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Definizione di appeasement: cos’è la politica di pacificazione?
Il termine “appeasement” viene interpretato come una politica di sudditanza in cui ci si concede all’avversario senza opporre una vera e propria resistenza e senza ricevere una contropartita affidabile. Solitamente il termine è utilizzato per indicare la diplomazia (ufficiale e non) britannica nei confronti del regime nazista.
A questa politica debole ed a volte ammiccante verso il Nazismo vengono imputati tutti i cedimenti da parte degli Alleati, e del Regno Unito in particolare, che hanno condotto alla Seconda guerra Mondiale. La mancata reazione alle violazioni del Trattato di Versailles (1), smantellato da Adolf Hitler nel giro di pochi anni, hanno fatto credere al dittatore di avere mano libera nei suoi progetti di asservimento del continente europeo ed anche oltre.
Salito al potere nel 1933 mediante elezioni democratiche, Adolf Hitler procede all’eliminazione degli oppositori interni per poi avviare la riconquista dei territori di lingua tedesca ceduti dalla Germania alla fine della Prima Guerra Mondiale. Nel 1935 riarma l’esercito in violazione al Trattato di Versailles, nel 1936 occupa la Renania, nel 1938 è la volta dell’Austria e dei Sudeti, regione della Cecoslovacchia a maggioranza tedesca. Quest’ultima operazione è avallata da Francia, Inghilterra e Italia durante la Conferenza di Monaco.
Si arriva al 1939 quando, con la conquista del restante territorio cecoslovacco, molte bende cadono dagli occhi dei democratici occidentali. La politica accondiscendente di Francia ed Inghilterra nei confronti di Hitler spezza, inoltre, l’asse del Trattato di Locarno(2), staccando Mussolini, che fiuta il crescente potere incontrastato dei nazisti, dalle potenze alleate.
Il seguente comportamento tenuto dai principali attori nella Guerra d’Etiopia, con le sanzioni da parte di Francia e Regno Unito e gli aiuti da parte della Germania, consolideranno il cambio di schieramento. Ma da cosa nasce questa situazione e perché non vi è stata una adeguata risposta sia alla politica estera aggressiva che ai prodomi dell’orrore dell’Olocausto della Germania? Cerchiamo di scoprirlo analizzando la situazione dei principali Stati nel Primo Dopoguerra.
Da Versailles a Monaco passando da Wall Sreet: la Germania
Con il Trattato di Pace di Versailles del 1919 l’ex Impero tedesco, a cui viene imputata – unitamente al dissolto Impero Austro-Ungarico- la responsabilità di aver scatenato la Prima Guerra Mondiale, viene umiliato e mutilato. Dietro sollecitazione francese gli vengono imposti pesantissimi risarcimenti per i danni di guerra. I Tedeschi devono rinunciare al 13% dei loro territori in Europa (più di 400.000 chilometri quadrati) e ad un decimo della popolazione (circa 7 milioni di persone) .
Ma non basta: perde le Colonie e deve rinunciare a tutti i privilegi ottenuti in virtù di una serie di trattati sottoscritti prima della guerra. L’esercito viene ridotto ad un numero massimo di 100.000 effettivi ed il relativo armamento viene anch’esso limitato. Ai minimi termini è anche la Marina, mentre l’Aviazione è proibita.
Tutto ciò avrà ripercussioni fatali. Con l’abdicazione dell’Imperatore e la fine della guerra inizia un periodo tumultuoso che prende il nome di “Repubblica di Weimar” che dura dal 1919 al 1933. Dopo un primo periodo segnato da tentativi di rivoluzione da parte dei comunisti e di sanguinosi scontri tra questi e gruppi estremisti di destra costituiti per lo più da ex militari, i Freikorps, sembra che la democrazia riesca ad affacciarsi.
I vari governi, fragili a causa anche del sistema elettorale proporzionale, devono affrontare una spaventosa svalutazione che colpisce il ceto a reddito fisso. Grazie a politici come Gustav Stresemann l’inflazione viene vinta, la produzione industriale (con l’importante contributo statunitense) si riprende e la Germania esce dall’isolamento politico con il Trattato di Locarno e l’entrata nella Società delle Nazioni.
