CONTENUTO
La “sesta Potenza”. Una diplomazia internazionale alternativa all’ONU?
Dopo le vicende legate alla guerra in Korea, la propaganda del movimento denuncia come gli USA abbiano piegato l’ONU ai suoi fini imperialisti e questa istituzione sia così venuta meno al suo mandato di imparzialità e di strumento di pace (1). L’ambizione sovietica e, per estensione, dei Partigiani della Pace, è a questo punto quella di costruire, attraverso il Consiglio Mondiale della Pace, una arena diplomatica alternativa. Prende corpo, così, l’idea della diplomazia dei popoli.
Le centinaia di milioni di persone che nel mondo hanno firmato l’Appello di Stoccolma rappresentano la “sesta grande potenza”, capace di confrontarsi in maniera paritaria con i Parlamenti e con gli Stati di tutto il mondo, rappresentando la reale volontà di pace dei popoli. Gli appelli più importanti dei Partigiani della Pace invitavano, infatti, a sostenere le iniziative a favore della pace e contro l’odio tra i popoli “da qualunque parte esse provengano”, denunciando ad esempio l’intransigenza degli USA rispetto alle proposte sovietiche ma anche a quelle di ispirazione neutralista provenienti dai capi di Stato di paesi come l’India.
1951: “Dietro la colomba c’è la guerra!”. L’appello di Berlino, l’assemblea di Vienna e l’alluvione del Polesine
Il 1951 si apre in maniera esplosiva. Il 17 gennaio atterra a Roma il generale Eisenhower per una visita ufficiale. Un opuscolo dei Partigiani della Pace metteva in guardia contro la venuta di un generale americano che veniva in Italia per preparare una nuova guerra e decidere della sorte dei soldati italiani. Nei giorni precedenti e durante la visita, decine di città sono attraversate da mobilitazioni di protesta, che si saldano alle lotte dei braccianti meridionali e vedono diversi morti e feriti.
In una Capitale militarizzata, si svolgono sospensioni del lavoro e assemblee in molte aziende, nonostante i tentativi di intimidazione. Le borgate romane accolgono la visita con forti proteste e vere e proprie rivolte. A Tiburtino III, gli abitanti cacciano la polizia a sassate, mentre migliaia di scritte e slogan contro il generale e la guerra appaiono in tutta la città. Il più noto è “Ikè, Ikè, Ikè, la guerra la fai te!”, riferita, con tipica ironia romanesca, al soprannome di Eisenhower. In questa occasione si inaugura anche una mostra intitolata Arte contro la barbarie, che si deve tenere in un locale privato per via delle pressioni governative.
Il 17 febbraio, l’Unità riporta una intervista di Stalin nella quale egli affermava che, alla prova di fatti, una nuova guerra mondiale non si deve più ritenere inevitabile. Poco dopo, il Consiglio Mondiale della Pace, riunito a Berlino, lancia un nuovo appello internazionale. “Tutti gli uomini e tutte le donne di buona volontà, tutte le organizzazioni che aspirano al consolidamento della Pace” sono invitati a firmare l’appello per un incontro e la firma di un patto di pace tra le cinque grandi potenze: USA, Francia, Regno Unito, Cina e Unione Sovietica. Nenni sottolinea, in questo contesto, quanto sia importante per il Consiglio Mondiale rappresentare anche diversi paesi africani e asiatici. Sebbene rimanga piuttosto eurocentrico, si può ben parlare di un movimento mondiale.
Ancora una volta, i comitati della pace e i partiti operai si mettono al lavoro. Per i comunisti, questa campagna è l’occasione di sfruttare le crepe nel fronte avversario create dalle precedenti mobilitazioni per la pace e raggiungere ancora più che in passato strati sociali intermedi e gruppi sociali ancora non conquistati dalle sinistre. Il 1 Maggio dei sindacati, le feste per l’8 marzo e le delegazioni di donne per chiedere la firma a parroci e personaggi influenti, iniziative verso gli intellettuali: nessuna forma di propaganda viene, ancora una volta, tralasciata.
Continua lo sforzo per far sottoscrivere e aderire alla campagna politici, intellettuali, artisti, esponenti religiosi, che siano soprattutto capaci di far penetrare la campagna in ambienti lontani da quelli social-comunisti, sebbene si sia consapevoli che l’appello di Berlino non abbia lo stesso impatto emotivo di quello di Stoccolma. La petizione raccoglie in italia circa 14 milioni di firme, due milioni in meno di quella precedente, spiegabile anche con una certa stanchezza dovuta a tre anni di mobilitazione permanente.

