CONTENUTO
La figura di Napoleone Bonaparte
Napoleone Bonaparte è stato uno dei personaggi storici più celebri, studiati e dibattuti. In una ricerca basata sull’analisi di dati statistici edito dalla Cambridge University Press, Napoleone è risultato il secondo personaggio più influente della storia, secondo solo a Gesù Cristo. Descritto da alcuni come un autocrate reazionario, da altri come eroe progressista, Bonaparte è stato per i suoi contemporanei il traditore della rivoluzione o la sua personificazione. Ai posteri, cui spetta la manzoniana “ardua sentenza”, resta la figura di un leader, un generale, un capo di stato e prima di tutto un uomo che è stato apparentemente tutto e il contrario di tutto.
Una parte della storiografia, in particolare di quella anglosassone, ne ha evidenziato il “lato oscuro”, concentrandosi sull’ambizione personale, sulla gestione autoritaria del potere e sulla spinta all’espansione egemonica, fino ad imputargli – pressoché in prima persona – i milioni di morti causati dalle guerre combattute nella sua epoca. Nella seconda metà del XX secolo la sua figura è stata perfino affiancata a quella di Adolf Hitler, con l’intento discutibile di ricercare nell’ottocentesco Napoleone i tratti di un Fuhrer ante litteram.
Al tempo stesso, Napoleone è stato ed è ancora agli occhi di molti un eroe rivoluzionario, un leader meritocratico che ha saputo arrivare al potere costruendo le sue fortune sul talento e sul duro lavoro. Un comandante militare che ha inciso come pochi altri nella storia, consolidando ed esportando in Europa alcuni dei migliori aspetti della Rivoluzione Francese. Un politico e un governante molto più moderno dei suoi contemporanei, efficace nella gestione del potere, geniale nella propaganda e capace di irradiare un carisma che ha superato i secoli.
Con un record di 60 battaglie combattute con appena sette sconfitte, Napoleone è stato indiscutibilmente un genio militare che ha cambiato il modo di pianificare ed eseguire le campagne militari. Il Duca di Wellington, suo grande nemico, lo ha definito “il più grande comandante militare di questa epoca, delle poche passate, di qualunque epoca”. Winston Churchill, un grande ammiratore, ne ha parlato come del “più grande uomo d’azione nato in Europa dopo Giulio Cesare”.
Anche senza la gloria militare, Napoleone sarebbe passato alla storia come un grande uomo di stato. Arrivato al potere assoluto in Francia appena sei anni dopo aver definitivamente lasciato la nativa Corsica da rifugiato politico, Napoleone ha governato per quindici anni la Francia e una parte considerevole dell’Europa, consolidando alcune delle migliori innovazioni della Révolution, riscrivendo il diritto civile francese ed europeo, riformando il funzionamento dell’amministrazione, promuovendo l’istruzione e le arti e combattendo la corruzione.
Eroe liberale o tiranno, rivoluzionario o uomo di potere, sotto la veste porpora dell’imperatore dei francesi chi era realmente Napoleone Bonaparte? Napoleone era un uomo pratico che raggiunse risultati straordinari che giustificano la sua fama bisecolare. Questi risultati sono stati ottenuti grazie e anche a dispetto di tratti caratteriali e personali, emersi e consolidati nel corso della sua biografia giovanile.
Il percorso che ha fatto di un ragazzo di una famiglia piccolo aristocratica di un’isola periferica del Mediterraneo una delle figure più influenti della storia umana è costellato di eventi storici e personali che ne hanno condizionato la crescita umana e professionale. Negli anni dall’infanzia ad Ajaccio alla guida della prima Campagna d’Italia.
Napoleone cresce, apprende, soffre e si rafforza, trovando in un’intelligenza brillante e nella crescente autoconsapevolezza lo strumento per un’ascesa rapida, alimentata dall’ambizione personale e dalla voglia di affermare sé stesso e, con lui, i suoi ideali.
