“Neri come la morte. Lo squadrismo italiano dalle origini al regime” di Nicolò Rettagliata (Diarkos editore) è un libro analizza la composizione sociale, l’organizzazione della violenza, lo sviluppo politico, i personaggi di spicco e l’immaginario culturale dello squadrismo fascista. Si ripercorre l’evoluzione storica del movimento fascista da attore eversivo a forza istituzionale attraverso la lente privilegiata degli squadristi, delle loro azioni, dei loro simboli, in quello che è stato un passaggio cruciale, non solo italiano, del Novecento.
Il periodo che va dalla fine della Prima guerra mondiale alla marcia su Roma, con la presa del potere di Mussolini, rappresenta una delle epoche più convulse e tumultuose della storia nazionale. In questi quattro anni, percorsi da una guerra civile strisciante, un fenomeno inedito come lo squadrismo fascista fu protagonista della dinamica storica e politica del nostro Paese, ergendosi poi a modello europeo.
Lo squadrismo fascista
Tra il 1918 e il 1922 l’Italia passò attraverso una serie di rivolgimenti sociali e politici che non avevano precedenti nella storia del Paese. Un contesto drammatico che sancì una serie di punti di svolta cruciali per la storia italiana che porteranno a un completo stravolgimento della situazione di partenza, per cui Mussolini si ritroverà a guida della nazione. Necessario è quindi interrogarsi su quali siano state le dinamiche che abbiano permesso questo tipo di sviluppo e come lo abbiano a sua volta influenzato.
Lo squadrismo, espressione pratica e armata del fascismo, non fu soltanto uno dei lati del movimento mussoliniano, ma fu un elemento ineliminabile e determinante di questo stesso movimento, in più di un momento orientandone le scelte e imponendone le direttive. Non il semplice braccio ma il vero e proprio cuore pulsante di un’ideologia che fece dell’azione il suo centro. Lo studio in essere è dunque intenzionato a fare luce non solo su quella che fu nella pratica la storia dello squadrismo e degli uomini che ne furono i protagonisti, ma anche il rapporto che intercorse tra questi e il fascismo come forza politica di per se stessa.
Nei suoi primi anni l’essenza del fascismo non fu nella teoria quanto piuttosto nella pratica: nell’azione esprimeva la sua potenzialità e la sua reale ideologia. Non è casuale che sia proprio nelle strade, nelle aggressioni e nelle minacce che il nucleo originario si strutturò e trovò una sua identità. L’ideologia della guerra, il culto della violenza e dello sprezzo della vita di era traferito nelle strade dell’Italia postbellica e ora entrava nel dibattito politico. Dalle trincee alle piazze, come si era combattuto il nemico straniero al fronte, ora era necessario opporsi a quello interno, che minava l’esistenza civile della nazione. La storia dell’ascesa del fascismo è quindi la storia dello squadrismo, che in certi periodi arrivò a comandarne la testa, a prendere il controllo del movimento, rappresentandone l’anima e la ragione di esistere.
Lo squadrismo e la crescita del fascismo
Appare immediatamente, in tutta la sua importanza, il peso cruciale che ebbe la milizia nello sviluppo del movimento e nella scalata al potere di cui fu protagonista. All’indomani del termine del primo conflitto mondiale i Fasci di combattimento non erano che uno tra i vari movimenti di orientamento combattentista e antibolscevico. Ridotti nel numero, fautori di un’ideologia frammentaria e confusa, privi di un reale potere politico, non emergono all’occhio dell’osservatore in maniera distinta rispetto agli altri gruppi della galassia nazionalista. Ciò che permise a questo primo manipolo di emergere fu la capacità militare di cui dette prova e la determinazione con cui la dispiegò.
Ciò permise a Mussolini di accreditare la sua creatura come affidabile forza a cui ricorrere nel contenimento delle istanze operaie e contadine, il che si traduceva sul piano pratico in finanziamenti e copertura legale. Il punto focale nell’evoluzione del fascismo si trova proprio in questo frangente: fu la disponibilità a fare da braccio armato del capitalismo italiano, svincolato dai limiti della legalità, e l’efficienza con cui esercitava questa funzione a permettere la crescita del movimento.
Il mettersi al servizio di industriali e agrari quali garanti dell’ordine ed estremo argine contro il socialismo e l’intervento contro gli scioperanti, bloccando i cortei, aggredendo i rappresentati di sindacati, cooperative e partiti di opposizione, permise ai fascisti di costruirsi un credito presso lo schieramento conservatore e liberale, unito dalla paura del socialismo. Un socialismo italiano che non era realmente nelle condizioni per poter intraprendere quella rivoluzione che sulla carta stampata ricorreva con frequenza quasi ossessiva.
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Nicolò Rettagliata, Neri come la morte. Lo squadrismo italiano dalle origine al regime, Diarkos editore, 2022