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Sabato 13 agosto inizierà il campionato di calcio di Serie A 2022/2023: si partirà con Sampdoria-Atalanta e Milan-Udinese. Inizia così la rincorsa al Milan campione d’Italia che cerca il bis. La strada per la squadra di Stefano Pioli però non sarà per nulla facile: occhio alla Juventus dell’“Allegri-bis”, all’Inter di Simone Inzaghi, al Napoli di Luciano Spalletti e alle romane che come allenatori hanno scelto due pezzi da novanta come José Mourinho e Maurizio Sarri. Attenzione anche all’Atalanta, ormai realtà consolidata del nostro calcio, e alla classica squadra rivelazione che puntualmente appare ogni stagione.
Il campionato durerà come di consueto 38 partite. E pensare che il primo campionato di calcio in Italia durò una sola giornata (nel senso di giorno solare) e a vincerlo fu il Genoa.
In principio era Edoardo Bosio. Parte l’era pionieristica
Convenzionalmente si pone in Edoardo Bosio come colui che importa il calcio in Italia. Torinese appartenente alla borghesia della città sabauda, Bosio è un rappresentante commerciale di una grossa ditta tessile di Nottingham e fa la spola tra Torino e la città delle Midlands Orientali, nota perché nel suo territorio si svolgono le vicende di Robin Hood.
Bosio è un uomo di sport per i tempi e pratica anche la canoa, la ginnastica, l’alpinismo e l’escursionismo con ottimi risultati. Del resto, in quel periodo, solo le famiglie più abbienti possono permettersi di praticare sport visti i costi ed il fatto che gli operai non avevano il cosiddetto “tempo libero”.
Bosio nelle sue trasferte lavorative vede colleghi e amici praticare questo sport che nessuno in Italia conosce: due squadre di undici giocatori ciascuna una contro l’altra su un campo in erba con lo scopo di buttare un pallone con i piedi o con la testa dentro una rete retta da tre legni, due verticali ed uno orizzontale. Vince chi fa un gol (questo il nome del “buttare la palla in rete”) in più dell’avversario.
Nottingham, calcisticamente, vede nascere il Nottingham Forrest Football Club ed il Notts County, nati rispettivamente nel 1865 e nel 1862. In Inghilterra si gioca al football da anni: la prima partita giocata risale al 26 dicembre 1860 e vede sfidarsi Sheffield FC e Hallam FC (club nati rispettivamente nel 1857 e nel 1860), la Federcalcio nazionale nasce nel 1863, la prima edizione della FA Cup risale al 1871, la prima partita fra Nazionali (Scozia-Inghilterra) risale al 1872 e la prima stagione di campionato (First division) risale al campionato 1888/1889. Sono pionieri in tutto e per tutto.
Nel 1877 Bosio sbarca a Genova con una palla di cuoio e le regole imparate in Inghilterra. Obiettivo: farlo conoscere nella sua Torino. E Bosio, uomo che non sta con le mani in mano, fonda il Torino Football Cricket Club, e nel 1889, sempre a Torino, nasce la Nobili Torino (composta da soli nobili locali) e le due squadre si fondono nel 1891, nella Internazionale Torino.
Sono Genova e Torino a sviluppare di più, rispetto al resto del Regno d’Italia, la pratica del football: la loro ricchezza, la loro posizione territoriale, i rapporti con l’estero pesano in maniera importante.
Come per l’Inghilterra (ma venti anni dopo), anche l’Italia scopre questo “diporto” che a macchia d’olio si diffonde in tutto il Paese: nascono squadre, si improvvisano partite su campi altrettanto improvvisati ma che rientrano nel canone delle regole inglesi, si gioca con i berretti e con scarpe pesanti che devono calciare altrettanti palloni di cuoio pesante. I giornali del tempo sono poco dediti a scrivere di football, ma piano piano da brevi articoli si arriva ad articoli lunghi diverse righe con il racconto delle partite stesse e delle prestazioni degli atleti in campo,
1898, l’anno più importante: la prima partita, nasce la Federcalcio, si gioca il primo campionato di calcio
L’Epifania del 1898 è ricordata perché si disputa la prima partita di calcio documentata in Italia. Lo scenario è un campo nei pressi di Ponte Carrega a Genova e a sfidarsi sono il Genoa ed una rappresentanza delle due squadre di Torino. Vincono i torinesi 0-1 con gol di Gordon Savage ed il 6 marzo 1898 si gioca la rivincita a Torino ed imporsi sono questa volta gli ospiti per 0-1 con gol di Shaffhauser.
