CONTENUTO
Cause e conseguenze del Putsch di Monaco ovvero del tentativo di colpo di stato fallito operato da Adolf Hitler, Ernst Röhm e da alcuni esponenti del Kampfbund come Erich Ludendorff tra l’8 ed il 9 novembre 1923 a Monaco di Baviera.
Un equilibrio socio economico precario
In seguito alla firma del trattato di Versailles del 28 giugno 1919, le frustrazioni nazionaliste incrinano il consenso verso le istituzioni repubblicane. Le conseguenze per la Germania sono drastiche: perdita di province come l’Alsazia-Lorena che ritorna alla Francia, rinuncia a qualsiasi pretesa di sovranità sui territori al di fuori dei confini nazionali, limitazione alle forze armate che non devono superare le 100.000 unità, pagamento di un’indennità di guerra pari a centotrentadue miliardi di marchi d’oro.
Sul piano morale, gli articoli più pesanti sono il 227 in cui il Kaiser Guglielmo II è accusato di “offesa suprema alla morale internazionale” ed il 231 il quale sostiene che “la Germania riconosce che lei e i suoi alleati sono responsabili, per averli causati, di tutti i danni subiti dai Governi Alleati e associati e dai loro cittadini a seguito della guerra, che a loro è stata imposta dall’aggressione della Germania e dei suoi alleati“.
Si diffonde tra la popolazione il mito della “pugnalata alle spalle” ovvero la convinzione che la sconfitta dell’esercito tedesco non è avvenuta a seguito di fattori militari, ma a causa della defezione di quelle forze politiche che compongono la Repubblica di Weimar. Democrazia e repubblica diventano sinonimi di viltà e tradimento.
La repubblica di Weimar eredita le macerie dell’impero a partire dai debiti bellici, il cui peso morale è più pesante di quello materiale essendo legato alla “colpa tedesca“ di aver iniziato la Grande Guerra. Oltre a queste si aggiungono le perdite territoriali ad oriente e ad occidente ed infine la liquidazione di beni ed investimenti per un valore totale di sedici milioni di marchi. Il paese deve anche ricollocare coloro rimasti senza abitazione a causa della guerra, quasi tre milioni di tedeschi sono senza lavoro.
In questo contesto di precario equilibrio, la violenza politica travolge lo Stato e alcuni esponenti della vita politica vengono coinvolti. Nel 1921 il ministro delle finanze Matthias Erzberger, ritenuto responsabile della firma dell’armistizio, viene coinvolto in un attentato. Stessa sorte ha il ministro degli Esteri Walter Rathenau, industriale appartenente allo schieramento democratico. Tra il 1921 ed il 1923 gli assassini politici compiuti dall’estrema destra sono trecentosettantasei.
Nel biennio 1921-1923 si vive nell’incertezza istituzionale e nel più totale isolamento internazionale. In questo biennio si hanno anche dei tentativi di putsch per rovesciare la repubblica e questi dimostrano come anche parte dell’esercito sia coinvolto. Non sono solo motivazioni politiche che portano al tentativo di colpo di Stato. La propaganda nazionalista conquista consensi da parte della popolazione anche a causa della situazione economica in cui la popolazione tedesca vive.
Uno degli effetti della pace punitiva imposta alla Germania è l’occupazione del bacino minerario della Ruhr da parte di Francia e Belgio che usano come pretesto il mancato pagamento di una delle tasse di riparazione.
Questa azione porta ad un tracollo finanziario ed il governo decide di aumentare l’emissione di banconote e, a causa di ciò, il valore del marco crolla portando ad un alto tasso di inflazione. Nella campagna e nelle città tra il 1921 ed il 1923 si torna ad una forma di baratto, per esempio, un taglio di capelli poteva essere pagato con quattro uova. Quando nell’ottobre-novembre 1923 quando la perdita di valore del marco crolla a picco, le banche vengono fornite con carriole colme di banconote senza più valore.
Il putsch di Monaco
La sera dell’8 novembre 1923, nella birreria Bürgerbräukeller, Adolf Hitler, con le SA di Ernst Röhm ed Erich Ludendorff, generale prussiano e sostenitore delle correnti pangermaniste, irrompe durante il discorso di Gustav von Kahr, esponente della destra conservatrice bavarese.
Appena la folla gli presta attenzione, Hitler, impugnando una pistola, afferma che “attenzione la rivoluzione nazionale è cominciata. Abbiamo circondato il palazzo con seicento uomini armati di tutto punto. Il governo bavarese e del Reich sono stati rovesciati. Le caserme dell’esercito e della polizia sono occupate, gli uomini si sono schierati con noi e marciano sulla città con le nostre bandiere della svastica. Stresemann non è più cancelliere. Io ho assunto la direzione politica del nuovo governo“.
Ad un primo momento di confusione fa seguito l’adesione di Gustav von Kahr e dei suoi collaboratori, la folla acclama questo nuovo governo ed Hitler crede di aver la vittoria assicurata. Tuttavia, dopo lo scioglimento della riunione, Kahr ed i suoi collaboratori comunicano alla polizia e alle forze armate di essere estranei a quanto accaduto nella birreria e li esortano ad agire contro Hitler.
