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Di origine contadina Rasputin acquista un’enorme fama di taumaturgo che lo porta all’interno della corte dove, a differenza di tutti i medici, riesce a gestire l’emofilia di cui soffre il principe Alessio Romanov. Grazie alle cure offerte al ragazzo Rasputin ottiene la piena fiducia della zarina Alessandra Fëdorovna, arrivando ad esercitare un’ampia influenza sulle decisioni del governo durante il primo conflitto mondiale.
Le umili origini di Rasputin e la setta dei Chlysty
Figlio di un vetturino postale, Efim Jakovlevič Rasputin, e della contadina, Anna Vasil’evna Paršukova, Grigorij Rasputin nasce il 21 gennaio 1869 a Pokrovskoe. Grigorij è il quinto di nove figli ma solo lui e una delle sorelle, Feodosija, riescono a raggiungere la maggiore età. Il 2 febbraio 1887 Rasputin si sposa con Praskov’ja Fëdorovna Dubrovina, da cui ha ben sette figli nel corso degli anni.
Nel 1892 lascia il villaggio, i genitori e la famiglia e trascorre diversi mesi in un monastero dove impara a leggere e scrivere. E’ in questi anni che Rasputin entra a far parte della setta eretica e mistica dei Chlysty fondata nella metà del Seicento e che assume, sin dal principio, un atteggiamento critico verso la corruzione della Chiesa ortodossa.
Alla base di questo movimento religioso, dalle origini incerte, vi è la convinzione che per raggiungere la salvezza sia necessario conoscere il peccato: per questo motivo gli adepti praticano delle orge durante le loro danze statiche e rotatorie con lo scopo di iniziare il percorso terreno che conduce alla redenzione. Nel periodo della sua permanenza nel luogo sacro Rasputin ha una visione della Madonna; tale episodio lo convince a dedicarsi alla vita mistica e ad intraprendere un pellegrinaggio nelle vaste zone della Russia e del Medioriente.
Rasputin e la famiglia Romanov
Rasputin arriva a San Pietroburgo nel 1905 e in città le sue prediche riscuotono successo soprattutto tra il pubblico femminile: l’aspetto fisico del mistico, con il suo sguardo magnetico, attrae un numero sempre più consistente di donne aristocratiche, che apprezzano tra le varie qualità anche il carattere rude del personaggio. In breve tempo diventa l’uomo più famoso a San Pietroburgo.
Ben presto il monaco fa il suo ingresso anche alla corte dello zar Nicola II, preceduto dalla sua enorme fama di miracoloso guaritore. Grazie agli effetti benefici che, sin da subito, riesce ad ottenere sull’emofilia che affligge il piccolo principe Alessio, le cui condizioni di salute sono peggiorate in seguito ad una caduta, il monaco diventa una persona di fiducia per la famiglia Romanov ed, in particolar modo, per la zarina Alessandra.
Gran sostenitore dell’assolutismo dello zar, Rasputin si tiene lontano dalle vicende politiche preferendo abbandonarsi alle avventure mondane della città. Nonostante ciò il monaco siberiano è malvisto a corte, molti sono i suoi nemici: c’è chi lo ritiene un ciarlatano e attribuisce il merito degli effetti positivi sulla salute del principe solo all’ipnosi, chi, invece, insinua che il monaco segretamente droghi lo zarevic con erbe curative di oscura origine.
La stima degli zar per il santone si manifesta anche nel corso del 1913, trecentesimo anniversario dalla fondazione della dinastia Romanov, quando Rasputin trascorre la Pasqua nella residenza imperiale per poi accompagnare i reali nel lungo pellegrinaggio celebrativo attraverso la Russia.
Il primo attentato alla vita di Rasputin
Agli inizi del 1914 Rasputin decide di ritornare al suo villaggio natio di Pokrovskoe per rivedere il padre e aiutarlo per un certo periodo nei lavori agricoli. Un pomeriggio, nel momento in cui esce di casa per rispondere a un telegramma, viene improvvisamente attaccato da una donna con il volto coperto da un fazzoletto nero che lo pugnala allo stomaco, appena sopra l’ombelico. Sebbene indolenzito, Rasputin riesce a scappare e a prendere un bastone da terra con cui riesce a tramortire l’assalitrice; coperto di sangue, viene portato nella sua casa per ricevere le cure necessarie.