Napoleone Bonaparte: un corso di buona famiglia
Napoleone Buonaparte nasce ad Ajaccio, in Corsica, il 15 agosto 1769, da una famiglia a metà tra l’alta borghesia e la piccola aristocrazia di lontane origini toscane. Secondo di otto tra fratelli e sorelle, Napoleone cresce in una famiglia rispettata ma in una situazione economica precaria. Il capofamiglia Carlo si era dimostrato poco avveduto nella gestione finanziaria. La madre, Letizia, aveva un carattere forte, un’intelligenza brillante e ottime conoscenze nell’alta società corsa.
Il caso volle che in quegli anni, la Corsica fosse stata ceduta da Genova alla Francia, anche a causa dei ricorrenti problemi politici e militari causati dal fronte nazionalista e indipendentista, che avevano reso l’isola pressoché ingestibile per la repubblica ligure.
Il rapporto con la Corsica è decisivo per la crescita personale e politica del giovane Napoleone. Il grande risultato raggiunto dal padre Carlo era stato il riconoscimento dello status aristocratico della sua famiglia. Unito all’annessione francese della Corsica e al progressivo riallineamento famigliare verso i nuovi governanti, il titolo nobiliare aveva permesso a Napoleone di ricevere in un’istruzione d’élite da ufficiale dell’esercito francese. La partenza per la Francia all’età di nove anni segna la fine di un’infanzia serena, vissuta circondato da affetti e caratterizzata da una certa introversione.
Anche lontano da casa, l’ideale politico che caratterizzerà l’adolescenza del futuro imperatore dei francesi è la lotta per l’indipendenza della Corsica. L’eroe è il capo del movimento nazionalista, Pasquale Paoli, con il quale sarebbe entrato in aperto contrasto dopo la Rivoluzione Francese. Il suo nazionalismo è rafforzato dal senso di isolamento, frustrazione e sofferenza vissuto negli anni trascorsi alle scuole militari francesi.
Cresciuto parlando corso e italiano, Napoleone apprende il francese solo all’età di nove anni, quando la conoscenza della lingua è l’ultimo requisito per poter accedere al collegio militare di Brienne-le-Châteu. Le difficoltà nell’usare fluentemente la lingua, il forte accento corso che gli resterà tutta la vita, le origini provinciali e le ristrettezze economiche sono alla base delle discriminazioni ricevute dai coetanei e compagni di corso, quasi sempre provenienti dalla ricca aristocrazia francese.
Queste dinamiche influiscono sulla formazione del suo carattere, fomentando una voglia di affermazione e rivalsa che, unito ad una sempre maggiore autoconsapevolezza, si trasformerà in ambizione e volontà di grandezza. La morte prematura del padre, avvenuta quando Napoleone ha appena 16 anni, è un momento di svolta della sua vita.
L’evento crea nella mentalità di Napoleone la convinzione di essere destinato ad una vita breve, in cui sfruttare ogni occasione per raggiungere la gloria. La scomparsa di Carlo peggiora inoltre le difficoltà economiche della famiglia, rafforzando il senso di costante preoccupazione per la famiglia di origine, la madre Letizia e i fratelli e sorelle. Negli anni seguiti alla morte del padre Napoleone prende le redini della famiglia e dopo la conclusione degli studi trascorre sovente lunghi periodi in Corsica vicino alla famiglia.
Napoleone continuerà a dimostrare questo senso di protezione e cura della famiglia anche arrivato al potere. Un tratto che porterà accuse di nepotismo e non pochi problemi nella gestione del potere. Il nucleo famigliare cresciuto ad Ajaccio, pur tra difficoltà finanziarie e crisi politiche, arriverà a tre re, una regina e due principesse sovrane, oltre ovviamente ad un imperatore.
Napoleone Bonaparte: uno studioso brillante
Tra le caratteristiche personali di Napoleone rientrano il profondo amore per la lettura e la conoscenza, unito ad una notevole memoria e capacità di apprendimento.
Fin da bambino preferisce la lettura di libri di storia e biografie rispetto alla compagnia dei coetanei. Ama la storia antica, da cui trarrà ispirazione per tutta la vita attingendo alle tattiche militari e politiche e facendo di Alessandro Magno e di Giulio Cesare i suoi modelli di riferimento. Anche nel periodo trascorso alle scuole militari e nei primi anni da ufficiale, Napoleone sceglierà di risparmiare sul cibo per spendere in libri la rimanenza dello stipendio non inviato in Corsica alla famiglia.
