CONTENUTO
Le prime battaglie del nuovo Impero
L’impero napoleonico si pone, fin da subito, due chiari obiettivi: espandere i propri confini attraverso la guerra e avere la supremazia sulle altre potenze. Infatti, nonostante il processo di pacificazione avviato in politica estera con Austria e Gran Bretagna e rispettivamente con le paci di Lunèville e Amiens, i rapporti rimangono tesi, soprattutto con la seconda potenza. La fase di tensione si sviluppa fino a giungere ad uno scontro commerciale tra Francia e Gran Bretagna. Inoltre le truppe inglesi non abbandonano Malta, come era stabilito nel trattato di pace, e così riprende inevitabilmente la guerra nel 1803.
Napoleone inizialmente è intenzionato a colpire il nemico in modo diretto con lo sbarco di 200 mila uomini sulle coste britanniche, ma preferisce ripiegare sull’idea di impegnare la marina inglese su più fronti, consapevole del sostegno da parte della Spagna. All’offensiva di Napoleone, la Gran Bretagna, sotto la guida del Primo ministro William Pitt, risponde nel 1805 organizzando una terza coalizione antifrancese (insieme ad Austria, Russia, Svezia e Regno di Napoli).
Nell’ottobre dello stesso anno la flotta francese subisce una disastrosa sconfitta al largo di Trafalgar, presso Cadice, ad opera della flotta inglese, guidata dal celebre ammiraglio Horatio Nelson, il quale viene ferito a morte. Solo 9 navi francesi torneranno in porto. In questo modo tramonta il sogno napoleonico di sconfiggere la Gran Bretagna in mare; infatti la supremazia navale inglese sarebbe stata la chiave di volta nella vittoria finale delle potenze antifrancesi.
Tuttavia Napoleone sul fronte terrestre – nell’Europa centrale e orientale – sembra invincibile e riesce a risollevare le sorti della Francia: il 2 dicembre del 1805 ad Austerlitz, in Boemia, sconfigge gli schieramenti austro-russi. L’Austria, la Prussia e la Russia sono costrette a firmare la pace. Così l’Austria viene umiliata da Napoleone, attraverso la pace di Presburgo, in cui si vede costretta a cedere i territori italiani e tedeschi; inoltre le viene imposta la soppressione del Sacro romano impero.
La Prussia, preoccupata di un’egemonia francese, decide di costituire una quarta coalizione insieme a Russia e Gran Bretagna. Tale coalizione però non serve a fermare Napoleone, che riesce a sconfiggere a Jena (1806) i Prussiani e a Friedland (1807) i Russi. Con la pace di Tilsit (1807) si assiste ad un nuovo assetto europeo. In Olanda, in Germania e in Polonia, Bonaparte istituisce una serie di Stati satelliti, talora affidati con il titolo di re a fratelli, parenti e amici. Questa sistemazione è resa possibile grazie al consenso della Russia, poiché la pace firmata prevede il riconoscimento degli interessi espansionistici russi.
Nel novembre del 1807 un corpo di spedizione francese, con un permesso esplicito di transito attraverso la Spagna, occupa il Portogallo, storico alleato della Gran Bretagna. In base ad alcuni accordi presi tra Manuel Godoy, primo ministro spagnolo, e Napoleone, Spagna e Francia si sarebbero dovute spartire la regione lusitana. Tuttavia lo sbarco di forze inglesi, capitanate dal duca di Wellington, stravolge i piani, costringendo i francesi a lasciare il paese e tornare verso la Spagna.
Anche in Spagna, nonostante una guerriglia popolare che infligge sconfitte agli eserciti napoleonici, viene instaurato un dominio francese: il trono è affidato al fratello di Napoleone, Giuseppe. Nel marzo del 1808 Napoleone riesce a spodestare Carlo IV e impone sul trono di Spagna suo fratello Giuseppe. Di conseguenza, divenuto re di Spagna, il fratello Giuseppe lascia Napoli e concede il trono a Murat.
L’Europa si ritrova interamente sottomessa all’egemonia francese, secondo una logica imperiale. Allo stesso tempo molti paesi europei si aprono ad un’idea di rinnovamento, adottando il Codice civile e superando i vincoli dell’ancien régime. Infatti è proprio durante l’età napoleonica che le conquiste e i valori della rivoluzione francese si diffondono in tutto il continente europeo.
La situazione italiana
La situazione in Italia non è per nulla differente rispetto al resto dell’Europa. La Francia ha il pieno controllo della penisola e Napoleone si comporta più come un predatore che come un liberatore. Molte delle più importanti opere d’arte italiane, così come i metalli preziosi, partono in direzione della Francia al seguito dell’esercito e a volte vengono persino considerati come bottino personale degli ufficiali. A questo saccheggio si aggiungono ingenti tasse, che servono a pagare le spese militari del governo francese; inoltre tutti gli Stati italiani perdono la loro autonomia.
