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Dal 20 novembre 1945 al 1 ottobre 1946 si svolge il processo di Norimberga. Un Tribunale militare internazionale formato da giudici delle quattro potenze vincitrici della seconda guerra mondiale giudica 24 prigionieri di guerra nazisti. Si ritrovano alla sbarra alcuni degli uomini più vicini al Fuhrer, tra cui Hermann Göring, ex Maresciallo del Reich e numero due del regime. Quali sono i capi di imputazione ai quali devono rispondere gli imputati e quali le condanne inflitte alla fine del procedimento processuale?
L’istituzione del processo di Norimberga e del Tribunale militare
L’enormità dei crimini commessi durante la seconda guerra mondiale induce le potenze alleate ad istituire un processo contro i principali responsabili nazisti sopravvissuti al conflitto. L’intenzione è quella di evidenziare che atrocità del genere non si sono mai verificate nel passato e che vanno, dunque, inserite in una sfera criminale efferata e di inaudita ferocia.
La decisione di sottoporre a processo i principali esponenti dell’Asse viene presa nell’ottobre del 1943 a Mosca, dove si incontrano i tre ministri degli esteri alleati Cordell Hull, Anthony Eden e Vjačeslav Michajlovič Molotov. L’8 agosto 1945 le potenze vincitrici si riuniscono a Londra e istituiscono un tribunale internazionale per punire 24 prigionieri di guerra tedeschi.
Ad organizzare l’intero procedimento è il giudice federale americano Robert H. Jackson; è lui che sceglie come luogo Norimberga, città simbolo del nazismo, teatro dei grandi raduni nazionalsocialisti e dell’emanazione delle leggi razziali nel 1935. In quel momento Norimberga si trova nel settore statunitense e il palazzo di giustizia è spazioso ed intatto, con un ampia prigione perfettamente idonea ad ospitare gli imputati.
A comporre la corte sono quattro giudici militari dei Paesi alleati; l’inglese Geoffrey Lawrence, lo statunitense Francis Beverley Biddle, il francese Henri Donnedieu de Vabres e il sovietico Iona Timofeevič Nikitčenko.
I capi di imputazione nel processo di Norimberga
Nonostante l’impegno profuso non mancano, però, delle incongruenze sin dall’inizio. Si decide infatti di giudicare gli accusati sia in quanto singoli individui, sia in quanto appartenenti a gruppi e organizzazioni criminali; l’affiliazione alla direzione del partito nazionalsocialista, alla Gestapo, al servizio della sicurezza, alle SS e alla Wehrmacht viene, dunque, giudicata a priori criminale e quindi punibile.
E’ anche desiderio delle potenze vincitrici che i gerarchi nazisti siano assistiti da un collegio di difesa, tuttavia tale scelta avrebbe potuto provocare dei problemi; la difesa, infatti, avrebbe potuto fare riferimento non solo al criterio dell’obbedienza dovuta (nel senso che gli imputati avevano eseguito degli ordini), ma anche al fatto che tali azioni erano legali nel momento in cui erano state compiute.
La legislazione preesistente ha coniato, per definire atrocità simili a quelle dei nazisti, solo la categoria dei “crimini di guerra”, all’interno della quale rientrano le torture, le uccisioni di prigionieri, i bombardamenti di città indifese e i comportamenti che violano le consuete leggi belliche. Questa sola categoria di reato però non può bastare: in primo luogo perché le convenzioni belliche non sono state rispettate nemmeno dagli alleati (basti pensare alle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki) e in secondo luogo perché limitarsi a processare il nazismo per crimini di guerra potrebbe comportare la rinuncia a condannare il genocidio degli ebrei.
Risulta necessario allora individuare nuove categorie di reato e vengono definiti quattro capi di imputazione:
- cospirazione, ovvero la definizione di un piano per commettere crimini;
- crimini contro la pace per aver pianificato e intrapreso guerre d’aggressione e in violazione dei trattati internazionali;
- crimini di guerra per aver continuamente violato il diritto internazionale bellico contenuto nella Convenzione dell’Aia del 1907;
- crimini contro l’umanità per atrocità commesse contro interi gruppi etnici (sterminio, riduzione in schiavitù, deportazione, persecuzioni per motivi razziali, religiosi o politici).
Polemiche sulla validità del processo di Norimberga
Le polemiche verso il processo di Norimberga, a questo punto, non si fanno attendere. Molti contestano la legittimità di una condanna pronunciata da un tribunale composto da nemici vincitori ed evidenziano il pericolo che, in tal modo, si generi la solidarietà del popolo tedesco nei confronti degli imputati. Sul piano giuridico fa, invece, discutere la deroga sul principio della “retroattività della legge” e l’ambiguità della nozione di “obbedienza dovuta” in ambito militare (per sanzionarla in questo processo, infatti, il diritto penale militare britannico e americano viene provvisoriamente modificato).
Su questi punti a farsi senti in aula è specialmente l’avvocato di Hermann Göring che invoca il principio del diritto romano Nullum crimen, nulla poena sine praevia lege poenali, il quale non ammette l’emanazione di leggi retroattive, contestando inoltre il diritto ai vincitori di processare i vinti. Lo stesso giudice federale americano Robert H. Jackson, in una lettera scritta al presidente Harry Truman nell’ottobre 1945, non nasconde qualche perplessità:
“Hanno fatto o stanno facendo alcune delle cose per cui stiamo condannando i Tedeschi. I Francesi stanno decisamente violando la Convenzione di Ginevra nel trattamento dei prigionieri di guerra, tanto che il nostro comando sta riprendendosi i prigionieri inviati a loro. Stiamo condannando il saccheggio e i nostri Alleati lo stanno praticando. Diciamo che la guerra aggressiva è un crimine e uno dei nostri alleati proclama la sovranità sui Paesi Baltici basandosi su nessun diritto eccetto quello di conquista.”
