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Recensione del libro “La psicologia delle folle” di Gustave Le Bon

Il saggio, scritto nel 1895 che analizza il comportamento delle masse e le definisce come soggetto della Storia, costituisce un classico ancora oggi

di Redazione
19 Gennaio 2021
TEMPO DI LETTURA: 4 MIN
libro Psicologia delle masse

CONTENUTO

  • L’ingresso delle masse nella Storia
  • Il capo delle folle
  • I fattori determinanti e la classificazione delle folle
  • Un’analisi attuale

di Carla Ferraro

In un’intervista Mussolini la definì “un’opera capitale” che rilesse numerose volte; Hitler e Lenin si ispirarono ad essa e anche Freud, in un saggio del 1921, le dedicò un intero capitolo. Si tratta de “La psicologia delle folle. Un’analisi del comportamento delle masse”, saggio del 1895 scritto da Gustave Le Bon.

Personaggio poliedrico, il francese Gustave Le Bon (1842 – 1931) si occupò di fisiologia e anatomia, passando poi allo studio dell’archeologia e all’antropologia fino ad approdare alla sociologia e alla psicologia. Il pamphlet è indubbiamente la sua opera di maggior successo che, tradotta in numerose lingue, costituisce un classico ancora oggi.

L’ingresso delle masse nella Storia

Scritto tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, il libro si colloca nel periodo in cui le masse fanno il proprio ingresso nella Storia grazie alla crescita demografica e all’industrializzazione. L’autore fu tra i primi a cogliere l’importanza e la valenza di tale fenomeno, tanto da studiarne i comportamenti e le dinamiche che le caratterizzano.

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Il punto di partenza del saggio è costituito dall’aspetto irrazionale della folla (intesa come qualsiasi raggruppamento umano, dalle assemblee alle classi proletarie, ecc..). Un gruppo di individui, mossi da una determinata “emozione”, acquista una sorta di anima collettiva che li spinge ad agire in modo del tutto diverso da come farebbero isolatamente.

Questo perché l’individuo nella folla assume un senso di invincibilità (derivante dal numero) perdendo, al contempo, il giudizio critico. Infatti, nell’anima collettiva, dominata dall’inconscio, l’individualità si annulla, l’omogeneità lascia il posto all’eterogeneità e la mediocrità prende il sopravvento.

Oltre al senso di invincibilità, agisce il meccanismo della “suggestione”, una sorta di ipnosi collettiva che si trasmette da un individuo all’altro per “contagio”. La suggestione, a sua volta, è determinata dalle parole dell’“ipnotizzatore” che, avendo un impatto immediato su di essa, è capaci di indirizzarne sentimenti e azioni. Insomma, tutto ciò che colpisce l’immaginazione, seppur poco aderente alla realtà, la attrae e la impressiona.

copertina Psicologia delle masse

Il capo delle folle

L’autore si sofferma ad analizzare la figura e il comportamento dell’ipnotizzatore, ossia un leader che nella maggior parte dei casi appartiene alla stessa folla. Uomo d’azione più che di pensiero, il capo è colui che sa utilizzare sapientemente le parole, possiede un linguaggio semplice e d’effetto, capace di generare suggestione: “conoscere l’arte di impressionare l’immaginazione delle folle, vuol dire conoscere l’arte di governare”.

In merito a quest’ultimo punto l’autore individua i mezzi con i quali i capi agiscono, ossia l’affermazione, la ripetizione e il contagio. L’affermazione, semplice e priva di ragionamento, ha il compito di far penetrare un’idea nello “spirito delle folle”; segue la ripetizione che contribuisce a renderla reale e rilevante, fino ad essere accettata come verità (a tal proposito Napoleone riteneva che la ripetizione fosse l’unica figura retorica seria).

Infine, dopo che un’affermazione è stata ripetuta più volte, idee, sentimenti, emozioni si diffondono più facilmente attraverso il meccanismo del contagio. Altro elemento importante che caratterizza la figura del leader è il prestigio (personale o acquisito), ossia una sorta di fascino in grado di paralizzare tutte le nostre facoltà critiche e di suscitare sentimenti di ammirazione.

I fattori determinanti e la classificazione delle folle

Nella seconda parte del libro vengono esaminati i fattori che determinano le opinioni e le credenze delle folle, suddivisi in remoti e immediati. I primi sono un insieme di elementi che costituiscono il “terreno fertile” da cui le idee nuove germogliano e prendono forza. Essi sono la razza, le tradizioni, il tempo, le istituzioni politiche e sociali e l’istruzione.

Nel dettaglio, per razza l’autore intende quell’insieme di credenze, istituzioni e arti che definiscono il carattere di una civiltà; le tradizioni sono invece i sentimenti del passato a cui le folle conservatrici sono tenacemente legate e che esercitano una forte influenza sul loro animo; il fattore tempo è ciò che determina l’evoluzione di tutte le credenze. A rivestire un ruolo marginale, invece, sono le istituzioni politiche e sociali perché, non avendo virtù intrinseche, non sono altro che il prodotto della razza; così come l’istruzione, sopravvalutata in quanto incapace di mutare gli istinti e le passioni ereditarie degli individui.

Invece i fattori immediati sono quelli che, agendo sull’anima di una folla già precedentemente predisposta, “infiammano” la collettività scatenandone le relative conseguenze. L’autore ne individua quattro: le immagini e le parole, le illusioni, l’esperienza e la ragione.

Le parole, legate alle immagini che esse evocano (come spiegato precedentemente), hanno la capacità di scuotere o placare gli animi delle folle; le illusioni (di tipo religioso, filosofico e sociale) costituiscono il fondamento di ogni civiltà: esse, infatti, offrono un ideale che le affascina e le influenza. Le esperienze del passato, invece, agiscono come deterrente per distruggere le illusioni divenute pericolose oppure possono radicare verità necessarie. Infine la ragione, che non esercita alcun effetto sulle folle, proprio perché animate dai sentimenti e dall’irrazionalità.

L’ultima parte del saggio è dedicata alla classificazione delle folle, partendo dalla suddivisione tra eterogenee e omogenee. Delle prime fanno parte le folle di piazza (definite anonime) e anche le giurie e le assemblee parlamentari (non anonime); alla seconda categoria appartengono, invece, le sette (politiche, religiose, ecc.), le caste (casta militare, sociale, operaia,…) e, infine le classi (borghese, contadina,…).

Un’analisi attuale

Per concludere, ciò che emerge è una visione negativa della folla, in quanto sempre intellettivamente inferiore rispetto all’uomo isolato. Ma, a volte, può essere anche eroica, perché tutto dipende dai sentimenti che la guidano.

Seppur scritto più di un secolo fa, l’analisi esposta dall’autore risulta essere ancora affascinante: è mutato ovviamente il contesto storico, ma le dinamiche che muovono le folle sono le medesime. Social network, mezzi di comunicazione oppure semplicemente una campagna elettorale sono basati su tale meccanismo: creare immagini e suggestioni che, seppur lontane dalla realtà, hanno la capacità di annullare il pensiero critico di ognuno, influenzando e indirizzando le masse.

“Nella storia l’apparenza ha sempre avuto un ruolo più importante della realtà”, scrive Le Bon. Non a caso, nell’ottobre del 2009, il quotidiano francese Le Monde inserisce La psicologia delle folle al quattordicesimo posto nella classifica dei venti libri che hanno cambiato il mondo.

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La psicologia delle folle. Un’analisi del comportamento delle masse, Gustave Le Bon, Milano, TEA, 2016.

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