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Il 21 marzo del 1871 Otto von Bismarck, il principale artefice dell’unificazione della Germania, viene nominato Cancelliere del Secondo Reich tedesco da poco costituito. Bismarck resta al potere per circa vent’anni dominando la scena politica della Germania e dell’Europa.
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Il Secondo Reich tedesco e Otto von Bismarck
Grazie al ruolo guida svolto dalla Prussia di Guglielmo I e alle abilità politiche del cancelliere Otto von Bismarck, l’idea di unità tedesca si trasforma da semplice aspirazione di alcune correnti nazional-popolari, in un effettivo accordo politico-diplomatico tra legittimi sovrani.
Il Secondo Reich, nato dalla vittoria sulla Francia e che segue il Sacro romano impero disciolto ufficialmente nel 1806, dal punto di vista istituzionale eredita la struttura della Confederazione tedesca: si divide in 25 Stati, di piccola e media grandezza eccezion fatta per la Prussia, che conservano solo alcune funzioni amministrative locali.
La politica nazionale ed estera diventa di competenza del governo centrale presieduto da un cancelliere responsabile di fronte all’imperatore e al Parlamento. Il potere legislativo viene esercitato, invece, dal Reichstag eletto a suffragio universale e da un Consiglio federale, composto da rappresentanti dei singoli stati, che ha il compito di ratificare le leggi. Con circa 40 milioni di abitanti, un’economia in crescita e un esercito efficiente e ben organizzato, il nuovo Stato tedesco, si presenta come la maggiore potenza del continente europeo.
La Realpolitik di Bismarck
Al di là dell’apparenza il Reichstag ha margini d’azione assai ridotti in quanto il potere effettivo, a partire dal 21 marzo 1871, lo detiene Otto von Bismarck che domina la vita politica tedesca ed europea oscurando anche la figura imperiale di Guglielmo I. Il “cancelliere di ferro” guida la Germania in una fase storica che la vede affermarsi come seconda potenza industriale del continente.
L’obiettivo principale di Bismarck in politica interna è l’affermazione dell’autorità dello Stato, secondo una concezione totalmente opposta a quella liberale: mentre per quest’ultima l’individuo e le sue libertà sono prioritari rispetto allo Stato, per il cancelliere prussiano, invece, l’individuo preso singolarmente non ha senso di per sé. ma soltanto come facente parte di una collettività, di un volk e quindi di uno Stato.
In un discorso parlamentare Bismarck rende chiara la propria concezione della politica e sottolinea il ruolo egemone della Prussia all’interno del nuovo Stato:
“La Germania non guarda alla Prussia per il suo liberalismo ma per la sua potenza; non con discorsi né con delibere della maggioranza si risolvono i grandi problemi della nostra epoca, ma con il sangue con il ferro”.
Tale concezione spinge Otto von Bismarck a reprimere qualsiasi tendenza di dissenso o autonomia; ciò vien reso possibile anche dal fatto che il potere dello Stato si poggia su una base sociale solida rappresentata dall’aristocrazia terriera degli junker, dalla borghesia e da una burocrazia efficiente.
Otto von Bismarck Cancelliere del Reich
Con la sua opera politica il cancelliere di ferro impedisce a qualsiasi corrente democratica di emergere; e questo avviene attraverso l’emanazione di alcune leggi contro i socialisti e la salvaguardia dell’edificio feudale e militaristico del secondo Reich tedesco. Alla sommità del governo vi sono gli Junker, che determinano la politica interna; ad essi si affiancano i signori dell’industria e delle banche, che tentano di indirizzare in qualche modo la politica estera, e i funzionari statali che provvedono a mantenere un rigoroso ordine all’interno del paese.
Proprio in politica estera, dopo la vittoria sulla Francia e la proclamazione del Reich, Bismarck diventa il principale custode dell’equilibrio europeo. Egli concentra tutti i propri sforzi verso un obiettivo principale: impedire che la Francia esca dal proprio isolamento diplomatico stipulando un’alleanza con un’altra potenza del continente. Alla base di tale strategia vi è per il cancelliere lo spauracchio che la Germania possa un giorno trovarsi accerchiata da un’eventuale alleanza tra Francia e Russia ed essere costretta a combattere una guerra su due fronti.
L’isolamento diplomatico della Francia rimane inalterato fino a quando Bismarck mantiene il potere; la Germania, infatti, può contare da un lato sul non intervento dell’Inghilterra nelle questioni del continente europeo, e dall’altro sul fatto di riuscire a legare nella propria orbita di alleanze la Russia, l’Austria-Ungheria e l’Italia.
Il conflitto tra Bismarck e la Chiesa cattolica: la Kulturkampf
Ad infastidire il programma politico di Otto von Bismarck è il partito Cattolico di Centro fortemente radicano in Baviera e nei territori della Germania meridionale e avverso all’impronta autoritaria data allo Stato dal cancelliere e ai suoi metodi spregiudicati. Nel Reichstag il Centro conduce una tenace opposizione in difesa delle autonomie federali fino a quando Bismarck, sostenuto dai nazional-liberali e dal partito conservatore, non decide di estrometterlo con una lotta senza esclusione di colpi definita Kulturkampf (battaglia per la civiltà).
L’accusa che Bismarck scaglia contro i cattolici è quella di essere un partito oscurantista e fedele al papa, ovvero ad un’autorità esterna, e di conseguenza una realtà estranea al Reich e potenzialmente pericolosa. Tra il 1872 e il 1875 vengono approvate una serie di leggi repressive contro i cattolici che prevedono: l’espulsione dei gesuiti dalla Germania, la soppressione di molte congregazioni, il controllo statale sull’istruzione offerta da scuole religiose, l’obbligo di sposarci con matrimonio civile.
Il conflitto tra Bismarck e la Chiesa cattolica vive alcuni momenti drammatici, come ad esempio la deportazione di alcuni sacerdoti e la carcerazione di vescovi, ma alla fine non riduce il consenso elettorale del quale i cattolici godono nel paese. Nel 1878 Bismarck decide allora di interrompere la lotta contro il mondo cattolico per concentrare le proprie forze contro il movimento socialista in forte avanzata.
Bismarck e Guglielmo II
Il 1890 rappresenta un anno di svolta per quel che riguarda i rapporti fra le potenze europee e la storia del Secondo Reich tedesco. Le Relazioni Internazionali subiscono un mutamento sostanziale quando nel mese di marzo Otto von Bismarck è costretto a rassegnare le dimissioni a causa di contrasti insanabili con l’imperatore. Il nuovo Kaiser Guglielmo II, che quando sale al trono all’età di ventinove anni nel 1888 esclama “In questo paese c’è un solo padrone, e sono io“, vuole sentirsi libero di agire come meglio crede.
Il vecchio cancelliere di ferro, da parte sua, abituato a prendere da sé ogni decisione, non può andare d’accordo con un sovrano che vuole fare di testa propria e che si rifiuta di dividere il potere. L’urto tra i due è inevitabile, e dopo un paio di anni si consuma la definitiva rottura. Con l’uscita di scena di Bismarck dalla vita politica si chiude un’epoca e inizia per la Germania quello che l’imperatore definisce “il nuovo corso politico“.