Ma la crisi economica del 1929 pone fine a questi tentativi di riacquistare la normalità: in pochi anni i disoccupati crescono fino a 6 milioni ed i partiti al governo (principalmente socialdemocratici e conservatori) perdono completamente la fiducia del popolo. E con il problema sociale riemerge il sentimento di umiliazione per la sconfitta e il disfacimento dell’Impero guglielmino. Nasce la leggenda della “pugnalata alla schiena” secondo la quale il fronte interno sarebbe crollato sotto la pressione dei politici e degli ebrei impedendo all’esercito di continuare la lotta fino alla vittoria.
Le cose non stavano così: l’esercito imperiale era al collasso, ma la leggenda prende vigore e credibilità per il fatto che l’ancien regime e i generali si rifiutano di firmare la resa; tocca così ai nuovi politici, saliti al potere a Weimar, dover firmare l’umiliante Trattato di Versailles che sancisce la fine dell’Impero e con essa il crollo della società del tempo.
In questo periodo buio emerge il Nazismo che promette la piena occupazione della forza lavoro, il ritorno a ruolo di grande potenza e la netta e violenta opposizione al Comunismo, anche tramite la persecuzione degli Ebrei, ritenuti corresponsabili del crollo dell’impero e di illecito arricchimento durante la guerra.
Il Nazismo cambia in breve tempo la Germania, ma gli indubbi miglioramenti non sono finalizzati ad un generalizzato benessere bensì al coinvolgimento totale del Popolo con il Nazismo e , nel medio periodo, alla riconquista dei Territori persi e all’espansione verso lo “Spazio Vitale” ad est .
Così le aziende vengono convertite al settore bellico per un riarmo, dapprima celato e poi sfacciatamente dichiarato, che coinvolge le tre armi. L’esercito, i cui quadri vengono addestrati nella Russia comunista, viene progressivamente ingrandito, superando la quota di 100.000 unità prevista da Versailles ed è affiancato da milizie quali le SA(3) e le SS (4) che però non vengono conteggiati quali forze armate.
I lavori pubblici sono indirizzati verso il duplice scopo di aumentare il benessere e migliorare la logistica in caso di guerra; pensiamo alle autostrade e al rafforzamento e ammodernamento della rete ferroviaria. Per forgiare il nuovo popolo nazista ed esaltarne la superiorità della razza ecco che Goebbles, il Ministro della Propaganda, utilizza gli eventi pubblici come i giganteschi raduni annuali di Norimberga e le Olimpiadi del 1936 per evidenziare la potenza del Nazismo e della Germania.
Poiché tutto il popolo deve essere raggiunto istantaneamente dalle notizie del regime si producono in gran quantità radio che, per il loro costo economico, entrano in tutte le case e sono il principale mezzo di propaganda sia nelle grandi città che nei paesini rurali. Le organizzazioni giovanili, con la scusa di incrementare uno stile di vita sano preparano, tramite la “Gioventù Hitleriana” e la “Lega delle giovani tedesche” i futuri militari e le loro donne, che hanno come scopo principale quello di figliare per donare nuovi guerrieri al Fuhrer.
La Francia
Subito dopo la firma del trattato di Versailles, le cui clausole così pesanti per la Germania erano state volute principalmente dalla Francia, si evidenzia una sempre maggiore differenza di vedute tra i vincitori. La Francia, che ha subito i maggiori danni materiali essendo stato il campo di battaglia principale della guerra, mantiene un atteggiamento fermo circa le riparazioni dovutele ed arriva ad occupare la zona della Ruhr quando il governo tedesco diventa inadempiente nel 1923.
Chiede ed ottiene con l’appoggio belga la demilitarizzazione della Renania per creare un cuscinetto smilitarizzato presso i loro confini. Scossa da una forte instabilità politica che porta ad una serie infinita di governi di breve durata (dal 1920 al 1940 se ne registrano ben 34, quasi due all’anno) non riesce ad elaborare una politica di ammodernamento dell’Esercito e dell’Aviazione.
Destina buona parte dei fondi nella costruzione di una linea di difesa statica estremamente possente, la “Linea Maginot”, che rivelerà tutta la sua inutilità quando le armate naziste la aggireranno invadendo il Belgio. In politica estera l’estrema diffidenza dei Francesi verso i Tedeschi, di Weimar prima e poi in un crescendo continuo verso i Nazisti, è orientata ad ostacolare qualsiasi forma di “appeasement”; almeno fino a quando-resisi consapevoli che in caso di nuovo conflitto non riceveranno nessun aiuto dai Britannici- arrivano a più miti consigli adottando una umiliante politica di appiattimento sulle decisioni di Londra.