A questo va aggiunto un ulteriore imprevisto: tra i vari compatti a cui viene assegnato il compito di colpire dei punti strategici, solo il gruppo con a capo Ernst Röhm riesce a portare a termine parte del progetto, ovvero la conquista del ministero della Guerra.
Hitler, dopo aver scoperto del piano di Kahr, comprende che le possibilità di successo sono molto poche in quanto è scomparsa la base solida che occorre ad ogni colpo di stato per poter avere successo, ovvero il sostegno dell’esercito, della polizia e del gruppo politico al comando.
Ludendorff propone un’alternativa al piano originale: con i loro sostenitori devono marciare sul centro della città fino a conquistarlo, confidando sul fatto che essendo la polizia e l’esercito, formati per la maggior parte de ex combattenti, non spareranno mai al generale che li aveva guidati durante la Grande Guerra.
La mattina del 9 novembre 1923, Hitler con il generale Ludendorff marcia alla testa di tremila uomini verso il ministero della guerra dove lo attende Röhm. Il corteo viene bloccato da un gruppo di poliziotti armati di fucili.
In un primo momento qualcuno intima ai poliziotti di abbassare le armi in quanto sono in presenza di un generale, ma l’avviso non viene ascoltato.
Davanti la Feldherrnhalle, ovvero la Loggia dei marescialli nella Odeonsplatz, inizia lo scontro a fuoco tra i sostenitori di Hitler e la polizia, ma il partito Nazionalsocialista tedesco dei lavoratori (NSDAP) ha la peggio. Le perdite sono di 16 militanti nazisti e 4 poliziotti caduti nello scontro a fuoco.
Conseguenze del putsch di Monaco
Il generale Ludendorff viene arrestato sul posto mentre Hitler, in un primo momento riesce a fuggire, però viene successivamente arrestato e processato per alto tradimento insieme al generale. Il partito Nazionalsocialista viene dichiarato fuori legge e ad Hitler viene imposto il divieto di poter tenere discorsi in pubblico fino al 1927.
Nonostante la gravità delle accuse che, secondo la norma vigente prevede l’esecuzione della pena di morte, Adolf Hitler viene condannato a cinque anni di carcere di Landsberg anche se ne sconta solo uno. Il fatto che la sentenza, da parte del giudice, è molto indulgente e l’aver trascorso un solo anno in carcere dimostra il fatto che, tra le autorità, ci sono persone che provano simpatia per ciò che Hitler ha prova ad attuare.
Durante la sua prigionia Hitler scrive l’opera che contiene gli ideali su cui si baserà il programma del NSDAP ovvero il Mein kampf (“La mia battaglia”). In quest’opera sostiene che i due mali gemelli del mondo sono il comunismo e l’ebraismo, inveisce contro ebrei, socialdemocratici e marxisti. Infine annuncia di voler distruggere tutto il sistema parlamentare ritenendolo il più corrotto, sulla base del principio secondo cui tutti colore che detengono il potere sono, per natura, opportunisti.
Nel dicembre 1924, poche settimane dopo la sua uscita di prigione, Hitler si incontra con il primo ministro bavarese Heinrich Held, così da ottenere la revoca del decreto che dichiara il suo partito come fuorilegge e che gli proibisce di tenere discorsi pubblici. Il 26 febbraio 1925, attraverso il giornale di proprietà del partito, il Völkischer Beobachter, Hitler invita gli ex membri del partito ad unirsi alla sua causa ovvero combattere il marxismo e gli ebrei.
Il fallimento del colpo di stato porta alla divisione tra Ludendorff e Hitler in quanto Adolf lo crede un codardo poiché il generale lo ha abbandonato poco prima che la polizia iniziasse a sparare. Ludendorff viene allontanato usando come scusa gli scarsi risultati ottenuti durante le elezioni presidenziali del marzo 1925.
Hitler comprende che il modo più efficace per ottenere il potere non è la rivoluzione, ma l’uso di mezzi democratici ovvero il voto da parte della popolazione. Infatti, dopo il fallimento del putsch, Hitler ed i suoi collaboratori decidono di lavorare per manipolare il sistema politico piuttosto che organizzare un secondo tentativo di presa del potere.
Successivamente la seconda decisione di Hitler è allontanare anche Ernst Röhm e ciò avviene a causa di uno scontro sul controllo delle SA. Mentre Röhm vuole le cosiddette “camicie brune” sotto la sua completa direzione, il futuro Führer sostiene che il comando delle Sturmabteilungen deve averlo lui poiché esse devono servire il partito.
Il putsch di Monaco porta il partito nazionalsocialista con i suoi ideali all’attenzione di tutto il popolo tedesco. La morte dei sedici militanti nazisti è usata come mezzo propagandistico: questi uomini sono ricordati come martiri di cui Hitler parla anche nella prefazione del Mein Kampf e nel 1935 vengono seppelliti negli Ehrentempel, i “Templi d’onore” nel centro di Monaco.
In memoria del colpo di Stato, Hitler tiene ogni anno una marcia commemorativa durante la quale viene percorsa la strada fino alla birreria dove sono stati sparati i colpi nel 1923. La Butfahne, ovvero la bandiera di sangue con la svastica nazista usata durante il putsch, viene usata come nuovo simbolo dell’ideologia nazista.
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- Richard Hanser, Putsch! L’ascesa di Adolf Hitler, Odoya 2015