Il ministro dell’interno Scelba continua ad attaccare i Partigiani della Pace, definendoli una quinta colonna dell’Unione Sovietica, anche a seguito dei discorsi di Togliatti contro il Patto Atlantico e l’invito ai giovani soldati a non combattere contro l’URSS in una ipotetica, futura guerra. La lotta per la pace non si scontra soltanto, in questi anni, con i divieti, gli arresti e la celere, reparto di recente creazione ampiamente utilizzato da Scelba, ma anche con la propaganda anticomunista di stampo clericale.
A partire da padre Lombardi, “il microfono di Dio”, noto per aver contribuito fortemente alla vittoria del blocco cattolico alle elezioni del ‘48, il Vaticano lancia le crociate “della bontà”, “della verità” e così via, in particolare nel 1950, anno santo del Giubileo. Agli slogan dei Partigani della Pace, la propaganda anticomunista risponde “Dietro la colomba c’è la guerra!” e “Dietro l’appello c’è la falce e martello”, riprendendo l’idea dei manifesti con il volto di Garibaldi che, rovesciati, rivelavano Stalin con i suoi baffoni. Questa vena ironica della propaganda anticomunista cattolica verrà resa indimenticabile anche dalla celebre scena di Don Camillo e l’onorevole Peppone, in cui il combattivo parroco disturba il comizio comunista ricordando ai cittadini “Chi vota colomba si scava la tomba” e che nella cabina elettorale “Dio ti vede, Stalin no!”.
Negli USA, intanto, imperversa il maccartismo. In questi mesi si svolge il processo ai coniugi Rosemberg e l’attività dei Partigiani della Pace è fortemente ostacolata. Il successo raggiunto dalle varie organizzazioni vicine all’Unione Sovietica e dal movimento mondiale per la pace nel raggiungere un ampio numero di persone, inclusi esponenti dei paesi ancora colonie o semi-colonie, con la propria retorica anti-statunitense è testimoniato anche da alcuni documenti desecretati della CIA.
All’inizio di novembre una importante riunione del Consiglio Mondiale della Pace produce diverse risoluzioni sulle questioni più pressanti della politica internazionale. Con un “appello all’ONU e ai popoli del mondo” e diverse risoluzioni specifiche, l’assemblea critica l’atteggiamento dei paesi dell’Alleanza Atlantica nei confronti dell’unità e del riarmo della Germania e afferma la necessità di includere la Cina popolare nelle Nazioni Unite, la necessità di garantire l’indipendenza e l’integrità territoriale dei popoli senza interferenze esterne in Asia (chiaro riferimento alla Korea), Medio Oriente e Africa del Nord, la necessità di favorire gli scambi culturali tra le nazioni del mondo e arrivando a proporre un disarmo generalizzato e controllato, incluse le armi atomiche.
Nella seconda metà di novembre irrompe, è il caso di dirlo, la questione della terribile alluvione del Polesine: i Partigiani della Pace si impegnano subito in iniziative di solidarietà con gli alluvionati, unendo alla protesta contro la riunione del Consiglio Atlantico, che si svolge in quel periodo a Roma, la richiesta di destinare i fondi per il riarmo alle vittime del disastro.
1952: “Il generale Peste”. Le armi batteriologiche, il Congresso dei Popoli, la lotta contro la CED e la legge “truffa”
Il nuovo anno si apre con una sorprendente denuncia, rilanciata dal Consiglio Mondiale della Pace: gli USA avrebbero usato armi batteriologiche in Korea. Questa denuncia crea grande impressione e suscita proteste in diversi paesi, tra cui Francia e Italia, ed è sostenuta dal rapporto di una commissione internazionale inviata sotto l’egida del CMP. Tuttavia, gli archivi sovietici mostreranno come queste accuse facessero parte di una campagna di propaganda con la complicità di Cina, Korea del nord e URSS, la quale in seguito ritirerà queste dichiarazioni.
Come nel caso di Eisenhower l’anno precedente, anche la visita a Roma del generale Ridgeway, comandante in capo delle forze NATO in Europa e definito “Generale Peste” fu accolta con forti proteste nella Capitale. Alle manifestazioni, le scritte sui muri, le assemblee, le sospensioni del lavoro e altre iniziative tradizionali di lotta, a cui viene dato un carattere patriottico, antimilitarista e antimperialista, si affianca una nuova forma di protesta: molti cittadini appendono dai balconi lenzuola con scritte inneggianti alla pace.