Velleitario è il tentativo di difendere gli interessi verso i nuovi paesi dell’Est -con i quali ha costituito la “Piccola Intesa”(5)- alleandosi con l’Unione Sovietica. Anzi, questo gesto mette in allarme Hitler e li allontana dagli Inglesi che vedono giustamente il Comunismo come fumo negli occhi.
Il Regno Unito e gli USA
I paesi anglosassoni sono inizialmente preoccupati per i riflessi negativi del Trattato di Versailles sull’economia germanica. Molti politici, imprenditori e finanzieri vedono nell’ex impero del Kaiser un grande mercato di sbocco per le loro esportazioni e per redditizi investimenti. Il Regno Unito, inoltre, teme che la Francia diventi predominante in Europa infrangendo così la situazione di “balance of power”(6) che costituisce da secoli il caposaldo della politica estera britannica.
Gli Stati Uniti non solo non ratificano il Trattato di Versailles, ma non aderiscono neppure alle Società delle Nazioni ( fortemente voluto dal loro presidente Woodrow Wilson) e, pur assumendo una sempre maggior influenza planetaria, si chiudono in un isolazionismo temperato dagli interessi commerciali crescenti con l’industria tedesca. A tal proposito è importate sottolineare che le famigerate riparazioni di guerra dovute dall’ex impero guglielmino sono state compensate dagli investimenti di USA e dell’Impero britannico e diluite dalla svalutazione del marco incoraggiato dal governo tedesco.
La crisi di Wall Street nel 1929 porta ad un periodo di grave crisi economica che impedisce ulteriori sviluppi dei mercati esteri e comporta un netto cambio di politica economica. Il Regno Unito esce vittorioso dal conflitto, ma si tratta di una vittoria pagata a caro prezzo. Non è più la prima potenza mondiale assoluta, né dal punto di vista finanziario, né militare, né geopolitico.
Ha acquisito ulteriori territori relativi alle ex colonie tedesche in Africa e si è spartito con la Francia parte dell’Impero Ottomano. Ma il costo in termini di vite umane è stato pesante, con perdite britanniche che ammontano a un milione di morti a cui si devono aggiungere i 200.000 caduti dei Paesi del Commonwealth.
Questo bagno di sangue, che coinvolge indistintamente tutte le classi sociali, porta a due conseguenze. La prima è una ondata pacifista che pervade la nazione fino al 1938, quando diventa palese a tutti l’intenzione di Hitler di estendere il dominio nazista ben oltre i confini storici della Germania. Questo sentimento è trasversale alle forze politiche e condiziona la politica dei Governi in termini di riarmo e politica estera.
La seconda è la politica dei Dominion (7), che hanno pagato un pesante tributo di sangue, verso la Madre Patria e che chiedono maggior indipendenza in politica estera rifiutandosi di avallare aprioristicamente le decisioni del Governo britannico. Altrettanto gravoso è stato l’impiego di risorse finanziarie per la lunga guerra.
Nel 1914 il debito pubblico ammontava a 706 milioni di sterline pari al 26% del Prodotto Interno lordo. Nel 1919 il debito pubblico era lievitato a 7.481 milioni di sterline pari al 128% del P.I.L. La City londinese non è più il fulcro della finanza mondiale, i capitali si spostano progressivamente verso gli Stati Uniti, a Wall Street.
I disoccupati nel 1921 raggiungono i tre milioni ed il Governo per ridurre il debito deve rinunciare ad un piano di riforme annunciato nel 1918. Il crollo di Wall Street del 1929 comporterà, come negli altri Paesi, un peggioramento della situazione riflettendosi sulla politica economica dei Governi negli anni ’30.
Soprattutto Neville Chamberlain, nella sua veste di Cancelliere dello Scacchiere sarà costretto a limitare le spese pubbliche, prima fra tutte quella relativa alla Difesa. Complessivamente la Gran Bretagna è disarmata contro i potenziali nemici che non sono solo i Nazisti.
Nel Mediterraneo, la politica di alleanza tra Benito Mussolini e le Democrazie si sfalda progressivamente a causa, da un lato, dell’aggressività e delle pretese territoriali fasciste, e dall’altra per l’atteggiamento ambiguo tenuto dalla Francia e, soprattutto, dalla Gran Bretagna sia verso la Germania che durante l’invasione italiana dell’Etiopia.