Più di ogni altra cosa, però, Napoleone eccelle in matematica, aiutato da una spiccata intelligenza e da una grande memoria. “Una cosa interessante di me è la mia memoria”, dirà in seguito. “Da ragazzo conoscevo logaritmi di trenta o quaranta numeri”. Gli aneddoti sull’eccezionale capacità memonica di Bonaparte iniziano a diffondersi già nel corso della sua vita, così come quelli sulla sua mente capace di compartimentare informazioni e nozioni.
La conoscenza di luoghi, eventi, culture ed esperienze del passato sarà per Bonaparte una biblioteca intellettuale da cui attingere per organizzare le campagne militari, evitare errori già commessi da altri, sapersi porre nei confronti delle popolazioni locali nel modo più incline alle loro aspettative.
Conclusa l’esperienza al collegio di Brienne, Napoleone viene ammesso alla prestigiosa École Royale Militaire di Parigi. Le capacità in algebra e geometria portano Napoleone tra i pochi ammessi alla specializzazione in artiglieria.
Un corpo d’élite cronicamente a corto di ufficiali capaci tecnicamente, in cui il giovane Bonaparte avrebbe avviato la sua carriera, facendosi interprete di nuove dottrine e costruendo su queste basi l’inizio della sua rapida ascesa ai vertici della gerarchia militare. In questo periodo Napoleone apprende oltre alle nuove dottrine in materia, l’importanza del morale delle truppe e della capacità per i comandanti di saper motivare i soldati.
Poco dopo la morte del padre, nel 1785, Napoleone sceglie di dare gli esami finali dell’École classificandosi trentaquattresimo sui trentotto promossi, ma dopo aver seguito solo un anno di corsi, mentre il normale programma prevede due o tre anni di lezioni. Gli anni seguiti alla conclusione degli studi sono a metà tra la gestione dei famigliare, con lunghi periodi trascorsi sull’isola, e i primi incarichi militari nell’esercito reale.
Da lì a poco, la mente brillante del giovane Napoleone sarebbe stata lo strumento principale per avviare la sua carriera, sostenuta non dalle origini nobiliari o dal patrimonio, ma dai talenti intellettuali e dalle grandi occasioni offerte da quell’evento eccezionale che fu la Rivoluzione Francese.
Napoleone Bonaparte: un militare rivoluzionario
La Rivoluzione Francese scoppia a Parigi quando Napoleone è impegnato alla scuola reale di artiglieria di Auxonne e occupato mentalmente dai problemi economici della famiglia. Nonostante l’appartenenza all’aristocrazia e il servizio nell’esercito di Luigi XVI, Bonaparte accoglie con favore gli eventi rivoluzionari, colpito dalla loro ispirazione illuministica, in un mix originale e al tempo stesso deflagrante di ideali rivoluzionari e mentalità militare ormai consolidata.
Oltre al corredo educativo di primo livello, i cinque anni trascorsi a Brienne e l’anno all’École Militaire creano in Napoleone un forte ethos militare che manterrà per tutta la vita. Anche dopo l’adesione alla Rivoluzione Francese, Napoleone combinerà questa indole orientata alle regole, all’ordine e alla disciplina con alcuni dei principi della rivoluzione, come la meritocrazia, l’efficienza, il governo della ragione e l’uguaglianza di fronte alla legge. Valori che meglio si adattano alla sua indole rispetto ad altri temi rivoluzionari come i diritti umani, la libertà di stampa o il parlamentarismo.
L’unione in Napoleone di sentimenti militari e rivoluzionari, producono un militare sinceramente rivoluzionario e via via più radicale, in cui la referenza per la gerarchia sociale, l’ordine e la disciplina si legano saldamente all’affermazione del merito e del coraggio, della necessità di individuare e valorizzare i talenti migliori a dispetto della loro origine.
