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I Patti Lateranensi del 1929: storia degli accordi tra Stato e Chiesa

L'11 febbraio 1929 vengono stipulati i Patti Lateranensi. Con tale atto la Santa Sede riconosce il regno d’Italia e viene quindi ricomposta la cosiddetta questione romana. Ai Patti si deve l'istituzione della Città del Vaticano come Stato indipendente e la riapertura dei rapporti fra Italia e Santa Sede dopo la loro interruzione nel 1870.

di Agostino Raso
3 Aprile 2021
TEMPO DI LETTURA: 5 MIN
firma patti lateranensi
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CONTENUTO

  • Antefatti
  • I Patti Lateranensi
  • Struttura dei Patti Lateranensi
  • Gli effetti
  • I Patti Lateranensi durante la Repubblica

Antefatti

Quando Roma diviene la capitale del Regno d’Italia nel 1870, il governo italiano dà una soluzione unilaterale alla questione romana con la legge delle guarentigie del 1871, respinta tuttavia dalla Santa Sede.

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Con il passare del tempo, la Chiesa si preoccupa di ottenere garanzie per la propria libertà e la propria presenza nella vita del Paese mediante strumenti giuridici. Obiettivo del fascismo è riplasmare dalle fondamenta la società italiana, facendo leva soprattutto sui giovani. In un paese di dichiarata fede cattolica, la Chiesa costituisce l’ostacolo maggiore per questo fine. Consapevole di ciò, Mussolini profitta della disponibilità manifestata dalle gerarchie ecclesiastiche nei confronti del regime. Si avvia così a definitiva composizione il contrasto fra Stato e Chiesa che aveva segnato la nascita del Regno d’Italia.

I Patti Lateranensi

Le trattative tra governo e Santa Sede cominciano nell’estate del 1926 nel più assoluto segreto. Designano ufficiosamente e informalmente due incaricati: Domenico Barone dal governo Mussolini e l’avvocato concistoriale Francesco Pacelli quale plenipotenziario per il Vaticano (fratello di Eugenio Pacelli futuro segretario di Stato prima e papa Pio XII poi) da parte di papa Pio XI.

L’11 febbraio 1929 Mussolini e il segretario di Stato vaticano cardinal Gasparri stipulano i patti che prendono il nome dal Palazzo di San Giovanni in Laterano, a Roma, in cui avviene la firma degli accordi. Il 13 febbraio 1929 Pio XI tiene un discorso a un’udienza concessa a professori e studenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che passa alla storia per un passaggio in cui Benito Mussolini è indicato come “un uomo […] che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare” e, considera l’accordo tra i migliori firmati dalla Santa Sede capace di aver “ridato Dio all’Italia e l’Italia a Dio”.

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Non tutti però sono convinti. Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI, scrive ad esempio: “l’annuncio ha recato certo grande piacere per la fine di una annosa e dolorosa questione, ma insieme ha portato anche qualche turbamento”. Don Primo Mazzolari scrive in una lettera: “dai poteri assoluti e reazionari la chiesa non ha mai ottenuto che umiliazioni e restrizioni di libertà”.

Lo scambio delle ratifiche avviene con una solenne cerimonia in una saletta dei Palazzi apostolici, con Mussolini, che veste l’uniforme diplomatica con la feluca, ricevuto con tutti gli onori. E’ il 7 giugno 1929. Dopo un’ora dalla partenza di questi dal Vaticano, alle dodici in punto, entrano in vigore i Patti, e nasce lo Stato della Città del Vaticano, con lo scambio delle consegne tra i Carabinieri, che subito dopo lasciano l’ex territorio italiano passato al Vaticano, e le Guardie Svizzere in alta uniforme.

Patti lateranensi

Struttura dei Patti Lateranensi

I Patti Lateranensi si articolano in tre parti:

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  1. un trattato internazionale, con cui la Santa Sede pone fine ufficialmente alla “Questione romana” riconoscendo lo Stato italiano e la sua capitale. Essa si vede riconosciuta la sovranità sullo Stato della Città del Vaticano;
  2. una convenzione finanziaria, con cui l’Italia si impegna a pagare al papa una forte indennità a titolo di risarcimento per la perdita dello Stato pontificio
  3.  un concordato, che regola i rapporti interni fra la Chiesa e il Regno d’Italia e garantisce alla Chiesa il riconoscimento del cattolicesimo quale religione di Stato in Italia. Stabilisce che i sacerdoti siano esonerati dal servizio militare, che i preti spretati siano esclusi dagli uffici pubblici. Il matrimonio religioso ha effetti civili e l’insegnamento della dottrina cattolica è considerato “fondamento e coronamento” dell’istruzione pubblica. Le organizzazioni dipendenti dall’Azione cattolica possono continuare a svolgere la propria attività, purché sotto il controllo delle gerarchie ecclesiastiche e al di fuori di ogni partito politico.

