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L’avvento degli ordini mendicanti
Gli ordini mendicanti sono esperienze religiose che si son formate all’inizio del Duecento, in forme e luoghi molto diversi tra di loro e che in seguito ottengono l’approvazione del papato. Nascono in un clima di cambiamento degli ideali monastici e contemporaneamente ad una serie di accuse rivolte ai laici peccatori abitanti delle città.
E proprio la vicinanza ai centri urbani caratterizza questi nuovi gruppi che decidono di predicare nelle città, che nel XIII secolo conoscono un grande sviluppo, ma che son segnate da enormi ed aspri contrasti al loro interno, nella lotta continua per il potere. Tra i tanti movimenti di “rinnovamento”, due emergono con forza: i Predicatori e i Frati Minori.
I predicatori di San Domenico
L’ordine viene fondato nel XIII secolo da Domenico de Caleruega (o Domenico di Guzmàn), un canonico spagnolo, nato intorno al 1175, al servizio del vescovo di Osma, dal quale poi prenderanno il nome di Domenicani. Nel 1196 prende servizio presso la cattedrale della città e a partire dal 1203, segue il vescovo Diego in una missione affidatagli dal re di Castiglia in Germania, che lo porta ad entrare in contatto con le popolazioni pagane.
Il movimento nasce durante le lotte all’eresia catara nel sud della Francia, patrocinate a gran voce da Innocenzo III, che vuole chiaramente estirpare una confessione che ormai si è largamente diffusa e che rischia di mettere in pericolo la Chiesa. È in questo contesto che Domenico decide di indirizzare la propria opera missionaria; egli comprende che le predicazioni dei cistercensi, ormai molto potenti, non hanno alcun effetto nel contrastare i catari.
Domenico capisce che, per poterlo fare, ha bisogno di un’orazione che si unisca alla conoscenza dottrinale, in grado di poter tener testa alle tesi degli eretici. Per questo sostiene che la predicazione debba essere “esemplare”, cioè che il predicatore sia un esempio per gli altri, facendo propri i valori di povertà e di semplicità che rispecchiano quelli evangelici, coerenti con il tipo di chiesa che si voleva rappresentare e che è facilmente percepibile dalla gente comune.
Il canonico inizia le sue predicazioni vestito umilmente, a piedi e confrontandosi con chiunque gli rivolga la parola, cercando di dimostrare che la povertà non è contro la fede e può essere accettata dalla chiesa stessa, anche se si avvicina pericolosamente a quei movimenti eretici di laici itineranti che vivono in umili condizioni.
Domenico inizialmente ha il sostegno del vescovo di Tolosa che mette a sua disposizione la chiesa di San Romano in città e che lui utilizza come base per fondare il suo ordine che, partito da pochi membri, nel giro di un ventennio conta già circa 4.000 aderenti. Durante il IV Concilio Lateranense, Innocenzo III nel 1215 riconosce il suo movimento, che prende il nome di Ordo Praedicatorum, come indicato da Domenico.
Successivamente, viene approvato anche da papa Onorio III nel 1216 e già dall’anno successivo, dalla piccola comunità in Linguadoca, grazie al suo operato, si trasforma in una congregazione di frati che predicano non solo contro gli eretici, assumendo al tempo stesso anche un carattere universale.
Qualche anno dopo, nel 1221, vengono scritte le Costituzioni, il codice di vita dei predicatori che definiscono le regole alla base dell’ordine: la povertà individuale, ma con la possibilità di possedere proprietà in comune; sostentamento solo attraverso le elemosine; grande attività di predicazione previo accordo con i vescovi locali; vita in comune nei monasteri e la creazione di un capitolo generale che si occupa di eleggere il maestro dei frati.
La caratteristica fondamentale dell’ordine alla base dell’idea di predicazione del suo fondatore è la formazione culturale, che è imprescindibile, in quanto strumento per contrastare efficacemente le teorie degli eretici con argomentazioni di carattere teologico. Ciò comporta che tutti i frati prima di poter accedere all’ordine, devono avere una formazione adeguata e molto spesso sono personaggi provenienti dalle università o da una formazione quantomeno scolastica. Per continuare l’opera di conoscenza, i conventi hanno sempre un insegnante adibito all’istruzione di giovani adepti, in quanto lo studio diventa una parte importante della vita comunitaria.