Oltre a questo, nel corso dell’epopea rivoluzionaria Napoleone matura un disprezzo per il disordine e il parlamentarismo. Napoleone crede nel controllo centralizzato, in una catena di comando gerarchica da applicare nell’esercito come nell’amministrazione e nell’istruzione. Nessuna di questa inclinazioni cambierà con la Rivoluzione Francese. Al contrario, il caos di alcune fasi della rivoluzione e la debolezza di alcuni dei governi repubblicani saranno posti a movente e pretesto per la sua definitiva presa del potere.
Fin dai primi mesi della rivoluzione, i Bonaparte sono tra i pochi in Corsica a sostenere la causa rivoluzionaria. Pur al servizio dell’esercito reale, Napoleone si dichiara a favore dei rivoluzionari e ottiene un permesso per malattia che gli consente di restare in Corsica per un anno e mezzo a partire dall’agosto 1789.
Napoleone ha vent’anni e si getta con entusiasmo nella politica corsa. In questi anni si crea un forte legame con il deputato corso dell’Assemblea Nazionale Antoine Saliceti che nel 1790 ottiene a Parigi l’approvazione di un decreto che rende la Corsica un dipartimento francese. L’alleanza dei Bonaparte con Saliceti si rafforza insieme alla frattura con l’eroe dell’adolescenza, Paoli, che nell’estate dello stesso anno, torna sull’isola da eroe e prende le redini del potere.
Mentre dopo l’instaurazione della Repubblica esplodono le guerre tra la Francia rivoluzionaria e le coalizioni straniere, la situazione in Corsica è caotica. Lo scontro tra i rivoluzionari guidati da Saliceti e i nazionalisti di Paoli è aperto. Più la rivoluzione si radicalizza, più Paoli se ne allontana arrivando su posizioni reazionarie e filo-britanniche. Pur essendo in teoria un ufficiale in congedo dell’esercito, Napoleone partecipa attivamente agli scontri guidando battaglioni di volontari della Guardia Nazionale repubblicana e combattendo contro le forze cattoliche contro-rivoluzionarie.
La distanza tra Paoli e i Bonaparte cresce mese dopo mese: il giovane Napoleone è sempre più entusiasta della Rivoluzione Francese e nel cuore e nella mente gli ideali rivoluzionari hanno preso il posto del nazionalismo corso. Sono la rivoluzione e le sue opportunità a fare di Napoleone un francese, non solo nel parlato, non solo nella professione, ma anche nella mente e nell’orizzonte delle aspirazioni politiche e ideali.
Napoleone, un ufficiale ambizioso
Nel caos della Francia rivoluzionaria di quegli anni, il continuo assentarsi dal servizio non impedisce a Napoleone di essere promosso capitano e di fare ritorno a Parigi nel 1792, senza incarichi, in tempo per prendere contatti con il crescente potere politico rivoluzionario. La decapitazione di Luigi XVI, l’istituzione del Comitato di Salute Pubblica nel 1793 e la definitiva presa del potere dei giacobini aprono una nuova fase della storia rivoluzionaria.
In Corsica la svolta contro-rivoluzionaria di Paoli è completa. I britannici vengono invitati ad occupare l’isola per fermare i giacobini, mentre Saliceti da Parigi ordina l’arresto di Paoli. Il popolo corso si schiera dalla parte dell’eroe nazionale e in tutta la Corsica di accendono rivolte contro il governo repubblicano.
Tornato in Corsica, Napoleone prova un’ultima mediazione e un tentativo di riprendere Ajaccio. Entrambi i tentativi falliscono e i Bonaparte sono costretti a lasciare la Corsica e a sbarcare come rifugiati politici a Tolone nel luglio 1793, insieme ad altri centinaia di corsi, mentre Paoli riconosce Re Giorgio III d’Inghilterra come re della Corsica.
Mentre Bonaparte e la famiglia si stabiliscono nei pressi di Tolone, la guerra contro la coalizione antifrancese infuria ai confini del Reno. Il governo giacobino istituisce per la prima volta la leva di massa, portando l’esercito ad un totale di 1,5 milioni di effettivi. Le guerre “napoleoniche” sono spesso superficialmente descritte come il risultato dell’ambizione egemonica di Bonaparte, ma ben prima che il giovane ufficiale corso potesse influire sulle scelte politiche del governo francese le guerre rivoluzionarie imperversavano in Europa e grandi coalizioni erano istituite tra le potenze assolutistiche con l’intento di spegnere sul nascere l’incendio rivoluzionario.
