Il 7 settembre 2021 le agenzie di stampa di tutto il mondo diffondevano la notizia della conclusione dei lavori relativi alla costruzione del Nord Stream 2, il più lungo gasdotto al mondo che collega la Russia alle coste della Germania attraverso il Mar Baltico. La realizzazione di questo nuovo metanodotto, fortemente voluto e sostenuto dal governo tedesco e russo, ha generato, sin del principio, un’ondata di preoccupazione all’interno della comunità internazionale per le sue possibili ripercussioni geopolitiche.
Il Nord Stream 2, infatti, è stato pianificato e realizzato per aumentare la fornitura da parte della Russia di gas naturale destinato all’Europa, duplicando il tracciato del Nord Stream progettato nel 1997 da alcune aziende private ed inaugurato ufficialmente l’8 novembre 2011 a Lubmin, in Germania, dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel, dal Primo ministro francese François Fillon e dal Presidente russo Dmitrij Medvedev. Questa nuova imponente infrastruttura è costata all’incirca undici miliardi di dollari ed è di proprietà della società energetica russa Gazprom, parzialmente controllata dallo Stato, la quale possiede anche il 51% delle azioni del primo Nord Stream.
Va, inoltre, tenuto a mente che nel periodo che ha preceduto la costruzione di questi gasdotti il metano russo raggiungeva i paesi dell’Europa occidentale attraverso condutture terrestri che percorrevano diversi paesi dell’Europa orientale che prima della caduta del muro di Berlino del 1989 facevano parte del blocco sovietico.
E’ anche per questo dettaglio, sicuramente non trascurabile, che si sono sollevate le rumorose proteste diplomatiche degli USA, prima con il governo di Donald Trump e ora con quello di Joe Biden. Ciò che gli americani temono più di ogni altra cosa è l’utilizzo politico del gasdotto baltico, da parte del governo russo guidato da Vladimir Putin, sia per aumentare l’egemonia del proprio paese nel mercato europeo, che rischia fortemente di diventare totalmente dipendente dalle forniture russe, e sia per ricattare diplomaticamente paesi come la Repubblica Ceca, l’Ungheria, la Slovacchia, la Polonia, la Bielorussia e l’Ucraina.
E l’onda lunga della crisi inizia a mordere anche il sistema Italia. I pesanti rialzi di prezzo delle forniture di gas, anche del 400% in due anni, stanno condizionando le politiche energetiche del nostro Paese, che deve fare i conti con il costo dell’energia per famiglie ed aziende. I venti di guerra che soffiano su Kiev riducono ancora di più i margini delle imprese del settore: il confronto sulle offerte gas non fornisce vere e proprie occasioni di risparmio. E difficilmente le tariffe subiranno ribassi nel breve termine senza una soluzione della crisi ucraina, di cui la questione Nord Stream 2 rappresenta un fattore importante.
Qualche settimana fa l’attenzione dei media internazionali si è riaccesa improvvisamente sulla questione il 16 novembre 2021 quando la Bundesnetzagentur, ovvero l’agenzia tedesca delle reti energetiche, a causa di un presunto intoppo legale per il rilascio della certificazione, rende nota l’interruzione provvisoria dell’iter burocratico per l’approvazione del Nord Stream 2.
Stando alle notizie che filtrano dal governo tedesco e russo l’intero processo necessario per il rilascio della certificazione di idoneità del Nord Stream 2 dovrebbe prorogarsi fino all’estate 2022; è quanto auspicato dal viceministro degli Esteri russo Alexander Pankin che non ha escluso durante una recente intervista di Stato la possibilità che gli USA tenteranno di ostacolare in ogni modo l’inaugurazione tanto attesa di questo nuovo gasdotto.
