Recensione del libro “I Medici. Ascesa e potere di una grande dinastia” di Claudia Tripodi pubblicato dalla casa editrice DIARKOS per la collana Storie. Il volume ripercorre la storia della famiglia Medici e dei suoi membri più in vista, a partire dalle origini della fortuna del casato nella Firenze di fine Trecento, passando poi per la grande epoca rinascimentale di Lorenzo il Magnifico e il primo granduca Cosimo I, fino a giungere a Gian Gastone morto senza lasciare eredi nel 1737 e tradizionalmente considerato come l’ultimo grande rappresentante della dinastia.
I Medici: l’ascesa della dinastia di Firenze
Solitamente si tende ad associare la famiglia Medici solo ed esclusivamente alle vicende storiche che si compiono a Firenze poiché la grandezza della città è effettivamente stata “strettamente connessa al potere e alla fortuna della famiglia, alle sue banche prima” e successivamente “al suo governo, all’operosità e al mecenatismo dei suoi singoli membri”. Nonostante ciò, come l’autrice Claudia Tripodi ci ricorda, “Firenze non fu solo i Medici e i Medici non furono solo Firenze“.
Della dinastia fiorentina si è soliti ricordare gli esponenti principali, su tutti Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico, mentre si tende a trascurare tanti altri personaggi storici della famiglia che nei decenni e nei secoli successivi hanno svolto un ruolo di notevole importanza brillando, in alcuni casi e al pari dei propri antenati, per acume intellettuale e capacità di buon governo.
Il libro, che si sviluppa seguendo una linea cronologica, è suddiviso in diciassette capitoli ognuno dedicato a un rappresentante della dinastia. La fortuna dei Medici inizia verso la fine del Trecento grazie all’attività svolta da Giovanni di Bicci che espande gli affari del Banco di famiglia aprendo nuove filiali in diverse città italiane.
A partire dal 1420 a prendere in mano le redini dell’impresa è il primogenito di Giovanni, Cosimo, che oltre a ereditare dal padre un certo “prestigio politico e diplomatico”, dimostra negli anni di possedere “eccellenti competenze di strategia militare” riuscendo ad ampliare la propria rete clientelare.
Cosimo, che viene ricordato dai posteri come “il Vecchio“, si distingue nella sua opera anche come grande mecenate culturale, patrocinatore delle arti e della letteratura:
“Le opere che commissionò non furono solo l’ostentazione più esplicita del livello straordinario di benessere che la sua casa aveva raggiunto, ma una forma di celebrazione a vantaggio dell’intera città. L’arte, infatti, Cosimo lo sapeva bene, era una tra le più efficaci forme di propaganda, leggibile da tutti e pensata a beneficio della collettività”. (p. 27)
L’opera di Cosimo viene egregiamente portata avanti dal nipote Lorenzo, signore di Firenze dal 1469 fino al 1492, il quale incarna alla perfezione l’ideale del principe umanista. Con la morte del Magnifico la famiglia vive un periodo di appannamento poiché Piero, il primogenito di Lorenzo, si rivela inadeguato a tenere alto il prestigio della famiglia palesando una certa incapacità a portare avanti “quelle strategie di equilibrio e moderazione con cui i suoi predecessori avevano temperato l’eccesso di clientelismo alla base del loro regime”(p. 85). Il 9 novembre 1494 Piero è costretto ad abbandonare Firenze, dove viene proclamata la Repubblica, e morirà pochi anni dopo nel 1503 durante la battaglia combattuta a Garigliano.
I Medici. Ascesa e potere di una grande dinastia
Con il sesto capitolo la narrazione di Claudia Tripodi procede seguendo le vicende che vedono protagonisti i membri della famiglia al di fuori della città di Firenze. E’ il caso del secondogenito di Lorenzo il Magnifico, Giovanni, il quale viene destinato alla carriera ecclesiastica divenendo papa l’11 marzo 1513 con il nome di Leone X all’età di trentasette anni, e del cugino Giulio, eletto pontefice il 14 settembre 1523 col nome di Clemente VII.
