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Il Colle più alto: Storia del Quirinale, palazzo del potere

Il Quirinale, soprattutto in età repubblicana, ha assunto sempre più centralità, rimanendo architrave sicura, inamovibile, dell'integrità dello Stato. Una monumentalità che sfiora il primato globale, risultando la seconda residenza presidenziale al mondo, con una superficie venti volte superiore a quella della Casa Bianca. Il legame del Quirinale con il potere non è un fatto recente: la monarchia sabauda, Napoleone e lo Stato Pontificio hanno tutti designato come proprio presidio fondamentale quello che già in epoca romana era il “collis” per eccellenza.

di Lorenzo Giardinetti
26 Gennaio 2022
TEMPO DI LETTURA: 5 MIN
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CONTENUTO

  • Nomen Omen
  • Il palazzo dei papi
  • Un simbolo di potere
  • Un palazzo per l’Imperatore
  • Il centro d’Italia

Nomen Omen

Il nome delle cose spesso racchiude una storia, una peculiarità, un presagio. Per il Palazzo più importante d’Italia  è troppo facile leggere già nella storiografia più antica il segnale di una certa predestinazione alla centralità politica e culturale. Il “Colle” infatti, secondo Plutarco, prenderebbe il suo nome nientemeno che dal fondatore leggendario della Città di Roma e suo primo sovrano: Romolo.

Quando, alla sua morte, egli raggiunge l’apoteosi – ovvero lo status di divinità-  venne associato a Quirino, antica divinità centrale nella triade capitolina arcaica, che rappresentava l’unione della popolazione romana, divisa in Curie. In occasione di questo evento, venne eretto un tempio sul colle che proprio dal dio prese il nome: il  Quirinale.

Storicamente è appurato che il vero e proprio “Quirinalis” fosse soltanto la sporgenza più alta di un complesso di alture – Latiaris, Murcialis, Salutaris-. L’importanza che però esprimeva portò a riconoscere tutto il promontorio come Quirinale, il “Collis” per eccellenza, a differenza degli altri colli dell’Urbe che venivano definiti “montes”.

Il quartiere che si sviluppa attorno in questa zona diviene così, già in età repubblicana, un quadrante legato a doppio filo con il potere, caratterizzandosi per un’humus residenziale espressione del patriziato romano. Una conformazione che mantiene anche in età imperiale, accogliendo le dimore di Attico, della Gens Claudia e della Gens Flavia.

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Il palazzo dei papi

Durante il Medioevo, il Colle, conosciuto allora come Monte Cavallo, dalla statua dei Dioscuri che ancora oggi presente nella piazza antistante al palazzo dopo un restauro rinascimentale, continua a caratterizzarsi come quartiere aristocratico, vedendo fiorire chiese e palazzi nobiliari. É nel 1587 però che che il Quirinale inizia ad assumere la forma e la centralità politica che si trascina fino ad oggi.

Già nel 1550 il cardinale Ippolito d’Este aveva preso in affitto dalla famiglia Carafa, altra dinastia di particolare importanza ecclesiastica, una piccola villa sul Colle, iniziando a progettarvi un giardino. Proprio grazie all’elaborazione ed alla raffinatezza del progetto bucolico – primo nucleo degli attuali Giardini del Quirinale – portano all’interessamento da parte del Pontefice. Gregorio XIII a proprie spese incarica infatti l’architetto Ottavio Mascarino di arricchire il complesso residenziale, facendo realizzare fra i vari interventi la famosa scala elicoidale, oggi ancora presente.

Ma è papa Sisto V, nel 1587, ad acquistare per la Santa Sede il palazzo, predisponendolo a residenza estiva. Sotto il papa Piergentile il complesso del Quirinale vede un’enorme ampliamento, sotto la guida dell’architetto Domenico Fontana, utile ad adeguare il primigenio progetto residenziale alle esigenze spaziali della corte pontificia. Con l’intervento del Fontana, il Palazzo del Quirinale assume la monumentalità che osserviamo ancora oggi, con la costruzione di un secondo palazzetto e di una lunga ala affacciata verso la piazza, qui viene inoltre eretta la fontana ancora oggi presente. Gli interventi papali proseguiranno nel corso degli anni, modificando la struttura del palazzo del Quirinale, rendendola sempre più simile a quella attuale.

Un simbolo di potere

Di particolare importanza sono le implementazioni architettoniche avvenute sotto Paolo V, quando, con la direzione di Flaminio Ponzio in primis e, dopo la sua morte, di Carlo Maderno, vengono realizzate lo Scalone d’Onore, La sala degli Ambasciatori (al tempo adibita al Concistoro) e la Sala regia (oggi Sala dei Corazzieri). Gli ultimi interventi rilevanti avvengono nella prima metà del ‘700, quando vedono la luce le Scuderie e la palazzina destinata al segretario diplomatico della Santa Sede, che diventerà in epoca successiva l’appartamento dei regnanti d’Italia e in seguito dei Presidenti della Repubblica.