Ma il pericolo più insidioso il Regno Unito lo deve affrontare in Estremo Oriente, con il Giappone che prosegue la sua politica imperialista iniziata nel 1904 con la guerra contro la Russia zarista per la conquista della Corea e che nel 1937 fa scoppiare la guerra Cino- nipponica che causa milioni di morti.
E’ sempre più chiaro l’intento dei Nipponici di conquistare progressivamente tutta l’Asia, possedimenti britannici inclusi (il più importante dei quali è l’India). I governanti inglesi sono consapevoli che un attacco combinato dei suoi potenti avversari in questo momento avrebbe un solo risultato: la distruzione dell’Impero britannico.
A ciò, come accennato, si aggiunge il timore verso il Comunismo, che sta anch’esso dimostrando una fredda crudeltà nel reprimere gli oppositori (o presunti tali) nell’ambito di una ideologia che non nasconde mire espansionistiche. Circondata da nemici, impoverita economicamente, indebolita militarmente con alleati freddi ed indecisi, la nazione dominatrice dell’800 deve cercare di smussare tutti gli angoli che può.
Ricapitolando, durante gli anni ’30 vediamo gli Alleati sempre più deboli militarmente ed economicamente, con le opinioni pubbliche contrarie a nuove guerre e diffidenti l’uno dell’altro. Dall’altro lato una Germania sempre più potente, violenta verso gli Ebrei e decisa a riportare con ogni mezzo i confini esistenti prima di Versailles.
I protagonisti dell’appeasement in Gran Bretagna
Oltre al timore di un nuovo sanguinoso conflitto, sussiste un reale legame tra Gran Bretagna e Germania con la convinzione di una comune missione se non di dominio, per lo meno di civilizzazione e sviluppo del Mondo. Legame rafforzato dall’esperienza condivisa degli orrori della guerra trascorsa che, una volta terminata, unisce gli ex combattenti nel ricordo della tragedia da poco terminata.
Ecco dunque nascere associazioni che, con l’avvento del Nazismo, si moltiplicano e si rafforzano auspicando una alleanza con la Germania. Iniziamo con le associazioni o i gruppi di potere. Anglo-German Association, fondata nel 1925 dal generale Iam Hamilton (8) e Lord Reading (9) (quest’ultimo di origine ebraica) tende a riconciliare gli ex nemici anche attraverso le Associazioni di veterani.
Anglo-German Fellowship, fondata nel 1935 per sostituire la Anglo-German Association malvista dai nazisti perché aperta ai Giudei. Quale presidente viene eletto, su pressioni di Hitler, il duca Charles Edward di Sassonia-Coburgo-Gotha, nato in Inghilterra e pronipote della regina Vittoria. Il duca durante la I guerra Mondiale si era schierato con la Germania, perdendo i titoli nobiliari inglesi. Al termine della guerra viene spogliato anche dei possedimenti tedeschi e aderisce al Nazismo.
L’associazione ha connotazioni più politico-economiche che culturali. Vi aderiscono spie, banchieri, politici e proprietari di giornali, spesso apertamente antisemiti e filo nazisti. Si tratta di una organizzazione elitaria con scarso o nullo seguito politico, ma che influenza pesantemente l’economia europea nel tentativo di creare sinergie tra aziende anglosassoni e tedesche. Ve ne fanno parte, tramite rappresentanti o contribuendo economicamente alle iniziative intraprese, importanti aziende sia tedesche, che anglosassoni.
Le “eminenze grigie” dell’organizzazione sono il Governatore della Banca d’Inghilterra, Montagu Norman, e Hjalmar Schacht, Presidente della Reichsbank e Ministro delle Finanze e dell’Economia sotto Hitler. I due fondano, nel 1930, la B.R.I., Banca dei regolamenti Internazionali, che ha lo scopo dichiarato di ridurre i rimborsi per i danni di guerra che la Germania deve pagare. Di fatto finanzia l’industria tedesca e, indirettamente il riarmo.
Dietro impulso di questi due banchieri l’associazione convince il Governo britannico a formare nel 1937 un “cartello” del carbone con cui il Regno Unito e la Germania si accaparrano il 69% del mercato europeo. Un analogo tentativo avvenuto nel 1939 per formarne uno dell’acciaio ha breve durata a causa degli eventi bellici.