Se da una parte le autorità governative russe continuano a ribadire la vantaggiosità economica per l’Unione Europea della fornitura diretta di gas attraverso il nuovo canale, dall’altro lato il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha palesato il 5 gennaio, durante la visita a Washington del ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock, l’ipotesi che la Germania possa chiudere il rifornimento di gas dalla Russia per motivi di natura geopolitica: “Dal nostro punto di vista, è molto difficile vedere fluire il gas attraverso quel gasdotto, vederlo diventare operativo, se la Russia rinnova la sua aggressione all’Ucraina”.(1)
La crescente tensione tra Russia e Ucraina che rischia di sfociare in un conflitto armato, infatti, si sta intrecciando quotidianamente al problema dell’inaugurazione del Nord Stream 2 nonostante il governo di Berlino abbia chiesto più volte alla comunità internazionale di tenere separati i due temi.
Oltre alle autorità statunitensi anche l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell ha assunto in questi ultimi giorni una posizione chiara e rigida sulla vicenda affermando che «non si può immaginare che da una parte si impongano sanzioni (alla Russia per il fatto di tenere schierati i propri soldati al confine con l’Ucraina) e dall’altra si apra l’infrastruttura» poiché questi due grandi temi «sono certamente legati alla situazione militare in Ucraina» e garantendo al tempo stesso che «se tutto si risolve bene e non succede nulla, allora dipenderà dalle sole autorità di controllo decidere sull’autorizzazione al funzionamento dell’infrastruttura».
La situazione è in continuo divenire e ci si può aspettare qualsiasi colpo di scena per i prossimi mesi, ma mentre la questione continua ad essere sotto i riflettori della comunità internazionale in vari paesi europei e asiatici, da diverso tempo, si sta cercando di affrontare nel migliore dei modi un altro problema spinoso e di notevole rilevanza, fortemente correlato a queste vicende.
Si tratta, come accennato in precedenza, del sensibile aumento del prezzo del gas provocato secondo gli esperti, oltre che dalla crisi diplomatica strettamente legata al Nord Stream 2, da una parte dalla veloce ripartenza economica seguita al periodo di lockdown provocato dall’epidemia Coronavirus COVID 19 e dall’altra dalla crisi energetica globale che si sta vivendo.
Secondo i dati più recenti l’aumento in percentuale del prezzo di questa materia prima nell’ultimo anno si aggira intorno al cinquanta per cento e nella classifica dei paesi europei nei quali il gas ha subito maggiori rincari l’Italia si è piazzata al sesto posto subito dietro Svezia, Paesi Bassi e Danimarca.
Mentre i malpensanti ipotizzano che dietro il rialzo del prezzo del gas ci sia una precisa e perversa strategia politica del Cremlino per tenere sotto pressione l’Europa espandendo contemporaneamente la propria influenza, ai diversi governi europei, tra cui quello italiano, spetta il gravoso compito di trovare una soluzione al problema che investe soprattutto famiglie ed imprese.
Proprio in questi giorni per affrontare la crisi energetica il governo presieduto da Mario Draghi sta valutando nuove misure economiche, che si aggiungeranno a quelle già adottate in precedenza, volte a fronteggiare l’emergenza che ha gettato in uno stato di enorme preoccupazione i consumatori e l’intera filiera produttiva del Paese.
Note:
- https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2022/01/05/blinken-germania-chiuda-nord-stream-se-mosca-attacca-kiev_58444b1c-b395-4244-9b71-9a478ce37ddb.html
- https://europa.today.it/attualita/ue-contro-berlino-nordstream2-russia-minaccia-ucraina.html
Link consultati per la stesura dell’articolo:
- https://www.facile.it/news/bollette-nel-2022-potrebbero-costare-l-80-in-piu.html
- https://osservatorioglobalizzazione.it/osservatorio/la-guerra-fredda-del-gas/
- https://quifinanza.it/soldi/video/costo-del-gas-in-italia-in-un-anno-e-cresciuto-del-50/557982/
- https://www.ilsole24ore.com/art/la-germania-sospende-l-ok-nord-stream-2-prezzi-gas-s-impennano-AEcQNJx
- https://www.linkiesta.it/2021/10/cose-gasdotto-nord-stream-2-energia-russia/
- https://tg24.sky.it/economia/2021/09/21/bollette-luce-gas-cingolani