese, invece, a causa di una crisi finanziaria temette che non vi fossero fondi sufficienti per coprire i costi di mobilitazione e che una guerra causata dalla mobilitazione potesse soltanto esacerbare la crisi stessa.

Tags: Adolf HitlerNazismo
Agostino Raso

Agostino Raso

Ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Storiche. Medioevo, Eta' Moderna, Eta' Contemporanea presso l'Università degli studi di Roma La Sapienza e il Master di II livello "Esperto in comunicazione storica: televisione e multimedialità'" presso l'Università degli studi di Roma Tre. E' socio dell'Istituto Ugo Arcuri per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea in provincia di Reggio Calabria (istituto associato all'Istituto Nazionale Ferruccio Parri. Rete degli istituti per la storia della resistenza e dell'età contemporanea). Autore del libro "Rivolta fascista o di popolo? I partiti politici di fronte alla rivolta di Reggio e la strage di Gioia Tauro". Caporedattore di Fatti per la Storia, cura i rapporti con le case editrici. Fa parte del Comitato-Scientifico.

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