CONTENUTO
di Angela Parise
Ostalgie: il quadro storico. Come ci si arriva e perché
L’Ostalgie è un fenomeno piuttosto complesso. In realtà, prima di definire questo termine, sarebbe opportuno offrire una panoramica storica dei fatti, di modo da capire di cosa stiamo parlando e da dove ha origine. Vivere nella Repubblica Democratica Tedesca (DDR) ha rappresentato un limite per molti cittadini orientali. Il luccichio delle luci dell’Ovest è sempre stato affascinante, l’occidente libero e capitalista è visto come il Paese dei Balocchi.
Un luogo ricco di aspettative e di buone prospettive per il futuro. Il cittadino della DDR che di questa non condivide i valori, spera fortemente che cada il regime e lotta affinché questo succeda: ciò è infatti il vero e invalicabile limite verso una vita fatta di libertà, agi e possibilità. E alla fine il regime cade.
Caduto il Muro di Berlino, smantellato il partito, succedono molte cose di carattere politico, economico e sociale e molte di queste paiono non essere in linea con le aspettative dei cittadini orientali, o con quanto queste persone si sarebbero aspettate dalla riunificazione del Paese. Facciamo una breve disamina: nel corso del 1990, ad arrivare al 3 ottobre – data ufficiale della Riunificazione tedesca – tre importanti trattati segnano il passo di tale riunificazione.
Il primo, il Trattato per l’unificazione monetaria, economica e sociale (Vertrag über die Schaffung eine Währungs-Wirtschaft- und Sozialunion), sancito nell’estate del 1990, prevede l’estensione del marco tedesco anche ai Länder orientali che stanno per essere annessi alla Bundesrepublik. Allo stesso modo, il Trattato di unificazione (Vertrag über die Herstellung der Einheit Deutschlands) sancisce l’adozione del Greundgesetz – la costituzione occidentale – anche da parte dei cittadini orientali. Infine il Trattato sullo stato finale della Germania (Zwei plus zwei Vertrag) ingloba i territori dell’est all’interno della Repubblica Federale, rendendo quest’ultima uno stato con piena sovranità.
Messe così le cose, parrebbe questa essere la naturale prosecuzione della caduta del regime. Tuttavia è opportuno aprirsi ad alcune considerazioni di carattere generale. Prima fra tutte quella che la Legge numero 23 della costituzione federale recita appunto che tale costituzione decadrebbe qualora ne subentrasse una nuova, approvata da tutti i cittadini tedeschi. Ciò non pare avvenire, e anzi, i cittadini orientali devono passivamente accettare l’adozione del Grundgesetz. In maniera del tutto analoga, anche il modello economico dell’ovest, il Modell Deutschland, si impone con insistenza negli ex territori orientali.
Allora sorge spontanea la domanda: perché non studiare un nuovo modello costitutivo ed economico che possa essere riconosciuto da tutti i cittadini tedeschi?[i] Questa strada viene criticata anche da molte personalità di spicco della cultura di allora – si pensi solo a Gunther Grass e a Jurgen Habermass -, eppure è l’unica a venire percorsa.
Questo se vogliamo parlare di politica e di economia. Tuttavia vi è ancora un aspetto molto importante da considerare. La vita quotidiana. Il modus vivendi. Sebbene i primi momenti successivi alla costruzione del Muro siano – per i cittadini di ambedue i settori – molto difficili da digerire, nel corso degli anni le cose mutano: ad ovest, il fatto di avere dei “connazionali” ad est divisi da un muro, diventa talmente un’abitudine da non essere quasi più visto come un problema; ad est, a fianco di coloro che ancora credono nel valore della riunificazione, molti altri si rassegnano.
Questo comporta – se così lo vogliamo definire – un allontanamento ulteriore. Come a dire che la questione c’è, ma nessuno può e vuole sapere quando e come verrà risolta. Nel momento in cui il Paese si riunifica, ad una prima fase di entusiasmo, segue dunque una fase di stallo, e successivamente, per alcuni, una fase di amarezza[ii].