Cliveden Set, dal nome del castello di Lord e Lady Astor (10) dove si radunano gli adepti, quasi tutti aristocratici e legati alla City. Non si tratta di un gruppo di potere, ma di un laboratorio di idee a favore dell’appeasement di cui ne fanno parte, oltre all’onnipresente e potente Norman Montagu, anche il futuro ministro degli esteri Lord Halifax.
Anglo-German Group, associazione di sinistra presieduta dal laburista Allen of Hurtwood (11). Pur contrari al nazismo, perseguono gli ideali di amicizia tra i due paesi e di pace nel Mondo. Sono fermamente pacifisti e, come tutta la sinistra dell’epoca, chiedono lo scioglimento dell’esercito e l’abolizione dell’aviazione militare.
La diplomazia dei dilettanti
In questo periodo assistiamo a vari tentativi, da parte di benintenzionati trasversali ai partiti, di avvicinare i due Paesi utilizzando canali fuori dall’ufficialità. Questi maldestri approcci creano solo confusione, irritando il Foreign Office e illudendo i Tedeschi circa una neutralità britannica nel caso di un conflitto in Europa.
Eminenti esponenti della sinistra incontrano, elogiandolo, Hitler: oltre al già citato Allen (che lo paragona a Cromwell), George Lansbury, leader della sinistra laburista, Lord Lothian, liberale, che auspica un indebolimento militare dei vicini della Germania per renderla meno aggressiva e Lloyd George, l’uomo che guidò l’Impero britannico alla vittoria nella Prima Guerra Mondiale.
Altrettanti politici e personalità vicine ai Tory rendono omaggio a Hitler e allacciano rapporti amichevoli con i suoi accoliti. Una delle più importanti occasioni di incontro è costituita dalle Olimpiadi di Berlino del 1936 cui partecipa una vasta schiera di altolocati inglesi, simpatizzanti nazisti o solamente curiosi di conoscere questi strani ed inquietanti personaggi che hanno preso il potere nella nazione ex nemica.
Molti vengono abbagliati dalla grandiosità degli eventi che la ferrea organizzazione tedesca vuole rendere indimenticabili a dimostrazione del cambiamento della Germania, passata i pochi anni da Stato Straccione a Potenza innovatrice. Non elenchiamo, per motivi di spazio, tutti i britannici intervenuti.
Ne citiamo solo uno: il Marchese di Clydesdale, poi duca di Hamilton. Entusiasta dei Nazi in cui vede i portatori di una rivoluzione sociale e membro dell’AGF, viene presentato ai capi nazisti tra i quali c’è Rudolf Hess, delfino di Hitler, che nel 1941 si paracaduterà in Scozia vicino al castello del Duca nel vano e confuso tentativo di raggiungere la pace tramite la sua mediazione.
Il BUF: l’Unione dei fascisti britannici
L’Unione dei fascisti Britannici (BUF) fondato nel 1932 da Oswald Mosley è stato inizialmente un partito fascista più che nazionalsocialista. Mosley, nato a Londra nel 1896 e padre di Max, il futuro presidente della FIA (Federazione Internazionale dell’Automobile), è un personaggio dalla vita politica e privata estremamente interessante.
Imparentato con la famiglia di Elisabetta, moglie di Giorgio VI, nel 1918 viene eletto tra i conservatori per poi “attraversare il corridoio” e passare con i Laburisti nel 1920. Nel 1929 diventa ministro con il Governo laburista di Ramsay MacDonald ed elabora il “Memorandum Mosley” che prevede la nazionalizzazione di energia e banche, il rimpatrio dei capitali inglesi investiti all’estero ed una politica di grandi lavori pubblici.
Propone, inoltre, la svalutazione della sterlina e l’abbassamento dell’età pensionabile. Ma il contenuto del memorandum è eccessivo anche per i laburisti che, durante il loro congresso, bocciano la proposta. Deluso, nel 1931 Mosley con 15 deputati tra cui la moglie, Lady Cynthia, fonda il “New Party” che va incontro ad un fallimento elettorale e viene sciolto. L’anno seguente ecco nascere l’Unione dei Fascisti Britannici (British Union of Fascists – BUF).