Domenico muore nel 1221, quando Bologna, grazie alla sua università, diviene quasi una sorta di capitale per i predicatori. Nel 1234 il predicatore viene santificato, dopo che i frati assumono anche l’incarico di inquisitori.
Frati domenicani in seguito, diventano anche insegnanti nelle più prestigiose università europee, come maestri di teologia ma anche diritto, ed è doveroso ricordarne alcuni, come Alberto Magno (1206-1280), il suo allievo Tommaso d’Aquino (1225-1274) e Raimondo di Peñafort (1175-1275), maestro generale dell’ordine negli anni Trenta del Duecento.
I frati minori di San Francesco d’Assisi
Il loro nome è indissolubilmente legato a quello del suo fondatore, Francesco d’Assisi. Nato intorno al 1181, Giovanni di Bernardone, questo è il suo vero nome, trascorre la giovinezza secondo uno stile di vita cavalleresco. La sua conversione avviene nel 1205 circa, in seguito alla liberazione dopo esser caduto prigioniero nella battaglia di Collestrada, durante la guerra che Assisi stava combattendo contro Perugia.
Questa sua conversione, di cui non si sa quasi nulla, subisce una svolta durante il contatto di Francesco con i lebbrosi, dove matura a seguito di un periodo di ritiro e preghiera individuale un’idea di cristianesimo contro lo stile di vita dell’epoca. Dopo la celebre scena in cui davanti a tutti rinuncia e si spoglia delle sue ricchezze, con un piccolo gruppo inizia la sua predicazione itinerante della povertà evangelica.
Inizia la sua “nuova vita”, basata sul vivere in comunità, sulla povertà sia collettiva che individuale, sul lavoro manuale usato per mantenersi, sul totale rifiuto di contatto col denaro e la volontà di essere “minori”, cioè allo stesso livello delle persone più umili e reiette della società.
La comunità di fratelli non ha fissa dimora. I religiosi di spostano continuamente per diffondere il messaggio di Francesco che ruota intorno al concetto di povertà, non come virtù, ma come essenza del messaggio evangelico, secondo la massima “Seguire nudi il Cristo nudo”.
In questo periodo di grande sviluppo di nuovi ordini religiosi, i fratelli rischiano di finire nell’occhio del ciclone della lotta alle eresie, ma Francesco sostenendo fermamente l’obbedienza alla chiesa e alle sue gerarchie e di conseguenza sottomettendosi al papa e ai vescovi, riesce ad allontanare da loro i sospetti.
Un passo importante per l’affermazione del movimento avviene nel 1209, quando Francesco scrive una prima regola dell’ordine, basata essenzialmente su parti tratte dai Vangeli e si presenta dal papa per l’approvazione. All’epoca il pontefice è Innocenzo III e nonostante siano state tramandate molte versioni sul loro leggendario incontro, l’accoglienza papale verso un uomo lurido, straccione e con la barba incolta, in realtà è stato molto meno appariscente. Innocenzo, probabilmente non incontrandolo di persona, approva solo oralmente la regola, chiamata per questo Regula non bullata.
Forte di ciò, Francesco continua la sua attività predicatoria ed inizia ad avere moltissimo seguito con centinaia di fratelli che si uniscono a lui. Nel 1216 decide di chiamare il proprio ordine “Frati Minori” e già dall’anno successivo, si organizzano le province per gestire meglio i frati e le missioni, iniziando la predicazione al di fuori dell’Italia. In Italia i minori, sono sempre ben visti dalla Chiesa, anche grazie all’azione del loro protettore, il cardinal Ugolino d’Ostia, consulente e confidente di Francesco.
Nel 1219 Francesco si reca in missione in Egitto, ma viene richiamato con urgenza in patria per gravi problemi riguardanti l’ordine. Negli anni infatti, i frati crescono rapidamente e al loro interno confluiscono anche degli intellettuali (accettati ugualmente, ma contrari all’idea fondante che i frati dovevano essere “stupidi e obbedienti”).
Si manifestano conflitti interni in quanto vi è chi vuole dare un inquadramento istituzionale all’ordine con una regola scritta, simile alle comunità regolari, chi invece vuole seguire l’idea originaria di Francesco, ossia vivere senza una “regola” e senza essere istituzionalizzati, in quanto l’obiettivo iniziale è proprio quello di creare un’esperienza totalmente diversa da quella dei monaci.