Questi sono i semi che portano l’Ostalgie a fiorire. Inizia a serpeggiare una delusione – ovviamente non da parte di tutti, ma di alcune frange di cittadini ex orientali – sotto il profilo politico, economico e sociale. Politico perché si deve seguire i dettami di una costituzione che non si è approvata; economico perché il modello tedesco non garantisce il benessere che molti si erano immaginati; sociale perché la vita è diversa, scandita da tempi e da modalità a cui non tutti si adattano. E a questa delusione segue un profondo sentimento di nostalgia[iii].
All’opposto, seppur con minore entità, la Westalgie rappresenta la parte opposta della questione, una nostalgia di Berlino Ovest che si divide in due specifiche direttrici: da un lato come nostalgia di Berlino Ovest, città centro d’Europa, capitale di cultura e di innovazione e che ora – riunendosi – perde in parte questa specificità, e dall’altro come preoccupazione per Berlino Ovest, città che si riempie di “nuovi tedeschi” in cerca di lavoro, di una nuova vita, di possibilità maggiori.
Nostalgia, nella sua accezione greca era la tristezza di coloro che attendevano un ritorno a casa: nostalgia nella sua accezione corrente è tristezza per una perdita di qualcosa di non ben definito che porta ad un desiderio di qualcosa di non ben definito. E dunque l’Ostalgie, in cosa si configura? Perdita e desiderio. Di che cosa? Non solo. L’Ostalgie può anche essere una forma di ribellione. Sì ma perché? Contro cosa? Ora spiegheremo questi concetti.
Ostalgie: il quadro sociale. Luogo di memoria e contromemoria, perdita/desiderio-ribellione
La perdita delle fondamenta stabili di un passato mitico e una percezione del tempo che scorre sempre più velocemente, portano l’uomo ad attaccarsi con molta forza alle proprie origini. In tale prospettiva, la perdita dei reali ambienti di memoria – quelli ovvero nei quali si sono svolte le nostre vicissitudini passate – ci spinge con sempre maggior senso di necessità a ricostruire Luoghi di Memoria nei quali ritrovare le sensazioni di questo passato mitico o magari, di commemorarne gli eventi[iv].
In quest’ottica, molti cittadini dell’est, non pienamente soddisfatti – nel corso del tempo – dai termini della Riunificazione, o semplicemente i fedelissimi del partito che mal l’avevano digerita, iniziano a sentir crescere dentro di loro proprio questi sentimenti. Da un lato, quello della perdita; dall’altro quello del desiderio. Perdita – ovviamente – del passato mitico, del suo quotidiano, dei suoi usi e costumi. Desiderio – altrettanto ovviamente – che a questo passato si torni o che quantomeno questo riviva[v].
La forma di nostalgia che ne scaturisce, l’Ostalgie appunto, sotto questo profilo si configura perciò nel binomio perdita/desiderio e dunque come Lieu de Mèmoire. In che termini? In quelli poco sopra descritti: creare luoghi di Memoria che vadano a sostituire gli ambienti di memoria perduti, che tengano vivo il ricordo e che vengano condivisi dalla comunità che li ha creati.
Parlare però di Ostalgie solo come creazione di Luogo di Memoria sarebbe in effetti riduttivo. A ben pensare, questa si presenta anche sotto un’altra forma molto netta, ovvero quella della contromemoria di stato. Anche in questo caso, è bene partire dall’inizio. Ogni evento storico di significativa importanza, deve essere commemorato. Tali commemorazioni sono normate da una politica storica a livello istituzionale: le commemorazioni a livello istituzionale possono essere a loro volta di carattere statale o locale, ma ad ogni modo esse sono gestite da un ente superiore che ne regola il funzionamento.
