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Home Curiosità

Curiosità, cosa ci hanno lasciato in eredità le popolazioni germaniche?

Le popolazioni germaniche ci hanno fatto imparare cose molto utili e alcune loro abitudini sono diventate anche le nostre.

di Mirko Muccilli
23 Febbraio 2019
TEMPO DI LETTURA: 2 MIN
invasioni-barbariche

Le invasioni barbariche

CONTENUTO

  • La staffa
  • Abbigliamento
  • Abitudini alimentari
  • Lingua
invasioni-barbariche
Le invasioni barbariche

Si è soliti pensare che le popolazioni di stirpe germanica dilagate in Occidente nel corso dei secoli siano state un fattore totalmente negativo per la cultura e la società dell’epoca. In realtà non è proprio così: i barbari ci hanno fatto imparare cose molto utili e alcune loro abitudini sono diventate anche le nostre. SCOPRI LA SEZIONE STORIA MEDIEVALE

La staffa

I romani per esempio non conoscevano la staffa, senza la quale era assai difficile mantenersi a cavallo nell’urto dello scontro in battaglia. Basta pensare, infatti, a tutti i fantini che cadono durante il palio di Siena proprio perché montano a pelo e senza staffa, esattamente come facevano i romani.

Per questo motivo la cavalleria non fu mai una componente essenziale all’interno dell’esercito romano. Furono gli Avari, una popolazione vicina agli Unni, che nel corso dell’VIII secolo fecero conoscere questo strumento prima ai Bizantini e successivamente agli altri popoli occidentali.

Abbigliamento

Anche il nostro modo di vestire deriva in parte dall’abbigliamento dei Germani, che hanno importato l’usanza di indossare abiti cuciti e aderenti, la camicia e i pantaloni per esempio, che proteggevano dal freddo e che permettevano al corpo di muoversi con maggiore libertà.

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Un abbigliamento, dunque, completamente diverso da quello dei romani che, invece, erano soliti vestirsi con lunghe strisce di stoffa abilmente arrotolate intorno al corpo.

Abitudini alimentari

Alcune nostre abitudini alimentari derivano dall’incontro con queste popolazioni seminomadi che allevavano principalmente maiali e consumavano cospicue quantità di latte e burro, procurato dal bestiame tenuto a pascolare nei terreni che avevano in comune.

Nell’Italia del Nord, dove è stata più massiccia la penetrazione dei Germani, si è tramandata una cucina fondata soprattutto sul burro e sullo strutto, e su un largo consumo di insaccati.

Lingua

Seppur derivante dal latino nella lingua italiana sono rimaste tante parole di origine germanica e, più in particolare, di origine longobarda. I Longobardi, infatti, riuscirono a lasciare in eredità tanti vocaboli perché mantennero per più di un secolo il dominio su larghe parti della penisola.

Tra le tante parole italiane derivate dalla parlata longobarda vale la pena ricordare: fiasco, palco, scaffale, staffa, stalla, fazzoletto, tovaglia, faida, sala, brodo, birra, fianco, schiena, guancia, elmo, cotta, scherzo, grinta, bianco, giallo.

 

Mirko Muccilli

Mirko Muccilli

Ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Storiche. Medioevo, Eta' Moderna, Eta' Contemporanea presso l'Università degli studi di Roma La Sapienza, con tesi di laurea in Storia Contemporanea dal titolo "Abortire o partorire? La questione dei figli del nemico durante la Grande Guerra" e il Master di II livello "Esperto in comunicazione storica: televisione e multimedialità'" presso l'Università degli studi di Roma Tre. Ha collaborato con il programma televisivo di Rai Storia "Il tempo e la storia" e con il portale "14-18 Documenti e immagini della Grande guerra". Caporedattore di Fatti per la Storia, cura i rapporti con l'esterno. Fa parte del Comitato-Scientifico.

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