In questi mesi emerge uno dei tratti tipici di Napoleone: l’irrequietezza. Un tratto che si esprime in un senso di urgenza e fame di gloria, la voglia di essere protagonista e di poter stare al centro dell’azione. In questo contesto di precaria stabilità della repubblica e con l’aiuto di Saliceti, Napoleone riprende servizio nell’esercito e riceve piccoli incarichi nel sud della Francia.
Gli sforzi per ottenere riconoscimenti e incarichi vengono presto ripagati. Grazie alla lealtà dimostrata verso la rivoluzione e ad un pamphlet filo-giacobino, Le souper de Beaucaire, pubblicato nel luglio 1793 con l’aiuto del governo, l’ambizioso capitano Bonaparte riesce ad entrare nella cerchia ristretta di Augustin Robespierre, fratello minore di Maximilien e membro in vista del partito giacobino.
La grande occasione arriva dall’occupazione del porto di Tolone, la principale base navale francese nel Mediterraneo, da parte di truppe britanniche, spagnole e napoletane. Con i fronti aperti sul Reno contro Prussia e Austria e le rivolte in Vandea, la riconquista di Tolone è una priorità strategica. Promosso maggiore e integrato nell’esercito incaricato di riprendere la città, grazie all’aiuto dei suoi referenti politici riceve l’incarico di comandante dell’artiglieria dispiegata intorno a Tolone.
Rassicurato dalla copertura politica offerta dai giacobini e guidato dall’ambizione e dalla chiarezza di idee, Napoleone prende la scena. Scrive più volte a Parigi denunciando l’incapacità dei suoi diretti superiori, si lamenta dello stato di preparazione dei reparti, predispone piani d’attacco. Il maggiore Bonaparte agisce con convinzione e fermezza, con la ferma convinzione, che resterà uno dei suoi tratti leaderistici, di conoscere meglio e prima degli altri la linea di azione da seguire.
Le lettere inviate da Napoleone a Parigi convincono il governo che il giovane ufficiale è tra i pochi nell’esercito impegnato a Tolone a sapere come riprendere la città. Napoleone riesce a far adottare i suoi piani di attacco e partecipa alle azioni decisive, che vengono messe in atto con successo portando alla riconquista di Tolone.
Nell’assedio di Tolone Napoleone dà prova delle sue qualità di leader e comandante militare. Nella preparazione della battaglia dimostra di sapersi prendere cura dei soldati, dimostrando doti naturali nel mantenere alto il morale delle truppe. Nel corso dell’azione combatte sul campo rischiando la vita in prima persona, dimostrando un coraggio fuori dal comune. Napoleone dimostra inoltre la straordinaria capacità tattica di adattamento alle fasi della battaglia e del contesto geografico che avrebbe contraddistinto il suo modo di combattere le battaglie.
L’eccezionale momento storico e le indubbie capacità di Napoleone crearono il perfetto ambiente in cui dar vita ad una delle più straordinarie carriere militari della storia. Il turnover dei comandanti degli eserciti francesi era molto alto, a causa delle diserzioni degli aristocratici, delle epurazioni e delle perdite sui campi di battaglia. Al tempo stesso i fronti aperti erano molteplici e l’aumentato numero di soldati richiedeva un numero crescente di ufficiali capaci.
Quale migliore occasione per emergere per un ufficiale brillante e spavaldo, comandante d’artiglieria, politicamente allineato al governo e lealmente rivoluzionario? L’assedio di Tolone del 1793 è la prima vittoria di Bonaparte e il coronamento di un percorso. Non solo dimostra a sé stesso di poter organizzare ed eseguire azioni militari con successo, ma si era dimostrato competente e affidabile agli occhi dei vertici politici e militari della repubblica.
Il 22 dicembre 1793, ad appena ventiquattro anni, Napoleone Bonaparte viene promosso generale, dopo aver svolto servizio attivo per meno di quattro anni ed aver trascorso in congedo gran parte del suo servizio nell’esercito.