Questa frattura si aggrava anche a seguito delle condizioni di salute di Francesco, colpito dalla malaria, che lo costringe ad abbandonare la guida dei frati e ad affidarla a Pietro Cattani, mentre a Roma il cardinal Ugolino (futuro Gregorio IX) nel 1220 diventa il loro protettore ufficiale.
Questo è il grande passo che porta i minori sempre più verso il riconoscimento ufficiale come ordine, tant’è che nel 1221 Francesco scrive la Regula prima, con incipit e contenuti direttamente estrapolati dai Vangeli. Purtroppo non ottiene l’approvazione del papa, cosa che invece si concretizza nel 1223, quando Onorio III ratifica la regola riscritta e modificata, questa volta detta Regola bullata, che sancisce la nascita dell’ordine dei Frati Minori. La conferma ufficiale del papa, offre loro un carattere istituzionale che Francesco non ha mai voluto, ma per la sua ferma volontà di obbedienza alla chiesa e al pontefice, accetta mestamente.
A causa anche dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute, si ritira presso la Verna, vicino ad Arezzo, dove nel 1224 si dice abbia ricevuto le stigmate. Gli ultimi anni di vita li dedica alla stesura del suo Testamento, che contiene i cardini del suo insegnamento e lo stile di vita che i suoi fratelli avrebbero dovuto seguire. Francesco muore il 4 ottobre del 1226 dopo aver consegnato l’ordine a frate Elia e, con una canonizzazione molto rapida, viene santificato nel 1228.
Inizio del Testamento del 1226:
“Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza cosi: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo.”
Dopo la morte di Francesco, iniziano a circolare numerose biografie, ma con l’avvento di frate Bonaventura da Bagnoregio (1217/1221–1274), viene scritta la versione ufficiale chiamata Legenda maior, un racconto intriso di teologia della vita del Santo, dopo che ne ricevette l’ordine dal capitolo generale nel maggio del 1260, mentre tutti gli altri testi sono distrutti, anche se alcuni sopravvivono in Europa all’interno delle biblioteche di alcuni monasteri.
Altri ordini mendicanti: agostiniani, carmelitani e servi di Maria
L’importanza e il grande successo di predicatori e frati minori dominano l’intero XII e XIII secolo, ma durante questo periodo sono nati altri ordini mendicanti, come gli Agostiniani, i Carmelitani e i servi di Maria, tutti istituzionalizzati dalla chiesa di Roma.
Per onor di cronaca, gli Agostiniani nascono nel 1224 da in gruppo di frati della Tuscia riuniti da Innocenzo IV in un ordine “misto”, né cenobitico né eremitico, ufficializzati poi nel 1256 quando si uniscono al gruppo originario gli eremiti Ultramontani. Grazie a questa unione, si formano gli Eremiti di S. Agostino, che diventa il terzo ordine mendicante dopo predicatori e frati minori.
I Carmelitani, nome della comunità di frati di Santa Maria riunitasi sul Monte Carmelo, nascono nel XII secolo in Terrasanta. Già tra il 1206 e 1224 sono riconosciuti dal patriarca latino di Gerusalemme e due anni dopo anche da papa Onorio III, ma presto son costretti ad emigrare in Occidente a causa delle guerre che colpiscono i territori del Medioriente.
Infine, i Servi di Santa Maria o Serviti, ordine più a carattere regionale rispetto ai precedenti, si sviluppano dal 1240 dalla volontà di alcuni mercanti di Firenze. Qualche anno dopo, nel 1247, si conferiscono un assetto più stabile adottando la regola di S. Agostino e nel 1251 decidono di far voto di povertà volontaria, diventando anch’essi un ordine mendicante, attivo in Toscana e in Italia settentrionale.
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- A. Rapetti, Storia del monachesimo medievale, Il Mulino, Bologna, 2013.
- A cura di Marina Benedetti, Storia del Cristianesimo, L’età medievale, Carocci editore, Roma, 2015.
- G. Potestà, G. Vian, Storia del Cristianesimo, Il Mulino, Bologna, 2014.
- L. Provero, M. Vallerani, Storia medievale, Le Monnier università, Mondadori, Milano, 2016.