Il Colle, nel corso di tutti questi anni, assume sempre più una funzione politica, distaccandosi dalla semplice idea di residenza estiva. La centralità urbanistica, nonché la vicinanza ai vari uffici della Curia porta infatti il Palazzo del Quirinale ad essere il simbolo del potere temporale del pontefice, in contrapposizione agli appartamenti vaticani. Non è un caso, infatti, che si tratti dell’unico palazzo apostolico a presentare un’estetica particolarmente secolarizzata.

Un palazzo per l’Imperatore

Che il Quirinale fosse riconosciuto quale simbolo di potere sulla città ed in generale di preminenza politica è testimoniato dall’occupazione napoleonica. Quando infatti i francesi entrano in Roma, catturando Pio VII, la scelta della residenza, in previsione di un soggiorno imperiale – che però non avverrà mai -, ricade proprio sul Palazzo del Quirinale. La scelta non è casuale: nella mente del Bonaparte, Roma deve diventare, per evidenti collegamenti col passato, la seconda città dell’Impero e, per segnare l’interesse e l’importanza che viene attribuita alla presenza imperiale nell’Urbe, la residenza designata non può che essere il palazzo centro nevralgico del potere in città.

In previsione dell’arrivo di Napoleone, l’architetto Raffaele Stern viene incaricato di adeguare il Palazzo allo stile neo-classico dell’epoca, causando anche stravolgimenti architettonico-artistici di grande rilievo. L’Imperatore non risiederà mai a Roma, limitandosi a depredare il Quirinale di arredi ed opere d’arte molto prestigiose come i due quadri di Tiziano e del Guercino.

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L’impronta napoleonica sul Quirinale viene presto cancellata con il rientro in città, nel 1814, del pontefice, che in opposizione agli interventi precedenti si avvale dello stesso Stern per riportare un atmosfera di austerità nel Palazzo. L’avvicendarsi dei ristrutturazioni, progetti e modifiche sul complesso quirinalizio sono il segno della sua espressione di potenza.

Ogni inquilino desidera lasciare la sua impronta, plasmare il palazzo a seconda del potere che vuole esprimere, non a caso è proprio sotto casa Savoia che avverranno gli ultimi grandi stravolgimenti architettonici.

Il centro d’Italia

La scelta di risiedere a Roma, nuova Capitale, e di alloggiare proprio al Quirinale è d’altronde già una scelta di forte valore politico: la nuova monarchia va ad occupare proprio il quartier generale dello Stato Pontificio, ultimo grande oppositore del processo di unificazione secolare a guida sabauda. Il Quirinale diviene palazzo reale e simbolo del potere monarchico.

Le sale vengono restaurate in stile neo-rococò e neobarocco, recuperando elementi in stile Luigi XV, l’estetica della magnificenza regale per eccellenza. Sotto Casa Savoia viene inoltre restaurata la Sala del Concistoro, adibendola a Salone delle Feste. Con l’Unità d’Italia si inaugura infine uno dei riti fondamentali del nostro paese: la “salita al Colle”. Il momento imprescindibile nel quale gli eventi politici più importanti, come la formazione o la crisi di un Governo, corrispondono al necessario intervento del Quirinale.

Una centralità che non accenna a diminuire, neanche a seguito della scelta repubblicana del 1946. Nonostante le ritrosie a risedervi dei primi capi dello Stato Enrico De Nicola e Luigi Einaudi, legate ad un qualche rispetto della decaduta istituzione monarchica, il dibattito sulla funzione del Quirinale nella neonata Repubblica Italiana porta alla designazione del palazzo come sede della Presidenza.

Un destino quello del colle più alto, legato al potere nella sua forma più pura: secolare, mitico e nevralgico.

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  • Sul colle più alto. L’elezione del presidente della Repubblica dalle origini a oggi, Valdo Spini, Solferino, 2021
  • Dodici presidenti. Vita da Quirinale da De Nicola a Mattarella, Alberto Prioli, Sole 24 Ore, 2021
  • Il Presidente, Marco Damilano, La Nave di Teseo, 2021
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Lorenzo Giardinetti

Lorenzo Giardinetti

Studia Scienze Storiche, curriculum comunicazione presso l'Università degli Studi Roma Tre. É membro dell'associazione Space Generation Advisory Council, nella quale è impegnato nel gruppo Ethics&HumanRights e come Media Manager del team italiano. È curatore di TEDxOstiense a Roma. Scrive su diverse riviste come L'Intellettuale Dissidente, La Disillusione e Fatti per la Storia, occupandosi di Geopolitica, Attualità, Storia e Filosofia.

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