La contromemoria è invece, come capiamo dal termine, una forma di memoria contraria a quella istituzionale, nella quale si rispecchiano coloro che non condividono la politica storica dell’intero sistema. Ecco perché l’Ostalgie può essere anche vista come una forma di contromemoria: chi non crede nella Riunificazione o non vi ha trovato quanto sperato, in qualche modo vi si ribella e crea una memoria contraria[vi].
Si può dunque ritenere che l’Ostalgie abbia perciò una doppia valenza: da un lato quella del luogo di memoria, la quale deriva dal meccanismo perdita/desiderio e provoca la nostalgia del passato. Dall’altro, quella della contromemoria che invece deriva dal binomio delusione/ribellione e provoca lo scontro con l’istituzione. Ad ogni modo, sarebbe sbagliato sostenere che i due fattori – seppur appaiano andare ognuno in direzione contraria -, si escludano a vicenda. È anzi molto più corretto ritenere che ognuna di queste parti sia complementare all’altra.
A ben pensare, queste due peculiarità si possono sommare ad ottenere un intero. Se infatti volessimo riflettere sui sentimenti che animano alcune frange dei cittadini ex orientali e che portano alla sedimentazione dell’Ostalgie, sicuramente troveremmo proprio ciò di cui abbiamo parlato finora: senso di perdita, desiderio smodato, delusione, voglia di ribellarsi. Appare dunque chiaro che questa tipica nostalgia dell’est sia ascrivibile ad ambedue le caratteristiche che abbiamo descritto poco sopra e che queste non siano divisibili.
Sarebbe in effetti interessante fare un piccolo viaggio nel quotidiano della ex DDR e offrire una breve panoramica di quei Luoghi di Memoria, Erinnerungsorte, che sono ormai diventati il totem del passato da cui questi cittadini faticano così tanto a separarsi: in linea di massima le nostre società, a memoria vettoriale, non concepiscono la ripetizione di esso (come invece fanno quelle a memoria circolare). Diventa perciò fondamentale che determinate cose vengano conservate perché continuino a essere rappresentazione di ciò che altrimenti, andrebbe perduto per sempre.
Ad ogni modo, se dovessimo guardare dall’alto la vita di un cittadino della ex DDR, probabilmente ci sembrerebbe di stare guardando un film di altri tempi. Basterebbe analizzare una giornata tipo per rendersi conto che molto o forse quasi nulla somiglierebbe a ciò a cui la nostra cultura di cittadini occidentali ci ha abituato. Un percorso attraverso gli Erinnerungosorte – luoghi di memoria in versione tedesca – e in particolar modo attraverso quelli della ex Germania est, ci aiuterebbe senza ombra di dubbio a capire maggiormente queste differenze.
Prendiamo ad esempio un carrello della spesa: difficilmente vedremo i medesimi beni di consumo di una spesa dell’ovest, ma noteremmo senz’altro due caratteristiche. Uno. Determinati prodotti, ad est, non arrivano. Vi sono beni di consumo che i cittadini orientali o non trovano, o potrebbero trovare in determinate catene di negozi – gli Intershop – ma a prezzi proibitivi (in alcuni casi, pagando addirittura in moneta occidentale). Due. A determinati e iconici prodotti dell’ovest banditi dal regime, vi è quasi sempre un corrispettivo orientale che tende ad imitarlo, e questo perché all’est nessuno vorrebbe mai ammettere di essere rimasto indietro coi tempi.
Difficile stabilire un confine tra ciò che è giusto e ciò che non lo è: la nostalgia dell’est perduto, se per certi aspetti ci è di difficile comprensione, sotto un altro aspetto – può non esserlo così tanto. Questo perché, come dice il filosofo Ricoeur, i ricordi tendono ad essere “sentimentalizzati”[vii]: non si tratta infatti tanto della memoria che si ha di qualcosa, quanto della percezione che si ha nel presente di quella data memoria. Il rischio di rivestire di mitismo cose ed eventi passati è sempre molto alto perché l’uomo è fatto di sentimenti e molto spesso questi filtrano il ricordo in maniera non corretta. Quasi a dire che ad essere delusi del presente o a voler per forza cercare una redenzione, la memoria viene forzata dal sentimento e, a non scindere le due cose, si rischia di avere una visione distorta.
