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Numa Pompilio: ascesa al trono e riforme politico-religiose
Alla morte di Romolo, avvenuta nel 716 a.C., i senatori decidono di non nominare un suo successore, la loro volontà è infatti quella d’instaurare a Roma un sistema politico di tipo oligarchico in sostituzione alla monarchia. Nei loro piani i senatori si sarebbero dovuti succedere al governo della città ogni dieci giorni, tuttavia il piano risulta un fallimento sotto ogni punto di vista costringendoli, dopo solo un anno, a riunirsi in assemblea per nominare un nuovo re.
Al fine di garantire l’equilibrio nell’elezione, viene stabilito che i senatori romani propongano come re un’esponente del popolo sabino, mentre quelli sabini, a loro volta, scelgano tra i romani. Questi ultimi propongono dunque il nome del sabino Numa Pompilio, che aveva sposato la sorella di Tito Tazio.
Numa tuttavia è restio ad accettare la corona, in quanto teme la violenza dei costumi, acconsentendo a divenire re solamente dopo aver ricevuto un responso positivo da parte degli Dei. Durante il suo lungo regno, Roma ha vissuto un periodo di relativa pace e prosperità durante il quale sono state fatte molte riforme, soprattutto in ambito politico e religioso, riforme che, secondo una leggenda assai popolare, sarebbero state suggerite a Numa da una ninfa, Egeria, che innamoratasi del re, riuscì a sposarlo.
Sempre a Numa Pompilio viene dato il merito di aver creato il primo codice legislativo, i cosiddetti commentarii Numae o libri Numae, che ha l’obiettivo di rafforzare attraverso una serie mirata di riforme, soprattutto in campo religioso, le istituzioni della nuova città. Purtroppo tale codice è andato distrutto con il sacco di Roma ad opera delle tribù galliche nel 387 a.C.
Secondo le leggi del codice, i cittadini romani vengono suddivisi in otto classi religiose: i Curiati, i Flamini, i Celeres, le Vestali, gli Auguri, i Salii, i Feziali e i Pontefici.
Altre due novità importanti sono l’introduzione di un sacerdote del dio Quirino (forma divinizzata di Romolo), che assieme a Giove e Marte costituisce il trittico di divinità più importante dell’epoca arcaica, e il divieto di rappresentare le divinità con sembianze umane o animali, in maniera del tutto similare a quello che ancora oggi è abitudine fare con il Dio cristiano o l’Allah islamico.
Di Numa Pompilio è anche l’idea di creare il collegio delle vergini vestali, alle quali è affidato il compito di vigilare sul fuoco sacro della città; inizialmente le vestali sono solamente quattro (il numero venne portato a sei da Anco Marzio). È sempre sotto il regno di Numa, più precisamente durante il suo ottavo anno, che viene istituito il collegio dei Salii, ovvero i sacerdoti che hanno l’importante compito di separare il tempo di guerra da quello di pace.
Questa è un’istituzione importantissima per gli antichi romani, in quanto definisce lo stato di cives (il tempo in cui i cittadini si dedicavano principalmente alla produzione), differenziandolo da quello di milites (ovvero quando erano obbligati a prestare servizio militare) che si alternano durante il corso dell’anno. Numa Pompilio provvede anche ad edificare il tempio di Vesta nel foro e quello di Giano lungo la Via Sacra, che rappresentano i luoghi di culto più importanti di Roma antica.
La riforma del calendario di Numa Pompilio
Oltre alle riforme politiche e religiose, Numa Pompilio interviene anche sul calendario romano. Attraverso un cambio drastico, infatti, questo passa dall’avere dieci mesi ai dodici tradizionali, attraverso l’aggiunta del mese di gennaio, chiamato così in onore del dio Giano, e febbraio che, per i romani, è l’ultimo mese dell’anno.
Ciò ha lasciato il suo segno anche nel calendario che usiamo noi oggi, infatti i mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre nel loro nome contengono il numero che corrisponde all’ordine di successione dei mesi presenti all’interno dell’anno romano. L’anno così stabilito, di 355 giorni, non corrispondeva però al corso effettivo dell’intero ciclo lunare, perciò ad anni alterni veniva inserito il mese del Mercedonio, togliendo 4-5 giorni a febbraio, la cui gestione era affidata al collegio dei pontefici.
Le feste religiose
Come appena sottolineato, Numa durante il suo regno non si limita a promuovere tra la popolazione romana i culti dedicati agli dei, ma crea anche appositi ordini sacerdotali, come quello dei pontefici. Oltre a ciò secondo la tradizione è stato proprio lo stesso re, in linea con la sua politica, ad istituire a Roma le festività dedicate alle divinità Quirino e Marte che si celebrano durante i mesi di febbraio e marzo e delle quali il re è un assiduo frequentatore.
Alle riforme religiose volute da Numa Pompilio, fa seguito un periodo di grande pace e prosperità per la città che inizia ad arricchirsi e ad espandersi, basti pensare che durante tutto l’arco del suo regno le porte del tempio di Giano non vengono mai aperte.
Morte e sepoltura di Numa Pompilio
Purtroppo come ogni cosa che appartiene a questo mondo, anche il regno di Numa Pompilio è destinato a finire. Il re si spegne di morte naturale alla veneranda età di ottant’anni. Al suo funerale oltre a suo nipote, e futuro re, Anco Marzio e al popolo romano che, colmo di gratitudine per quanto ha fatto, lo piange con amarezza, vengono a rendergli onore anche i rappresentanti dei popoli vicini, segno di profondo rispetto per quello che è stato un grande re.
La localizzazione della sua tomba viene identificata fortuitamente nel 181 a.C. da due contadini. Al momento della sua scoperta essa contiene dei testi di diritto pontificale scritti in latino, che per ordine del Senato sono stati pubblicamente bruciati, e alcune opere di filosofia redatte in greco, che simboleggiano l’esistenza di un contatto tra la cultura greca e quella romana già nell’ottavo secolo a.C., che invece verranno tenute con cura.
La figura di Numa Pompilio
Come accade anche per il suo predecessore, Romolo, ancora oggi la comunità degli storici è fortemente combattuta in merito ad alcuni aspetti della figura di Numa Pompilio. Se alcuni studiosi ritengono che egli sia effettivamente vissuto nell’VIII secolo a.C. e che, come ci riporta la storiografia romana, che però è successiva a lui di diversi secoli, egli sia stato un grande innovatore, portando alla nascita di alcune delle istituzioni e dei luoghi più simbolici di Roma, altri ritengono la sua più una figura simbolica, di un uomo a metà tra la morale e la santità, volto a riformare lo stato soprattutto d un punto di vista prettamente religioso, in netta contrapposizione con Romolo che è stato invece un grande capo guerriero.
Quest’ultima ipotesi potrebbe anche essere confermata dal significato stesso del suo nome (Numa da Nómos = “legge”; Pompilio da pompé = “abito sacerdotale”) che potrebbe stare appunto ad indicare l’idealizzazione della sua persona storica.
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- André Piganiol, Le conquiste dei Romani. Fondazione e ascesa di una grande civiltà, Milano, Il Saggiatore, 1989.
- Howard H. Scullard, Storia del mondo romano, Milano, Rizzoli, 1992.
- Massimo Pallottino, Origini e storia primitiva di Roma, Milano, Rusconi, 1993.