Il 27 dicembre Stalin, in una intervista al New York times, si dichiara disponibile a incontrare il presidente statunitense Eisenhower. A metà dicembre si svolgerà il Congresso dei popoli per la pace a Vienna e, nuovamente, il PCI si propone come maggiore promotore della sempre più ampia partecipazione italiana. La delegazione romana, ad esempio, comprende scrittori, artisti e intellettuali tradizionalmente vicini al movimento, ma anche professionisti, sportivi e perfino alcuni commercianti, costruttori e industriali.
In tutta Italia, le varie organizzazioni si scontrano con misure repressive e persecutorie da parte delle autorità, dirette specialmente verso coloro che si avvicinano ora al movimento. Le adesioni, infatti, rappresentano cittadini e cittadine di tutte le categorie: docenti universitari, sacerdoti, dirigenti pubblici, militari, professionisti, amministratori, sindacalisti, maestri di scuola, artisti, intellettuali, tecnici, di cui molti indipendenti e alcuni legati all’area cattolica.
Il grande incontro internazionale è incentrato sulla necessità di “favorire lo spirito di negoziato” per risolvere pacificamente le controversie internazionali. Nel suo appello conclusivo lancia molte rivendicazioni, tra cui la necessità di un accordo tra le cinque grandi potenze, la fine dei conflitti in corso, il rispetto dell’indipendenza dei popoli, la condanna e messa al bando delle armi atomiche, chimiche e batteriologiche (inclusa l’adesione di tutti gli Stati al protocollo di Ginevra del 1925) e la stipula di trattati con una Germania unita e democratica e un Giappone non occupato militarmente.

1953- 1957: “Una pace armatissima”. La morte di Stalin, la distensione, l’eredità del movimento
Il 1953 è, per molti versi, un anno di svolta. In Italia, il PCI e in generale lo schieramento “democratico” delle sinistre si prepara a una nuova, dura battaglia elettorale incentrata contro la “legge truffa”, per un governo “di unità e concordia nazionale” che cessasse la guerra fredda sul piano internazionale e nazionale e adottasse un programma di pace, lotta alla miseria e rinnovamento sociale. Le elezioni di giugno vedranno un relativo calo di consenso della DC e una buona affermazione dei partiti di sinistra e in particolare del PCI.
Nel frattempo, la situazione internazionale stava mutando. Tra il 1 e il 2 marzo muore Stalin, inaugurando un complesso periodo di transizione alla guida dello Stato sovietico e del movimento comunista internazionale. I Partigiani della Pace e il Consiglio Mondiale della Pace continuano le loro attività, sebbene in una fase di evidente declino del loro carattere di massa. Nel 1953 i comitati della pace avevano continuato la loro attività in favore del riconoscimento della Cina popolare, contro la CED (Comunità Europea di Difesa), il riarmo tedesco e per la risoluzione della questione di Trieste.
Il Movimento ha conquistato ormai una relativa autonomia di azione, pur necessitando ancora del sostegno politico e organizzativo del PCI. Si svolgono in tutta Italia numerose iniziative, conferenze, raccolte firme locali, ottenendo anche adesioni di personalità esterne. A metà del 1953 viene firmato un armistizio in Korea. Nascono in questi anni, anticipati dalla partecipazione del cosiddetto Terzo Mondo ai grandi congressi della Pace, diversi movimenti nazionali anticoloniali in vari paesi arabi, mediorientali, dell’Asia meridionali e dell’America Latina.
Il focus delle tensioni internazionali si sposta così sempre più lontano dall’Europa. L’URSS sperimenta la bomba all’idrogeno e riduce la superiorità militare statunitense, pur rilanciando le proprie proposte per un accordo di riduzione degli armamenti e divieto dell’uso dell’arma atomica. Nel 1954 finisce il periodo coloniale francese del Vietnam. Si terranno anche diverse conferenze internazionali, come quella di Ginevra del 1954 e quella afro-asiatica di Bandung del 1955.
Al congresso internazionale del movimento per la pace di Helsinki, sempre nel 1955, è presente una delegazione italiana, ma è evidente la diminuzione della mobilitazione nella società. In occasione della sperimentazione della bomba H sull’atollo di Bikini, viene lanciato l’appello di Vienna, o “secondo appello di Stoccolma”, cercando di replicare il successo di quella iniziativa. Tuttavia, i segnali di distensione internazionale attenuano il senso di allarme nell’opinione pubblica, specialmente riguardo una possibile guerra nucleare. Si sta affermando, in Europa, una “pace armatissima ma stabilizzata” .