Nel frattempo cinque squadre di football decidono di creare una Federazione che avrebbe supervisionato il football in Italia: a Torino, il 26 marzo 1898, nasce la Federazione Italiana Football con a capo Mario Vicary e la sede nel capoluogo sabaudo: l’Italia diventa la decima Nazione europea a dotarsi di una Federcalcio dopo Inghilterra (1863), Scozia (1873), Galles (1876), Irlanda del Nord (1881), Danimarca e Paesi Bassi (1889), Belgio, Gibilterra e Svizzera (1895).
Costituiscono la FIF Genoa, Torinese, Ginnastica Torino, Internazionale Torino e SEF Mediolanum Milano. Nelle sue prime assemblee, la FIF decide che l’Italia deve organizzare il suo primo campionato e la data scelta è domenica 8 maggio 1898 a Torino. La scelta ricade sulla città di San Giovanni poiché si stavano celebrando i 50 anni dalla nascita dello Statuto albertino, la “costituzione” italiana, in vigore dal 4 marzo 1898. Teatro dell’incontro, il Velodromo Umberto I.
8 maggio 1898: il primo campionato di calcio, Genoa campione d’Italia
Al primo campionato prendono parte quattro squadre, tre di Torino (Internazionale, FC Torinese, Ginnastica Torino) ed una genovese (Genoa). Non vi prese parte la SED Mediolanum in quanto in quei giorni la città lombarda è alle prese con i moti contro il carovita e l’aumento del prezzo del pane: in tre giorni di protesta (6-9 maggio 1898), muoiono 80 persone e oltre quattrocento rimangono ferite. Il momento clou sono gli spari sulla folla dell’esercito guidato dal generale Bava Beccaris. A Milano hanno altro cui pensare che al primo campionato di football.
Alle ore 9 si gioca la prima partita tra Internazionale Torinese e FC Torinese e alle ore 11 Ginnastica Torino-Genoa. Arbitro di tutti gli incontri fu il torinese Adolf Jourdan, commerciante e dirigente della Internazionale Torino.
La finale vede di fronte Internazionale Torino e Genoa: la squadra di Bosio ha vinto la sua semifinale 2-1, mentre i liguri si impongo 2-0 contro l’altra squadra torinese. In finale, a prevalere furono i genovesi per 1-2 con vittoria ai supplementari. Marcatori Bosio per i torinesi, Spensley e Leaver per il Genoa.
A premiare la squadra vincitrice, Luigi Amedeo Savoia-Aosta, grande sportivo ed amante di questo nuovo sport. La squadra del Genoa era composta da Baird in porta; difesa con de Galleani e Spensley, centrocampo con Pasteur, Ghiglione e Ghigliotti; in attacco Le Pelley, Leaver, Bertollo, Bocciardo e Dapples.
Da quella vittoria del Genoa, a oggi, si sono disputati in tutto 119 campionati: sabato inizierà il centoventesimo.
Il Genoa CFC e il mito di James Spensley
Il Genoa CFC oggi conta nove scudetti vinti tra il 1898 ed il 1924. Da quando esiste la Serie A (girone unico, stagione 1929/1930), la squadra ligure ha preso parte a 54 campionati in serie maggiore, 33 di Serie B, due di Serie C ed è una delle undici squadre a non essere mai fallite e a non aver mai giocato tra i dilettanti. Il suo miglior piazzamento è il secondo posto nel campionato 1929/1930 mentre a livello europeo conta due presenze ed il suo miglior risultato è la semifinale UEFA nella stagione 1991/1992.