La Repubblica Cisalpina diventa prima Repubblica Italiana e poi Regno d’Italia nel 1805, di cui lo stesso Bonaparte ne assume la corona, mentre Eugenio Beauharnais, figlio di sua moglie Giuseppina, è nominato viceré. Nello stesso anno il Regno d’Etruria, trasformato in Granducato di Toscana e affidato a Elisa, sorella di Napoleone, viene annesso all’Impero. Subiscono la stessa sorte il Piemonte e la Repubblica Ligure.
Lo Sato Pontificio viene smembrato: le province di Urbino, Macerata, Fermo e Spoleto vengono annesse al Regno d’Italia. Quando Pio VII rifiuta di aderire all’embargo nei confronti dell’Inghilterra, Napoleone fa occupare Roma dal generale Miollis (2 febbraio 1809) e il 17 maggio 1809 ordina l’annessione di quel che rimane dello Stato Pontificio (Lazio e Umbria) all’Impero francese.
Il papa risponde con una bolla di scomunica e Napoleone ordina a Miollis di arrestare il pontefice. Papa Pio VII, dopo aver scomunicato Napoleone, viene arrestato il 6 luglio 1809 e condotto a Savona. Viene in seguito trasportato a Grenoble, quindi a Fontainebleau. La sua prigionia in Francia si protrae fino al 1814.
Il Regno di Napoli, dopo la deposizione dei Borbone nel dicembre 1805, viene assegnato prima al fratello di Napoleone, Giuseppe, e successivamente verrà assegnato al cognato Gioacchino Murat. Quest’ultimo è un ufficiale che ha combattuto sempre al fianco di Napoleone, appoggiandolo anche nel colpo di Stato del 18 brumaio (9 novembre 1799), ed è sposato dal gennaio del 1800 con Carolina Bonaparte, sorella dell’imperatore. Il re Ferdinando IV con la sua corte, già nel gennaio 1806 fugge a Palermo mantenendo il titolo di re di Sicilia, sotto la protezione inglese.
Il blocco continentale
Successivamente, a tutti i paesi del continente sottomessi, alleati, o controllati dalla Francia, Napoleone impone il divieto di mantenere le relazioni commerciali con la Gran Bretagna. Il blocco continentale mira a raggiungere due obiettivi: devastare l’economia inglese e riorganizzare l’intero sistema di produzione e di scambi nel continente, in funzione degli interessi francesi. In questo disegno la Francia viene collocata al centro come nucleo industriale degli Stati satelliti, i quali vengono ridotti alla condizione di fornitori di materie prime e di mercati per prodotti francesi.
Il blocco si dimostra un fallimento perché gli inglesi riescono a forzarlo. Essi, infatti, rispondono istituendo un contro-blocco che danneggia gravemente l’economia francese, facendo mancare le materie prime e prodotti di consumo come lo zucchero, il caffè e il cotone. Inoltre gli Stati satelliti e il ceto imprenditoriale francese, i quali sono soliti trarre vantaggio dai commerci con gli Inglesi, protestano in nome della libertà dei mari e dei commerci. Gli stessi intellettuali europei incominciano a sentirsi traditi da Napoleone, nonostante in un primo momento lo avevano considerato un liberatore.
Tutti gli stati su cui si estende l’egemonia napoleonica devono accettare il blocco continentale e adattare la propria economia alle esigenze della Francia. Gli effetti del blocco continentale si rivelano negativi, scontentano tutti gli Stati e accrescono le ostilità contro la Francia la quale, nonostante i notevoli sforzi, non è in grado né di gestire né di controllare l’intero continente. In Spagna Napoleone non riesce a tenere sotto controllo le insurrezioni e le guerriglie sparse in tutto il paese, né riesce ad arginare la riconquista inglese. Anche la Sicilia, occupata dagli inglesi, sfugge al dominio Francese.
Le rivolte in Spagna sono il primo segnale di una crisi interna all’Impero napoleonico, poiché dimostrano il tramonto del mito di Napoleone liberatore. Nel frattempo le potenze europee riprendono la guerra contro la Francia. Nel 1809 sorge una quinta coalizione, promossa sempre dalla Gran Bretagna. Gli austriaci subiscono una grave sconfitta e sono costretti ad accettare pesanti condizioni di pace, dettate dalla pace di Schönbrunn, firmata lo stesso anno.
Maria Luisa, la «nuova Autrichienne».
Tra il 1810 e il 1812 Il Grande Impero – costituito da Francia e Stati vassalli – raggiunge la sua massima estensione. Un dominio che Napoleone vuole legittimare sposando la figlia dell’imperatore d’Austria, la granduchessa Maria Luisa. Annullato il matrimonio con Giuseppina, dal quale non erano nati figli, le nuove nozze vengono celebrate a Parigi nel 1810.
Proprio Bonaparte, l’’erede’ della rivoluzione francese, sposa la nipote di Maria Antonietta, la regina ghigliottinata nella capitale 17 anni prima, tanto impopolare da essere definita ‘Autrichienne’ (l’Austriaca) per disprezzo e che ascende al patibolo con gioia dei parigini. La nuova imperatrice deve affrontare lo scontento all’interno della corte di Napoleone.