Ostalgie e Westalgie: metri di giudizio
Il viaggio nelle forme di nostalgia della ex Germania divisa risulta essere un compito più complesso del previsto. Scindere una fredda e lucida scesa a patti col proprio passato dalla parte sentimentale che alberga in ognuno di noi, è una cosa piuttosto complessa.
Ad ogni modo, a voler tirare le fila di questo discorso, si potrebbe riassumerlo così: alla riunificazione delle due Germanie, l’ovest e soprattutto l’est, se in un primo momento hanno accolto i fatti con entusiasmo, in una seconda fase hanno iniziato a fare i conti con sensazioni molto contrastanti. Da una parte la ex DDR e gli ex cittadini orientali che, mossi dai sentimenti e dalle delusioni più disparate, hanno fatto proprie sensazioni di perdita e di ribellione al sistema, tali da arrivare a considerare da un lato la creazione dei Luoghi di Memoria e dall’altra la creazione di una Contromemoria, come le uniche armi possibili per difendersi dal proprio sconforto.
Dall’altro lato, l’occidente capitalista e i cittadini dell’ex Germania ovest che se da un lato temono per la tenuta del proprio sistema – una volta che anche i loro connazionali arriveranno ad occidente carichi di aspettative -, dall’altro patiscono la perdita di quella che poteva definirsi come “Berlino Ovest” centro del mondo.
Una capitale a trazione occidentale innovativa e pulsante che raccoglie interesse e accoglie cittadini da ogni parte del mondo ma che, riunendosi alla sua parte orientale, per forza di cose diviene qualcosa di molto diverso perdendo quella particolare natura ed acquisendone una nuova, che non si sa bene quale possa essere. Difficile ancora oggi proporre una soluzione a queste questioni.
A distanza di anni, questi fenomeni meritano ancora studio ed attenzione. Quello che però si può dire e nel quale si spera, è che il ricambio generazionale – da coloro che hanno vissuto i fatti, ai Nachwendekinder (i nati nel periodo della Svolta) fino ad arrivare alle nuove leve – sia propizio. L’idea che un Paese debba a tutt’oggi vivere nelle vesti di “uno stato, due nazioni” è senz’altro antiquata, poco produttiva e sperabilmente soggetta a cambiamento.
[i] J. Habermass, citato da S. Pistone in Habermas e la riunificazione tedesca, in “Il Federalista”, (1990, Anno XXXII, n. 2) p.160.
[ii] R. Wittlinger, German National Identity inn the Twenty-First Century (Basingstoke, Palgrave Mcmillan, 2010) p.63.
[iii] Ibid.[iv] P. Nora, Between Memory and Histoty: les Lieux de Mèmoire, in “Rapresentation” (1989, n.26, Edizione speciale) p.8.
[v] S. Leonè, Entre la critica y la nostalgia, in “Memoria y civilizaciòn” (1999, vol2) p,346[vi] T.J. Demos, in https://animateprojectsarchive.org/writing/essays/tj_demos
[vii] P. Ricoeur, La memoria, la storia, l’oblio, (Milano, R. Cortina Editore, 2003) p.5*Sul tema di Ostalgie e Westalgie, si consiglia la visione di due splendide puntate di “Passpartout”, datate maggio 2013, e magistralmente condotte da Phiilippe D’Averio in cui si tratta proprio di questi temi.
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- Banchelli, Taste the East. Linguaggi e forme dell’Ostalgie, Sestante, 2006.
- Rami Ceci, Luoghi e oggetti della memoria. Valorizzare il patrimonio culturale. Studio di casi in Italia e Germania, Armando Editore, 2011.
- Davide Rossi, Berlino. Tra ostalgie, muro e città socialista, Mimesis, 2016.