Napoleone Bonaparte: un generale alla ricerca del potere
L’ultima fase del percorso di affermazione di Napoleone Bonaparte va dal 1794 alla nomina a comandante dell’esercito d’Italia, nel 1796. In questo breve periodo il generale corso dimostra la capacità di reinventarsi, adattarsi alle circostanze, cogliere pragmaticamente il momento giusto per raggiungere i suoi obiettivi.
Nel 1794 il profilo personale di Napoleone è maturato. Lo studioso introverso e solitario, il nazionalista ribelle e irascibile e il militare rivoluzionario refrattario ai servizi militari ordinari hanno lasciato esteriormente il posto ad un generale al servizio della repubblica, sicuro di sé e motivato a scalare la gerarchia del potere tramite la gloria militare, sul modello di Cesare e Alessandro Magno.
La carriera di Napoleone sembra destinata ad una definitiva ascesa quando viene nominato comandante dell’artiglieria dell’esercito d’Italia. Partecipa ad una breve campagna contro il Piemonte e prepara piani per l’invasione dell’Italia, che invia al Comitato di Salute Pubblica, sempre mantenendo uno stretto rapporto con Augustin Robespierre.
La vicinanza ai circoli giacobini si trasforma però in pochi giorni da propellente della sua ascesa a pericolo esistenziale. Il 27 luglio 1794 (9 Termidoro) il gruppo dei cosiddetti termidoriani prende il potere e arresta i più importanti membri del partito giacobino. Il giorno successivo i fratelli Robespierre vengono ghigliottinati con altri sessanta esponenti del “Terrore”.
Napoleone stesso avrebbe rischiato l’esecuzione se si fosse trovato a Parigi, mentre il caso lo porta lontano dalla capitale. Bonaparte viene arrestato il 9 agosto a Nizza e recluso ad Antibes, dove rimane prigioniero per dieci giorni a fronte di un vago capo d’imputazione, redatto dallo stesso Saliceti, che lo accusa di aver direzionato i pezzi d’artiglieria verso la città di Marsiglia invece che contro i nemici che la minacciavano. Le ragioni dell’arresto sono evidentemente politiche, ma nonostante questo e grazie al diverso atteggiamento dei termidoriani verso i rivali politici, il 20 agosto Napoleone viene rilasciato per assenza di prove.
La vita è salva, ma la carriera rischia di subire un grave arresto. In assenza di incarichi militari e senza più protezione politica a Parigi, Napoleone viene rifiutato dal nuovo comandante in capo dell’esercito d’Italia perché giudicato “troppo incline all’intrigo”. Nella primavera del 1795 gli viene offerto il comando dell’artiglieria dell’esercito occidentale impegnato nella missione per reprimere la rivolta realista in Vandea.
Napoleone rifiuta l’incarico, consapevole che le sanguinarie azioni di repressione in Vandea non avrebbero portato nuova gloria al suo cursus honorum e che la giovane età del comandante in capo non avrebbe aperto nel breve termine nuove opportunità di carriera. Napoleone non vede una netta divisione tra carriera militare e politica e ritiene che partecipare ad una campagna militare piuttosto che ad un’altra avrebbe avuto effetti talvolta opposti sulle sue prospettive di scalata al potere.
Per quasi un anno l’ascesa del generale Bonaparte sembra arrestarsi. Trasferitosi a Parigi inizia una fase pressoché unica della sua esistenza, dedicandosi ad attività culturali come il teatro e l’opera e coltivando l’amore per la cognata, la giovane Eugénie Désirée Clary, conosciuta l’anno precedente e corteggiata senza successo con molte lettere private e con l’idea di formare una famiglia. Il rifiuto di Désirée lo fa soffrire enormemente e contribuisce a rafforzare il profondo cinismo di Napoleone verso le donne, da lui considerate inferiori agli uomini, e l’amore, un “sentimento artificiale nato dalla società”.
Continuando a rifiutare l’incarico in Vandea e rivolgendosi ai suoi ultimi contatti politici, Napoleone riceve infine un incarico all’Ufficio Topografico del Ministero della guerra, una piccola organizzazione di ufficiali incaricata di offrire supporto alla definizione delle strategie militari degli eserciti, occupandosi in particolare di logistica, linee di rifornimento e supporto. Nel breve servizio svolto in questo ufficio, Bonaparte apprende l’arte della strategia, della logistica e della pianificazione. Strumenti che impara a maneggiare con maestria e che gli torneranno estremamente utili negli anni a venire.