Anche se nelle sue memorie confesserà di preferire Hitler a Mussolini, agli albori viene finanziato dal Duce riprendendo nomi e simboli fascisti ( i componenti della sua guardia pretoriana in camicia nera si chiamano Blackshirts). Il movimento viene, inizialmente, appoggiato da intellettuali ed ex suffragette e riceve il plauso di parte della stampa per il programma rivolto alle classi più disagiate. Entra in contatto diretto con il Fuhrer e i suoi stretti collaboratori, compiendo numerosi viaggi in Germania e partecipando alle principali manifestazioni naziste.
Da movimento fascista il BUF si trasforma progressivamente in nazista di cui, a partire dal 1935, ricalca i rituali e lo spiccato antisemitismo cambiando il nome in “British Union of Fascists and National Socialists”. Ma la svolta antisemita e la violenza degli attivisti alienano al partito i simpatizzanti della classe media con un brusco calo di popolarità del partito.
Il B.U.F. viene sciolto nel 1940 dalle autorità e Mosley, con la moglie ed altri leader, viene incarcerato. Tornato libero al termine della Guerra, muore nel 1980. Il BUF, durante la sua breve storia, partecipa ad alcune elezioni amministrative ottenendo discreti risultati localmente con l’elezione di alcuni rappresentanti, ma non ha mai avuto eletti in Parlamento. Al termine di questo “excursus” citiamo, tra i palesemente britannici filo nazisti quelli più famosi: i Duchi di Windsor che non hanno mai fatto mistero della loro simpatia per Hitler ed i suoi accoliti.
Chamberlain e i politici inglesi
Concludiamo con un esame della classe politica britannica dell’epoca iniziando con il campione, o capro espiatorio, dell’appeasement: Arthur Neville Chamberlain, primo Ministro Conservatore dal 1937 al 1940 e marchiato dall’opinione pubblica e da molti storici come debole, ingenuo ed incapace nella gestione dei rapporti con Hitler.
Se Chamberlain fosse vissuto in un altro periodo sarebbe passato alla Storia tutto sommato come un buon Primo Ministro. Imprenditore e sindaco di Birmingham si rivela – sia sotto il profilo industriale che sociale – un innovatore che introduce di agevolazioni economico-assistenziali per i propri dipendenti e trasforma la città in una grande metropoli riscuotendo una vasta popolarità.
Per vent’anni, dal 1918 (anno in cui viene eletto ai Comuni) all’assunzione della carica di Primo Ministro, si distingue per una serie di leggi che evidenziano il suo desiderio di aprire il partito Conservatore ( di cui fa parte) alle istanze delle classi più povere. Si tratta di norme che intervengono per limitare il caro-affitti per i più poveri, finanziamenti per costruire abitazioni, l’introduzione della pensione a 65 anni e una revisione della Poor Law(12).
A partire dal 1931, per fronteggiare la crisi economica planetaria scatenatasi nel 1929 negli U.S.A., gli viene affidato il ruolo di Cancelliere dello Scacchiere (13). Neville affronta il drammatico momento imponendo una politica di austerità e di tariffe doganali riservando un trattamento privilegiato agli interscambi con i Dominions. Proprio la sua politica di contenimento della spesa pubblica lo porta, come detto, a ridimensionare gli stanziamenti verso l’Esercito, la Marina Militare e, fatto ancor più deleterio, l’Aeronautica.
Nel maggio del 1937 succede nella carica di Primo Ministro a Stanley Baldwin e prosegue la sua politica sociale emanando altre leggi che migliorano ulteriormente il Welfare State (14). Ma tutta la stima di cui gode sia tra il popolo che tra i colleghi per i risultati ottenuti fino a questo momento viene spazzata via dalla politica estera attuata, di concerto con il ministro degli Esteri Lord Halifax, nei confronti delle dittature europee.
Molti ritengono, infatti, che un atteggiamento più deciso (accompagnato da un forte riarmo ed una azione militare) verso la Germania nazista avrebbe limitato i danni o, addirittura, evitato gli orrori della II Guerra Mondiale. La morte nel 1940 gli impedisce di assistere alla vittoria britannica contro il tiranno nazista.