Secondo Nenni, una parte del merito di questo allentamento della tensione internazionale va riconosciuto ai Partigiani della Pace. D’altra parte, però, il PSI inizia a ridurre in questo periodo il suo impegno nel movimento, interessato a cercare una sponda politica per un governo di centro-sinistra. L’intervento sovietico in Ungheria nel 1956 segna un momento di imbarazzo per i Partigiani della Pace.
Dopo la pubblicazione del rapporto Krushev, Nenni si schiera definitivamente con gli autonomisti del PSI e lascia ufficialmente il Movimento, mentre i socialisti si allontanano sempre di più dalle posizioni del PCI. Anche svariati intellettuali abbandonano i Partigiani della Pace; altri, tuttavia, continueranno a essere “reclutati” negli anni seguenti e a condividere un pezzo di strada con loro.
Parte dei militanti dei Partigiani della Pace verranno coinvolti poi nel movimento di Aldo Capitini, nato nel 1961 con la prima marcia della pace Perugia-Assisi, in particolare tramite la figura di Andrea Gaggero, non senza diffidenze verso un movimento che era ormai lontano dall’apice del suo prestigio.
L’influenza storica di questo movimento è maggiore di quello che potremmo pensare in un primo momento. Sicuramente il lascito più noto è la colomba di Picasso, che ha lasciato tracce anche nella cultura popolare e nel cinema, anche in modi inaspettati e curiosi. Nel celeberrimo episodio del carro armato, nella già citata saga di Don Camillo e Peppone, è proprio una colomba di gesso nella piazza del paese a essere distrutta da un colpo sparato per errore, causando agitazione tra la popolazione e i militanti comunisti, che pensano ad un attentato reazionario.
La colomba, “uccello della pace”, viene citato anche, con un evidente doppio senso a sfondo sessuale, anche in uno stornello “piccante” di Alvaro Amici, noto cantautore romano. Meno noto è il fatto che bandiere a bande colorate, con la colomba o con la scritta PACE, sono state esposte su edifici pubblici, campanili, sui balconi delle case, agitate durante le manifestazioni contro il Patto Alantico, durante le raccolte firme per gli appelli internazionali dei Partigiani della Pace.
Una bandiera “iridata” campeggiava anche nel teatro Adriano nel quale si tenne, nel 1951, il VII Congresso del PCI, sotto il tricolore e la bandiera rossa con la falce e martello. In un certo senso, è quindi ai Partigiani della Pace che dobbiamo la simbologia oggi resa universale dai movimenti pacifisti successivi, creata anni prima che Capitini rendesse la bandiera arcobaleno, nella versione che oggi conosciamo, un vero e proprio “brand” della pace. I Partigiani della pace hanno, infine il merito di essere riusciti a rompere la tradizione dei movimenti pacifisti “elitari” e a costruire un reale coinvolgimento di massa, a prescindere dalle sue origini “di parte” e pienamente inserite nelle logiche della guerra fredda.
NOTE
1) Messaggio all’Organizzazione delle Nazioni Unite, parte delle Risoluzioni del 2° Congresso Mondiale della Pace¸ Varsavia 16-22 novembre 1950, FIG, APCI, 1951, mf.341 pp.1768-1789.
2)https://direct.mit.edu/jcws/article/26/1/29/120949/The-Soviet-Struggle-for-Peace-the-United-Nations.
3)Il Partito, numero del 20/2/50, FIG, APCI, Regioni e province (Roma 1950), mf.327, p.2769.
4)Plebiscito del popolo italiano per il 2° Congresso Mondiale della pace, Varsavia, Novembre 1950,FIG, APCI, Movimento pace (1950), mf.329, pp. 1818-1825.
5)Polonia d’oggi, numero del novembre-dicembre 1950 dedicato al 2° Congresso Mondiale dei Partigiani della Pace, FIG, APCI, Movimento pace (1950), mf.329, pp. 1779-1816.
6)Arriva Eisenhower, il MacArthur per l’Europa”, gennaio 1951, FIG, APCI, Movimento pace (1951), mf.341, pp. 1510-1512.
7)Possenti manifestazioni e scioperi di protesta accolgono il messo di guerra degli Stati Uniti”, L’Unità, 18/1/51, https://archivio.unita.news/assets/main/1951/01/18/page_006.pdf.
8)Giornali murali contro la visita di Eisenhower. Il Partito, numero straordinario per il IV Congresso della fed. romana, FIG, APCI, Regioni e province (Roma 1951), mf.339, p. 303
9)Guiso, 2006, pp. 541-550.
10)Guiso, 2006, p.601.
11)G. Ruggero, 1984.
12)De Nicolò, 2019, p.228.
13)Guiso, 2006, p.601.