È per loro la ‘nuova Autrichienne’ che non viene vista di buon occhio in tutta Parigi: i bonapartisti preferiscono Giuseppina; i repubblicani la odiano in quanto nipote dell’Austriaca; i monarchici non le perdonano di dare, con le sue nozze, una sorta di pseudo legittimità alla casata di Bonaparte.
Sebbene Maria Luisa sia odiata dai francesi, è in realtà molto apprezzata da Napoleone. Egli infatti inizia subito ad affezionarsi a Maria Luisa, che da un lato ammira per la nobiltà dei suoi natali, dall’altro per le virtù domestiche di cui è dotata. La nuova sposa inoltre darà all’imperatore il tanto sospirato erede maschio François-Joseph-Charles, che alla sua nascita riceverà il titolo di Re di Roma, anche se morirà molto giovane.
I tratti caratterizzanti dell’impero: novità, limiti e contraddizioni
Come si può notare, l’Impero napoleonico viene fondato su un potere centralizzato e personalistico: tutti i più importanti incarichi amministrativi vengono affidati ai membri della famiglia dell’imperatore. Inoltre Bonaparte crea una nuova nobiltà, fondata sui meriti militari o sui servizi resi allo stato; così facendo, cerca di costituire una schiera di fedelissimi strettamente legati alle sue fortune e allo stesso tempo mira ad allargare il sostengo al suo potere e il suo consenso.
Consenso che, tuttavia, viene ricercato anche attraverso l’eliminazione di ogni opposizione. La libertà di stampa viene ristretta, se non eliminata del tutto, tanto che a Parigi si giunge ad avere 4 giornali rispetto ai 335 del 1790. Viene vietata qualsiasi pubblicazione considerata lesiva dell’immagine di Napoleone. La libertà di associazione subisce limitazioni.
Anche l’istruzione viene posta sotto il controllo statale, attraverso l’istituzione di licei per l’istruzione superiore e la riorganizzazione delle università. È chiaro che Napoleone in Francia, in tutti gli Stati satelliti e nei paesi sottomessi, impone definitivamente un modello di Stato accentrato. Egli accentra su di sé tutti i poteri giungendo ad abolire i privilegi dell’aristocrazia, della Chiesa cattolica e delle antiche corporazioni.
L’accentramento si realizza grazie ad una fitta rete di funzionari, i prefetti, che trasmettono le sue volontà in tutto il territorio nazionale, diviso in unità amministrative, le province. Questo modello di organizzazione si affermerà in tutta l’Europa continentale e si differenzierà dal modello Inglese, basato invece sul liberalismo e sull’autogoverno delle comunità locali.
Rimane costante, inoltre, il fronte della resistenza all’espansionismo militare e politico francese, che suscita ovunque reazioni popolari e intellettuali, fondate sul sentimento patriottico dei paesi occupati. In particolare nella cultura tedesca, gli intellettuali si rendono portavoce dei sentimenti del popolo e si assumono il compito di educare le masse alla libertà. Fra tutti emerge il filosofo Johann Gottlieb Fichte che, con la pubblicazione dei Discorsi alla lezione tedesca, pubblicati nel 1808, esorta la ‘nazione tedesca’ alla rigenerazione degli spiriti e alla rinascita nazionale della Germania oppressa e divisa.
In Francia e nei paesi conquistati dai Francesi la pesante tassazione, il reclutamento dei soldati, accompagnato da un continuo stato di guerra, e le varie difficoltà alimentano un costante malcontento che mina le fondamenta del dominio napoleonico. L’impero ormai inizia a mostrare le sue contraddizioni. Se da un lato Napoleone contribuisce ad eliminare l’ancien régime, dall’altro contemporaneamente costituisce una nuova aristocrazia. Mentre in nome della libertà dei popoli conquista tutta l’Europa e saccheggia i popoli sottomessi, allo stesso tempo contribuisce al loro svecchiamento.
Infine va ricordato che la presenza per quasi vent’anni di Napoleone in Europa, e soprattutto in Italia, ha conseguenze positive in termini di progresso economico, modernizzazione e riforma delle istituzioni. L’influenza francese consente di inserire l’economia italiana in un contesto europeo, di rendere più efficienti il sistema fiscale e l’organizzazione amministrativa e di riorganizzare l’istruzione. I valori democratici e liberali, compreso quello di «nazione», esportati dalle truppe napoleoniche, contribuiscono a rafforzare quegli ideali di patriottismo e di nazionalismo che si realizzeranno concretamente nel Risorgimento.
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- S. J. Woolf, Napoleone e la conquista dell’Europa, trad it. A. De Benedetti, P. Querci, Laterza 2008.
- H. Belloc, Napoleone. Condottiero e politico europeo, trad. it. Vezio Melegari, Oaks Editrice 2020.
- D. G. Chandler, Le campagne di Napoleone, a cura di M. Pagliano, L. Bellavita, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 1992.