CONTENUTO
Il 21 gennaio 1921 a Livorno, presso il Teatro San Marco, viene costituito il Partito comunista d’Italia.
Il II Congresso dell’Internazionale Comunista
Nel II congresso dell’Internazionale Comunista (o Comintern), che si tiene a Mosca nel luglio del 1920, si stabiliscono le condizioni cui i singoli partiti socialisti e socialdemocratici europei dovranno sottostare per essere ammessi a far parte del Comintern. E’ Lenin a fissare le condizioni in un documento in 21 punti. Vi si afferma fra l’altro che i partiti aderenti dovranno
- ispirarsi al modello bolscevico
- essere fedeli alle direttive del partito-guida
- cambiare il proprio nome in quello di Partito comunista
- difendere in tutte le sedi possibili la causa della Russia sovietica
- rompere con le correnti riformiste espellendone i principali esponenti
Condizioni così pesanti e ultimative suscitano in seno al movimento operaio europeo accesi dibattiti e gravi lacerazioni con conseguenti scissioni. In tutta l’Europa occidentale i partiti comunisti, legati alla centrale russa da uno stretto rapporto di dipendenza politico-organizzativa e vincolati alla strategia rivoluzionaria tracciata dal II Congresso del Comintern, rimangono minoritari rispetto ai socialisti.
La frazione comunista
Nel mese di ottobre del 1920 si costituisce la frazione comunista. In essa si riuniscono l’area che fa capo ad Amedeo Bordiga, principale ispiratore ed organizzatore della frazione, il gruppo torinese sviluppatosi attorno ad Antonio Gramsci e a L’Ordine Nuovo, esponenti del massimalismo di sinistra e gran parte della Federazione giovanile. Essa propone il recepimento integrale ed incondizionato dei 21 punti da rispettare per entrare a far parte dell’Internazionale Comunista.
Le polemiche all’interno del Partito socialista italiano
Le fratture provocate dal II Congresso del Comintern si intrecciano con le polemiche presenti nel Partito socialista italiano, al quale si imputa l’aver perduto l’occasione rivoluzionaria creatasi durante il biennio rosso. Due sono i punti più controversi:
- assumere la denominazione Partito comunista
- l’espulsione degli elementi riformisti
Nel partito è maggioritaria la corrente di sinistra chiamata massimalista, guidata da Serrati. Essa rifiuta di sottostare alle condizione imposte dal Comintern, sia perché le ritiene lesive dell’autonomia del partito, sia perché sa che, espellendo i riformisti, il Psi perderà buona parte dei suoi quadri sindacali, dei suoi deputati e dei suoi amministratori locali.
Il congresso di Livorno e la fondazione del Partito Comunista d’Italia
Al XVII Congresso del Partito socialista italiano, svoltosi al teatro Goldoni di Livorno dal 15 al 21 gennaio 1921, i riformisti non sono espulsi. E’ invece la minoranza di sinistra ad abbandonare il Psi. I delegati della frazione comunista escono dal Teatro Goldoni e si recano a svolgere il Congresso fondativo del Partito comunista al Teatro San Marco. Il Congresso si svolge nella sola giornata di venerdì 21 gennaio.
Si limita a dare al nascente partito un primo inquadramento organizzativo e a dichiarare costituito il Partito Comunista d’Italia – Sezione dell’Internazionale Comunista. Tale denominazione rimane in vigore fino allo scioglimento dell’Internazionale nel 1943, quando il partito riemerge col nome di Partito Comunista Italiano dalla clandestinità in cui è posto nel 1926 dal Regime fascista.
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- Albertina Vittoria, Storia del PCI 1921-1991, Carocci
- Aldo Agosti, Storia del Partito comunista italiano 1921-1991, Laterza