CONTENUTO
I primi Franchi
Appartenenti ai popoli cosiddetti “barbari”, i franchi sono coloro che meglio attuano una sintesi tra Germani e Romani, sia dal punto di vista sociale che politico. I franchi non sono un popolo omogeneo, ma sono formati da diversi gruppi e devono il loro nome al termine germanico “frakkr” che significa “coraggiosi”. Le varie tribù che si uniscono in unica popolazione sono gli Ansivari, i Brutteri, i Camavi e i Catti che a loro volta si dividono in due grandi gruppi: i Salii e i Ripuari.
Appaiono sulla frontiera del Reno già nel III secolo e si stanziano nella Gallia settentrionale, a nord e ad est del fiume, mentre i Salii si stabiliscono in Toxandria, una regione limitrofa, assegnata dall’imperatore Giuliano nel 395, probabilmente per proteggere la frontiera. I Ripuari occupano la zona della Mosella e delle Ardenne. Si insediano in varie città, tra cui Thérouanne, che è la prima ad essere presa, seguita da Arras, da Cambrai e da Tournai.
Sono sempre stati i più vicini a Roma, che ingloba nell’esercito interi gruppi, e militano in varie zone del Mediterraneo (tant’è che alcuni credono che i franchi siano l’esercito romano stanziato sul Reno). Al loro interno, sono governati dai reges, e quando vengono arruolati, mantengono le proprie gerarchie, riuscendo a raggiungere anche gradi elevati e a decidere le sorti dell’Impero.
Fra i tanti ricordiamo Arbogaste, comandante supremo delle milizie occidentali durante il regno di Valentiniano II. Nel 392 si ribella e riesce ad uccidere l’imperatore e a far incoronare un alto funzionario di nome Flavio Eugenio. A porre fine ai sogni di gloria del generale, è Teodosio I, che nel 394 sconfigge e uccide sia Eugenio che Arbogaste.
Una descrizione dei franchi è riportata nelle lettere di Sidonio Apollinare, vescovo di Arverna nel V secolo, nativo di Lione:
“Dalla sommità del capo scendono i loro capelli rossi, tirati tutti verso la fronte, mentre la nuca è rasata. I loro occhi sono chiari e trasparenti, di un colore grigio-azzurro. Invece della barba portano baffi sottili che arricciano con un pettine. I loro divertimenti preferiti sono lanciare l’ascia mirando al bersaglio, roteare lo scudo, superare correndo e saltando le lance che essi stessi hanno scagliato. Fin da fanciulli hanno un foltissimo amore per la guerra. Se sono sopraffatti dal numero dei nemici o dall’avversità del terreno, soccombono solo alla morte, mai alla paura. (Sidonio Apollinare, Epistolae 4 Franchi Salii e Ripuari)
Le origini del Regno dei Franchi
Come si è detto, nel periodo tardoantico i franchi s’insediano presto nei territori romani ed attuano un progressivo processo di romanizzazione, dovuto alla fusione delle aristocrazie germanica e gallo-romana, che occupano le cariche vescovili. Il cambiamento della condizione del popolo si ha quando le truppe imperiali iniziano ad abbandonare i territori della Gallia settentrionale e i franchi si ritrovano ad essere una componente fondamentale dell’esercito romano iniziando ad attuare una politica di unione delle tribù e di consolidamento del regno. Artefici di questo mutamento sono due sovrani dei franchi salii di Tournai, Childerico I e suo figlio Clodoveo, colui che rafforzerà il nome e il prestigio della sua dinastia, i Merovingi.
La prima dinastia franca al comando del regno, deve il suo nome a re Meroveo, un personaggio quasi mitico, che regna dal 450 al 458, stando alle fonti di VI secolo, che riportano l’episodio nel quale avrebbe combattuto a fianco dei Romani di Ezio contro gli Unni di Attila nella battaglia dei Campi Catalaunici nel 451. A partire dal secolo successivo, gli vengono attribuiti caratteri divini.
Gregorio di Tours (cui accenneremo in seguito) nelle sue Storie, descrive come fondatore della dinastia il padre di Meroveo, un certo Clodio, che regna all’inizio su una parte dei franchi e solo successivamente riesce ad estendere il suo dominio anche a sud, da lui definito “uomo abile e di famiglia nobilissima”. Gregorio evidenzia anche gli attributi divini derivanti dal paganesimo dei re merovingi, che lui chiama reges criniti, cioè “re dai lunghi capelli”, che ne rappresentano la sacralità e sono simbolo del potere magico dei sovrani, in grado di portare fertilità alla terra, alle donne e prosperità al regno.
Meroveo sarebbe stato il padre di Childerico I, il primo personaggio realmente esistito. È un sovrano e un condottiero molto abile, protagonista dell’evoluzione del suo popolo da semplici soldati dell’esercito romano, a dominatori di un regno autonomo. Combatte inizialmente a fianco di Eugenio, il figlio di Ezio, contro i Visigoti ariani, legittimando lo scontro anche sul punto di vista religioso. Alla sua morte gli succede suo figlio Clodoveo nel 481.