Sempre in quei decenni a Firenze, dopo il ritorno dei Medici in città, sale al potere un altro grande rappresentante della dinastia; si tratta di Cosimo I, figlio del condottiero Giovanni de’ Medici, detto delle Bande Nere, e di Maria Salviati, con il quale si assiste al passaggio dal Ducato fiorentino al Granducato. Cosimo, che dal 1569 assume il titolo di Granduca di Toscana, si dimostra un principe “lungimirante e operoso” e attua una profonda opera di irrobustimento dello Stato legittimando il potere dei Medici sul territorio:
“Fu un passaggio non solo tra due sistemi di governo profondamente diversi ma anche tra due ere storiche segnate da una diversa identità: se la leadership medicea a Firenze era stata per tutto il Quattrocento qualcosa che Cosimo e i suoi eredi avevano saputo mettere in piedi, manovrare e conservare con cura, in epoca granducale divenne un’acquisizione effettiva”.(intervista a Tripodi su Letture.org)
Dopo Cosimo si succederanno Francesco I, Ferdinando I “uno dei governatori più progressisti della storia della Toscana”, Cosimo II, Ferdinando II, Cosimo III e Gian Gastone che muore nel 1737 senza lasciare eredi. L’arrivo dei Lorena in quello stesso anno segna un cambio di guardia epocale nella storia toscana; tuttavia nonostante l’estinzione della dinastia l’impronta lasciata dai Medici a Firenze rimarrà indelebile:
“La città e i suoi palazzi, le facciate e i loro interni restavano ricolmi di dettagli che richiamavano la loro storia e, con essa, la loro duratura presenza”.
Oltre ai granduchi di Toscana alcune pagine dell’opera sono dedicate a Caterina de’ Medici regina consorte di Francia, come moglie del sovrano Enrico II, dal 1547 al 1559, e reggente dal 1560 al 1563. La regina madre esercita una duratura influenza nella vita politica della Francia, sopratutto negli anni in cui il Paese è lacerato dalle guerre di religione:
“La spregiudicata abilità che Caterina mostrò nel sapersi muovere tra la nobiltà cattolica e quella calvinista, in cerca di un equilibrio che avesse come obiettivo la salvezza politica del Paese, la lungimiranza con cui seppe dare vigore alla sua immagine pubblica attraverso espedienti anche propagandistici, contribuirono indubbiamente a supportare quella leggenda nera che la dipingeva come l’italiana senza scrupoli, ammaliata da potere, in combutta con astrologi e divinatori e sedotta dalle forze oscure”.
La ricostruzione storica realizzata da Tripodi, che ripercorre quattro secoli di storia italiana e straniera lungo un filo che si intreccia nella politica come nell’arte e nella scienza, è efficace ed esaustiva. Attraverso l’abile impiego di fonti “inedite ed edite, documentarie e iconografiche, di natura privata e di carattere pubblico”, la narrazione degli eventi e dei protagonisti presi in esame risulta essere avvincente. Lo stile scorrevole e attento dell’autrice rende la lettura accessibile e istruttiva sia per un pubblico specializzato sia per un pubblico appassionato della materia che abbia voglia di scoprire gli aspetti meno noti legati agli esponenti di questa importante famiglia italiana.
Claudia Tripodi, Dottore di ricerca in Storia medievale e diplomata in Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l’Archivio di Stato di Firenze, collabora attualmente con le Università di Chicago e di Firenze. Oltre a saggi in riviste e miscellanee, è autrice di: Gli Spini tra XIV e XV secolo. Il declino di un antico casato fiorentino (Olschki, 2013); Vespucci, Firenze e le Americhe (con Giuliano Pinto e Leonardo Rombai, Olschki, 2014); Prima di Amerigo. I Vespucci da Peretola a Firenze alle Americhe (Viella 2018) e Giovanni di Pagolo Morelli. Ricordi e nuova edizione storica (FUP, 2019).
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- Claudia Tripodi, I Medici. Ascesa e potere di una grande dinastia, DIARKOS, 2020.