CONTENUTO
La conquista dell’Etiopia (maggio 1936) rappresenta per l’Italia fascista un successo clamoroso sul piano politico. Mussolini dà a molti la sensazione di aver conquistato per l’Italia uno status di grande potenza. In realtà si tratta di una sensazione illusoria. Mussolini crede così di poter condurre una politica adeguata a una grande potenza, sfruttando ogni occasione (come la guerra civile spagnola) per allargare l’area di influenza italiana. Decide, quindi, di avvicinarsi alla Germania.
L’avvicinamento tra Mussolini e Hitler
L’avvicinamento tra Italia fascista e Germania nazista comincia subito dopo la guerra d’Etiopia. Nell’ottobre 1936 viene sancito un patto di amicizia tra i due stati, chiamato Asse Roma-Berlino. Rafforzata dal comune impegno nella guerra civile spagnola e, nell’autunno 1937, dalla adesione italiana al Patto anticomintern (un accordo stipulato prima da Germania e Giappone, che impegna i due paesi a lottare contro il comunismo internazionale), l’Asse Roma-Berlino non assume, nonostante le pressioni tedesche, la forma di una vera alleanza militare.
Mussolini considera infatti l’avvicinamento alla Germania non tanto come una scelta irreversibile, quanto come un mezzo di pressione sulle potenze occidentali. Uno strumento che, aumentando il peso contrattuale dell’Italia, le consenta di lucrare qualche ulteriore vantaggio in campo coloniale. Il tutto in attesa che il paese sia preparato ad affrontare un conflitto in posizione di forza.
Il dinamismo di Hitler
Il dinamismo aggressivo della Germania è tale da non consentire a Mussolini i tempi e gli spazi di manovra necessari per realizzare il suo programma. Il comportamento arrendevole tenuto da Gran Bretagna e Francia, convince Hitler di poter accelerare i tempi di realizzazione del suo programma. Programma che prevede prima la distruzione dell’assetto europeo uscito dalla pace di Versailles, con la riunione di tutti i tedeschi in un unico Reich. Poi l’espansione verso est ai danni della Russia.
Il primo successo Hitler lo ottiene nel marzo 1938 con l’annessione (Anschluss) dell’Austria al Reich tedesco. La questione austriaca si è appena chiusa e già Hitler rivendica i Sudeti, regione della Cecoslovacchia abitata da oltre 3 milioni di tedeschi. Quando ormai l’Europa si sta preparando alla guerra, Hitler accetta la proposta di un incontro fra i capi di governo delle grandi potenze europee. I cecoslovacchi non sono sono ammessi alla conferenza e nemmeno consultati. L’incontro si svolge a Monaco di Baviera il 29 e 30 settembre 1938. Gli accordi prevedono l’annessione al Reich dell’intero territorio dei Sudeti.
Il Patto d’Acciaio
Mussolini crede di potersi servire dell’amicizia tedesca. In realtà il duce è sempre più condizionato, al punto da dover accettare passivamente tutte le iniziative di Hitler. Finché, nel maggio 1939, privato di ogni margine d’azione, si decide alla scelta che risulterà fatale al regime e al paese. Il 22 maggio 1939 Galeazzo Ciano e Joachim von Ribbentrop, rispettivamente ministri degli Esteri di Italia e Germania, firmano il Patto d’Acciaio (in tedesco Stahlpakt). L’accordo tra i governi del Regno d’Italia e della Germania nazista viene stipulato a Berlino nella Cancelleria del Reich, alla presenza di Hitler e dello Stato Maggiore tedesco.
Testo del Patto d’Acciaio
Sua Maestà il Re d’Italia e di Albania, Imperatore d’Etiopia, e il Cancelliere del Reich tedesco, ritengono giunto il momento di confermare con un Patto solenne gli stretti legami di amicizia e di solidarietà che esistono fra l’Italia fascista e la Germania nazionalsocialista. Il popolo italiano ed il popolo tedesco, strettamente legati tra loro dalla profonda affinità delle loro concezioni di vita e dalla completa solidarietà dei loro interessi, sono decisi a procedere, anche in avvenire, l’uno a fianco dell’altro e con le forze unite per la sicurezza del loro spazio vitale e per il mantenimento della pace. Su questa via indicata dalla storia, l’Italia e la Germania intendono, in mezzo ad un mondo inquieto ed in dissoluzione, adempiere al loro compito di assicurare le basi della civiltà europea.
Sua Maestà il Re d’Italia e di Albania, Imperatore d’Etiopia: Il Ministro degli Affari Esteri Conte Galeazzo Ciano di Cortellazzo.
Il Cancelliere del Reich Tedesco: il Ministro degli Affari Esteri Joachim von Ribbentrop.
I quali, dopo essersi scambiati i loro Pieni Poteri, trovati in buona e debita forma, hanno convenuto i seguenti articoli:
- Art. I. – Le Parti contraenti si manterranno permanentemente in contatto allo scopo di intendersi su tutte le questioni relative ai loro interessi comuni o alla situazione generale europea.
- Art. 2. – Qualora gli interessi comuni delle Parti contraenti dovessero esser messi in pericolo da avvenimenti internazionali di qualsiasi natura, esse entreranno senza indugio in consultazione sulle misure da prendersi per la tutela di questi loro interessi. Qualora la sicurezza o altri interessi vitali di una delle Parti contraenti dovessero essere minacciati dall’esterno, l’altra Parte contraente darà alla Parte minacciata il suo pieno appoggio politico e diplomatico allo scopo di eliminare questa minaccia.
- Art. 3. – Se, malgrado i desideri e le speranze delle Parti contraenti, dovesse accadere che una di esse venisse ad essere impegnata in complicazioni belliche con un’altra o con altre Potenze, l’altra Parte contraente si porrà immediatamente come alleata al suo fianco e la sosterrà con tutte le sue forze militari, per terra, per mare e nell’aria.
- Art. 4. – Allo scopo di assicurare per il caso previsto la rapida applicazione degli obblighi di alleanza assunti coll’articolo 3, i membri delle due Parti contraenti approfondiranno maggiormente la loro collaborazione nel campo militare e nel campo dell’economia di guerra. Analogamente i due Governi si terranno costantemente in contatto per l’adozione delle altre misure necessarie all’applicazione pratica delle disposizioni del presente Patto. I due Governi costituiranno, agli scopi indicati nei summenzionati paragrafi 1 e 2, Commissioni permanenti che saranno poste sotto la direzione dei due ministri degli Affari esteri.
- Art. 5. – Le Parti contraenti si obbligano fin da ora, nel caso di una guerra condotta insieme, a non concludere armistizi e paci se non di pieno accordo fra loro.
- Art. 6. – Le due Parti contraenti, consapevoli dell’importanza delle loro relazioni comuni colle Potenze loro amiche, sono decise a mantenere ed a sviluppare di comune accordo anche in avvenire queste relazioni, in armonia cogli interessi concordati che le legano a queste Potenze.
- Art. 7. – Questo Patto entra in vigore immediatamente al momento della firma. Le due parti contraenti sono d’accordo nello stabilire in dieci anni il primo periodo della sua validità. Esse prenderanno accordi in tempo opportuno, prima della scadenza di questo termine, circa il prolungamento della validità del Patto