Clodoveo: l’inizio della dinastia
Dopo essere salito al trono, Clodoveo conquista il regno di Siagria, nell’ovest dell’attuale Francia e nel 493 sposa la cattolica Clotilde, nipote del re di Burgundia Guindobado. Nel 496 a seguito della vittoria sugli Alemanni, Clodoveo, influenzato dalla moglie, si converte al Cattolicesimo seguito da tutto il popolo. La conversione e il battesimo vengono effettuati da Remigio, vescovo di Reims ed è importante sia dal punto di vista politico che religioso, in quanto porta il regno ad unificarsi sotto un unico re ed un’unica fede. In successive campagne riesce a sottomettere i Burgundi e sottrarre ai Visigoti la parte meridionale della Gallia, nella grande battaglia di Voullé del 507, dove sconfigge e uccide il loro re Alarico II.
Clodoveo, dopo aver consolidato il proprio dominio, fa di Parigi uno dei più importanti centri e grazie alla conversione e all’influenza della parte meridionale del regno più vicina a Roma, importa alcune pratiche di governo romane. La sua forza si attua nella capacità d’instaurare un saldo legame con l’aristocrazia, dove si completa l’integrazione tra nobiltà franca e nobiltà gallo-romana. La nuova nobiltà ricopre cariche vescovili, di governo e viene inserita nella cerchia ristretta dei fedeli consiglieri del re.
L’influenza romana si evince dall’emanazione di un codice di leggi, chiamato Pactus legis salicae o lex Salica, da parte del sovrano nel 510. Clodoveo è colui che consolida il potere dei Merovingi, lo rende legittimo, diversificandolo dalle altre dinastie e ponendo le basi per l’amministrazione del regno dei franchi.
Prima di parlare dei merovingi, è doveroso un accenno a Gregorio di Tours. Gregorio, proveniente da una famiglia dell’aristocrazia senatoria, diviene vescovo di Tours nel 573 ed è il più importante cronista della storia del popolo franco, narrata nella sua opera “Libri Historiarum”, che parte dalla creazione del regno fino al 591.
Il Regno dei Franchi: i Merovingi
Clodoveo dà vita alla supremazia della sua dinastia e il suo governo è retto dalla collaborazione con l’aristocrazia. Attua una politica di controllo sul regno, affidando il controllo della corte ai cosiddetti “maestri di palazzo”, maior domus, la seconda carica più importante dell’entità statale, mentre divide il territorio in aree più piccole, chiamate distretti, che vengono affidate ad un comes, un conte, che esercita un potere militare, politico e fiscale, anche se questa suddivisone non copre tutte le zone del dominio franco.
Questa organizzazione è un aspetto del più forte legame che unisce il re ai nobili, che si basa soprattutto su una rete clientelare fondata sulla capacità del sovrano di coordinare il proprio seguito armato, chiamato trustis. Gli aspetti territoriali e clientelari si uniscono quando il re affida le funzioni di conte alle persone di cui si fida, cioè a coloro che fanno parte della sua trustis.
In questo periodo prevale il sistema di redistribuzione tipico dei germani, quello di ricompensare i propri fedeli con la donazione di terre e ciò porta ad un progressivo e rapido abbandono del sistema fiscale romano, che si era completato tra il VI e il VII.
Grazie al sistema delle clientele, la società politica franca ha il suo centro nella figura del re mentre gli aristocratici cercano di aumentare il proprio prestigio instaurando un legame diretto con il sovrano. Il potere politico, come tradizione germanica, ha sede nell’assemblea dell’esercito, che possiede enormi poteri come quello di eleggere il re e legiferare, anche se si indebolisce progressivamente con il crescere della potenza dell’aristocrazia e del carattere dinastico dei sovrani, arrivando ad avere solo la funzione di confermare la nomina del re.
A livello distrettuale viene convocata l’assemblea locale, la mallius, retta dai conti e nella quale si discute di problemi relativi alla propria circoscrizione.
Il regno merovingio per quanto riguarda la successione, si regge sul principio franco che il regno e la corona sono patrimonio del re e quindi alla sua morte viene diviso equamente fra i suoi figli maschi. Questo porta ovviamente a conflitti all’interno della dinastia, che hanno come conseguenza la divisione del regno in territori più piccoli con a capo vari sovrani. È ciò che accade alla morte di Clodoveo nel 511 e si consolida alla morte di Clotario I, nel 561, portando il regno franco a dividersi in quattro domini autonomi, uno dei quali sarà il luogo di origine della successiva e più potente dinastia, i Carolingi.
Il Regno dei Franchi: dai Merovingi ai Carolingi
Dopo la morte di Clodoveo si è innescato il meccanismo di divisione del regno tra i suoi quattro figli, che porta alla formazione di altrettanti domini indipendenti: l’Austrasia, la Neustria, la Burgundia e l’Aquitania.