14)De Nicolò, 2019, p. 163.
15)Verbale della riunione del C.E. della fed. romana del 6/5/51, FIG, APCI, Regioni e province (Roma 1951), mf.339, pp. 431-452.
16)Chrome-extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/https://www.cia.gov/readingroom/docs/CIA-RDP78-00915R000300040001-3.pdf
17) Risoluzione sulla campagna per un patto di pace tra le cinque potenze, assemblea di Vienna del Consiglio Mondiale della Pace, 1-6 novembre 1951, FIG, APCI, Movimento pace (1951), mf.341, p. 1795, 479 Risoluzione sulla questione tedesca, ib. p. 1796.
18)Il Partito, numero del 19/11/51, FIG, APCI, Regioni e province (Roma 1951), mf.339, pp. 711-713
19)Corso “14 Luglio” per le sezioni della città di Roma, FIG, APCI, Regioni e province (Roma 1952), mf.347, pp. 1344-1351.
20)Rapporto della commissione scientifica internazionale per l’investigazione dei fatti concernenti l’utilizzo della guerra batteriologica in Korea e Cina, https://archive.org/details/isc-full-report/page/n1/mode/2up
21)https://direct.mit.edu/jcws/article/26/1/29/120949/The-Soviet-Struggle-for-Peace-the-United-Nations
22)“Il popolo manifesta per l’indipendenza contro il messaggero di guerra Ridgway”, L’Unità del 16/6/52 https://archivio.unita.news/assets/main/1952/06/16/page_001.pdf consultato il 2/2/23
23)Marco de Nicolò, Emilio Sereni, la guerra fredda e la “pace partigiana”, Carocci editore, 2019.
24)Stalin si dichiara disposto ad incontrare Eisenhower”, L’Unità del 27/12/52 https://archivio.unita.news/assets/main/1952/12/27/page_001.pdf
25)Traccia di argomenti per assemblee pubbliche di cellula per la campagna di tesseramento e reclutamento per il 1953 per le sezioni della città, FIG, APCI, Regioni e province (Roma 1952), mf.347, pp.1411-1421
26)“I delegati romani recheranno a Vienna un grande bilancio di successi per la pace”, Cronaca di Roma, L’Unità del 8/12/52 p.2, https://archivio.unita.news/assets/main/1952/12/08/page_002.pdf consultato il 3/2/23
27)Guiso, 2006, pp.29-630
28)Rapporto tenuto da A. Natoli all’attivo della fed. romana al cinema Ausonia il 19/4/53, FIG, APCI, Regioni e province (Roma 1953), mf. 406, pp.1547-1598
29)M. De Nicolò, 2019, p. 260
CONSIGLI AUDIOVISIVI
https://www.raiplaysound.it/audio/2021/03/WIKIRADIO—LAppello-di-Stoccolma-dc9573ac-0bc3-4c1a-ad70-0eed21073db6.html L’Appello di Stoccolma Il 19 marzo 1950 si chiude a Stoccolma il Consiglio Mondiale per la Pace, con la partecipazione di 150 delegati da tutto il mondo. Ne scaturirà il celebre appello per l’interdizione dell’arma atomica – con Marcello Flores
https://www.youtube.com/watch?v=WuTy3Gk1rPM Si riunisce a Roma il comitato mondiale dei Partigiani della Pace. Tratto da La settimana Incom 00359 del 03/11/1949, dal canale youtuve dell’Archivio Luce
https://patrimonio.archivioluce.com/luce-web/detail/IL5000016697/2/sheffield-impedito-dalla-autorita-britanniche-ii-congresso-mondiale-della-pace-che-vedeva-i-suoi-partecipanti-pablo-picasso-e.html?startPage=0&jsonVal={%22jsonVal%22:{%22query%22:[%22*:*%22],%22fieldDate%22:%22dataNormal%22,%22_perPage%22:20,%22temi%22:[%22\%22Partigiani%20della%20pace\%22%22]}} La Settimana Incom / 00519 Sheffield: impedito dalla autorità britanniche il II Congresso Mondiale della Pace, che vedeva tra i suoi partecipanti Pablo Picasso e altri militanti comunisti europei
Consigli di lettura: clicca sul titolo e acquista la tua copia!
- Sondra Cerrai, I Partigiani della Pace in Italia. Tra utopia e sogno egemonico, Libreriauniversitaria Edizioni, 2011.
- Emilio Sereni, La guerra fredda e la “pace partigiana, Marco De Nicolò, Carocci Editore, 2019.
- Andrea Gaggero, Vestìo da omo, Giunti Editore, 1991.