La sera del 9 maggio 1936 Benito Mussolini proclama dal balcone di piazza Venezia “la riapparizione dell’Impero sui Colli fatali di Roma“. L’evento rappresenta il punto più alto del consenso del popolo italiano verso il regime. Il nuovo Impero fascista, però, durerà meno di cinque anni.
La guerra coloniale in Etiopia
Le motivazioni che portano il regime fascista alla decisione di scatenare una guerra contro l’impero etiopico sono di natura sia economica che ideologica: da una parte risulta necessario imprimere un nuovo dinamismo all’industria italiana, cercando di aprire nuovi mercati per le esportazioni; dall’altra bisogna dare sfogo a quella che è la vocazione imperiale del fascismo.
Nell’Enciclopedia Italiana di quegli anni nella voce “Fascismo”, scritta in parte dal filosofo Giovanni Gentile, tra le varie cose si legge: “Il fascismo vede nello spirito imperialistico, cioè nella tendenza delle nazioni ad espandersi, una manifestazione di vitalità”.
La conquista dell’Etiopia serve anche a vendicare la sconfitta di Adua del 1896 e a dimostrare che il fascismo riesce proprio dove la classe dirigente dell’Italia liberale ha fallito. Per questi motivi l’Italia fa di tutto per cercare un casus belli: l’incidente di Ual Ual nel dicembre 1934 offre al regime ciò che sta aspettando da tempo.
L’offensiva italiana scatta il 3 ottobre 1935 e il comando della spedizione è affidato al generale Emilio De Bono, ministro delle Colonie e Alto Commissario per l’Africa Orientale. Accusato di eccessiva prudenza quest’ultimo viene sostituito sul fronte eritreo dal maresciallo Pietro Badoglio che conduce le forze italiane allo scontro decisivo sul lago Ascianghi.
La vittoria spinge gli italiani ad Addis Abeba, che viene raggiunta il 5 maggio 1936. Il 9 maggio anche l’altro troncone dell’esercito italiano comandato dal generale Rodolfo Graziani raggiunge la capitale etiopica.
La proclamazione dell’impero fascista, 9 maggio 1936
La guerra viene condotta con metodi disumani, facendo ricorso a massicci bombardamenti e all’uso di gas asfissianti. Inoltre, poiché l’Etiopia fa parte della Società delle Nazioni l’organizzazione protesta molto per l’aggressione e vota sanzioni economiche contro l’Italia, che però cadono nel vuoto.
L’occupazione di Addis Abeba suscita in Italia, nel pomeriggio del 5 maggio 1936, un entusiasmo incontenibile. Secondo le cifre fornite dal Ministero dell’Interno circa trenta milioni di cittadini si riversano nelle piazze del paese per festeggiare. Mussolini appare dal balcone di piazza Venezia poco prima delle otto di sera, dove pronuncia un discorso conciso con il quale annuncia la vittoria italiana:
“Durante i trenta secoli della sua storia, l’Italia ha vissuto molte ore memorabili, ma questa di oggi è sicuramente una delle più solenni: annuncio al popolo italiano e al mondo che la pace è ristabilita. L’Etiopia è italiana di fatto e di diritto.”
Dopo il breve intervento il dittatore si ritira ma per ben dieci volte deve riaffacciarsi al balcone richiamato a gran voce dalla folla in delirio, mentre i giovani fascisti intonano dall’Altare della Patria un nuovo inno per festeggiare la conquista coloniale.
Tuttavia, come ha scritto Angelo Del Boca, se l’adunata del 5 maggio ha rappresentato per il duce un trionfo, quella del 9 segna la sua completa apoteosi. Quella sera, infatti, Benito Mussolini proclama di fronte ad una folla immensa la nascita dell’Impero dell’Africa orientale italiana, la cui corona viene assunta dal re Vittorio Emanuele III, ma nonostante ciò il trionfo, come sottolinea il dittatore, è totalmente del fascismo:
“L’Italia ha finalmente il suo Impero. Impero fascista perché porta i segni indistruttibili della volontà e della potenza del Littorio romano; perché questa è la meta verso la quale durante quattordici anni furono sollecitate le energie prorompenti e disciplinate delle giovani, gagliarde generazioni italiane. (…) In questa certezza suprema levate in alto, legionari, le insegne, il ferro e i cuori a salutare, dopo quindici secoli, la riapparizione dell’Impero sui Colli fatali di Roma. Ne sarete voi degni?” (Estratto del discorso di Mussolini, 9 maggio 1936)
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