L’Austrasia, la parte nord-orientale della Gallia, ha come centro più importante la città di Reims e come primo re Teoderico I. È la zona meno “romanizzata” e da qui i franchi estendono la loro egemonia nei regni circostanti, come quelli degli Alamanni, dei Turingi, dei Danesi, dei Frigi e dei Sassoni.
La Neustria è la parte nord-occidentale della Gallia, l’antico regno dei Franchi Salii e di Siagrio, dal 613 ha come centro più rappresentativo la città di Parigi. Presenta una popolazione maggiormente “romanizzata” ed è l’ultimo regno retto dalla dinastia dei Merovingi, prima del cambio con i Carolingi.
La Burgundia, situata a sud dell’Austrasia, nel territorio in origine occupato dai Burgundi, dai quali prende il nome, ha come centro principale Orléans e diverrà successivamente nota come Borgogna.
Infine, l’Aquitania regno ai margini del dominio franco che rimane sostanzialmente indipendente anche con Carlo Magno che ne farà un dominio regio. L’Aquitania mantiene il suo statuto fino all’877 quando viene annesso al resto del territorio franco.
Nonostante la divisione, rimangono sempre al potere sovrani appartenenti alla stirpe merovingia, grazie al carisma di Clodoveo che instaura un solido legame con l’aristocrazia, forte a tal punto che non si accetta mai nessun sovrano che non provenga dalla dinastia. Questo perché i Merovingi sono in possesso di ricchezze maggiori rispetto ai nobili e ad altri re germanici, riescono a creare alleanze anche matrimoniali con gli altri regni e creano attorno ad essi dei rituali diversi, come incoronazioni o sepolture. Ed è, probabilmente, questo potere saldo e duraturo nel tempo, che provoca il crollo della dinastia.
All’inizio dell’VII secolo nel regno d’Austrasia emerge una famiglia, tra le più potenti dell’aristocrazia, i Pipinidi, che riesce a rafforzarsi grazie alla creazione di alleanze con gli altri aristocratici. Il consolidamento della loro grandezza si deve alla scelta di due esponenti dei gruppi più in vista, Pipino di Landen e Arnolfo di Metz, che si alleano per appoggiare il pretendente al trono Clotario II.
Quando quest’ultimo diventa re ricompensa i suoi alleati con cariche importanti e di prestigio: Arnolfo diventa vescovo di Metz mentre Pipino maestro di palazzo del regno dei Franchi. Da qui in poi è un’ascesa continua, in quanto un componente dei Pipinidi, Carlo Martello, viene nominato maestro di palazzo di tutti i regni franchi e verrà ricordato dai posteri per la battaglia di Poitiers del 732, nella quale pone fine alle incursioni saracene nel territorio.
La dinastia dei Carolingi si impone a partire dal 751, quando il figlio di Carlo Martello, Pipino III, meglio conosciuto come Pipino il Breve, depone con l’aiuto dell’aristocrazia l’ultimo sovrano merovingio, Childerico III. Si tratta di un vero e proprio colpo di Stato, in quanto il re viene deposto, richiuso in un monastero e privato della sua chioma che viene tagliata, mentre Pipino viene unto e incoronato dal monaco Wynfrith (missionario nell’est Europa protetto da Pipino).
La legittimazione della dinastia è effettuata in seguito da papa Stefano II che nel 754 si reca in Francia e, nella cattedrale di Saint Denis, incorona Pipino re dei Franchi, consacrando anche i suoi figli Carlo e Carlomanno. Da questo momento in poi, si afferma una nuova dinastia, quella dei Carolingi (in realtà la dinastia è la stessa, in quanto fino a questa data la si definisce “Pipinide” solo per la maggior quantità di personaggi che ha nome “Pipino”, mentre da qui in poi, sono più numerosi i “Carlo” e anche, giustamente, in onore a Carlo Magno), che raggiungerà la massima gloria sotto il figlio di Pipino, Carlo Magno, che trasformerà il regno in un impero.
I libri consigliati da Fatti per la Storia
Hai voglia di approfondire l’argomento e vorresti un consiglio? Scopri i libri consigliati dalla redazione di Fatti per la Storia sul Regno dei Franchi, clicca sul titolo del libro e acquista la tua copia su Amazon!
- L. Pravero, M. Vallerani, Storia Medievale, Le Monnier Università, Mondadori, Firenze, 2016.
- Giuseppe Staffa, L’incredibile storia del Medioevo: un viaggio affascinante nell’Italia divisa tra papato e impero, Newton Compton Editori, Roma, 2017.
questo testo si è riscontrato molto utile per la realizzazione di una presentazione power point.
Aprezzo molto il vostro impegno e vi ringrazio di queste informazioni precise.
La ringrazio, sono molto contenta. Spero continuerà ad apprezzare i nostri articoli! Le auguro una buona serata