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Mussolini racconta Mussolini: il capo e la folla
«La potenza della parola ha un valore inestimabile per chi governa. Occorre solo variarla continuamente. Alla massa bisogna parlare in tono imperioso, ragionevole di fronte ad un’assemblea, in modo familiare ad un piccolo gruppo. E’ un errore di molti uomini politici quello di non mutare mai tono».
Dal 23 marzo al 4 aprile 1932 il famoso giornalista tedesco Emil Ludwig incontra più volte a Palazzo Venezia, per un’intervista, Benito Mussolini. Il fascino che emana la personalità del duce del fascismo, abilissimo costruttore del culto della propria personalità, seduce completamente l’intervistatore che rimane entusiasta della conversazione con l’interlocutore tanto da esclamare con convinzione che Mussolini sia “assai più grande di Stalin”.
In questi “Colloqui con Mussolini”, pubblicati in quello stesso anno e tradotti in molte lingue, Ludwig affronta con Mussolini i più disparati argomenti di politica, cultura, giornalismo, storia, attualità e tra questi anche il rapporto del capo al potere con la massa:
«Un dittatore può essere amato. Quando la massa nello stesso tempo lo teme. La massa ama gli uomini forti. La massa è donna. Non esiste alcuna influenza di donne sugli uomini forti. La massa per me non è altro che un gregge di pecore finché non è organizzata. Non le sono affatto ostile. Soltanto nego che possa governarsi da sola. Ma se la si conduce, bisogna reggerla con due redini: entusiasmo e interesse. Chi si serve solo di uno dei due corre pericolo. Il lato mistico e il politico si condizionano l’un l’altro. L’uno senza l’altro è arido, questo senza quello si disperde nel vento delle bandiere».
Mussolini racconta Mussolini, il libro di Mimmo Franzinelli pubblicato da Laterza
L’intervista realizzata da Ludwig è inserita in uno dei capitoli del recente libro di Editori Laterza curato dallo storico Mimmo Franzinelli dal titolo “Mussolini racconta Mussolini”. In questa interessante antologia sono raccolti alcuni scritti autobiografici e privati di Mussolini accuratamente selezionati da Franzinelli, già autore di diversi studi sul fascismo, il quale struttura il volume in maniera diversa rispetto alle raccolte precedenti.
Attraverso la lettura di questi documenti si entra direttamente nella mente e nella psiche del personaggio cogliendone le più profonde ed autentiche sfaccettature della personalità che possono sfuggire ad una mera analisi delle azioni o dei comportamenti adottati in pubblico. Tuttavia è sempre bene tenere a mente che Mussolini quando scrive di se stesso tende a deformare la realtà e, alla luce di ciò, i suoi scritti autobiografici devono essere inseriti “in un registro di falsificazione strutturale e sistematica e in una sorta di continua autorappresentazione”.
Ad aprire l’antologia, dopo l’esaustiva introduzione dell’autore, è il memoriale autobiografico redatto dal giovane Benito all’interno del carcere di Forlì, in seguito all’arresto del 14 ottobre 1911 per una manifestazione antimilitarista contro la guerra coloniale intrapresa in Cirenaica e Tripolitania dal governo guidato da Giovanni Giolitti. In queste pagine l’irrequieto ventottenne ripercorre i primi anni della sua vita, dall’infanzia al periodo di apprendistato socialista, passando poi all’emigrazione in Svizzera e all’esperienza politico sindacale in Trentino.
Emerge sin da subito il carattere fiero e temprato di Mussolini che rivendica di essere stato l’unico tra i suoi compagni di scuola, verso i quali nutre un profondo disprezzo, ad intraprendere un’esperienza all’estero lasciando la propria terra natale e mettendosi in gioco. In queste pagine sono rievocate anche le prime esperienze sessuali nonché le sue prime conquiste amorose: “L’improvvisa rivelazione del godimento sessuale mi turbò. La donna nuda entrò nella mia vita, nei miei sogni, nelle mie cupidigie. Svestivo cogli occhi le fanciulle che incontravo, le concupivo violentemente con il pensiero”.