Dopo le prime medicazioni il santone è portato al più vicino ospedale, dove viene assistito dal medico personale della famiglia reale; dimesso il 17 agosto 1914, a metà settembre ritorna di nuovo a San Pietroburgo. L’attentato lascia effetti profondi nell’animo di Rasputin: egli, infatti, affoga i propri dolori nel vino georgiano ed evita per quanto gli è possibile gli incontri pubblici, specialmente nei luoghi affollati.
Rasputin e l’entrata in guerra della Russia
“Se la Russia va in guerra, sarà la fine della monarchia, dei Romanov e delle Istituzioni russe”
Con queste parole Rasputin implora lo zar Nicola II nell’estate del 1914 a non gettare il paese nel primo conflitto mondiale. Tuttavia le sue parole non hanno risultati con Nicola e la Grande guerra si rivela più lunga e sanguinosa del previsto per il Paese. Con lo zar lontano al fronte, Rasputin aumenta sensibilmente il proprio potere a corte e la sua influenza sulla zarina, tanto da attirarsi l’ostilità di esponenti della casta militare e dell’aristocrazia nazionalista.
Nell’autunno del 1916 un deputato tiene un durissimo discorso di condanna all’interno della Duma durante il quale afferma in maniera convinta che Rasputin sia al centro di forze oscure volte a creare disordini e confusione nell’azione di Stato. La stampa, inoltre, contribuisce in modo evidente a screditare ulteriormente la posizione della famiglia reale, diffondendo vignette satiriche che fanno chiaro riferimento all’influenza negativa del mistico sulle decisioni dello zar e della zarina.
La morte di Grigorij Rasputin: chi uccide il monaco?
Falliti i tentativi da parte di diversi schieramenti politici di allontanare Rasputin dalla corte, alcuni nobili decidono di organizzare una congiura per decretare la sua morte. Alla fine del 1916 l’aristocratico Feliks Jusupov ottiene la fiducia del mistico con il pretesto di aver bisogno della sua consulenza per poter domare i propri impulsi omosessuali.
Il piano viene attuato da alcuni congiurati la notte tra il 29 e il 30 dicembre 1916 (17 dicembre secondo il calendario giuliano): in tarda serata Rasputin arriva a Palazzo Jusupov e viene accompagnato in una stanza del seminterrato, recentemente restaurata e insonorizzata. I cospiratori, invece, attendono nella sala: sono il granduca Dmitrij Pavlovič, il deputato Vladimir Mitrofanovič Puriškevič e il medico Lazovert.
Jusupov intrattiene Rasputin in una lunga conversazione offrendogli contemporaneamente una grande quantità di vino e di dolci riempiti di cianuro, con i quali però non ottiene l’effetto sperato di avvelenarlo. Salito di sopra Jusupov e gli altri decidono di sparare al monaco: scendono allora di sotto e lo colpiscono con dei proiettili all’altezza dello stomaco.
Rasputin, però, riesce a sopravvivere anche in questo caso e tenta di fuggire dal palazzo; all’esterno dell’edificio viene colpito da altri proiettili e uno di questi gli trapassa il cranio. Per assicurarsi che sia morto i congiurati colpiscono più volte il corpo con numerose randellate e tentano di occultare il cadavere gettandolo nel fiume Malaya Nevka.
La sepoltura del cadavere di Rasputin
La scomparsa del fidato amico e collaboratore getta la zarina in uno stato di frustrazione e disperazione; viene avviata subito un’indagine e nel giro di pochi giorni il cadavere di Rasputin è ritrovato sulle rive del fiume. La zarina fa seppellire il suo fedele amico e confidente con tutti gli onori a Carskoe Selo, dove i resti del corpo saranno successivamente dissepolti dai bolscevichi e bruciati nel 1919 dopo la rivoluzione.
La violenta fine del mistico anticipa di poco l’abdicazione dello zar Nicola II e la caduta della dinastia dei Romanov. Rasputin ha rappresentato e continua ad essere, senza alcun dubbio, una delle figure più enigmatiche e controverse di tutto il XX secolo.
I libri consigliati da Fatti per la Storia per approfondire la figura di Rasputin!
- Marco Natalizi, Il burattinaio dell’ultimo zar. Grigorij Efimovič Rasputin, Salerno Editrice, 2016.
- Dmitrij Miropol’skij, L’ultimo inverno di Rasputin, Fazi, 2019.
- Aleksandr Blok, Gli ultimi giorni del potere imperiale. I dodici, Neri Pozza, 2021.