Gli effetti

Per il regime fascista i Patti Lateranensi rappresentano un notevole successo propagandistico e politico. Mussolini si presenta come l’artefice della conciliazione, capace di portare a termine l’opera di Cavour essendo riuscito laddove i governi liberali avevano fallito. Sostento dalla propaganda, il Duce consolida il consenso estendendola anche a strati della popolazione rimasti fino allora ostili o indifferenti. Anche la stampa cattolica esalta l’accordo come premessa di restaurazione religiosa nel Paese e c’è addirittura chi vede nella Conciliazione “l’ora di Dio”.

In cambio della rinuncia al potere temporale, irrevocabilmente perso da quasi sessant’anni, la Chiesa acquista una posizione di privilegio nei rapporti con lo Stato e rafforza la sua presenza nella società. Mantiene l’Azione cattolica, seppur limitata nelle sue attività, e si assicura un largo margine di autonomia.

I Patti Lateranensi durante la Repubblica

Nel secondo dopoguerra, il 25 giugno 1946, si aprono i lavori della costituente con il compito di scrivere la Costituzione della neonata repubblica. Alla stesura della Costituzione partecipano tutte le forze politiche dei grandi partiti: Democrazia Cristiana, Partito Socialista, Partito Comunista. Si cerca una sintesi capace di tenere insieme i diversi orientamenti. È un lavoro complicato che non sempre riesce, come ad esempio nell’articolo che regola i rapporti tra lo Stato e la Chiesa cattolica.

La Santa Sede intende richiamare i Patti Lateranensi nella Costituzione, le forze laiche in particolare i repubblicani, gli azionisti e i socialisti non sono concordi. A sorpresa, il Partito Comunista prende le distanze dalle altre forze laiche. Per non rompere il dialogo con i cattolici, il leader Palmiro Togliatti difende i Patti Lateranensi ma in molti, all’interno del PCI, non condividono la decisione. Alla fine, dopo un lungo e acceso dibattito, gli accordi raggiunti nel 1929 sono riconosciuti nell’articolo 7 della Costituzione della Repubblica Italiana.

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

Il Concordato sarà rivisto, dopo lunghissime e difficili trattative, nel 1984, con l’obiettivo di rimuovere la clausola riguardante la religione di Stato della Chiesa cattolica in Italia. La revisione che porta al nuovo Concordato viene firmata a Villa Madama, a Roma il 18 febbraio, dal Presidente del Consiglio Bettino Craxi, per lo Stato italiano, e dal Cardinale Agostino Casaroli, Segretario di Stato della Santa Sede.

Il nuovo Concordato stabilisce che nelle scuole si può richiedere l’esenzione dall’ora di religione Cattolica, che tuttavia resta curriculare mancando l’occasione di rendere, al contrario, facoltativa la frequenza per gli interessati a tale materia: la scelta relativa deve essere effettuata e comunicata all’atto dell’iscrizione prima dell’inizio dell’anno scolastico.

Inoltre, come ebbe a pronunciarsi lo stesso Pio XI con il noto simul stabunt vel simul cadent, (insieme staranno oppure insieme cadranno) non molto tempo dopo la ratifica dei Patti, a seguito della crisi dei rapporti tra Chiesa e Governo italiano guidato da Mussolini, un eventuale recesso unilaterale potrebbe riaprire una crisi nei rapporti tra i due stati, derivante dalla Questione romana e conclusasi ufficialmente con la firma del trattato.

Infatti, dopo gli accordi di Villa Madama, alcuni costituzionalisti ritengono che si sia rafforzata la tesi che il Concordato possa essere sottoposto a referendum, non avendo la valenza di un vero e proprio trattato internazionale fra stati, ma solo di accordo con una confessione religiosa. Seguire questo percorso, però, provocherebbe nuovamente una frattura nel rapporto tra Chiesa e Stato e andrebbe a compromettere inevitabilmente il solido equilibrio trovato tra le due parti.

Tags: Benito MussoliniFascismo
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Agostino Raso

Agostino Raso

Ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Storiche. Medioevo, Eta' Moderna, Eta' Contemporanea presso l'Università degli studi di Roma La Sapienza e il Master di II livello "Esperto in comunicazione storica: televisione e multimedialità'" presso l'Università degli studi di Roma Tre. E' socio dell'Istituto Ugo Arcuri per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea in provincia di Reggio Calabria (istituto associato all'Istituto Nazionale Ferruccio Parri. Rete degli istituti per la storia della resistenza e dell'età contemporanea). Autore del libro "Rivolta fascista o di popolo? I partiti politici di fronte alla rivolta di Reggio e la strage di Gioia Tauro". Caporedattore di Fatti per la Storia, cura i rapporti con le case editrici. Fa parte del Comitato-Scientifico.

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