La svolta definitiva avviene ancora una volta da un evento imprevisto, che Napoleone decide di cogliere senza gli scrupoli che apparentemente l’avevano portato a rifiutare l’incarico in Vandea. Le forze reazionarie realiste, moderate e liberali opposte al radicalismo rivoluzionario organizzano per il 5 ottobre 1795 (13 vendemmiaio) una rivolta a Parigi con l’obiettivo di far cadere il governo repubblicano e ripristinare la costituzione moderata del 1791.
I termidoriani incaricano uno dei loro leader ed ex militare Paul Barras di prendere il comando dell’esercito dell’interno e salvare la rivoluzione. Barras nomina suo secondo in comando il generale Bonaparte, memore dei resoconti avuti da Saliceti e da membri del governo che lo hanno conosciuto all’Ufficio Topografico, ma anche a causa della mancanza in città di altri ufficiali di alto rango disposti ad accettare l’incarico.
Per la prima volta Napoleone è al centro della vita politica della nazione e ha tra le mani il destino della Rivoluzione Francese. Non sarà l’ultima. Con grande lucidità si impossessa dell’artiglieria, rimasta sguarnita in una zona della città, e si prepara con una forza di 4.500 soldati e 1.500 volontari a fronteggiare circa 30.000 uomini delle sezioni, intenzionati a raggiungere i palazzi del potere e arrestare il governo. L’arma con cui Napoleone riesce a respingere gli insorti e soffocare la rivolta sono i colpi di artiglieria. La giornata di scontri si conclude con la vittoria del governo, oltre trecento morti tra gli insorti e appena dodici tra i soldati di Napoleone.
La repressione dell’insurrezione del 13 vendemmiaio segna la conclusione della biografia giovanile di Napoleone Bonaparte. Il generale che ha salvato la rivoluzione viene nominato generale di divisione e posto a capo dell’esercito dell’interno a difesa della stabilità e della sicurezza della repubblica. Da lì a pochi mesi Napoleone riceverà un incarico ancora più prestigioso: il comando dell’esercito d’Italia.
Nel generale Bonaparte che da lì a poco cambierà la cartina dell’Europa e raggiunto successi impensabili per ogni altro militare della sua epoca ci sono ancora alcuni aspetti del giovane corso timido e introverso cresciuto tra sette fratelli e sorelle, dell’avido lettore di biografie e libri di storia che fantasticava sulla gloria dei Cesari, del ragazzo dalla straordinaria memoria e intelligenza matematica, discriminato dai compagni di studio per il suo accento e la sua provenienza; del nazionalista corso ribelle e orgoglioso, del militare d’élite illuminista, diventato rivoluzionario senza rinnegare i principi di ordine e disciplina, dell’ufficiale ambizioso disposto a tutto per ricercare la gloria militare e l’affermazione personale.
Napoleone lascia Parigi per raggiungere il suo esercito d’Italia nel marzo 1796. Nella sua lettera di commiato dalla moglie Josephine, sposata poco prima, Napoleone si firma Bonaparte. Dopo aver rimosso il titolo nobiliare “de” usato in gioventù, il futuro imperatore dei francesi rinuncia anche alla “u”, traccia delle sue origini italiane e corse. Inizia una delle più grandi epopee della storia moderna.
I libri consigliati da Fatti per la Storia
Hai voglia di approfondire l’argomento e vorresti un consiglio? Scopri i libri consigliati dalla redazione di Fatti per la Storia, clicca sul titolo del libro e acquista la tua copia su Amazon!
- A. Roberts, Napoleon. A life, Penguin Group 2015.
- J. Bertaut, Napoleone. Il manuale del capo, Einaudi 2009.
- G. Gerosa, Napoleone. Un rivoluzionario alla conquista di un impero, Mondadori 2017.
- E. Ludwig, Napoleone. Vita del generale che volle conquistare il mondo, Rizzoli 2017.