Il Genoa oggi è la squadra di calcio più antica in attività in Italia, in quando fondata il 7 ottobre 1893 nell’abitazione dell’allora console britannico a Genova, Payton. I fondatori del club, tutti inglesi, furono De Grave Sells, Green, Blake, Rilley, Fawcus, Sandys, De Thierry, Summerhill Sr., Summerhill Jr e Payton. Charles De Grave Sells fu eletto primo presidente. Visto che in Italia allora il calcio non era seguito come in Inghilterra, il nome del club era “ Cricket and Athletic Club”, diventando “Cricket and Football Club” nel gennaio 1899. La prima maglia della squadra fu bianca, diventando poi biancoblu e dal 1901 il cambio di colori sociali in uso ancora oggi, il rossoblu. Simbolo della squadra, il grifone.
Visto che Genova vedeva la presenza quotidiana di persone inglesi, sono inglesi (come detto) anche i fondatori. Solo nel 1896 si decide di aprire l’ingresso in società anche agli italiani e questa “innovazione” si deve ad uno che è considerato un punto di riferimento del football in città, James Richardson Spensley.
Nativo di Stoke Newington, un borough di Londra, classe 1867, Spensley è un medico inviato a Genova per curare le persone che scendono dalle nave ed è uno dei primi a vedere del potenziale, in Italia, nel football. Uomo colto e sportivo, Spensley anche in campo è molto abile, destreggiandosi sia in difesa sia in porta.
Spensley può essere tranquillamente considerato il “padre” del football in Italia quanto lo è stato Edoardo Bosio: capisce il suo potenziale e capisce che il Genoa non deve più giocare nel campetto di Piazza d’Armi ma a Ponte Carrega, sede della futura prima partita di football in Italia.
James Spensley muore il 10 novembre 1915 durante i combattimenti della Prima guerra mondiale e alla sua memoria è dedicata una vita nei pressi dello stadio genovese “Luigi Ferraris”, il più antico di Italia.
Quanta strada dal primo campionato italiano di calcio
Nel 1909 la FIF diventa FIGC ed il 15 maggio 1910 si gioca la prima partita della Nazionale: 6-2 alla Francia all’Arena Civica di Milano con tripletta di Lana e gol di Fossati, Rizzi e Debernardi. Primo Commissario Tecnico, Umberto Meazza: primo capitano, Francesco Calì dell’Andrea Doria primo portiere, Luigi de Simoni dell’US Milanese. La nostra Nazionale a oggi ha vinto quattro Campionati del Mondo, due Europei, tre medaglie olimpiche (un oro, due bronzi) e molti titoli internazionali a livello giovanile.
Da domenica 8 maggio 1898 ad oggi di strada ne è stata fatta tanta. Innanzitutto l’Italia si è innamorata di questo sport ed il calcio oggi da noi è lo sport più seguito. Tutta la settimana, i tifosi aspettano il week end, le partite di coppa o della Nazionale per sedersi davanti al televisore, vedere la propria squadra giocare, tifarla sperando che vinca.
Non a caso, da noi si dice che il calcio sia una religione laica, devota al “dio Pallone”. Per non parlare di quelli che in casa hanno tutto il merchandising possibile o memorabilia appartenuti a padri, nonni e bis nonni della loro squadra del cuore, italiana o straniera che sia. Tutti nel Belpaese tifano o simpatizzano per una squadra, anche quella della propria città che magari non gioca ad alti livelli: è difficile (ma non impossibile) trovare un italiano che non tifi. Si dice che in Italia ci siano 33 milioni di tifosi, il 55 % della popolazione totale.
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- John Foot, Calcio, 1898-2007. Storia dello sport che ha fatto l’Italia, Rizzoli, Milano, 2007.
- Antonio Ghirelli, Storia del calcio in Italia, Einaudi, 1990.
- Gianni Brera, Storia critica del calcio italiano, Milano, Bompiani, 1975.
- Fausto Brizzi, Il meraviglioso giuoco. Pionieri ed eroi del calcio italiano (1887-1926), Laterza, Roma Bari, 2015.
Bellissimo sito, veramente. Mi avete fatto capire la storia del calcio in modo semplice e riassuntivo. Grazie Mille!!!