Per quanto riguarda la classe politica al governo tra il 1933 ed il 1938 nessun responsabile della politica estera britannico è stato – anche solo segretamente – un ammiratore di Hitler. Neppure Halifax, il più ambiguo tra tutti i politici di governo dell’epoca. Non sono fascisti alla Mosley che si ispiravano a Roma o Berlino. Non sono razzisti come Houston Chamberlain (15), né antisemiti come Montagu. Non sono neppure francofobi come H.G. Welles il quale è giunto a sostenere che la Francia voglia affamare l’Inghilterra con un blocco continentale.
Sono uomini di altri tempi, allievi di Disraeli (16) e di Alfred Milner (17) formati alla tradizione del “balance of powers” ed alla conservazione dell’Impero. E la Germania di Hitler, più interessata all’espansione nell’Est Europa che verso le Colonie, può essere utile anche a contenere l’alleato del momento, la Francia, evitando che una delle due prenda piede in maniera predominante nel continente.
Proprio l’ipotesi di espansione dell’influenza di Hitler ad Est non dispiace in fondo a molti liberali e conservatori che vedono una opportunità di tenere a bada l’Unione Sovietica, portatrice di Comunismo, rivoluzioni e violenze e di ridimensionare la “Piccola Intesa” sostenuta dalla Francia. Sono politici che non hanno il coraggio di andare contro l’opinione pubblica pacifista e che credono nella ragionevolezza di fondo di Hitler ritenendo che questi, una volta riportati tutti i popoli tedeschi alla Madrepatria, non avrebbe coltivato ulteriori intenzioni di conquista.
L’idea di un’alleanza o di una pacifica convivenza con i Nazisti va a perdere progressivamente favori man mano che ci si rende conto del carattere violento e razzista del movimento hitleriano, ma gli auspici per una pace tra le due nazioni, agevolata magari da Mussolini con una “nuova Monaco”, proseguiranno fino al 1940 quando, con la Battaglia d’Inghilterra, si capirà finalmente che l’unica via d’uscita è la distruzione dei demoni con la svastica.
Note:
(1) Trattato stipulato al termine della Conferenza di Pace tenutasi nel 1919 a Versailles che definiva le condizioni post belliche dopo il Primo Conflitto Mondiale.
(2) Patto stipulato nel 1925 tra Gran Bretagna, Francia, Germania, Belgio e Italia che prevedeva una garanzia collettiva sulle frontiere belga e francese con quella tedesca.
(3) Squadre paramilitari naziste della prima ora guidate da Ernst Rohm. I vertici furono eliminati durante la “notte dei lunghi coltelli” dalle SS nel 1934.
(4) Milizia nazista guidata da Himmler.
(5) Sistema di alleanza tra Cecoslovacchia, Romania e Jugoslavia sostenuto dalla Francia.
(6) “politica dell’equilibrio” perseguita dall’Inghilterra per impedire la nascita di una potenza egemone sul continente europeo.
(7) Possedimenti britannici dotati di ampia autonomia: Canada, Australia, Nuovo Zelanda, Unione Sudafricana, Terranova e Irlanda.
(8) Generale britannico, combattente nella seconda Guerra Boera e nella Prima Guerra Mondiale. Nel primo dopoguerra è tra i fondatori della British Legion, associazione di reduci.
(9) Rufus Daniel Isaacs, politico liberale e più volte ministro inglese.
(10) Nancy Astor, statunitense di nascita, deputata conservatrice, fu la prima donna a sedere nel Parlamento inglese.
(11) Reginald Clifford Allen, membro del Partito laburista Indipendente, obiettore di coscienza durante la Prima Guerra Mondiale e convinto pacifista.
(12) Legislazione inglese a favore dei poveri.
(13) Corrisponde al nostro Ministro delle Finanze.
(14) Politiche pubbliche per garantire l’assistenza e il benessere dei cittadini.
(15) Filosofo tedesco di origine inglese, razzista promosse nei suoi scritti la razza ariana Nessun legame con i Chamberlain politici britannici.
(16) Benjamin Disraeli, primo Ministro durante il regno di Vittoria, propugnatore della politica coloniale.
(17) Politico inglese, tramite la sua politica il Sudafrica passa sotto la corona inglese. E’ tra i principali “costruttori dell’Impero”.
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- Tim Bouverie, L’accordo, Mondadori, 2021.
- Ian Kershaw, Gli amici di Hitler, Bompiani, 2023.
- Andrew Lownie, Il re traditore, Neri Pozza Editore, 2022.
- Eric Branca, L’aigle et le léopard, Perrin, 2023.