L’espressione “Resistenza Italiana” (1943-1945) fa riferimento agli scontri tra le formazioni partigiane italiane e gli occupanti nazifascisti. Di seguito un’estrema sintesi del fenomeno, che unita ai riferimenti storiografici in calce, può offrire le coordinate per un primo approccio alla complessa tematica.
Dopo il rovesciamento del regime fascista e l’arresto di Mussolini il 25 luglio 1943, l’Italia entra in una fase caotica. L’8 settembre viene proclamato l’Armistizio di Cassibile, ma la cessazione delle ostilità con gli Alleati non ferma la guerra: la Germania nazista, già pronta all’eventualità, occupa militarmente il Centro-Nord della penisola. Adolf Hitler ordina l’occupazione militare dell’Italia. Le truppe tedesche assumono rapidamente il controllo delle maggiori città del Centro-Nord, assestandosi inizialmente sulla Linea Gustav (ottobre 1943 – maggio 1944), dalla foce del Garigliano a Ortona, e poi sulla Linea Gotica (agosto 1944 – aprile 1945), tra le attuali province di Massa-Carrara e Pesaro-Urbino. Nel Nord viene costituito un governo fantoccio sotto il controllo nazista: la Repubblica Sociale Italiana (RSI), guidata da Mussolini, liberato dai tedeschi. Intanto, il re Vittorio Emanuele III e il generale Badoglio lasciano Roma rifugiandosi a Brindisi, nuova sede del governo.
Dopo l’armistizio, molti soldati sbandati cercano rifugio nelle zone rurali per sfuggire ai rastrellamenti tedeschi e ai reclutamenti della RSI. Insieme alla popolazione locale, danno vita ai primi nuclei partigiani, che si organizzano soprattutto nelle Prealpi e nel Preappennino. All’inizio sotto la guida di ex ufficiali, vengono poi diretti da capi politici. Il 29 luglio 1943 nasce clandestinamente a Roma il CLN, che unisce i principali partiti antifascisti. Nel 1944, a Milano, si forma il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia), che coordina le attività partigiane nel Nord e si pone come interlocutore degli Alleati.
I movimenti partigiani assumono presto un’identità politica ben precisa. Le Brigate Garibaldi, i GAP e le SAP sono legate al Partito Comunista; le formazioni di Giustizia e Libertà al Partito d’Azione; le Fiamme Verdi alla Democrazia Cristiana. Esistono anche gruppi monarchici, liberali, trotskisti e anarchici. Dal 9 giugno 1944, le formazioni vengono coordinate dal Corpo Volontari della Libertà, su iniziativa del CLN. La Resistenza si manifesta con azioni di guerriglia, sabotaggi a ferrovie e strade, attacchi mirati. Molti partigiani avevano combattuto nella guerra civile spagnola, portando esperienze di lotta. Nonostante alcuni dubbi storici sulla loro efficacia, la pressione esercitata sui tedeschi fu costante e significativa. Il 23 marzo 1944, in via Rasella a Roma, i GAP attaccano un reparto tedesco, uccidendo 33 soldati e due civili. La rappresaglia è brutale: 335 italiani vengono fucilati alle Fosse Ardeatine. L’azione resta uno degli episodi più discussi della Resistenza, tra eroismo e dolore.
I rapporti tra Alleati e partigiani non sono sempre facili. Se da un lato vi sono operazioni congiunte (come l’operazione Roast, aprile 1945), dall’altro la forte componente comunista preoccupa gli angloamericani. Il “Proclama Alexander” invita i partigiani a fermare le operazioni offensive, suscitando malcontento. Le donne svolgono ruoli fondamentali: da combattenti nei GAP (es. Maria Teresa Regard, Teresa Mattei), a staffette (es. Carla Capponi, Nilde Iotti). I Gruppi di Difesa della Donna (GDD), nati nel 1943, diventano un punto di riferimento per collegamenti, stampa clandestina e sabotaggi. La partecipazione femminile, ostacolata dai pregiudizi, apre però la strada a una nuova consapevolezza. Il 25 aprile 1945 il CLNAI indice l’insurrezione generale nel triangolo industriale (Milano, Torino, Genova), estendendola poi al resto del Nord. Il 2 maggio le truppe tedesche capitolano: la guerra in Italia è finita. Il 25 aprile diventerà la Festa della Liberazione.
La Resistenza lascia una forte impronta culturale e politica. Ex partigiani diventano protagonisti della Repubblica (Pertini, Saragat, Parri, De Gasperi). Nascono enti come l’ANPI, e luoghi della memoria. Molti valori della Resistenza si ritrovano nella Costituzione italiana. Negli anni, la Resistenza è stata oggetto di letture politiche contrastanti. Solo dagli anni ’90, con la “stagione degli armadi”, si è cercata maggiore obiettività. Simbolo del Sessantotto e tema divisivo negli anni di piombo, oggi è fondamentale trasmetterne il valore per tutelare la memoria collettiva e l’identità nazionale.
A cura di Andrea Fatticcioni, laureato alla magistrale in “Storia e Civiltà” presso l’Università di Pisa.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
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Tobagi B., La Resistenza delle donne, Einaudi, Torino, 2022.
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