La nascita del quotidiano Il Popolo d’Italia segna a tutti gli effetti il passaggio di Mussolini dalla posizione antimilitarista a quella interventista. Partito per il fronte scrive per il proprio giornale le cronache della guerra che rappresentano una sorta di manuale di propaganda per il fronte interno nel quale il caporale Mussolini enfatizza, spesso in chiave retorica, alcuni episodi di combattimento ai quali assiste, per illudere i lettori di trovarsi nel bel mezzo della furia della guerra, mentre in realtà è impegnato in un settore del fronte alquanto defilato e relativamente sicuro.
Di notevole interesse storico sono, anche, le confidenze private che il duce del fascismo fa all’amante Claretta Petacci, la quale annota segretamente e scrupolosamente tutti i pensieri e le riflessioni condivise telefonicamente e durante gli incontri privati. Con lei Mussolini si confessa apertamente, senza alcun freno, le racconta del passato, la rende partecipe di ogni suo umore, delle questioni politiche e militari, del suo stato di salute mentale e fisico.
Oltre alle trascrizioni di telefonate e appunti della Petacci sono inserite nel volume le principali lettere della fitta corrispondenza intrattenuta tra i due amanti, dal 4 ottobre 1943 al 17 aprile 1945, nell’ultima fase della vita di Mussolini, la fase della rassegnazione e della presa di coscienza del fallimento irreversibile del suo progetto politico per l’Italia. Si definisce come “Sognatore naufragato” oppure il “Cadavere vivente” in alcune lettere nelle quali traspare a tratti un’elaborata consapevolezza dell’imminente fine:
«Io oramai considero la mia vita finita e il mio ciclo chiuso. Non ho più né speranze né illusioni, e le parole – faticose- non consolano. Tutto è finito per me, così come per tutti quelli che donano senza raccogliere nulla». (Da lettera dell’aprile 1945)
I pensieri pontini e sardi di Mussolini
In questa innovativa antologia, che si chiude con l’ultimo discorso pubblico di Mussolini pronunciato al teatro Lirico di Milano il 16 dicembre 1944, trovano spazio i “Pensieri pontini e sardi” pubblicati per la prima volta in forma integrale. Il testo originale della documentazione è stato ritrovato da Mario J. Cereghino negli archivi britannici di Kew Gardens e contiene una serie di pensieri ed impressioni annotate da Mussolini in un quaderno, tra il 2 e il 19 agosto 1943, nel periodo di prigionia dopo il suo arresto del 25 luglio.
La caratteristica principale di questi appunti può essere individuata nella spontaneità poiché, essendo soprattutto riflessioni interiori e non destinate ad altre persone, non lasciano spazio alla retorica o ad una verità distorta e rielaborata.
Alcuni appunti brevi fanno riferimento alla nuova condizione di prigioniero: “I primi giorni della nuova esistenza, nel mio caso di prigionia, sono veramente interminabili. Poi si riempiono di piccole cose e incominciano a trascorrere” o “Dopo quindici giorni non so ancora che cosa sono o piuttosto che cosa sono diventato”. In altri, invece, Mussolini lascia spazio all’autocommiserazione:
«Si passa dal massimo dell’esaltazione al massimo dell’esecrazione. Delle tre anime di Platone le folle posseggono le prime due: la vegetativa e la sensitiva; manca loro la superiore, l’intellettiva. Non ho difficoltà a credere che milioni di italiani che ieri mi esaltarono, oggi mi esecrano e maledicono il giorno in cui nacqui ed il paese che mi vide nascere e tutta la mia razza forse nei morti, certamente nei vivi».
Un libro, dunque, da leggere con la dovuta attenzione per scoprire gli innumerevoli aspetti sconosciuti ed interiori dell’uomo che per oltre vent’anni ha conquistato e incantato gli italiani e che nel giro di poco si è ritrovato da uno stato di apoteosi alla polvere delle macerie da lui stesso provocate.
Mimmo Franzinelli è storico e membro della Fondazione “Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini”. Per Editori Laterza ha pubblicato “Storia della Resistenza” (2019), “Storia della Repubblica Sociale Italiana. 1943-1945 (2020), “Il fascismo è finito il 25 aprile 1945” (2022).
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