A danneggiare ulteriormente la credibilità del processo è il fatto che il principale giudice sovietico, Iola Nikitchenko, prese parte anni prima ai processi sommari delle Grandi purghe staliniane; inoltre, uno dei capi d’accusa riguarda la firma del Patto Molotov-Ribbentrop, giudicato come un progetto di guerra aggressiva, ma l’Unione Sovietica non sarà mai processata al pari della Germania per l’adesione al patto.
Processo di Norimberga, gli imputati
La mattina del 20 novembre 1945 inizia il processo di Norimberga. Gli imputati entrano uno per volta nell’aula prendendo posto a sedere tra la curiosità di tutti i presenti; sono ventuno in tutto:
- Hermann Göring, un uomo grossolano in tutti i sensi; ex comandante in capo della Luftwaffe tedesca, Maresciallo del Reich nonché probabile successore di Hitler;
- Joachim von Ribbentrop, ministro degli esteri della Germania nazista a partire dal 1938 e ideatore del patto di non aggressione con l’Unione Sovietica;
- Rudolf Hess, segretario del partito nazionalsocialista fino al 1941;
- Karl Dönitz, comandante della Kriegsmarine dal 1943 e, dopo la morte di Hitler, presidente del Reich;
- Alfred Rosenberg, ideologo del partito nazista;
- Hans Frank governatore del Governatorato Generale, ovvero la parte della Polonia non annessa direttamente al Reich;
- Wilhelm Keitel, Capo dell’OKW, il comando supremo delle forze armate tedesche;
- Wilhelm Frick, ministro dell’interno;
- Arthur Seyss-Inquart, uno dei protagonisti dell’Anschluss;
- Alfred Jodl il secondo di Wilhelm Keitel;
- Ernst Kaltenbrunner il maggior gerarca delle SS sopravvissuto alla guerra;
- Robert Ley capo del Fronte tedesco per il lavoro, suicidatosi prima dell’inizio del processo;
- Fritz Sauckel plenipotenziario del programma di sfruttamento del lavoro dei prigionieri;
- Konstantin von Neurath, ministro degli Esteri del governo Hitler fino al 1938 e governatore del Protettorato di Boemia e Moravia;
- Franz von Papen ambasciatore tedesco in Turchia;
- Erich Raeder comandante della Marina militare tedesca;
- Walther Funk, ministro dell’economia;
- Hjalmar Schacht, ministro dell’economia;
- Baldur von Schirach, capo della Gioventù hitleriana;
- Albert Speer, ministro degli armamenti;
- Hans Fritzsche, commentatore radiofonico;
- Julius Streicher, giornalista e direttore del settimanale Der Sturmer , importante veicolo per la propaganda antisemita del regime.
Processo di Norimberga: sentenze, condanne e esecuzioni
Il processo di Norimberga dura quasi un anno; la giornata più drammatica nell’arco di questo tempo è sicuramente quella in cui tra il silenzio generale, vengono mostrate le immagini girate dall’Armata Rossa al momento dell’ingresso nel campo di sterminio di Auschwitz. Lo sconcerto e l’orrore pervadono i presenti e il mondo intero, che scopre improvvisamente l’olocausto.
Il 1 ottobre 1946 viene emessa la sentenza: Goring, von Ribbentrop, Keitel, Kaltenbrunner, Rosenberg, Frank, Frick, Streicher, Sauckel, Jodl, Seyss-Inquart sono condannati a morte per impiccagione, insieme a Martin Bormann, l’ex segretario del partito dato per disperso; ergastolo per Hess, Raeder e Funk; vent’anni di carcere per Schirach e Speer, quindici per von Neurath e dieci per Dönitz; assoluzione per von Papen, Schacht e Fritzsche.
Hermann Göring, il prigioniero più importante per gli alleati, non salirà sul patibolo poiché riesce a suicidarsi ingerendo una capsula di cianuro di potassio la sera prima dell’esecuzione, nonostante tutti i controlli e le precauzioni prese dai carcerieri. Il 16 ottobre si procede con le esecuzioni; i dieci condannati a morte vengono impiccati dal boia statunitense John C. Woods. I corpi vengono cremati e le ceneri disperse in una foresta ignota.
Il processo di Norimberga film
“Il processo di Norimberga” (Nuremberg) è il titolo del film americano realizzato nel 2000 dal regista canadese Yves Simoneau e scritto da David W. Rintels. La pellicola ricostruisce l’intero evento e vede come attori protagonisti principali Alec Baldwin, nei panni del giudice federale americano Robert H. Jackson, e Brian Cox in quelli di Hermann Goring. Di seguito una scena del film relativa alla prima riunione nell’ottobre 1945 dei quattro giudici che formeranno il Tribunale militare internazionale.
Processi secondari di Norimberga
Dopo il primo del 1945-1946 ci sono altri due procedimenti ricordati come “processi di Norimberga“. Questi hanno luogo dopo breve tempo rispetto al primo filone d’inchiesta, accusando per lo più soldati delle SS e altri nazisti di secondo piano. In questo caso però i procedimenti hanno esiti assai diversi rispetto al primo processo di Norimberga. Buona parte degli imputati viene assolta, mentre le condanne effettivamente scontate non vanno oltre i 10 anni, grazie alle buone condotte o alle grazie.
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- Giuseppe Mayda, Norimberga. Processo al Terzo Reich (20 novembre 1945- 1 ottobre 1946), Odoya, 2019.
- Roberto Scevola, Norimberga. Il processo, Solferino, 2020.
- Il processo di Norimberga: le vicende, i documenti, le condanne, Res Gestae, 2013.